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Autore: Signorina Granger    02/05/2018    4 recensioni
[Emil Bach x Rebecca Crawley]
Emil era steso sul letto, gli occhi fissi sul soffitto mentre Cinnamon si era acciambellata accanto a lui, giù di tono per l’assenza della padrona.
“Se solo tu potessi parlare, Cinnamon… È strano. Non si è mai comportata così, e non risponde alle mie lettere! In realtà non so dove cercarla, scrivo a casa di Elly ma forse non sono nemmeno lì. O forse Becky è da un’altra parte… che ce l’abbia con me? Non abbiamo litigato prima che io partissi, però… e nelle lettere non sembrava arrabbiata. È successo qualcosa mentre io non c’ero? Forse. Magari ha conosciuto un altro. Magari mi vuole lasciare.”
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A new man in my life 



“Mi mancherai. Ti scriverò spessissimo.”
“Anche tu… mi dispiace non venire, ma non posso proprio mollare tutto per tre settimane.”

Rebecca era in piedi davanti ad Emil nel vialetto davanti casa, che la stringeva delicatamente per la vita, e abbozzò un sorriso carico di scuse mentre sollevava una mano per accarezzargli il viso, guardandolo annuire debolmente:

“Lo so, tranquilla. Fai la brava mentre non ci sono, e se hai bisogno di qualcosa fatti sentire.”
“Lo farò… Buona fortuna, farai faville. E tieni alla larga le sanguisughe.”

Rebecca si alzò in punta di piedi e gli prese il viso tra le mani per baciarlo mentre Broncio e Cinnamon si avvicinavano ai padroni guaendo, forse percependo che Emil stava per partire.

“Ehy… ciao ragazzi. Mi mancherete anche voi, prendetevi cura di Becky, ok? Ci vediamo tra tre settimane. Ciao tesoro.”
“Buon viaggio. Divertiti!”  

Rebecca sorrise mentre guardava Emil ricambiare e poi girare sui tacchi per raggiungere il taxi che lo aspettava, già caricato di custodia del violino e valigia. Accarezzò quasi senza volerlo il morbido pelo di Cinnamon mentre guardava l’auto nera allontanarsi, abbassando poi lo sguardo sui cani con un sospiro mentre si stringeva distrattamente il collo della vestaglia: 

“Su, andiamo dentro.”   Cinnamon la seguì trotterellando mentre Broncio esitò, guardando con aria malinconica il punto in cui aveva visto il padrone sparire prima di seguire Rebecca dentro casa a testa bassa, ricevendo la sua “colazione” senza la consueta vivacità. 


*


Rebecca era seduta in cucina su uno degli alti sgabelli sistemati davanti al bancone dell’isola in cucina, le braccia appoggiate sul ripiano di marmo bianco che lei stessa aveva scelto mesi prima quando, prima di sposarsi, lei ed Emil avevano cercato casa per trasferirsi in un posto più grande.


“Ti piace questa?”
“Sì, molto. È spaziosa, a Broncio e a Cinnamon piacerà.”  Rebecca annuì e sorrise mentre camminava sul marciapiede tenendo il fidanzato a braccetto, guardandolo annuire prima di sfoggiare un piccolo sorriso, quasi nervoso:
“E anche ad… eventuali bambini, magari.” 
“… Certo.”


E ora Rebecca era lì, in quella stessa casa, gli occhi fissi sul test positivo che teneva in mano da minuti interi. 
All’improvviso si sentì quasi felice di averlo scoperto durante l’assenza di Emil, avrebbe potuto avere modo di metabolizzarlo da sola… le piacevano i bambini e voleva avere una famiglia, ma avendo avuto rapporti difficili con la sua – e non aveva un carattere facile, lo sapeva – si chiedeva se ne sarebbe stata in grado. Sorrise, però, pensando ad Emil: lui sarebbe stato di certo un padre meraviglioso, lo immaginava senza problemi circondato da marmocchi.

Rebecca sospirò, tamburellando con il bastoncino sul marmo mentre rifletteva: voleva dirlo ad Emil, ma non mentre era in giro per l’Europa per suonare, ma di persona. Al suo ritorno mancavano due giorni.
Ma lui l’avrebbe percepito solo guardandola, lo sapeva, le aveva raccontato di come avesse “visto” suo fratello Sebastian quando sua madre era incinta.

Se Emil non se n’era accorto, era probabile che fosse incinta di pochissime settimane, forse l’avevano concepito solo poco prima che lui partisse… ma dopo altre tre se ne sarebbe di certo accorto, ne era sicura.
Ma Rebecca non voleva che andasse così… voleva dirglielo, guardarlo sorridere, leggere la sorpresa nei suoi occhi chiari. 

Dopo qualche attimo di esitazione l’ex Serpeverde sorrise appena, decidendo di andare al San Mungo per farsi controllare il giorno seguente… e poi avrebbe pensato a come fare una bella sorpresa al suo dolce Tassorosso.


*


“Scusa tesoro, c’è stata un’emergenza e Elly ha bisogno di me… starò via per qualche giorno, torno entro la fine della settimana.”

Emil era tornato a casa da quel viaggio quasi interminabile con tutta l’intenzione di stritolare sua moglie in un abbraccio, baciarla e poi magari fare l’amore, ma ad aspettarlo aveva trovato solo quel biglietto lasciato in cucina.

Cosa poteva essere successo ad Elly? Becky non aveva specificato nulla. E né lei, né la loro comune amica rispondevano alle sue lettere.
Erano passati quattro giorni, era sabato. Aveva detto che sarebbe tornata entro la fine della settimana ma ancora non l’aveva vista varcare quella soglia.

Emil era steso sul letto, gli occhi fissi sul soffitto mentre Cinnamon si era acciambellata accanto a lui, giù di tono per l’assenza della padrona.

“Se solo tu potessi parlare, Cinnamon… È strano. Non si è mai comportata così, e non risponde alle mie lettere! In realtà non so dove cercarla, scrivo a casa di Elly ma forse non sono nemmeno lì. O forse Becky è da un’altra parte… che ce l’abbia con me? Non abbiamo litigato prima che io partissi, però… e nelle lettere non sembrava arrabbiata. È successo qualcosa mentre io non c’ero? Forse. Magari ha conosciuto un altro. Magari mi vuole lasciare.”

Cinnamon guaì e gli diede un colpetto sulla spalla con il muso, dandogli una leccatina consolatoria sulla mascella prima che il violinista sbuffasse e si issasse a sedere, scuotendo il capo:

“Basta struggersi. Andiamo a fare una passeggiata.”


E forse non fu una buona idea, perché una volta raggiunti i Giardini di Kensington incontrò l’ultima persona che avrebbe dovuto vedere lì:

“… Elly!”
“… Emil? Ciao! Quando… quando sei tornato?”  Elly gli sorrise, anche se Emil capì che non era particolarmente felice di vederlo, forse perché dei piani avevano appena rischiato di andare in frantumi:
“Martedì pomeriggio. Non sento Becky da allora, è da te? L’hai vista?!”
“No, lei… non è da me al momento, ma l’ho vista martedì, sì, sta bene. Ha detto di avere una… cosa da sbrigare. Scusa se non ho risposto alle tue lettere ma mi ha…”

“Chiesto di non farlo? Certo, lo immagino.”  Emil abbassò lo sguardo con aria torva, stringendo la presa sul guinzaglio di Cinnamon mentre l’amica, sorridendo appena, gli metteva una mano sul braccio:

“Emil… tornerà prestissimo a casa, te l’assicuro.”
“Ma perché è andata via? È successo qualcosa alla sua famiglia?”
“Scusa, ho promesso di non dirlo.”

Emil preferì non insistere, non volendo mettere Elly in una situazione scomoda… ma Rebecca avrebbe subito un bel discorsetto una volta tornata a casa, non aveva alcun dubbio su questo.


*


Rebecca tornò a casa il giorno dopo, di sera. 
Aprì la porta con un sorriso e si fermò nell’ingresso, chiamandolo mentre sentiva lo zampettare dei cani avvicinarsi:

“Emil? Ciao ragazzi…”

Si chinò per salutare Broncio e Cinnamon e sentì, allo stesso tempo, dei passi scendere lentamente le scale: quando alzò lo sguardo si ritrovò Emil davanti e sorrise con affetto, morendo dalla voglia di abbracciarlo. Anche se così facendo avrebbe rovinato l’opera d’arte che teneva in mano, contenuta nella scatola di cartoncino bianco.

“Ciao.”
“Ciao Rebecca. Si può sapere dove sei stata?! Ero preoccupato!”
“Mi dispiace, c’è stato un… un imprevisto che mi ha costretta a fare un’improvvisata in qualche posto.”

“Che cosa è successo?”  Emil si avvicinò, scendendo rapidamente le scale, e Becky sperò ardentemente che fosse troppo concentrato su di lei per scorgere qualunque altra cosa. 
Emil, dal canto suo, in quei giorni passati a casa da solo aveva quasi avuto paura di vederla: paura di vedere che qualcosa in lei era cambiato, che non teneva più a lui allo stesso modo.
E in quel momento era così agitato che non riuscì a scorgere quasi nulla in lei, guardandola sorridergli nell’ingresso tenendo una scatola in mano e il trench blu notte allacciato. 

“Beh… avevo bisogno di un po’ di tempo, credo, è successa una cosa che mi ha sconvolta e forse non ero pronta a vederti, non ancora. Mi dispiace averti fatto preoccupare, sono stata brevemente da Elly ma mi sono imposta di non aprire nemmeno le tue lettere, è stato davvero difficile.”
“Cosa ti ha turbata tanto? Qualcosa è cambiato?”
“Sì, a dir poco. È… subentrata una persona nella mia vita.”

Becky dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non ridere, provando quasi pena di fronte all’espressione che colpì il volto del marito, che la guardò quasi con orrore, parlando in un sussurro:

“Come? Non puoi dire sul serio…”
“Credimi, ha stupito anche me. È stato… inaspettato, non l’avevo previsto.”
Rebecca abbozzò un sorriso, muovendo un passo per avvicinarsi al marito che continuava a guardarla con aria stralunata, come se sperasse di essere sul punto di svegliarsi da un brutto sogno.

“Se proprio vuoi saperlo… sono stata a Copenaghen.”
“A Copenaghen?!”
“Sì, sono andata a trovare tua madre…”

“E fammi capire, lì hai incontrato qualcun-“
“Ti ho portato una cosa.”

Rebecca non lo lasciò finire e dopo aver fatto un altro passo, trovandosi ormai a poca distanza da lui, sollevò semplicemente il coperchio della scatola. 
Gli occhi azzurri di Emil saettarono sul suo contenuto, aggrottando la fronte quando vide dei cupcake… sembravano proprio quelli che faceva sua madre, in effetti. Ricoperto da una glassa color carta da zucchero.

“Sta per… sta per entrare un altro uomo nella mia vita. Nella nostra, in realtà.”

Rebecca sorrise, la voce quasi tremante dall’emozione mentre Emil, dopo essere rimasto immobile per un istante, mormorava qualcosa che lei non comprese – in danese – per poi stringerla in un abbraccio.

“Aspetta Emil, i cupcake!”
Emil sbuffò e si affrettò a schioccare le dita affinché la scatola si librasse a mezz’aria da sè, abbracciandola per la prima volta dopo quasi un mese: 

“Ma allora sai essere dolce anche tu, di tanto in tanto… dolce e perfida allo stesso tempo, ho perso vent’anni di vita.”
“Lo so, è stato divertente. Sei felice?”
“Non immagini quanto… e tu?”  Emil sorrise, sollevando una mano per accarezzarle il volto mentre la moglie annuiva, sorridendogli con quel calore che tanto gli era mancato:
“Sì. Con te accanto sì, posso affrontare anche questo, anche se magari fa paura.”




   
 
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