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Autore: PancakenFrenchToast    03/05/2018    1 recensioni
"Pidge e Hunk sono sempre stati compagni di corso, ma non si sono mai parlati prima d'ora."
Questa è una storia a capitoli scritta a quattro mani, incentrata sulla coppia Hidge/Punk.
E' un Modern/School AU, basato su vari nostri headcanon.
Utilizzeremo solo il nome "Pidge".
I capitoli saranno divisi in base ai vari giorni della settimana, quelli di Pidge sono scritti da Acilegna, mentre quelli di Hunk da Foglio.
Speriamo vi piacerà, buona lettura!
Edit: Scusate per il disguido con il codice html di EFP, abbiamo sistemato tutto
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garrison Hunk, Gunderson Pidge/Holt Katie, Holt Matt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non è stata una mattinata particolarmente pesante, insomma, a parte le due ore di letteratura. A Pidge si arricciano le labbra intorno alla cannuccia del succo di pesca. Non è brava in materie come quella, le è difficile capire il perché certi autori scrivano delle cose per nasconderne altre. Perché nascondono i veri significati dietro forme retoriche e come fanno?

Lo stesso vale per storia dell’arte, così tante interpretazioni diverse, così tante simbologie. Sbuffa soffiando dell’aria nella cannuccia facendo gorgogliare il liquido nel cartoncino. Non potevano avere una regola precisa? Una formula perfetta da utilizzare? Sarebbe stato molto più semplice, meno noioso e più logico.

Scrolla la testa e cerca nella cartella il suo quaderno degli appunti. Non è quello di scuola ma quello per i suoi lavori e progetti. Vuole cercare di non pensare a quella lezione andata male studiando per filo e per segno un nuovo progetto da seguire. Certo, dovrebbe concentrarsi di più sul suo computer ma con quello sa già come procedere. Andrà tutto alla perfezione e comincerà a programmare il suo sistema operativo.

Si dà un colpetto sulla fronte con il palmo della mano. Ecco cosa doveva fare: continuare a progettare il suo “Sistema Pidge”... o “Leaf”? Ci penserà dopo.

Torna indietro sfogliando le pagine. Gli appunti sono ordinati, la scrittura pulita e leggibile. Usa i colori per i punti più importanti. Sospira dal naso e sorride quando arriva alle pagine che cercava. È tutto così logico e perfetto. Mentre rilegge è curvata sul tavolo, quando è seduta non ha mai una buona postura, cerca di sistemarsi però quando se ne accorge. Non le piace l’idea di diventare gobba, già è bassa, non le servono altri centimetri in meno.

Un leggero venticello le fa prendere un lungo respiro, sta arrivando il caldo. Non si può dire che Pidge sia un’amante della natura, cioè ne capisce l’importanza e spesso i suoi progetti si basano sull’energia pulita o sulla difesa dell’ambiente (Come i cestini che ripuliscono gli oceani senza danneggiarli ulteriormente, è un work in progress). Ma purtroppo Madre Natura stessa l’aveva fatta nascere con la pelle troppo chiara per il sole e con un naso troppo sensibile ai pollini.

Starnutisce.

Appunto.

Tira su con il naso “comunque sia, studiare fuori mi fa sentire bene” starnutisce ancora “Beh, psicologicamente bene”.

Pidge si perde a scrivere nuovi appunti e rileggerne di vecchi, confrontando le sue stesse idee. L’unica cosa che la risveglia dal suo lavoro è la suoneria del cellulare che aveva appoggiato sul tavolo precedentemente. Alza lo sguardo, nel display lampeggia al ritmo di musica vaporwave la scritta “informatica”. La spegne, per fortuna che aveva impostato le lezioni pomeridiane come memo o sarebbe arrivata sempre in ritardo.

Si alza dopo essersi sistemata la borsa a tracolla sulla spalla, il cellulare in tasca e rientra a scuola.

Mentre cammina nei corridoi si chiede di cosa parleranno oggi. È riuscita, sì, a salire di un paio di anni in quel corso ma gli argomenti a volte sono scontati per lei. “Sei sicura che l’informatica di quarta basti per te?” Hunk l’aveva capita subito. Si morde le labbra, già, oggi l’avrebbe visto in classe. Ha delle sensazioni contrastanti, è felice dell’idea di poter avere un’altra conversazione interessante ma come avrebbe potuto iniziarla sta volta? Non ha più la scusa di un dubbio su un acquisto, però potrebbe parlargli ancora del computer: “Ciao! Domani ho finalmente tempo di tornare a lavorare sul mio computer” tira le labbra infastidita dal suo stesso pensiero, non può iniziare così. Proverà a salutarlo e chiedergli come sta, lui dovrà rispondere per forza, al resto ci penserà sul posto.

Rilassa le spalle, ecco finalmente l’aula di informatica. Può già sentire l’odore dei computer che accesi da tutto il giorno hanno surriscaldato le case rilasciando quello che per Pidge è un profumo.

Entra, ci sono altri due dei suoi compagni impegnati a chiacchierare nei posti in fondo, vicino alle finestre. Lei preferisce stare in seconda fila, al computer che da sul corridoio della classe. È perfetta per vedere le slide proiettate sul muro senza tirare gli occhi o per fare quello che voleva nel caso la lezione fosse stata noiosa. Le altre due file sarebbero state una troppo vicina e l’altra troppo lontana.

Si siede, poggia la borsa a terra e aspetta. Tra poco arriveranno anche gli altri. Muove il mouse per riavviare il computer che era andato in blocco durante l’ora in cui non è stato utilizzato. Intanto un altro gruppo di compagni entra in aula, lei alza lo sguardo sperando di vedere Hunk. Sperando? Beh, se c’è, mica doveva esserci per forza. Si distrae per prendere l’astuccio, è piccolo e a forma di fetta pizza. Gliel’ha regalato Matt, sa quanto le piaccia mangiare, era stato un pensiero carino. La fa sempre sorridere quando lo vede. Poi prende nuovamente il suo quaderno, si ferma alla prima pagina bianca e aspetta ancora, sta volta guardando verso la porta. Nessuno l’avrebbe notata piccola com’è; ride fra sé e sé, così nessuno l’avrebbe trovata inquietante.

Vede entrare un’altra persona quando comincia a sentire una voce alta nel corridoio, non capisce cosa stia dicendo ma è molto sicura che sia l’amico rumoroso di Hunk. Alza gli occhi, lui è proprio uno particolare.

Le voci si avvicinano << Ssh, Lance >> la voce di Hunk è calma << Se c’è la prof ti manderà di nuovo dal preside. >>

<< Non preoccuparti! >> Lance è il primo ad entrare nella classe, ha un passo deciso e spavaldo, come la voce.

Pidge si drizza sulla schiena e stringe i pugni, non sa perché reagisce così ma quando entra Hunk prende un respiro. Ecco dovrebbe salutarlo ora.

No forse è meglio aspettare. Torna piegata e lo osserva.

<< Sei stato fortunato >> risponde a Lance. Anche oggi è vestito sportivo con una felpa chiusa, ha una stampa davanti di quello che sembra un gruppo e dei jeans con alcuni strappi.

Come era vestito Lance? Non ci ha fatto caso, come normalmente, di solito non si sofferma su questi dettagli.

<< Vedi? Ti avevo detto di non preoccuparti >> si siede al computer esterno della seconda fila, come Pidge.

<< E io ti ho detto che sei stato fortunato >> si siede affianco a lui e appende il suo zaino alla sedia. Non si era accorto di lei ma non le ha dato fastidio, sa di essere piccola e dietro uno schermo praticamente scompare. Vorrà dire che dovrà andare da lui, non le va di aspettare a fine lezione. Si alza, non dovrebbe essere così agitata ci ha già parlato. Non l’aveva annoiato il giorno prima.. vero? No, no, non deve pensare così, è solo un po’ di insicurezza. È vicina ai loro banchi mentre ancora stanno parlando, Pidge non li sente nemmeno ma vede Lance voltarsi verso di lei e sorridere. Che sorriso strano, ci sta provando? Manno è impossibile a Lance non piacciono le ragazze come lei.

Stringe un pugno è manda via quello stupido pensiero, non è con lui che deve parlare anche se deve averla salutata nel frattempo, almeno Pidge crede così, meglio rispondere per sicurezza.

<< Ciao >> si è fermata poco prima del banco di Hunk, ha un sorrisino timido e scosta lo sguardo sul suo vicino di banco << Ciao, Hunk >> lui ha lo sguardo sul monitor quasi non lo alza << Ah, ciao >>.

“Ah, ciao”? Non era la risposta che si aspettava, né il tono. Si morde le labbra, non riesce ad aggiungere altro, forse gli aveva davvero dato fastidio ieri. Non poteva stare lì, non importa, torna al suo posto. Si tiene il viso fra le mani e si mastica le labbra in un broncino. Aveva proprio fatto casino, non voleva sembrare una rompiscatole, una pesante. Sospira, che brutta impressione che aveva dato. Arrossisce, gli ha anche raccontato di cose personali. Probabilmente non gli importava di sapere quale è il suo tipo di musica preferito o della sua mancanza di vitamina D. Che figuraccia. Nasconde il viso fra le mani alzandosi gli occhiali fra i capelli. Sospira più forte facendo passare l’aria fra le dita. Sperava di aver fatto amicizia. Scosta le mani, per fortuna è arrivata la professoressa, così potrà pensare ad altro. Si sistema composta.

<< Ragazzi mettete via i quaderni, si fa verifica a sorpresa >> di colpo si alza un borbottio preoccupato e nervoso. Non è tra i professori più simpatici ma nemmeno Pidge se lo aspettava. Abbassa le spalle e risistema il quaderno nella borsa. Ha ripassato ieri sera, non avrà problemi. Si concentrerà sulle risposte da dare e non su Hunk. “A proposito, avrà studiato?” si chiede voltandosi istintivamente a guardarlo, sembra tranquillo. Lo osserva meglio cercando di non guardare Lance che gli sta sclerando accanto. Lo vede tamburellare le dita sul tavolo. Allora un po’ nervoso lo è.

Distoglie lo sguardo, deve pensare alla verifica. Pensa alla verifica. Se lo ripete nella mente mentre i compagni dividono i banchi, fortunatamente lei non deve farlo non avendo qualcuno affianco.

Continua a ripeterselo anche quando la prof ha cominciato a distribuire le verifiche.

Finalmente arriva anche la sua e comincia a darci un’occhiata. Okay, sono cose semplici, nulla di particolarmente insidioso. Almeno per lei. Le viene naturale alzare di nuovo lo sguardo verso Hunk ma si blocca. Basta, Pidge, concentrati sulla verifica. Si piega sul banco e mordicchiandosi le labbra rilegge le domande e comincia a dare le risposte. Si prende il suo tempo, ci ragiona sopra anche se è molto sicura di se. Di solito è molto più veloce, soprattutto con un compito così semplice ma ha paura che i pensieri negativi la facciano distrarre e sbagliare. No, non l’hanno abbandonata come sperava avrebbero fatto una volta iniziata la verifica.

Sospira e chiude gli occhi, si sente così stupida e un po’ delusa. Non sa nemmeno lei perché sta reagendo così male, forse perché ci teneva davvero tanto. Riapre gli occhi, non importa, potrà parlare con suo padre e suo fratello delle cose che le interessano.

Si sistema gli occhiali “Anche se non sarà la stessa cosa” Pidge fa quasi un ringhio spazientito per quel pensiero. Ma è in classe.

Arrossisce di colpo. Non riesce nemmeno ad alzare lo sguardo per controllare se qualcuno l’ha sentita. Non riesce nemmeno a contare quante volte si sta maledicendo. Basta, deve concentrarsi sul compito, davvero sta volta.

 

Finalmente la campanella segna la fine dell’ora. Pidge ha consegnato da almeno dieci minuti, se non quindici. Quel suono le fa tirare un sospiro di sollievo, chiude l’astuccio e prende la borsa buttandocelo dentro. Vuole finire le lezioni che le sono rimaste e andare a casa. Ha lo sguardo basso quando sente la voce di Hunk.

<< Pidge >>

Lei alza lo sguardo << si? >> le esce quasi come un pigolio. Lui le sta sorridendo anche se più timido.

<< Volevo scusarmi, cioè, prima ti ho proprio salutato male >> ride piano << stavo controllando una cosa ed ero talmente concentrato.. >>

Ah.. che stupida. Era solo concentrato. Vorrebbe tirarsi una pacca sulla fronte ma si trattiene << No, No, figurati >> sforza un sorriso mentre si ripete quanto stupida è stata << Magari dovevo salutarti prima e non mentre stavi lavorando >>

<< Non era nulla di importante ma ero proprio preso >> ride, sembra quasi imbarazzato. Pidge nota Lance che lo sta aspettando alla porta, sempre con quel sorriso strano.

<< Davvero non preoccuparti >> continua anche se il suo amico lì dietro è proprio inquietante << come è andata la verifica? >> si azzarda a chiedere.

<< Bene.. e a te? >>

<< Bene >> sta volta il sorriso è molto dolce e sincero. C’è un momento di silenzio che Pidge non capisce. Hunk e lì che la guarda immobile quando finalmente parla << Bene, bene.. ora vado o perdo la prossima lezione >> si sistema lo zaino sulle spalle.

<< Oh >> rimane sorpresa ma ora che ci pensa anche lei ha una lezione << Certo, ci vediamo. >>

<< Ciao! >> Hunk esce dalla porta mentre Lance lo osserva con uno sguardo quasi allibito. Pidge arriccia le labbra confusa, quando esce lo sente chiamarlo come se fosse successo chissà cosa.

Alza le spalle, saranno cose fra amici. Si sistema la borsa in spalla.

Ora si sente davvero stupida per tutti quei pensieri negativi, sospira, ma è sollevata. Stupida e sollevata. Le viene da ridacchiare e si stringe alle spalle quando esce dalla classe. Si sente stranamente felice ora, all’improvviso. Settimana prossima potrebbero davvero avere un’altra bella conversazione ora che sa di non aver annoiato o infastidito nessuno. Dondola la testa, non vede l’ora.

   
 
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