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Autore: Shireith    03/05/2018    3 recensioni
{Marichat // raccolta mista di trentuno storie che partecipa alla challenge Marichat di maggio 2018 indetta dai fan su Tumblr}
#01 — Mentre fuori piove » Vestito d’una tuta nera che ricopre ogni centimetro del suo corpo, i capelli biondi e sbarazzini ora intrisi d’acqua piovana, la figura che vede distesa a terra sul balcone di casa sua non può essere altri che lui.
#13 — Il mio faro nella notte » Lo scenario che si presenta ora ai suoi occhi, tuttavia, gli sbatte in faccia la triste e crudele e realtà: che un individuo qualsiasi può, se quello è il suo volere, porre fine alla vita di tanti altri come lui.
#17 — Sul filo del rasoio » La pioggia, intanto, è fitta, malinconica: lo scenario ideale per una tragedia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#03. Gatto adottato
Visite poco furtive

  
 Non c’era niente di più bello che fare finalmente ritorno a casa dopo una lunga e sfiancante giornata di scuola. O almeno questo pensava Marinette prima di raggiungere il soggiorno di casa sua e trovare ad aspettarla Chat Noir, che se ne stava comodamente seduto sul divano mentre sorseggiava un tè caldo.
  Quasi un minuto dopo il suo arrivo, Sabine si accorse finalmente di lei. «Marinette!» esclamò la donna concitata, dirigendosi verso di lei a passo svelto. «Guarda chi è venuto a trovarci!» Sia sua madre che suo padre le sembrarono lei che assisteva a una sfilata di Adrien senza maglietta – era una buona cosa che certi pensieri se li tenesse per sé. In quel frangente, Marinette sarebbe stata eccitata quanto i suoi genitori, se non fosse stato per il fatto che lei e Chat Noir combattevano il crimine insieme quasi tutti i giorni. Lo stesso Chat Noir, tra l’altro, sotto la cui maschera si celava Adrien, il suo fidanzato. Decise tuttavia che in quel momento era il caso che anche lei indossasse una maschera.
  «Chat Noir! A casa mia! Wow!» Gliel’avrebbe fatta pagare, poco ma sicuro.
  «Siamo nel mirino di un akumizzato?» Sua madre lo chiese con fin troppa eccitazione, come se rischiare potenzialmente di morire fosse una bella cosa.
  «No, ho solo bisogno di parlare con vostra figlia» disse, indicandola con un cenno del capo.
  «È nel mirino di un akumizzato?» domandò nuovamente Sabine, emozionata. Di nuovo, sembrava che per la donna fosse una buona cosa che sua figlia fosse il bersaglio di uno degli scagnozzi di Papillon.
  Chat Noir inarcò un sopracciglio. «No…?» Perché sembrava dirlo con felicità, la signora Dupain-Cheng?
  «Ehm, mamma,» s’intromise Marinette, «se Chat Noir vuole parlarmi, credo sia il caso di farlo in privato. Sarà sicuramente a proposito dell’akumizzato che ce l’aveva con me l’altro giorno…» Così dicendo, Marinette ghermì Chat Noir per un braccio e lo condusse in camera sua. Non appena la botola si chiuse dietro di loro, il suo atteggiamento nei confronti del giovane cambiò. «Adrien!» disse a voce bassa. «Che cosa ti è saltato in mente?»
  L’altro accorciò le distanze tra loro e le cinse la vita con le braccia, attirandola a sé per stamparle un bacio sulle labbra. «Avevo bisogno di vederti. Non sei felice che io sia qui?»
  Marinette si catturò il labbro inferiore tra i denti: perché doveva fare così? Lo sapeva che era il suo punto debole, eppure si divertiva a stuzzicarla. «Sì, però i miei genitori non sanno che io e te, Adrien, stiamo insieme, figurarsi se sanno di Chat Noir. È pericoloso.»
  La relazione amorosa tra i due ragazzi era iniziata da poco tempo, ed entrambi non erano ancora preparati a gestire la notizia con i loro familiari e amici: i genitori di Marinette avrebbero dato di matto, Alya avrebbe dato di matto, le loro compagne di classe avrebbero dato di matto, la nonna di Marinette in Italia avrebbe dato di matto… un sacco di gente avrebbe dato di matto, in realtà. Il padre di Adrien, poi, era imprevedibile. I due giovani, quindi, avevano preferito tenere la notizia per sé, i primi tempi. E, a dirla tutta, nasconderlo a tutti aggiungeva un po’ di pepe alla cosa.
  «Lo so, ma avevo bisogno di vederti» ribadì Adrien.
  Marinette sorrise contro la sua spalla. «Non avevi la febbre, tu?» A causa di quello, erano tre giorni che non avevano la possibilità di vedersi nemmeno a scuola.
  «Sì, ma mi è passata questa mattina. Mio padre ha voluto che rimanessi a casa solo per precauzione.»
  «Va bene. Però, davvero, lo sai che non puoi presentarti qui nei panni di Chat Noir. Non potevi almeno aspettarmi in cima al balcone?»
  «Non sapevo se saresti tornata subito a casa o se ti saresti fermata da qualche parte con Alya. Non mi andava di aspettare così tanto sapendo che mio padre potrebbe notare la mia assenza da un momento all’altro. E poi i tuoi genitori mi hanno visto dalla finestra… A proposito, sono davvero dei grandi fan di Chat Noir. Sai che mi hanno proposto di adottarmi come gatto domestico?»
  Marinette rise. «Non saprei, ho sempre creduto che preferissero i cani.»
  «I cani sono sopravvalutati.»
   
 
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