Come cercare un
ago in un pagliaio – o la bella
Cenerentola.
L’aveva
vista di sfuggita: una pochette azzurra che sbatacchiava contro il fianco al
ritmo della camminata da ballerina.
L’aveva
colpito particolarmente quella borsa così fuori moda, poco vista alle ragazze
di quei tempi.
L’aveva
incuriosito.
Ma,
quando si era allontanato dal bar per poter vedere meglio quella ragazza, lei
era sparita in mezzo alla folla, come per magia. Quasi fosse uno scherzo, una
sfida.
Una
sfida a ritrovare quella fanciulla.
Una
sfida che lui, ovviamente, aveva accettato.
«Allora fammi capire meglio», borbottò Naruto Uzumaki grattandosi il
mento pensieroso, mentre strizzava gli occhi azzurri in un evidente tentativo
di capire qualcosa. Sas’ke
Uchiha, in piedi di fronte a lui, sbuffò contrariato, già abbastanza in
imbarazzo per la situazione venutasi a creare.
«Per la millesima volta, usuratonkachi...ho visto una ragazza »,
sbottò il moro, in un tono poco colloquiale, che si adattava benissimo
all’espressione funerea del viso pallido.
Naruto annuì con un'espressione mista tra il perplesso e lo stupito:
Sasuke Uchiha, suo migliore amico/nemico dalla seconda elementare, asso nello
sport e nello studio, popolare, ma disinteressato alle donne...colpito da una di loro?
«Si può sapere a che stai pensando?», domandò Sasuke, infine,
arrendendosi di fronte all’ignoranza dell’amico biondo, arricciando poi le
labbra quando l’altro gli espose i suoi pensieri.
«Non capisco come uno con la testa sulle spalle come te possa essersi
infatuato – alla parola, la tempia di Sasuke pulsò – di una ragazzina mai
vista...magari è pure brutta!», decretò l’Uzumaki, spalancando le braccia in
segno enfatico, sputando le ultime parole come se fossero la questione
principale di tutta quell’assurda faccenda.
«Ti ho già detto sette volte il perché, Uzumaki.», Sasuke si sforzò
alla bell’e meglio per non saltare al collo di Naruto e prenderlo a pugni, «Non
è lei ad avermi colpito, ma la sua borsa!»
Il biondo inarcò un sopracciglio alla risposta – già sentita –
dell’altro.
«Per caso la vuoi per te?»
Il rimbombo della sberla che Sasuke gli diede sul capo fece spaventare
una coppia d’innamorati, intenti a baciarsi pochi metri più in là: se ne
andarono seccati, mentre la ragazza dai quattro codini biondi gettava occhiate
assassine in direzione dei due colpevoli.
«Senti lascia perdere, ok?», borbottò Sasuke girando i tacchi,
dirigendosi verso l’uscita del parco.
Naruto si puntellò sui talloni, spostando per una manciata di secondi
il peso del corpo da una gamba all’altra. Poi, preso dal nervosismo, lanciò un
urlo che fece fermare Sasuke.
«Voglio dieci porzioni di ramen, teme!»
* *** *
«Hinata, è da un’ora che non spiccichi parola. Che diavolo hai?», una
ragazza intenta ad osservare con criticità lo stato dello smalto con cui aveva
leccato le unghie il giorno prima pose quella domanda con una gentilezza
inesistente ad una ragazzina dai capelli corvini seduta accanto a lei.
Quest’ultima sussultò spaventata, portando gli occhi di un grigio
quasi bianco sull’amica.
«S-scusa, Ino-chan», sussurrò pentita facendo assottigliare gli occhi
azzurri della bionda.
«Non c’è nulla di cui ti devi scusare. Dio, Hinata, quando avrai un
uomo ti farai trattare come uno zerbino?», domandò Ino sollevando gli occhi al
cielo e poggiando un braccio alla panchina, sfiorando le spalle di Hinata.
La ragazza dai lunghi capelli corvini sospirò, accarezzando con un
gesto distratto la pochette azzurrina che teneva appoggiata alle gambe magre,
coperte da una leggera gonna di seta.
Quella pochette era un regalo fattole da sua madre, Hanako, appena
prima che questa spirasse l’ultimo respiro.
Era un po’ scucita, dall’aria trasandata e vecchia, ma era
perfettamente adatta a lei, nella sua semplicità, poco appariscente com’era.
«Non è ora che ti procuri una borsa un po’ più alla moda?», chiese Ino
captando il gesto dell’amica, con un tono disinteressato: sapeva bene che a
Hinata la moda non importava granché; finché si trattava di magliette o jeans
lasciava fare tutto ad Ino, ma la biondina non aveva mai avuto il permesso di
toccare quella pochette. Per Hinata era quasi un gioiello.
«No, direi di no, Ino-chan», disse con voce sicura la ragazza dagli
occhi più particolari che Ino avesse mai visto, sorridendo leggera ed educata
in direzione dell’amica.
La bionda non ribatté nulla, portandosi un’unghia smaltata di nero
alla bocca, iniziando poi a mangiucchiarla distrattamente. Il nasino dritto era
distorto in una brutta smorfia, mentre sembrava concentrata su qualcosa.
«Mah. Sicuramente a questo mondo ci sarà un uomo disposto ad accettare
questo tuo lato anti-estetico, Hinata-chan», proclamò infine la Yamanaka con un
bel sorriso sul volto da barbie, stringendo l’amica in un veloce abbraccio: non
era una tipa granché affettuosa, lei.
* *** *
«La borsa è come quella?», domandò per quella che poteva essere la
settantaquattresima volta Naruto, indicando maleducato una borsetta di
pailettes blu scuro appartenente ad una donna a braccetto con quello che,
probabilmente, doveva essere suo marito.
Sasuke storse le labbra alla vista dei capelli sparati in aria
dell’uomo, scuotendo il capo in segno di diniego per l’ennesima volta.
Era quasi un’ora e mezza che i due ragazzi passavano in rassegna ogni
singola ragazza con borsette azzurre o simili; Naruto aveva già fatto due
figuracce: la prima con una giovane dai capelli color cioccolato in compagnia
del Presidente dell’associazione studentesca della loro scuola, Neji Hyuuga.
Aveva afferrato la borsetta [rosa!] della ragazza, mostrandola con un espressione
di trionfo verso l’Uchiha.
Si era meritato un pugno dall’accompagnatrice del presidente che,
ovviamente, non aveva mancato di fulminarlo con occhi glaciali.
«Sembrate due maniaci», aveva sibilato quando i due avevano spiegato
l’intera storia, facendo intendere a Sasuke quanto fosse caduto in basso:
quello era un comportamento da Uzumaki, non suo.
«Uzumaki, è azzurra e di stoffa. Credo, almeno», borbottò Sasuke non
facendo caso all’occhiataccia che la donna indicata dal biondo lanciò loro: si
era quasi abituato.
«Non ce la faccio piùùùùù!», strillò allora
Naruto portandosi le mani fra i capelli spettinati e alzandosi in piedi. Fletté
le ginocchia piegate per più minuti, gemendo per il leggero dolore, per poi
guardare il moro dritto negli occhi.
«Io vado a mangiare qualcosa. Chiamo Shikamaru e gli altri, così dopo
ci daranno una mano», sbottò senza entusiasmo e voltando le spalle a Sasuke,
che annuì distrattamente.
Non che gli importasse granché, ma non era propriamente contento che
Naruto sbandierasse ai quattro venti di quella sua improvvisa pazzia; già
sentiva la chiara voce di Kiba Inuzuka additarlo come il maniaco delle
ragazzine con pochette.
Sbuffò spazientito e chiuse gli occhi color pece, massaggiandosi la
testa che pulsava fin troppo forte per i suoi gusti.
Non sapeva esattamente perché si stesse dando così da fare. Di ragazze
ne poteva avere quante voleva, dalla più frivola a quella innamorata pazza. Non
gli erano e non sarebbero mai mancate ai suoi piedi. Era inutile negare che
Sasuke Uchiha possedesse una bellezza quasi femminile, di quelle che ti
colpiscono alla prima occhiata.
Ma a lui quelle oche non piacevano: fissate per il vestiario, il cui
unico problema era l’abbinare la maglietta ai pantaloni e con unghie da strega
[aveva un'avversione per gli artigli].
Gli sembrava quasi assurdo
che, finalmente, qualcuna non avesse quel pensiero al primo posto nella mente:
per quello la pochette di stoffa l’aveva colpito; non per la bellezza o per
altro, ma per il fatto che fosse fuori moda.
Era pura curiosità, la sua; voleva semplicemente scoprire chi fosse
quella ragazza. Non amarla, sposarla ed averci dei figli, come pensava Naruto.
Magari non c’avrebbe nemmeno parlato, visto il suo non saperci fare con le
donne.
Fu con un lampo che, quando riaprì gli occhi sul mondo, vide la
borsetta incriminata passare di fronte a lui. Senza pensarci, le andò dietro, afferrando
per un braccio la proprietaria.
* *** *
Kiba Inuzuka scoppiò in una risata sguaiata quando Naruto ebbe finito
di esporre l’avventura vissuta qualche mezz’ora prima in compagnia di Sasuke.
S’imbronciò per un secondo, sentendosi colpevole: in fondo, Sasuke non
aveva mai confidato a nessuno i suoi intimi segreti, se non quando alle
elementari Naruto aveva bagnato il letto, o quando aveva baciato in terza media
due ragazze alla stessa festa, o quando...bhè, no,
non si pentiva affatto di aver fatto passare il suo amico per un pazzo.
«Non vedo cosa ci sia da ridere», borbottò una ragazza dai capelli
color pesco fissando i ragazzi in cagnesco; Naruto sorrise addolcito, cingendole
poi le spalle con un braccio.
«Sakura-chan, lo stiamo solo prendendo un po’ in giro», esclamò con
allegria, mentre la fanciulla in questione storceva il nasino coperto di lentiggini
stizzita: Sasuke era il suo migliore amico e primo amore, nonostante ora avesse
una storia felice con Naruto; non le andava di sentire quelle battutacce su di
lui!
«Con quell’espressione la tua fronte sembra ancora più grande,
Sakura», proclamò con un ghigno la voce perfida di Ino Yamanaka, appena entrata
nel bar dopo la chiamata di Choji.
La bionda s’accomodò come se nulla fosse accanto a Kiba – che la
osservava manco fosse una Dea – e lasciò cadere a terra la grande borsa violacea,
che subito catturò l’attenzione di Naruto.
Questi, resosi conto del colore, sospirò rassegnato, lasciandosi andare
sulla sedia ed appoggiando la nuca contro la spalla di Sakura.
«Porcellino, tappati quella boccaccia», sibilò la rosa assottigliando
gli occhi verso la bionda che, come se nulla fosse, fece un cenno di muoversi
verso qualcuno alle spalle dei ragazzi.
Tutti si voltarono incuriositi, notando poi la figura minuta di una
ragazzina dai capelli corvini che si torturava in un chiaro segno di nervosismo
gli indici delle mani
Sakura sorrise intenerita, dimenticando completamente l’arrabbiatura
verso Ino.
«Hinata-chan!», esclamò con allegria facendole posto fra sé ed Ino,
dandole poi un leggero bacio sulla gota arrossata.
I ragazzi inarcarono un sopracciglio perplesso ed Ino la presentò
velocemente, addentando poi una delle pizzette ordinate da Shikamaru, seduto di
fronte a lei, che borbottò un impercettibile mendokuse
che la fece sorridere.
«Di che si parlava?», domandò una volta deglutito, inchiodando gli
occhi in quelli così simili ai suoi di Naruto. Hinata, lì accanto, aveva appena
pensato ad una possibile parentela fra quei due ragazzi somiglianti, se non
fosse stato per la pelle di diversa tonalità.
«Sasuke Uchiha sta cercando Cenerentola», la informò Kiba con un
sorriso accattivante che Ino ignorò; Shikamaru, di fronte a loro, spense la
sigaretta nel posacenere, ghignando sotto i baffi.
«Sta cercando una ragazza con una pochette azzurrina», spiegò con più
chiarezza Choji mentre finiva le patatine fritte ordinate in precedenza.
Ino inarcò un sopracciglio albino perplessa, per poi afferrare la
borsetta poggiata sulle gambe di Hinata.
«Una pochette tipo questa?», chiese curiosa, mentre le bocche dei
ragazzi si spalancavano e Naruto afferrava Hinata per le spalle, stupefatto.
* *** *
Gli occhi di Sasuke furono coperti per l’ennesima volta dalla sua
mano, mentre imprecava sottovoce.
Era stato ad un passo così dallo scovare Cenerentola, ed invece si era trovato faccia a faccia con una
bionda dal viso scontroso e quattro ispidi codini sulla nuca. Bella sì, ma con
lo sguardo più seccato del mondo.
Ovviamente si era scusato con un borbottio confuso, decretando che
quella non era esattamente la ragazza con la pochette azzurra che aveva
intravisto fuori dal bar, data la mancanza della camminata da ballerina.
Quasi quasi rinunciava. Insomma, era ad un
passo dal pensare che si fosse immaginato tutto, pochette, camminata, gambe
snelle e ragazza.
Era un po’ come un sogno ad occhi aperti, forse; o una proiezione del
suo desiderio di trovarsi una ragazza terra, terra.
Sbuffò di nuovo, mandando a quel paese il cellulare che aveva iniziato
a suonare con insistenza.
Lo estrasse dalla tasca, e strizzò gli occhi quando lesse il nome di
Naruto sul display lampeggiante.
«Che diavolo vuoi?», sbottò scontroso pigiando il tasto con la
cornetta verde.
Naruto urlò qualcosa, dall’altra parte, che gli fece spalancare gli
occhi.
Boccheggiò per un secondo, per poi sorridere soddisfatto e calmarsi,
appoggiando un braccio sulla panchina.
«Naruto?», il silenzio dall’altro capo lo fece proseguire
imperterrito, «Come cammina?»
«Che
ne so io?!», sbottò Naruto facendo sussultare Hinata, a pochi passi da lui.
Ino,
che aveva udito tutta la conversazione, la esortò a camminare, certa che Sasuke
Uchiha avesse trovato la sua Cenerentola, dopo anni ed anni da vita da single –
sprecato, a detta sua.
Naruto
spalancò le labbra rosse, urlando poi un “SEMBRA UNA BALLERINA, ‘TEBAYOOO!”.
Sasuke fissò la giovane di fronte a lui con un sopracciglio inarcato:
si era aspettato di tutto, ma non una fanciulla come Hinata Hyuuga.
Con le dita che giocherellavano nervose con la cinghia della borsetta,
gli occhi che saettavano a destra e sinistra senza mai soffermarsi in quelli di
Naruto e la frase balbettata con cui si era presentata gli avevano tolto ogni
capacità di esporre parola.
Ma non era solo per quello: la borsetta era lì, bella in vista,
stretta da un pollice bianchissimo e piccolo come quello di una bambina di
dieci anni, con le sue scuciture e la sua imperfezione, dall’aria vecchia e
usata. Gli piaceva.
Con uno sbuffo portò una mano a scostarsi un ciuffo di capelli
corvini, per poi chinarsi sulla giovane e porgerle una mano.
«Piacere di conoscerti, Hyuuga-san», le
aveva detto con fare scontroso, facendo arricciare le labbra perfette e
macchiate di lucidalabbra di Sakura, dietro di sé.
Hinata afferrò con titubanza la mano che Sasuke le porgeva, sentendo
contro la sua schiena gli sguardi di fuoco di Ino, probabilmente segni di
incoraggiamento.
«P-piacere...Uchiha-kun», balbettò arrossendo.
Il ragazzo sbatté le palpebre un paio di volte prima di parlare di
nuovo.
«Non male la tua borsa.»
«C-cos’è questa, Sasuke-kun?», domandò Hinata accennando ad
una pochette color pesco che il ragazzo le stava porgendo.
Lui
scrollò le spalle indifferente, mentre con le dita accarezzava la mano fredda
di Hinata, appoggiata sul legno umido della panchina.
«Una
pochette. Quella che hai è un po’ consumata», borbottò accarezzandosi una
guancia, osservandola di sottecchi.
Lei
sbatté per un secondo le palpebre, indecisa. Ma poi le labbra le si piegarono
in un sorriso, e girò il viso verso il ragazzo che mantenne lo sguardo sotto
l’intensità di quegli occhi.
«Grazie
mille, Sasuke-kun. La terrò con cura»
Baciarla,
in quel momento, sarebbe stato facile per lui; tuttavia si limitò ad un
buffetto sulla guancia, mentre il cuore di lei iniziava a battere forte.
«Cambierò questa pochette
solamente quando un’altra persona importante sarà in grado di eguagliare
l’affetto che provo per mia madre, Ino-chan»
Note finali poco serie e poco
chiare:
Ho
trovato questa Fic per caso nella mia cartella, l’ho riletta e mi è piaciuta. È
frivola, leggera, quella che molti definirebbero leggermente infantile. Lo è? Chissenefrega. A me piace.
Mesi
fa questa OneShot si classificò terza al contest His/Her bag indetto da Stray cat eyes.
Ne fui contentissima, ma non saprei dire perché, mi scordai di postarla.
Ringrazio
le persone che hanno recensito la precedente OneShot,
ossia: Hicchan, Lee, Hika_chan, Hachi92, Fallen Star, Terrastoria (Ale!**),
Ale (**), Lalani, Zoe chan e Kaho.
Fatemi
sapere che ne pensate di questa...se ne avete voglia.
Mì.