Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ida90    04/05/2018    0 recensioni
Il furto di un potente medaglione, nascosto e protetto per secoli a occhi indiscreti, innescherà una reazione a catena di eventi che avranno come unico scopo il ritorno di Dio.
Un gruppo di soldati, gli ultimi del proprio reggimento, si spingerà sulla Terra per chiedere aiuto e lo riceveranno da alcuni principi, amici fra loro. Lungo il loro cammino ci saranno molti ostacoli, tra cui gli Dei che cercheranno in tutti i modi di fermarli. Le innumerevoli difficoltà non impediranno al gruppo di “amici” di risvegliare un comandante temuto e rispettato sia nel suo mondo, che sulla Terra. La compagnia perseguirà una strada, che con l’aiuto di amici e gli intralci dei nemici, si troverà a dover cercare delle gemme, di cui nessuno capisce bene l’utilizzo, l’erede perduto di un re, molto importate, i frammenti di un’anima e degli angeli sfuggiti, il primo caduto fra loro. Tutto convergerà a una battaglia e a delle verità sconvolgenti che sembreranno allontanare il ritorno di Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Secondo capitolo
 
Fuga dall’Inferno
 
 
 
 
Giù nella bocca dell’Inferno, migliaia di anime condannate a vivere in eterno la loro morte, vagavano senza sosta nel vasto regno che Lucifero governava. Tra le tante anime che popolavano quel luogo, ve ne era una in particolare; il suo nome… Dranerre. Essa era l’anima di un guerriero che non apparteneva a questo mondo. Strappata dal suo corpo, l’anima era ora prigioniera nella sala del trono; incatenata a quest'ultimo da fulmini.
Un essere dal volto coperto e a testa alta, camminava lungo i corridoi… lento ma con passo deciso, tra il frastuono che i lamenti delle anime creavano. Al suo passaggio, i corpi di persone intrappolate nei muri – come decorazione - s’inchinavano al suo cospetto per paura.
Egli indossava una camicia di pelle umana intinta nel sangue e ricamata con fili ricavati dalle ossa dei cadaveri in putrefazione, aperta sul davanti a mostrare il petto. Tutto ciò che indossava, dai guanti agli stivali era di quel materiale, ma di un’eleganza mostruosa.
Giunto a pochi metri da un’entrata ad arco, la porta incominciò ad aprirsi e l’essere avanzò con la sala che lo osservava. Solo due torce poste sulle colonne ai due lati, illuminavano debolmente il luogo, ma ciò che donava luce chiara erano i fulmini che legavano l’anima. Compì l’ultimo passo e solo una decina di metri lo separava dall’anima, poi soltanto i suoi occhi divennero visibili. Occhi più caldi delle fiamme dell’Inferno.
«Orami è giunto il momento… presto sarò libera dalla tua morsa.» furono parole pronunciate con severità e disprezzo per chi aveva davanti.
«Non fai altro che illudere la tua essenza e questo mi rammarica.» le aveva parlato con tono freddo quasi agghiacciante.
«Chi fra noi si sta illudendo sei proprio tu, non vedi il cammino che stai percorrendo. Non vuoi capire che la strada che da qualche tempo hai imboccato è a senso unico, non ti porterà da nessuna parte se non alla tua disfatta. Se non ti fermerai, sarai punito come la legge dell’Ordine Primario stabilisce.» l’anima era sicura delle sue parole e allora aprì i suoi occhi bianchi.
«Menzioni l’Ordine Primario come se egli non fosse mai scomparso. L’ordine e le sue leggi non sono più nulla, da molto tempo ormai.» Lucifero si arrestò e, dal soffitto corpi umani fusi in esso si abbassarono per avvicinarsi a lui.
«Ti sbagli…. Molti sono stati gli errori che tu e tutti i tuoi alleati avete commesso. Mi hai sottovalutato e come sempre su di te ci saranno delle ripercussioni.» il tono duro con cui lei pronunciò quelle parole dichiarò a Lucifero che non si sarebbe mai arresa e questo poteva diventare un problema per lui.
«So a chi tu rivolgi i tuoi innumerevoli pensieri e ti assicuro che presto potrai rivederlo sotto il mio controllo.» confermò la sua convinzione con tono arrogante e di superiorità.
Dranerre fece un profondo respiro e parlò a Lucifero: «Lui non può essere schiavizzato… né da te né da altri. Il tuo piano è fallito ancor prima di cominciare.». Non disse alto e la sala fu completamente illuminata mostrandola in pieno.
Una donna molto bella dai capelli bianchi. Dalle punte delle dita ai gomiti, il tessuto prendeva forma e larghe maniche si legavano al collo da nastri di seta bianca. Soltanto il seno parzialmente scoperto e l’addome erano ricoperti da cuoio lavorato a mano e sotto di esso erano uniti tessuti sovrapposti nel colore delle stelle che coprivano il fondoschiena e l’inguine fino alle caviglie. Le gambe e i piedi delicati erano avvolti dal velo della Speranza.
Era seduta su un cuscino di velluto rosso poggiata contro lo schienale in semplice marmo che terminava a punta e su di essa incastonato il teschio di una donna; posava le mani sui braccioli, statue di marmo che raffiguravano due uomini inginocchiati e con il volto coperto dalle mani.
Lui, Lucifero sembrava immobile alle sue affermazioni; lei invece sorrise appena nel dichiarare le sue parole: «Ti sorprenderà ciò che il futuro ha in servo per noi… Lucifero.».
Il suo volto sembrava soddisfatto dal nervosismo non accennato dagli occhi di Lucifero. Aveva un’aria serena eppure dentro di lei regnava la confusione e l’esitazione. Al tempo stesso i suoi occhi esprimevano determinazione e impavido coraggio. Lucifero invece non manifestava alcuna emozione tramite le sue parole.
Entrambi restarono immobili a osservarsi senza fiatare.
In quel preciso momento, i membri principali della Congregazione della Luce e i suoi affiliati, erano riuniti nell’edificio del Consiglio. Esso era una gigantesca piattaforma con le fondamenta che sprofondavano nel terreno. L’entrata ad arcata era imponente con le sue decorazioni che raffiguravano i membri dell’intera Congregazione della Luce e i suoi predecessori. Il tetto a cupola di vetro donava un’atmosfera particolare e le tre colonne ai lati della porta, distanziate l’una dall’altra solo da due metri, donavano un aspetto antico.
Larga era la via dinanzi al visitatore che si scagliava sul fondo riempito da gradinate a mezza luna per i membri. Tutti gli angoli che la sala possedeva erano occupati da colonne di marmo blu con venature rosse. I lati invece si affacciavano su sale chiuse, dove il Consiglio custodiva i sui segreti. Le gradinate costruite nei minimi dettagli erano riservate esclusivamente ai re, i loro primogeniti, i consiglieri e ai membri principali. Solo, quadri, armi e arazzi decoravano l’edificio.
Per l’intera costruzione riecheggiava un insolito mormorio di voci dal tono preoccupato. Ad arrestare quel mormorio ci pensò il re della capitale: Norack. «Perdonate il mio ritardo… signori.» Si era indirizzato senza deviazioni dinanzi ai membri principali della Congregazione della Luce e li aspettò che tutti si calmassero.
«Ci sono giunte notizie preoccupanti… dalle nostre fonti sappiamo che il Comandante Gordoona è entrato in qualche modo in possesso del “sacro medaglione” e che sia riuscito a entrare nel Luogo Proibito.» s'interruppe Norack con molta ansia e a quelle parole nell’edificio si levò un forte borboglio.
«Quel medaglione doveva essere sorvegliato dai più potenti incantesimi che questo mondo avesse mai visto, ora mi domando come sia possibile che sia stato rubato dal Concilio dell'Ombra?» Yrnhaz, quarto membro principale della Congregazione della Luce, era sconcertato dalle novità che il re aveva portato e cominciò a preoccuparsi, proprio come tutti gli altri.
«Ha rubare il medaglione è stato un mago e a giudicare dall’orrore che ho visto, è molto potente. Sapevano, dove colpirci e l’hanno fatto senza risparmiare nessuno… sono venuto ha conoscenza che le gravi ferite riportate da Samuel l’hanno condotto alla morte.» il giovane re si fermò un attimo per ricordarsi del ragazzo e poi riprese a parlare ai membri del consiglio, «Ciò che vi chiedo ora è di attivare i Sorveglianti dell’Ombra… so che quello che vi sto imponendo è un enorme sacrificio non che un rischio per i popoli, ma non c’è altra scelta.». Norack si aspettò che un enorme vocio si alzasse nella sala, ma accadde il contrario, il silenzio piombò su di loro.
«Vi rendete conto di quanto siano pericolosi e totalmente fuori controllo?» gli chiese Roizak del tutto sconcertato dalla sua assurda richiesta.
«Sì ed è per questo motivo che dobbiamo convocare le Sentinelle di Sangue, solo così potremo controllare i Sorveglianti dell'Ombra.» il re rispose con quelle parole, ma stava solo a loro decidere cosa fare.
«Re Norack come pensate di convocare le Sentinelle di Sangue?» fu Mandhor a porre la domanda al re, curioso di sentirlo parlare.
«Non c’è alcun bisogno di farlo.» il giovane re non ebbe tempo di parlare perché nella sala entrarono sei guerrieri, uomini forti, tenaci e senza alcuna ombra di dubbio temuti persino dal loro stesso mondo. Uomini muscolosi, affascinati e pronti a tutto. Camminavano a testa alta, non mostrando mai un minimo di umanità o per meglio dire di sensibilità che però avevano nel profondo.
In cinque si fermarono poco oltre l’entrata, mentre chi faceva le veci, avanzò con disinvoltura fra i membri del Consiglio. Si arrestò prima della breve scalinata e parlò: «Gli umani, hanno violato gli Aghezz, ma non per questo tutti devono pagare… noi Sentinelle di Sangue siamo perché a noi serve il vostro aiuto e così viceversa, tuttavia nessuno a parte il Comandante Erenock è in grado di controllare i Sorveglianti dell'Ombra.».
«Allora spiegateci perché vi serve il nostro aiuto?» gli chiese Yrnhaz; la sua domanda fu immersa nella preoccupazione e si chiedeva come mai a uomini così forti serviva l’aiuto dei mortali? La risposta l’avrebbe avuta a breve.
La Sentinella di Sangue spostò lo sguardo verso re Norack e rispose a quella domanda senza mezzi termini: «Noi vogliamo che il nostro Comandante si risvegli, ma è possibile solo se voi proteggiate l’ultimo erede dei Loozzan.».
Mandhor si alzò di scatto in piedi e si rivolse alla Sentinella di Sangue, porgendogli la domanda, felice di ricevere quella notizia: «Il figlio di Vicmorn è vivo, dove si trova?».
«Nel Luogo Proibito, ma nessuno a parte il Comandante Erenock può accedervi e purtroppo gli fu strappata l’anima da Lucifero che tiene rinchiusa nel suo regno.» la Sentinella di Sangue fu sincero verso chi gli aveva posto la domanda e attese che altri parlassero.
«Allora come pensate di risvegliare il vostro Comandante senza la sua anima?» chiese Mandhor che già sapeva di un possibile futuro fallimento.
La Sentinella di Sangue si voltò verso i suoi compagni e ritornando con lo sguardo verso Mandhor rispose: «Conosciamo qualcuno che s’intrufolerà all’Inferno per liberare quell’anima.».
«E sareste voi?» gli chiese Norack sorpreso.
«Noi non siamo così sciocchi da porci contro Lucifero, sarà qualcun altro a farlo.» la Sentinella di Sangue ritornò dai suoi compagni e prima di uscire dall’edificio fece consegnare una lettera a re Norack con l’ordine di aprirlo solo alla presenza di Difensori della Fede.
Lucifero intanto rifletteva ritornando nella sala del trono. Percorreva il solito corridoio con Izhar alla sua destra, quando giunsero dinanzi alla porta costruita da scheletri umani che si aprì: «Spero che tu ti sia calmata adesso.» le domandò cortesemente avvicinandosi a lei.
«Vedo che hai portato con te Izhar per farmi divertire.» dichiarò lei con ironia mentre Lucifero restò in silenzio.
Izhar era un demone considerato da Lucifero suo figlio maggiore; la sua altezza era nella media come la sua corporatura, ma ciò che lo differenziava da altri demoni era il suo aspetto… aveva capelli corti tirati all’indietro di colore grigio scuro e gli occhi di un giallo pallido. Sulla guancia sinistra spiccava un’appariscente cicatrice che partiva da sotto l’occhio e terminava all’altezza del labbro inferiore. Sul collo inoltre portava il simbolo di Lucifero, gli artigli. Non si abbigliava mai con abiti di colori che non erano sul nero o così scuri da non potersi confondere con ciò che lo circondava.
Lei non diede loro nemmeno il tempo di parlare che si pronunciò con impertinenza e saggezza: «L’orologio fa tic-tac Lucifero, il tempo è ormai scaduto.». Lei cercò in tutti i modi possibili e inimmaginabili di farlo irritare.
«Ti sbagli e ora te lo dimostrerò.» ribatté lui schioccando le dita. Lucifero creò delle catene più resistenti. Ne creò così tante, che nessuno sarebbe riuscito a liberarsi.
Dranerre continuava a sorridere e ha guardarlo senza distogliere lo sguardo. Quando lui ebbe finito di intrappolarla, Dranerre si rivolse a lui con maggiore sfrontatezza: «L’illusione è un difetto terribile e tu sarai presto illuso dalle tue convinzioni.».
Lucifero fece qualche passo verso di lei e nell’istante in cui prese a parlare, i corpi intrappolati nelle pareti iniziarono a gridare e ad avvertirlo di un’intrusione nel suo regno. La rabbia di Lucifero si poteva notare soltanto dal movimento che faceva compiere alle sue mani: le apriva e le chiudeva a pugno.
Senza voltarsi verso Izhar, Lucifero gli impartì gli ordini necessari: «Controllala senza perderla di vista nemmeno un secondo.».
Scomparve in una nuvola di fumo nero e puzzolente per riapparire nelle vicinanze della voragine di fuoco, dove misteriose creature comparvero come uno sciame d’insetti impazziti lanciandosi alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Lucifero li riconobbe immediatamente come i Doriain, fedeli esclusivamente al Comandante Erenock.
Mostravano sembianze quasi umane, privi di capelli e peli, possedendo però una vista acuta sui cui occhi si era sviluppata una sottile membrana che li proteggeva dalla luce solare. Al posto delle orecchie avevano una fessura che permetteva loro di ascoltare e di annusare poiché il naso era schiacciato e non presentava narici. Il loro collo era lungo e sottile con una fessura verticale in corrispondenza della carotide, che si apriva e chiudeva permettendo loro di respirare. Insieme alla corporatura robusta, erano abbastanza veloci e silenziosi. Si coprivano in vita con pelle umana, mentre il resto del loro corpo era lasciato nudo come i piedi che si erano abituati a qualsiasi terreno e avevano una superficie ruvida, capace a volte di arrampicarsi senza problemi. Tuttavia ciò che li rendeva micidiali e pericolosi era la deformità al braccio destro più simile a una lama ricurva.
Le anime sofferenti e gli innumerevoli demoni dell’Inferno non potevano nulla contro di loro, i Doriain sembravano inarrestabili. Si sparpagliarono per l’Inferno e Lucifero pose in allerta tutti i suoi sottoposti affinché li fermassero.
S’insinuarono in quel mondo di dolore e sofferenza senza fine come viscidi serpenti…, mentre l’anima era entusiasta di ciò che stava accadendo nel regno di Lucifero, senza che lui potesse fare qualcosa.
«Non essere così compiaciuta per questa intrusione, nessuno ti salverà dalla tua prigione.» Izhar riuscì ad attirare così l’attenzione di Dranerre, ma il suo vero obiettivo fallì ancora prima di cominciare… riuscire a irritarla.
«Se credi di provocarmi in un qualsiasi modo, commetti un errore, non ci riesce Lucifero come puoi farcela tu.» Dranerre colpì nel segno e andò avanti nel tormentarlo.
Izhar non sembrò ascoltarla e di colpo scattò nella direzione della porta che qualcuno stava cercando di buttare giù con forza. Chiunque fosse dall’altra parte entrò subito dopo buttando giù l’enorme portone senza problemi. Il demone materializzò nelle sue mani bollenti sfere di fuoco che lanciò contro la creatura per bruciarla viva.
Il Doriain si protesse con il suo braccio dalla lama ricurva da una delle due sfere di fuoco parandola, invece la seconda la respinse deviandola sul muro alla sua destra. I due continuarono ad attaccarsi in quel modo per svariati minuti e Izhar, costatando che i suoi colpi non lo ferivano minimamente, decise di attuare un altro piano….
Scomparve in vibrazioni appena percepibili a occhio nudo riapparendo alle spalle del Doriain subito dopo, impossessandosi di lui. Tentò di controllarlo e sembrò più difficile di quanto Izhar sperasse, tuttavia la perseveranza del demone lo condusse al raggiungimento del suo obiettivo.
Ora che lo aveva sotto il suo pieno controllo, lo aizzò contro Dranerre perché la uccidesse massacrasse. La creatura corse verso di lei con il suo braccio pronto a sferrare il colpo di grazia ma giunto a pochi centimetri dal suo volto, il Doriain si arrestò senza ragione. Il braccio a lama ricurva si trovò a un pelo dal suo collo e lei non sembrava batter ciglio.
Di colpo però il Doriain impazzì e si tolse la vita, mentre Izhar uscì dal suo corpo prima che lui morisse. Il demone era sbalordito da ciò che era accaduto, nessuno fino a quel momento gli aveva resistito e quel Doriain si era addirittura ucciso.
«Come vedi ti è inutile impossessarti dei Doriain per uccidermi, solo energie sprecate. Nessuno potrà fermarli ed io sarò libera ugualmente molto presto.» così per aggiungere una provocazione finale, Dranerre scoppiò a ridere energicamente quasi a venirle le lacrime agli occhi.
Altri Doriain sopraggiunsero e Izhar richiamò a se il fuoco dell’Inferno affinché quelle creature non potessero arrivare all’anima. Il fuoco uscì dal pavimento elevandosi verso l’alto fino al soffitto creando un muro impenetrabile. I Doriain si scagliarono contro il muro di fuoco per attraversarlo e l’unico risultato che loro ottennero fu di bruciare.
Izhar si voltò verso la donna, ma la sua espressione era immutata… entrambi sapevano che i Doriain non si sarebbero fermati di fronte a niente e Izhar doveva prendere subito altre precauzioni. Il demone creò dei vortici che andarono a formare una rete fittissima dinanzi al muro ostacolandoli.
La sala del trono diventò ancora più calda e nelle fiamme presero a udirsi i lamenti delle anime sparse per tutto il regno dell’Inferno. I Doriain non si arresero e cercarono in tutti i modi di oltrepassare quelle fiamme e raggiungere l’anima da liberare.
Più i Doriain morivano più ne sopraggiungevano altri per riuscire nell’impresa. Dal corridoio arrivò un Doriain più grosso degli altri che si lanciò fulmineo contro le fiamme riuscendo dove altri della sua razza avevano fallito. Tuttavia riportò gravi ustioni sulla maggior parte del suo corpo, senza però mostrare alcun cenno di dolore.
E mentre i due continuavano a combattere senza sosta, il Comandante Gordoona percorreva il corridoio nell’ala Ovest del palazzo inconsapevole di quello che sarebbe accaduto a breve; improvvisamente una fortissima scossa di terremoto aprì un’immensa voragine nel Mar Despeen. Corse per una ventina di metri ed entrò poi in una sala ovale con colonne quadrate collocate a una distanza regolare lungo tutto il suo perimetro; ciò che però interessò al comandante era lo strano oggetto situato nel mezzo.
Si trattava del Reantha, un grande piatto di cristallo poggiato su un piedistallo di pietra bianca che fungeva da occhio osservatore sulla Terra. Gordoona osservò il fluido in esso contenuto che gli mostrò cosa fosse accaduto…. «Ho una brutta sensazione e dovrò fare attenzione a cosa potrà uscire da quel buco.» Gordoona era visibilmente preoccupato e quella brutta sensazione lo mise in allerta.
Nel Reantha comparve il volto opaco di una donna che con tono severo si rivolse al comandante: «Dovete impedire che i Difensori della Fede incontrino quell’anima o finiranno per risvegliare colui che deve restare dormiente.».
«Farò il possibile per impedire che Erenock ritorni a tormentare la vostra famiglia, mia signora.» le assicurò lui facendo un breve inchino con il capo.
«Fate ciò che vi ho ordinato a qualunque costo Comandante Gordoona.» il volto della donna scomparve subito dopo aver pronunciato le sue parole, mentre lui sospirò con amarezza.
Proprio nello stesso istante in cui l’umore di Gordoona diventava sempre più cupo e la sua decisione a lasciare quelle stanze, entrò un soldato che si fermò dinanzi a lui.
«Che cosa c’è?» gli chiese scocciato quasi disturbato da quell’intrusione.
«Abbiamo trovato delle vecchie pergamene… parlano di Tagha comandante.» rispose il soldato mostrandogliele, «A quanto pare abbiamo trovato ciò che cercavamo… parlano dell’arma e della sua possibile posizione qui proprio nei nostri sotterranei.» il soldato continuò a leggere sulle pergamene quando fu interrotto da un graduato che entrò in quell’istante.
«C'è una notizia che riguarda i Difensori della Fede, comandante.» s’intromise inchinandosi, «Sono sulle tracce delle Spade Gemelle.» continuò… il suo tono era quieto per non farlo infuriare.
«Le notizie che mi hai portato sono ottime… cercheranno quelle armi al posto nostro e quando troveranno anche l’anima, li toglieremo tutti di mezzo. Di questo dobbiamo ringraziarli così noi avremo tutto il tempo per Tagha.» Gordoona sorrise nel pronunciare quelle parole e il suo umore cambiò.
A un ordine di Gordoona, i due soldati lasciarono la sala del Reantha per proseguire nelle ricerche di Tagha, ma al comandante serviva qualcuno che sorvegliasse i Difensori della Fede e i loro nuovi amici, le Sentinelle di Sangue. Al suo cospetto comparve l’Uomo del Nero della Notte in sottili vibrazioni che si pose al suo servizio: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
Gordoona si appoggiò con le mani sul bordo del piatto e attese ancora qualche secondo prima di rispondergli: «Devi controllare sia i Difensori della Fede, che le Sentinelle di Sangue e riportare a me i loro spostamenti, anche i più insulsi.».
«Farò ciò che mi chiedi.» l’Uomo del Nero della Notte retrocedette per scomparire nell’ombra ma Gordoona lo fermò.
«Hai creato di caos nel rubare quel maledetto medaglione.» gli disse mostrandogli tutto nel fluido.
«Le persone si sono rammollite oggi giorno.» alla risposta che gli diede l’Uomo del Nero della Notte, si avvicinò a lui e grazie alla luce che il Reantha emanava si poterono vedere soltanto le sue labbra sottili.
«Ti era stato chiesto di essere più discreto possibile nell’assolvere il tuo compito.» gli ricordò Gordoona rimproverandolo di aver fatto il contrario.
«Mi sono solo divertito un po' e poi del resto non ha fatto del male a nessuno.» l’Uomo del Nero della Notte fu interrotto da Gordoona bruscamente dopo che lui aveva pronunciato quelle parole.
«Nessuno! Hai eliminato tutti quelli che si trovavano a guardia del medaglione, sollevando un polverone fra i membri della Congregazione della Luce.» Gordoona era visibilmente adirato poiché l’avventatezza di quell’uomo aveva condotto la Congregazione della Luce a vigilare non solo sui Gavoth e il Concilio dell’Ombra, ma anche su tutto il loro continente.
«Tu rimproveri me di come io abbia agito e dimmi tu come hai usato il medaglione che ho consegnato nelle tue mani?» gli chiese l’Uomo del Nero della Notte scocciato dal tono e dai rimproveri del Comandante Gordoona.
«Avvelenando gli Aghezz… e ora che loro non potranno più nutrirsi dei loro frutti, moriranno come cani.» ribatté Gordoona buttandogli in faccia, metaforicamente parlando, il risultato positivo del suo compito.
«Sì, avrai anche avvelenato gli Aghezz, ma hai perso il medaglione mio caro Gordoona. Questo come lo spieghi?» le affermazioni dell’Uomo del Nero della Notte colpirono in pieno l’orgoglio del comandante e così restò in silenzio.
«Il potere del medaglione era troppo, io non sono stato in grado di controllo per questo l’ho perduto non per altro, come pensi tu.» Gordoona gli rispose a tono e il fastidio di quelle parole colpì molto l’Uomo del Nero della Notte.
«Dove credi che sia adesso?» gli chiese l’incappucciato girovagando per la sala osservandosi intorno.
«L’ho perduto nei boschi che circondano la capitale Nits’Irc, forse è già nelle mani di re Norack, se invece non l’hanno trovato, sarà disperso nella vegetazione.» Gordoona ora ne aveva abbastanza della sua presenza in quel posto e sviò la conversazione su un altro argomento, guardandolo non ci riuscì, «Ora devo lasciarti, ho molte cose ha cui pensare.» e si allontanò dal Reantha.
«Di cosa ti hanno informato quei soldati e non mentire.» insinuò l’Uomo del Nero della Notte fermandosi vicino al Reantha guardandoci dentro.
«Hanno trovato delle pergamene con informazioni su….» Gordoona si bloccò e mostrò l’oggetto in questione nel fluido.
L’Uomo del Nero della Notte si stupì e cercò di toccare l’immagine apparsa nel Reantha, ma chiuse la mano a pugno prima di parlare con Gordoona: «Non credevo che si trovasse proprio sotto il nostro naso… forse però ci tornerà utile avere in nostro possesso quell’arma. Metti più uomini a cercarla, sento che ne avremo bisogno in futuro.».
«Farò il possibile, spero che la troveremo in fretta.» Gordoona si diresse verso la porta e parlò alle guardie che si trovavano a sorvegliarla dall’esterno.
«Tutto bene?» gli chiese l’Uomo del Nero della Notte quando lo vide ritornare.
«Ho dato loro disposizioni e sarò informato di ogni minimo risultato, positivo o negativo che sia.» una volta che il comandante si fermò accanto al Reantha, l’Uomo del Nero della Notte se ne andò.
Intanto Izhar si trovò in difficoltà a combattere contro quel Doriain e quando ebbe la peggio, il controllo che aveva sulle fiamme dell’Inferno cessò e le altre creature poterono raggiungere l’anima. Tuttavia Lucifero. Aveva già inviato un gruppo di suoi demoni a contrastarli.
«Sghamern.» fu l’unica parola che Dranerre proferì nel vederli.
Erano riluttanti, di statura media e con una corporatura robusta. Gli occhi gialli con una sfumatura di rosso e la pelle di pietra e fango li rendevano ancora più mostruosi. Avevano orribili e affilati denti che fuoriuscivano dalla bocca da cui espellevano una nauseante puzza. Il loro punto forte erano le corna affilate sulla testa che causavano gravi danni ai nemici. Le mani come i piedi erano formati da sole quattro dita e ai polsi portavano dei bracciali con cui erano controllati.
Si lanciarono contro i Doriain come bestie e lo scontro fra mostri alla medesima potenza fu micidiale. Il sangue verde scuro dei Doriain macchiò mura e pavimento, al contrario gli Sghamern, essendo demoni, si laceravano mostrando il vuoto per poi morire.
Morirono tutti, ma il Doriain che combatteva contro Izhar vinse su di lui. Stette per infliggergli di grazia, ma fu bloccato da una voce: «Non ucciderlo, è un pesce piccolo.».
Il Doriain ritornò verso l’anima e si apprestò a distruggere le molteplici catene… al primo colpo assestato si liberò un fumo nero e soffocante che riempì la sala occupando anche il corridoio.
Sembrava che il Doriain e l’anima dovessero perire a quel fumo pericoloso, però proprio in quel preciso istante, il medaglione in possesso di re Norack emanò una luce così forte e un’energia talmente potente da rendere il fumo, una nebbia sottile e possibile da respirare.
Il demone però sembrò stupito della situazione e del fatto che il fumo fosse diventato improvvisamente della nebbia…. Il Doriain aveva un’incertezza, ma la scelta la fece quando riuscì a percepire nella nebbia, l’aura magia del Comandante Erenock.
Izhar allungò le mani verso il Doriain lanciandogli contro tutto il fuoco che riusciva a controllare in quel momento. Il Doriain si protesse con il braccio deformato e corse furioso verso il demone, colpendolo e scaraventandolo lontano che sbatté contro un muro sfondandolo.
Il Doriain tornò così dall’anima liberandola dalle catene e dai fulmini con un sol colpo. Lei si alzò in piedi e ringraziò la creatura dinanzi a lei con un cenno del capo. Gli occhi di Dranerre s’illuminarono e lui si dissolse lentamente rilasciando scie luminose di colore bianco e blu.
Lucifero entrò nella sala del trono in quell’istante e si aspettò che lei lo attaccasse senza pietà…, ma non avvenne. Dranerre andò via nello stesso identico modo in cui il Doriain era morto.
«La voglio viva.» Lucifero era calmo e Izhar avvicinandosi a lui annuì andandosene….
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ida90