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Autore: ROW99    05/05/2018    1 recensioni
Dopo i fatti di "One of Us", la vita insieme di Minaho e Manabe è messa a repentaglio da innumerevoli problemi. Quando ogni giorno sembra più difficile del precedente, con l'aiuto di vecchi e nuovi amici, riusciranno a combattere ancora per la loro amicizia?
Genere: Commedia, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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La gioia più grande è quella che non era attesa.


Manabe raccontò per filo e per segno quanto successo in giornata al lavoro. Inizialmente Minaho si preoccupò più per la condizione muscolare dell’amico che per altro (-Man! Abbiamo la partita!) ma poi, tranquillizzato, iniziò a ragionare a sua volta sulla situazione.
-Ecco… Min… io sono così confuso! Non so se… ho… ho una strana sensazione.
L’arancione si portò la mano al mento, interessato. Non poteva resistere ad una bella indagine! -Mh… sensazione? Dimmi tutto Man.
Manabe sospirò, sorridendo debolmente. -Beh… fisicamente… fisicamente so che mi piace. Mi… mi attira molto, ecco. Il punto è che… che…
Minaho sorrise dolcemente. -Che non sai se lo ami davvero.

Il lilla spalancò gli occhi. -G… già… come lo hai capito?
L’arancione sorrise sornione, mettendo una mano sulla spalla dell’amico. -Man… sei un libro aperto per me. Comunque tranquillo… non devi sentirti sotto pressione. Datevi tempo… qualunque cosa succeda, lo sai che io ti proteggo.
Manabe sorrise. -Grazie Min… devo… devo fare bene chiarezza dentro di me, credo. Fra due giorni ne sapremo di più… cercherò di parlargli meglio. Piuttosto… si sa nulla da Endou? Oggi non dovevano comunicargli i risultati degli esami di Rex? Forse potranno… potranno operarlo, no?
Minaho si portò la mano dietro la nuca, sospirando. -È arrivato un messaggio poco prima che tu rientrassi a casa dal lavoro…
Immediatamente il lilla si alzò in piedi, aggrappandosi al bordo del tavolo. -Davvero? Min… presto, dimmi tutto!
L’arancione sorrise sornione. -Autorizzano l’operazione. Sarà tra tre giorni, sabato.
Manabe sorrise. -Beh… è una buona notizia, no? Lo cureranno!
Minaho rimase in silenzio per un istante, fissando il suo amico. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. -Io… io lo spero. Se… se non dovesse farcela come… come...
Il lilla lo abbracciò di colpo, stringendolo a sé. -Non succederà Min. Ne sono più che sicuro. Non succederà nulla di male, vedrai.


Alla fine della cena Minaho e Manabe si sedettero sul divano, davanti alla TV. Quella sera era in programma un bel film d’azione,  ed entrambi avevano molto bisogno di svagarsi un po’.
-Telecomando? Pronto! Patatine? Pronte! Manabe sul divano? Pronto, panda più che mai!
Il lilla arrossì di colpo, guardando il suo amico. -M…Min? Da quando mi consideri un peluche da tenere stretto davanti alla TV?
L’arancione sorrise sornione. -Tu non sei “un” peluche…
Manabe sorrise imbarazzato. -Ecco… ora va meglio!
Minaho scoppiò a ridere. -Tu sei il mio peluche!
Manabe avvampò di rossore. -M…Min? Che stai… ehi!
In meno di un secondo un fulmine arancione, partito da chissà dove a velocità quasi supersonica e atterrato vicino al lilla, aveva iniziato a fargli il solletico. Manabe, ridendo, si dimenticò per un istante di tutti i suoi problemi.


-Man... ehi? Man?
Minaho, in piedi davanti al suo amico, lo scuoteva delicatamente. Il lilla si era addormentato sul divano.
-M…Min? Che…
Manabe aveva aperto gli occhi per un istante, quindi era sprofondato di nuovo nel mondo dei sogni. Minaho sbuffò buffamente, ma in realtà lo trovava dolcissimo quando dormiva.
-Mpf… ho già capito… tutte a me toccano! Aspetta…
L’arancione, sforzandosi di essere il più delicato possibile, fece scivolare un braccio sotto le gambe del suo migliore amico e l’altro intorno alle sue spalle. Lentamente lo sollevò, stringendoselo al petto. Era davvero un grosso sforzo visto che il lilla e l’arancione, oltre ad essere alti uguali, pesavano circa allo stesso modo.
--M…Man… guarda che lo… lo faccio per te! Speriamo di non rotolare sul tappeto…

Lentamente Minaho portò l’amico su per le scale, fino in camera. Fu allora che gli si presentò un grosso problema. Manabe, ordinato come sempre, aveva rifatto il letto. Non poteva abbassare le coperte per farlo stendere senza appoggiarlo a terra, ma così si sarebbe svegliato… come diavolo poteva fare?
La risposta era ovvia. Minaho, sospirando e sorridendo, si diresse verso camera sua… dove, ovviamente, regnava il caos. Con il piede destro calciò via un paio di scarpe, spostò con la spalla l’anta aperta del suo guardaroba a muro, quindi adagiò il suo amico sul letto.
-Man… visto che bravo? Rifare il letto…ehm… non ho mai imparato bene, sai?
Il lilla borbottò qualcosa nel sonno, sorridendo. Minaho si sciolse come neve al sole. Ridacchiando rimboccò le coperte al suo amico, quindi si stese sul tappeto.
-Notte Man… riposati, che ne hai bisogno.


Furono gli uccellini a fare da sveglia a Manabe. Era una giornata ancora più bella della precedente.
Appena aperti gli occhi, oltre ad una bellissima sensazione di riposo e freschezza, avvertì qualcos’altro di strano. Perché tutto profumava di arancio? E… perché la finestra era dal lato sbagliato?
-Bene sveglio Man! Come va?
Manabe fece un salto sul letto. Alla sua sinistra era apparsa, ad altezza letto, le testa del suo migliore amico con tanto di ciuffetti ribelli!
-Min! Ma… Ma che ci fai a terra?
L’arancione scoppiò a ridere. -Guardati intorno… come il caos ti avrà fatto notare, this is my bedroom! Ieri sera ti sei appisolato sul divano, e così…
-E cosí hai pensato di approfittarne per rapirmi! -Il lilla scoppiò a ridere di gusto.
-Ehi! Guarda che ho dormito per terra, pur di lasciarti il mio letto! -Minaho fece una faccia buffamente offesa, incrociando le braccia.
Manabe sospirò. -Min… ma perché non sei venuto a letto con me? Se ci stringiamo ci stiamo… lo sai.
L’arancione arrossì un poco, portando la mano dietro la nuca. -Beh… dici… dici sempre che… che non dobbiamo essere ambigui e… insomma…

Il lilla portò le gambe fuori dal letto, quindi si sedette sul tappeto di fianco al suo migliore amico. -Ehiehiehi Min… guarda che era per ridere! Dopo che abbiamo… ecco… condiviso il fatto che ci piacciono i ragazzi. Era più che altro per me… avevo tanta paura che tu… che tu pensassi che ci provavo con te, ecco.
Minaho rise dolcemente. -Tranquillo Min… ti vedo in mutande tutti i giorni e non ti sono ancora saltato sulle piume, no? Tra fratelli non si fa!
Manabe prima arrossì, ma poi si lasciò andare ad una risata allegra. -Guarda che anche io ti vedo in mutande, e quelle con i gattini sono davvero carine, sai?
Ora era il turno di Minaho di arrossire come un peperone. -Ehi! Mi piacciono i gattini, ok? Non c’è niente di male se ad un ragazzo piacciono i gattini, o sbaglio? Ehm… sbaglio?
Manabe abbracciò stretto il suo amico. -Piacciono anche a me.


-Ehi Man… se non stai fermo come faccio a medicarti?
L’arancione, con un cerotto stretto tra i denti e un tubetto di pomata nella mano sinistra, era seduto davanti al suo migliore amico, che come ogni mattina subiva storicamente la medicazione al braccio.
-Scusa Min… è che hai le mani gelate!
L’arancione fece come per scusarsi e si soffiò sulle mani, cercando di scaldarle.
-Comunque va molto bene… la ferita è chiusa e non vedo tracce di infezione. Per fortuna anche questa cosa sembra essersi risolta…
Manabe sospirò. -Grazie a Dio… nemmeno questa volta porterai fiori sulla mia tomba, Min.
L’arancione ebbe un sussulto. Si immobilizzò un istante, stringendo i denti.
-Man… lo so che non lo fai apposta ma… potresti non dire più questa cosa? Già… già mi… mi fa male pensare che… che papà e mamma stanno dietro una lastra di marmo da… da tanti anni e io non… non posso abbracciarli più, capisci? Non… non voglio nemmeno pensare che… che tu possa… quando hai avuto l’infarto io… io ho pensato che avrei avuto… avuto una tomba in più da… da visitare e… e…
Minaho era andato un po’ in confusione. Era qualcosa che gli succedeva spesso quando era agitato per qualcosa che riguardasse Manabe. Il lilla lo fissò intensamente, prendendogli il viso tra le mani.
-Min… scusa, ok? Non lo dico più, promesso. Stiamo tutti e due bene e siamo qui, no? Lo hai detto tu che il braccio sta bene…
L’arancione prese fiato, calmandosi. -Scusa… scusa tu Man. Ho esagerato, vero? Perché sono così debole…
-Tu non sei debole! Sai quanto siamo importanti l’uno per l’altro… nemmeno io posso pensare di stare anche solo un giorno senza di te. Mettiamo una pietra sopra a questa cosa, ok? Il mio cuore è a posto ora! Senti qua…

Manabe, sorridendo, prese la mano dell’arancione e se la appoggiò sul petto. Il ragazzo arrossì di colpo… Fu rassicurato dal battito robusto dell’amico, ma la sensazione della sua pelle sotto le dita, e il fatto di stargli toccando il petto in quella maniera lo imbarazzarono un po’. Ci voleva il sorriso allegro di Manabe per tranquillizzarlo.
-Grazie Man… sai sempre cosa fare per migliorarmi l’umore.  Ora però rivestiti, presto! Prima che le ragazze del quartiere inizino ad inseguiti urlando e sbavando!
Manabe scoppiò a ridere di gusto. -Min… sempre simpatico, tu!


-Che ne dici… dopo gli allenamenti mandiamo un messaggio a tuo zio? Vorrei sapere se ci sono aggiornamenti sul tuo articolo… quello che ti hanno rubato.
Mentre camminavano verso la fermata del bus per andare a scuola, Minaho e Manabe chiacchieravano come sempre. L’arancione aveva pensato molto prima di fare quella proposta… non voleva mettere il suo amico in agitazione. Per fortuna il sorriso allegro di Manabe lo tranquillizzò subito.
-E perché no? Anzi… facciamo un salto da lui! Potremmo mangiare qualcosa fuori e dopo andare direttamente a casa sua… dovremmo metterci non più di un’oretta… saremo di ritorno in tempo per gli allenamenti così! Che ne dici?
Minaho si portò una mano al mento, sorridendo. -Direi che… esaminati pro e contro… è una splendida idea, Man. Il problema sarà superare queste traumatiche cinque ore…
Manabe sospirò, ridacchiando. -Ohiohi! Sentite il grande Minaho Kazuto lamentarsi della scuola! Il mondo va alla rovescia! Divenni andremo a finire?
Minaho sorrise sornione. -Manabe? Inizia a scappare.


Raramente Minaho sbagliava una previsione. Le cinque ore di scuola furono un dramma, visto la mole di interrogazioni che intasava i programmi scolastici prima delle vacanze di Natale. Infatti, mentre ci si avviava a finire novembre, la maggior parte dei professori non aveva ancora abbastanza voti.
-Odio inglese… lo odio! -Minaho si mise le mani tra i capelli. Due ore di quella materia per lui erano troppe. -E dire che è la lingua di Scotland Yard… mamma mia… sarebbe il mio sogno lavorare con loro!
Manabe scoppiò a ridere. -E perché no? Solo che così dovremmo trasferirci entrambi a Londra… non pensare che io rimanga qui da solo mentre tu gozzovigli tra scene del crimine e gang varie!
Minaho rise a sua volta. -Ehi… io non ci vado a Londra senza di te. Io non… non vado da nessuna parte senza di te, sappilo.
Manabe rimase colpito. Nel tono del suo migliore amico c’era una dolcezza diversa dal solito… ancora più profonda.
-Io… grazie, Min. Lo stesso vale per me.


Usciti finalmente da scuola, Minaho e Manabe andarono a farsi un panino nello stesso locale che avevano già provato, quindi si diressero in centro verso casa dello zio del lilla, passando dal parco.
La temperatura era fredda, ma non tirava vento e tutto sommato il sole rendeva comunque allegro il clima. I bambini giocavano a pallone infagottati nei giubbotti, mentre alcune signore anziane portavano a spasso i loro cagnolini.
Usciti dal parco il centro città li avvolse con la sua vita pulsante e gioiosa. I locali erano pieni per il pranzo, e i dipendenti in pausa, in giacca e cravatta, camminavano per strada chiacchierando e leggendo il giornale. Coinvolti dal clima, i due ragazzi accellerarono il passo e, in pochi minuti, si trovarono davanti alla cancellata della villa dello zio di Manabe.

-Ok Man… speriamo di ricevere belle notizie! Entriamo?
Il lilla sorrise. -Entriamo.
   
 
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