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Autore: Angel TR    05/05/2018    3 recensioni
21 lettere per 21 storie.
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Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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Nome: Angel Texas Ranger
Fandom: Tekken
Personaggio: Josie Rizal
Rating: verde
Ship: no


N - Necessità


La mamma la stava ancora osservando con aria preoccupata. Il papà scosse la testa e disse: «Non ci siamo proprio. Io a questa la spedisco immediatamente in palestra!»

Fu più forte di lei: il suo labbro inferiore sporse e i suoi occhi scuri iniziarono a riempirsi di lacrime. Odiava quella parte di sé eppure davvero non riusciva a controllarla.
Ecco, che se ne facessero una ragione.

«Credi davvero che praticare le arti marziali la indurirà? In fondo è ancora una bambina... magari ha solo bisogno di maturare» ragionò la mamma.

Le lacrime rigarono le guance di Josie, lasciando una traccia bollente al loro passaggio. Il papà se ne accorse e sbuffò spazientito.

«Smettila, Josie! Sei una piagnucolona! Imparerai a combattere e, magari, ti dimostrerai all'altezza dell'eredità familiare così potrai anche lavorare come professionista» minacciò il padre.

La mamma roteò gli occhi.

Josie ruppe in singhiozzi. Non le piaceva proprio la lotta, non voleva far parte della famiglia se questo significava andare in palestra!

«Ma è proprio necessario?» sussurrò la mamma all'orecchio del papà.

«Sì, è necessario» affermò irremovibile il papà.


Dieci anni dopo.


L'Elite Model Management ora aveva sede anche a Manila, non troppo lontano da dove abitava Josie, oltre che a Milano, Londra, New York, posti che le sembravano lontani galassie.
Aveva preso il bus per arrivare lì invece di andare a piedi perché avrebbe sudato, i capelli avrebbero perso la piega, sulla maglietta bianca sarebbero apparsi degli orribili aloni gialli e dopo... beh, il suo aspetto non sarebbe stato dei migliori.
La sua lunga gamba scura iniziò a tremare e il piede infilato nella scarpetta di tela batté di risposta sul pavimento immacolato della sala d'attesa. Le altre ragazze non le prestarono attenzione: erano anche loro troppo nervose per accorgersi dell'imminente scoppio di pianto.

Ci risiamo, pensò Josie in preda al panico.

Le sue mani slanciate tremavano e il portfolio che stringevano minacciava di stropicciarsi. Le foto che conteneva erano fondamentali per ottenere quel lavoro quindi Josie s'impose di calmarsi.
Inutile. Alcune lacrime caddero sul portfolio, bagnandolo.
È che quel posto era troppo importante.
Dovevano assumerla.
Gli anni si erano permessi di bussare alla porta del papà a chiedergli il tornaconto e la mamma doveva già pensare alla casa e ai figli. Josie era la maggiore: era necessario che portasse la pagnotta a casa.

Alla fine, si era rivelata all'altezza delle aspettative e, contro ogni previsione, le arti marziali erano diventate una passione. Ogni tanto si tenevano dei tornei nazionali e Josie era sempre riuscita a strappare dei buoni risultati oltre che qualche soldino. Quando le chiedevano cosa facesse nella vita, lei rispondeva che era una lottatrice professionista.

Ma non era sufficiente.

Aveva osservato con crescente orrore il papà invecchiare e tremare davanti alle bollette da pagare, con la mamma che gli posava una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
Si era promessa che, appena finita la scuola, sarebbe stata lei a mandare avanti la famiglia.

Trasse un profondo respiro per calmarsi. «Ce la posso fare» disse tra sé e sé.

Improvvisamente, le ragazze s'irrigidirono e drizzarono la schiena.
Dall'altro lato della sala tutto taceva.
E anche quel provino era finito: la ragazza uscì di corsa, sul bel viso un'espressione dubbiosa. Le altre si scambiarono delle occhiate preoccupate: era stata presa o no? Cosa le avevano fatto fare?
I casting stavano finendo, erano agli sgoccioli. Josie fece un rapido calcolo. Il suo cuore mancò un battito quando si rese conto di essere tra le prossime.
Una donna fasciata in un elegante tubino fece capolino dalla porta e diede una rapida occhiata alla cartellina prima di chiamare: «Josie Rizal».

Un tremolio scosse le gambe di Josie. Scattò in piedi rovesciando la sedia: sentì il viso andare in fiamme e sapeva che quello era il preludio di una crisi isterica.

Si schiarì la gola. «Eccomi» esclamò.

Appena la donna le diede le spalle, Josie si asciugò rapidamente le lacrime con il dorso della mano.

Ricordò le parole del papà quando era solo una bambina frignona -beh, lagnarsi era ancora la sua specialità: certe cose non cambiano.

Aveva detto alla mamma che era necessario mandarla ad allenarsi.

Josie drizzò la schiena e seguì la hostess. Ora era necessario che convincesse l'agenzia ad assumerla e il primo passo era proprio smettere di piangere.


N/D: ho scritto che non comprendo l'utilità di Josie nel roster però la tizia ci dà dentro! Insomma, fa due lavori ben prestigiosi (ok, non è detto che lo siano, però...). Qua con la crisi che c'è... xD vabbeh. Non sono molto convinta di questa ff infatti avevo pensato di inserirla nella P (come Piagnucolona) poi ho pensato che nessuno parla del fatto che Josie manda una famiglia avanti da sola.
Mmh.
Kisses, Angel.

  
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