Bello e Impossibile
La ragazza si rigirò nel letto, cercando di dormire. Ma, come al solito, non ci riusciva.
Per
lo stesso
motivo di sempre: lui.
Continuava a vedere davanti a sé la sua camminata, sicura, imperiosa, l’andatura di chi possedeva il luogo su cui camminava, il suo sorriso a fior di labbra, appena accennato, leggero, quasi annoiato… lo sguardo indifferente che riservava ad ogni essere vivente, così diverso da quello intenso, appassionato che dedicava a qualunque scoperta magica, a qualunque pozione, a qualunque incantesimo.
Bello, bello impossibile
con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale
bello, bello invincibile
con gli occhi neri e la tua bocca da baciare
Eppure… eppure quello sguardo era capace di stregare più della più potente pozione d’amore. Uno sguardo che ti faceva desiderare semplicemente di adorarlo, perché lui era più in alto, era al di sopra di chiunque, era un dio.
E poi era bello. Bello… bello come nessun altro ragazzo della loro scuola sarebbe mai potuto essere, come nemmeno i figli purosangue dei Serpeverde sapevano essere.
Aveva classe. In ogni suo minimo movimento c’era un’impronta di comando che riduceva alla sua mercé gli oppositori più accaniti, quando quegli occhi nerissimi si fissavano su una persona difficilmente questa riusciva a restare concentrata abbastanza da potergli rifiutare qualcosa.
I suoi capelli, più lunghi di quanto fosse usuale fra i suoi compagni, erano altrettanto neri, formavano un curioso contrasto con la pelle alabastrina, con la divisa nera della scuola.
I suoi lineamenti erano finemente modellati, le labbra sottili, sprezzanti, mordaci…
La
ragazza si
agitò, cercando di controllarsi. Avrebbe tanto voluto
baciare quelle labbra… ma
sapeva che non era possibile. Era impossibile.
Lui era tutto, lei non era niente. Lui era… inarrivabile. Invincibile. Nessuno era in grado di opporglisi.
girano le stelle nella notte ed io
ti penso forte forte ti vorrei
bello, bello impossibile
con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale
bello e irraggiungibile
con gli occhi neri e il tuo gioco micidiale
Capendo che cercare di dormire era inutile, la ragazza sospirò e si tirò su, avvolgendosi in una morbida vestaglia e dirigendosi verso la sala comune e poi fuori, lungo i corridoi, attraversando le sale buie fino a giungere nel parco.
Si diresse malinconicamente fino all’albero al centro del prato e si appoggiò alla corteccia, sospirando. Poi spalancò gli occhi e li fissò sulle stelle. Così lontane… così fredde… sembravano i suoi occhi.
Abbassò nuovamente le palpebre. Incredibile, anche laggiù doveva per forza pensare a lui.
Si costrinse a pensare che fosse solo una cotta. Che sarebbe stato facile dimenticarsene.
Se solo non fosse stato così
dannatamente
bello.
Bello, e con un fascino oscuro che sapeva sfruttare magistralmente.
L’anno
prima
alcuni della sua casa avevano collegato lui alle misteriose aggressioni
verificatesi. La ragazza rabbrividì. Le costava ammettere
che quelle voci sarebbero potute essere
possibili.
Ne era perfettamente in grado. In fondo alle sue iridi d’onice brillava l’inferno, avrebbe saputo condurre quel gioco micidiale come nessun altro.
Eppure lei lo amava. Era inutile girarci intorno, amava la sua bellezza, la sua imperiosità, il suo sguardo, addirittura il suo carattere.
Ma per lei era irraggiungibile.
Nascose la testa fra le braccia mentre una lacrima solitaria si faceva strada sulla sua guancia.
non conosco la ragione che mi spiegherà
perché non voglio più salvarmi dalla libertà
è una forza che mi chiama sotto la città
e se il cuore batte forte non si fermerà
e all’alba è amore nasce col sol cosi
e all’alba il sole finirà che così
Ormai non era più un sentimento logico. Apparteneva irrazionalmente a lui, anima e corpo. Se le avesse chiesto di buttarsi nel fuoco, si sarebbe cosparsa di pece e buttata nel camino.
Non era libera, era la sua schiava, e adorava esserlo. Era più forte di lei, voleva essere sua, voleva il suo amore, anche fittizio, ma era una sensazione così potente da farle male. Anche solo per un giorno, anche solo per una notte, solo per sentirsi completamente sua, come voleva essere. Solo per potersi cullare in quell’attimo di illusione.
Tra le tue mani scoppia il fuoco che mi brucerà ed io non
voglio più salvarmi da questa verità
c’è una luce che m’invade non posso più dormire
con le tue pagine nascoste lo vorrei gridare
Era
cera fra
le sue mani, e lui aveva in mano un fuoco capace di bruciarla
completamente, ma
non le importava. Non le importava.
Non poteva più dormire a causa di quella ossessione, voleva poter essere guardata da lui con lo sguardo che riservava ai suoi libri, alle sue scoperte, ai suoi studi.
Voleva poter gridare a tutta Hogwarts il suo amore, ma sapeva che era impossibile.
Bello, bello impossibile
con gli occhi neri e la tua forma d’orientale
Bello, bello incredibile
con gli occhi neri e la tua bocca da baciare
Girano le stelle nella notte
Ti penso forte forte ti vorrei Si
Lui era impossibile. Bello ma impossibile. E incredibile. Più forte di chiunque altro avesse mai conosciuto, e studiava con i maghi più grandi d’Europa, più intelligente di quanto non mostrasse – e non era poco – e, nonostante lui stesso sembrava non rendersene conto o non darvi alcun peso, tremendamente affascinante.
Alzò lo sguardo al cielo. Le stelle erano ancora lì, beffarde, anche se avevano leggermente cambiato posizione. Quanto tempo era passato?
Rituffò la testa sulle ginocchia. Che importava? Non avrebbe passato un’altra notte da sola col solo desiderio a tenerla sveglia, rischiando di farla impazzire.
Mi sconvolge l’emozione e non so perché
oltre il bacio della folla vedo solo te
mentre corro nel tuo sguardo sotto la città
e non voglio più mi arrendo chi mi salverà
La sconvolgeva quell’emozione così potente. Non era mai stata una persona particolarmente passionale, anzi, molti dei suoi conoscenti la descrivevano gelidamente equilibrata. Dov’era finito tutto quell’equilibrio, ora?
Ormai percepiva la sua presenza, riusciva ad individuarlo nella Sala Grande anche in mezzo a tutta la folla, sapeva come per istinto dove si trovava, cosa stava facendo. Bastava un brevissimo sguardo e, come il ferro attratto da una calamita, incontrava i suoi occhi, non direttamente, ma di sfuggita.
Non ce la faceva più, si era completamente arresa e nessuno sarebbe venuta a tirarla fuori da quell’abisso.
e all’alba è amore nasce col sol cosi
e all’alba il sole ti dirà che è cosi
Bello, bello impossibile
con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale
bello, bello e invincibile
con gli occhi neri e quel tuo gioco micidiale
In realtà, forse si era accorto dell’attrazione che provava per lui. E sapeva sfruttarla con la sua solita maestria. Giocava con lei, un gioco che la stava corrodendo, ma che era la sua ultima ancora prima della pazzia.
Le faceva delle domande, le faceva delle richieste, ogni tanto le sorrideva, ma niente di più.
Sembrava godere della sofferenza che la animava.
Eppure restava il suo dio. Bello e invincibile.
scoppia nella notte il sentimento
ti sento forte forte ti vorrei
Bello, bello impossibile
con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale
Bello, bello invincibile
con gli occhi neri e la tua bocca da baciare
Bello, bello impossibile
con gli occhi neri e la tua forma di orientale
Bello e irraggiungibile
sei bello, bello impossibile
con gli occhi neri il tuo sapor mediorientale
bello invincibile con gli occhi neri e la tua bocca da baciare
Bello, bello impossibile
con gli occhi neri sei bello impossibile
e irraggiungibile
Se i giorni, con lui accanto ma sempre distaccato, erano una tortura, le notti, senza di lui in nessun modo, erano un tormento. A volte le bastava la sua semplice presenza per farla sentire bene, a suo agio, ma ciò rendeva ogni distacco più doloroso di una pugnalata.
E ogni volta che lo incontrava annegava nuovamente in quei suoi occhi neri, sarcastici, perfettamente consapevoli di ciò che la animava, divertiti nel vedere la sua sofferenza, pronti a dargliene nuovi motivi e nuovi stimoli.
Troppo bello per essere un semplice umano.
Troppo potente per essere un semplice mago.
… Troppo perfetto per essere un semplice essere vivente.
Era la sua nemesi, aveva cercato di sottrarsi a quella catena e non c’era riuscita.
Sapeva che quel sentimento l’avrebbe uccisa.
Lo sta già facendo, sussurrò una vocina dentro di lei.
La ragazza alzò a fatica la testa. Era inverno, ormai, le notti erano freddissime. Si accorse che alcuni delicati batuffoli d’ovatta stavano cadendo dal cielo senza un suono, avvolgendo tutto in un manto bianco. E lei era in camicia da notte e vestaglia.
Provò
ad
alzarsi, ma i suoi muscoli rifiutarono di obbedire. E
perché, poi? si chiese, Cos’ho
da perdere?
Non le importava più niente, ormai, ogni pensiero appariva sfocato, l’unica cosa che riuscisse a scorgere chiaramente erano i suoi occhi. Neri, liquidi, beffardi.
Con uno sforzo, riuscì a focalizzare tutto il suo viso.
«Bello e impossibile» sussurrò prima di chiudere definitivamente gli occhi.