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Autore: Yuna Shinoda    03/07/2009    8 recensioni
Bella va all'Università di Yale con la sua amica Angela.
Durante il viaggio incontra un ragazzo molto petulante, Emmett, e suo fratello, che, anche dopo averla vista più di una volta, non vuole rivelarle il suo nome.
Bella, dopo aver rivisto Emmett, è decisa nello scoprire il nome di suo fratello (che penso tutte immaginate chi sia) XD.
Nel campus, Bella divide la sua stanza con Rosalie ed Alice, che si rivelerà essere la sorella di Emmett, nonchè quella che svelerà il nome del ragazzo.
Bella sembra avere simpatia per lui, anche senza conoscerlo... Ma ha anche simpatia per un ragazzo che incontra la sera al buio e a cui racconta le sue confidenze, e di cui non conosce l'identità.
Che dite, Bella di chi si innamorerà?
E se il ragazzo del parco si rivelasse qualcuno che noi tutti conosciamo?
Sono tutti umani, senza poteri, Si adattava di più U_U
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Inanzitutto, scusate per il ritardo. Ho avuto problemi di connessione e non riuscivo a postare nulla sul sito, ma adesso ho risolto!

Enjoy ^^

 

 

Ero di nuovo con quel ragazzo. Il ragazzo che adesso aveva un nome. Edward.
Non eravamo più nella stessa strada dei due sogni precedenti, adesso eravamo assieme per le vie del campus. Eravamo sempre mano nella mano.
“Allora? Hai cambiato idea?” mi disse.
“Forse... Forse l'ho cambiata” risposi, incerta.
“Ah, bene... E cosa pensi ora?”
“Penso che... Insomma... Adesso mi piace qualcuno” Lo guardai in volto, e vidi che rise.
“Mi sembra una buona risposta. E com'è? Carino?”
Nel sogno mi venne subito in mente il ragazzo della panchina. Forse mi riferivo a lui. Non forse. Mi riferivo proprio a lui. Ma perchè allora tenevo la mano ad Edward? Che cosa centrava?
Il sogno finì prima che potessi rispondere. Mi svegliai con i brividi. Quella mattina faceva davvero freddo.
Come ormai tutte le mattine, da più di due settimane a quella parte, mi andai a vestire in fretta, ed in fretta uscii dalla stanza per andare a lezione. Era giovedì. Questo significa che avrei incontrato Edward in tre lezioni.
Non sapevo perchè quella mattina avrei voluto proprio evitarlo, ma pensai che era a causa del sogno che avevo fatto. Mi chiedevo ancora perchè mi tenesse la mano. Era forse un sogno premonitore? Oppure nella mia mente era proprio quello che desideravo?
Scossi la testa a quel pensiero. No, non volevo lui. Volevo il ragazzo del parco. O almeno era quello che credevo. Dovevo pensarci bene.
Entrai nell'aula di Storia dell'America con passo lento, quasi come se avessi paura che ci fosse qualche mostro che potesse mangiarmi.
Presi posto da qualche parte, ed iniziai a sfogliare il mio libro per ingannare il tempo, ma era troppo difficile. Con lo sguardo aspettavo che entrasse anche Edward nell'aula, ma non mi capacitavo ancora del perchè. Pensavo che, dopo aver scoperto il suo nome, ormai la sua curiosità verso di lui era finita.
Quando poi alla fine entrò, il cuore iniziò a battermi ancora più forte.
Lo seguii con lo sguardo, e vidi che anche lui sembrava cercare qualcuno... Forse. Poi, per un istante, incontrò i miei occhi. Fu un momento breve, ma in quei pochi secondi, ci fissavamo in modo strano. Non riuscivamo ad abbassare lo sguardo per guardare altrove. Fece un cenno con il capo ed io lo feci con la mano, come per salutarlo. Poi, si sedette al suo posto.
Probabilmente, ero proprio io quella che cercava nella stanza. Il mio cuore intento continuava a battere velocemente, senza riuscire a rallentare.
Per tutta la lezione, ed in quelle seguenti con lui, lo fissai molto spesso.
Lui, a volte, vagava con lo sguardo in varie direzioni, e pensai che faceva così per non far capire che cercava me. Okay, forse mi sentivo troppo importante, e questo non andava bene. Però, sono sempre delle ipotesi.
Quando arrivò l'ora di pranzo, la mensa era già piena. Cercai con gli occhi Angela, e vidi che era seduta ad un tavolo con Alice... Ed Emmett. C'era anche Jasper. Li raggiunsi.
“Ciao, ragazzi”
“Bella, aspettavamo proprio te” disse Alice, entusiasta.
“Perchè?” dissi, confusa.
“Stasera vorremmo fare una festa intima in stanza... Ci sei?”
“Cosa intendi per intima?” Non ci stavo capendo nulla.
“Beh, solo noi quattro ragazze con Jasper, Emmett ed Edward. Sempre se sei d'accordo”
Edward... Ci sarebbe stato anche Edward... “Sì, io... Per me va bene”
Alice si illuminò. “Oh ma allora è perfetto! Sarà meglio che vada a preparare fin da ora” disse, alzandosi improvvisamente, portandosi Jasper dietro.
Restammo sole con Emmett.
“Allora? Tutto bene la giornata di oggi?”
“Bene bene” disse Angela. Io intanto stavo mangiando.
Mentre trangugiavo il mio piatto di pasta calda, arrivò la solita voce che mi faceva andare in tilt. “Ciao” disse. Era lui.
Mi stava per andare il cibo di traverso, così iniziai a tossire forte e a bere acqua. Notai che sia lui che Emmett mi stavano fissando.
“Tutto bene?” chiese Emmett.
“Sì... Emmett... Stavo solo mangiando... troppo in fretta” dissi, tra una tosse e l'altra. Edward mi guardava preoccupato. Continuai a mangiare, ed anche gli altri fecero lo stesso.
Dopo qualche minuto in cui si sentivano solo le nostre forchette che si muovevano, Emmett iniziò a parlare con suo fratello.
“Stasera sei libero?”
“Sì” rispose semplicemente.
“Bene. Allora facciamo una festa”
“Una festa? E perchè?” Sembrava non gli piacesse l'idea. A dire il vero, nemmeno a me. Io odiavo le feste.
“Così... Idea di Alice, sai com'è lei”
“Già”
“Allora, verrai?”
“Penso di sì” rispose secco.
“Dai, Edward, vieni” lo pregò Angela “ti divertirai”
Edward fissò prima Emmett, e poi me. Per troppo tempo. “Va bene”
“Fantastico!” disse Angela.
Continuammo a mangiare in silenzio. Si sentivano solo i rumori delle forchette nei piatti.
Emmett ed Angela ogni tanto scambiavano qualche parola, così, giusto per passare il tempo, mentre io, quasi tutta l'ora, restai a fissare il mio piatto senza alzare gli occhi. Non volevo di certo incontrare quelli di Edward. Mi mettevano in soggezione, e non sapevo perchè.
Dopo qualche minuto, sentii una sedia spostarsi ed alzai gli occhi. Era la sua.
“Ci vediamo stasera,” disse, senza rivolgerci nemmeno uno sguardo. E meno male. Se avesse continuato a fissarmi senza motivo, forse gli avrei chiesto di sicuro il perchè. E non volevo di certo saperlo.
I miei compagni di tavolo, non risposero. Erano troppo occupati a ridere per qualcosa che non avevo capito bene, ma che dopo tutto, non mi interessava affatto.
Stavo ancora pensando ad Edward, ed ai suoi sguardi.
Mentre pensavo a lui, era come se l'immagine del ragazzo del parco si offuscasse all'improvviso, quasi come se i sentimenti che avevo detto a me stessa di provare, adesso fossero diretti unicamente verso Edward, quasi come se tra i due ci fosse una stretta relazione.
'Ti sbagli, è sicuro. Ci sono così tanti studenti nel campus...'
Eppure, com'era possibile che ogni volta che lo sentivo parlare mi batteva così forte il cuore?
Tornai in stanza, da sola, e lasciai Angela ed Emmett alle loro risate. Non si accorsero quasi che me n'ero andata.
Appena entrai nel soggiorno, vidi che tutto era pulito e lucido. Alice era ancora con lo spazzolone e il secchio, e Jasper spolverava qua e là.
Quando mi videro, mi sorrisero.
“Dovevamo pur pulire, prima o poi” fece Alice.
“Hai ragione, ma penso che si sporcherà di nuovo” le risposi ridendo.
“Pazienza. Puliremo di nuovo”
Passai davanti ai due ragazzi e raggiunsi la mia stanza.
Mi tolsi le scarpe e mi stesi sul letto. Fissavo il soffitto senza desiderarlo, giusto perchè non avevo tanta voglia di chiudere gli occhi per farmi un riposino pomeridiano prima dell'incontro di questa sera. Già, questa sera. Sperai che non ci fossero troppi giochi di sguardi, tra me e Edward, perchè altrimenti avrebbe potuto chiedere spiegazioni. Non solo lui, ma anche gli altri. Non erano di certo stupidi... O no?
Stasera, pensai. Oh. Dovevo anche incontrarmi con il ragazzo del parco! Tirai un sospiro di sollievo. Avrei fatto finta di dover uscire, come facevo ogni sera, ormai, e mi sarei dileguata. Ecco fatto. Niente più Edward e niente più coppiette per il resto della serata. Almeno finchè non sarei tornata.
Stando stesa sul letto, mi addormentai, e mi svegliai solo quando il telefono suonò. Angela rispose.
“Pronto?”
Mi sedetti sul materasso e mi strofinai gli occhi, mentre lei sorrideva, con il cellulare in mano.
“Non ci credo! Stasera? Sì, va bene. Ti vengo a prendere io”
Spero solo che non aveva deciso di allargare la festa anche ad altri studenti...  già era troppo difficile stare solo con poca gente...
Mi alzai, noncurante, e andai a lavarmi in bagno. Mi gettai sotto la doccia fredda, per lavare via le tracce di sonno. Dovevo anche prepararmi per la 'festa' di questa sera, e non volevo apparire sporca e trasandata.
Uscii qualche minuto dopo con degli abiti puliti.
Avevo deciso di indossare un jeans scuro ed una maglia con lo scollo a V blu. Abiti normali, dopo tutto. Non era mica un gala.
Quando rientrai in stanza, Angela sorrideva felice. Immaginai che era a causa della telefonata di poco prima. Non appena mi vide, mi raccontò tutto.
“Bella... Ben mi ha chiamato poco fa... Sta venendo qui! Capisci? Sta venendo! Che bello!”
Ben. Andiamo bene...
Ben era il ragazzo di Angela, ormai dai tempi in cui andavamo alla Forks High School. Ha due anni in più a noi, e quindi quando Angela si è trasferita ad Hartford, lui l'ha seguita. Non l'ho mai conosciuto molto bene, ma le poche volte che ci ho parlato, mi è sembrato molto simpatico.
“Sono contenta per te” dissi, sorridendole a mia volta. Ed era vero. Meritava di essere felice.
“Dopo devo andarlo a prendere”
“Beh, così verrà anche alla festa”
“Esatto. E stanotte andiamo a dormire in un albero qui accanto. Non ti dispiace, no?”
“No, certo che no” le risposi, anche se un po' la invidiavo. Va bè.
Bussarono alla porta. Vidi l'orologio, e mi accorsi che erano già le otto. La festa sarebbe iniziata a momenti. Probabilmente quelli erano gli invitati...
Io ed Angela andammo nel soggiorno, e notammo con piacere che Alice aveva aggiustato tutto con classe, ed aveva anche preparato qualcosa da mangiare nel cucinino – che usavamo di rado -. Stavano entrando proprio in quel momento.
“Prego, accomodatevi” disse Alice, mentre Edward ed Emmett entravano in stanza. Jasper era rimasto qui tutto il pomeriggio.
Quando di ci vide, Emmett alzò la mano per salutarci, mentre Edward si limitò, come sempre, a fare solo un semplice cenno col capo. Sempre sprecato.
Alice mise un po' di musica da discoteca. Ballare non mi piaceva, e non osai nemmeno provarci.
Lei, Jasper, Emmett e Rosalie, invece, ballarono come matti da quando Alice abbassò le luci per rendere l'atmosfera più intima.
Sotto la musica assordante, riuscii a sentire Angela dirmi “Torno tra un po', vado a prendere Ben”, e mi lasciò sola con Edward.
Sola teoricamente, dato che c'erano anche gli altri quattro.
Ma visto che nemmeno lui ballava, diciamo che ci facevamo compagnia.
Ero seduta sul divano bianco, mentre lui era su quello nero, proprio davanti a me. Non riuscii a voltarmi nella sua direzione per vedere cosa faceva, o se mi stava guardando. Preferii ignorarlo per evitare che mi mettesse in soggezione. Mi ripetei che dovevo pensare all'incontro con il ragazzo del parco, che avrei dovuto vedere tra un'oretta.
Alice ed Emmett, mentre ballavano, urlavano di divertimento, e capii che gli piaceva davvero molto ballare. Rose e Jasper erano più passivi, ma sembrava comunque che gli piacesse.
“Dai, Bella, vieni!” gridò Alice, cercando di farsi sentire.
Scossi la testa, e sorrisi. Non avrei mai ballato.
Passarono a fare questo per una mezz'ora, che tornò anche Angela con Ben.
Quando li vide, Alice decise di fare qualcosa tutti insieme, dato che né io, né Edward, avevamo ballato. Abbassò il volume dello stereo.
“Allora! Adesso si gioca!” disse, a voce alta.
“Giochiamo? E a cosa?” chiese Emmett, sempre propenso al gioco.
“Ad un classico. Il gioco della bottiglia!”
“Va bene, ci sto!” gridò Emmett, seguito da Angela e da Jasper, che però lo disse con tono molto più basso.
A parte la bottiglia da far girare, Alice aveva portato con sé quando era venuta qui una specie di rotellina con una freccetta che girava, su cui c'erano scritti i pegni.
Schiaffo, bacio, carezza. Che roba. Non osai pensare se mi fosse capitata una delle ultime due a me. Trasalii, quando vidi l'orologio. Avevo ancora una mezz'ora.
Ci sedemmo tutti sui divani, e stranamente c'entrammo tutti e otto.
“Bene, allora inizio io. Tanto sapete tutti come si fa. Non ammetto scuse. Nemmeno per i baci. Dovranno essere come volete, ma solo sulle labbra” disse.
“Ma... Alice... E se capitano due uomini?” chiese Jasper.
“Non fa niente. Si fa e basta. E' un gioco” gli rispose ridendo.
Alice diede un colpetto alla freccetta, che si fermò su 'carezza'.
Adesso le toccava girare di nuovo la bottiglia, per vedere a chi doveva farla.
Mise tutta la forza che aveva, e alla fine uscii Rosalie.
Alice si alzò e andò a dare una carezza all'amica. Rose le sorrise. La prima volta che la vidi sorridere in trenta giorni.
“vai, Rose, ora tocca a te” le disse Alice.
Rosalie imitò quello che poco prima aveva fatto Alice, e questa volta capitò su 'bacio'.
“Ohh, voglio proprio vedere chi le capita!” disse Jasper.
La bottiglia si fermò davanti a Ben. Cioè, uno sconosciuto per lei.
Emmett rideva, mentre Rose si alzava con una brutta faccia imbronciata e veloce dava il bacio a Ben. Anche gli altri risero.
Ben fece uscire di nuovo 'bacio', e gli toccò baciare Emmett, poi Emmett fece uscire 'schiaffo', e Jasper fu il malcapitato; poi Jasper fece uscire di nuovo 'carezza' e toccò ad Angela, che fece uscire 'schiaffo', che toccò a me.
Infine, dopo tanti giri, fu il mio turno.
Non amavo molto questo gioco, a causa degli esiti e delle cose che imponeva di fare.
'Tutto, tranne bacio. E tutti, tranne Edward', ripetevo nella mia mente.
Diedi un colpetto alla freccetta, e feci tutti gli scongiuri possibili per fare in modo che non uscisse bacio.
Invece, per mia sfortuna, uscì proprio bacio. Oh merda.
A questo punto pregai sempre che non fosse lui ad uscire, finchè il fato non mi diede di nuovo una batosta. La bottiglia si era fermata proprio davanti ad Edward.
“vai, Bella, su!” mi incitava Alice.
Mi alzai in piedi, pronta a fare in fretta questo martirio.
Tutti gli altri gridavano “Bacio! Bacio! Bacio!”, ed io sentivo che piano piano le mie guance divenivano sempre più calde, e sempre, e impercettibilmente più rosse.
Fui grata ad Alice per aver abbassato le luci, sperando che nessuno dei ragazzi avesse occhi speciali per intravedere il rossore delle mie gote.
Mentre andavo verso Edward, lo fissavo negli occhi.
Anche lui faceva lo stesso, ma al contrario sembrava calmo. Pensai che fosse solo apparenza.
Mi sudavano le mani, e quando arrivai accanto a lui, si alzò. Era alto più o meno come Emmett. Ma in ogni caso molto più alto di me. Tutti all'improvviso si zittirono, quando mi alzai sulle punte per baciarlo.
Chiusi gli occhi, e cercai di pensare ad altro. Sapevo che forse mi sarebbe molto piaciuto baciarlo, ma non pensavo di certo che potesse capitare così presto, dopo poco tempo da quando avevo conosciuto il suo nome, e davanti a tutti, soprattutto. Ma perchè adesso pensavo a questo? Non avevo detto che ormai la curiosità verso di lui era finita e mi piaceva solo il ragazzo del parco? Sperai di fare in fretta per raggiungerlo.
Le mie labbra toccarono quelle di Edward. Erano bollenti. Stranamente, non si staccò subito dopo il timbro. Anzi, mi poggiò una mano sulla schiena e mi strinse ancora di più a sé, ed io, impercettibilmente, feci lo stesso. Non seppi da cosa fui guidata.
Passò qualche secondo, ed infilò la lingua nella mia bocca. La trovai in fretta con la mia. Iniziarono a toccarsi come se già si conoscessero da tempo, e sembrava non finire mai. Il resto, attorno a me, era buio.
Poi, improvvisamente, si staccò da me. Aprii gli occhi. Mi stava fissando stranito.
Gli altri attorno a noi battevano le mani e fischiavano. “Bravi!” diceva Angela, mentre Emmett rideva assieme a Jasper. Che infantile...
Oh Dio. Ma cosa avevo fatto? Adesso cercavo di rielaborare. Avevo baciato Edward. Ripetei ogni parola nella mia testa come se non credessi che fosse vero. Io l'avevo baciato. Su sua iniziativa. Arrossii di nuovo, ed Edward non aveva ancora allentato la presa.
Cercai di allontanarmi dalle sue braccia, che lui stesso mi lasciò.
Tornai al mio posto a testa bassa. Ero troppo imbarazzata, ed il cuore mi batteva all'impazzata.
Angela, che era accanto a me, mi diede una pacca sulla spalla. Ma che avranno capito?
“Bene, bene” cominciò Alice “Dopo questo bacio passionale, direi di mangiare un po'. Ci state?”
Tutti fecero in coro 'sì', e ci avviammo verso il grande tavolo del soggiorno dove Alice aveva messo i piatti con varie pietanze preparate da lei.
Guardai l'ora. Le dieci. Era tardi. Decisi di sgattaiolare fuori in quel momento, così che non si sarebbero accorti della mia 'sparizione', per andare dal ragazzo del parco.
La musica era stata di nuovo accesa, così non si sentì per niente il rumore della porta che sbatteva.
Avevo una strana sensazione, però. Non avevo fatto caso ad Edward. Lui sembrava sempre vedere più in là degli altri. E se mi avesse vista uscire e mi stesse seguendo? Cercai di non pensarci. Già era troppo dare conto al suo bacio. Ero ancora sotto shock, e non sapevo perchè.
Mi sentii sollevata solo quando raggiunsi il lampione dove mi incontravo di solito con il ragazzo del parco. Non c'era ancora.
Mi sedetti sulla panchina e aspettai. Starà facendo qualcosa... Pensai. Erano già le dieci e non si faceva vedere. Che cosa strana, non lo faceva mai.
Sbuffai per un po' di tempo, ma lui non si faceva vedere. Mi domandai se stesse male o cose del genere. Intanto era passato un quarto d'ora. Decisi di aspettare per altri dieci minuti, poi sarei tornata alla 'festa'. Era già tardi.
Niente. Niente di niente. Forse avrà qualche impegno, immaginai. Passati i dieci minuti mi alzai dalla panchina, e senza voltarmi indietro, tornai nella mia stanza.
Quando aprii piano la porta, la musica era molto alta. Bene, forse non si erano accorti della mia uscita. O forse no...
“Dove sei stata?” mi chiese Edward, fermo vicino al muro dell'ingresso. Tra tutti... Mha. Era la prima volta che mi chiedeva qualcosa. A parte ad Hartford.
Abbassai lo sguardo, cercando di mentire. Non erano di certo fatti suoi.
“Nulla, sono andata a fare una passeggiata”
“A quest'ora?” mi chiese, alzando la voce per farsi sentire.
“Volevo digerire”
“Ma se non hai mangiato nulla?” fece di nuovo, e minò alle mie bugie. Avevo ragione a dire che ci vedeva troppo bene.
Arrossii, presa in contropiede, e mi allontanai da lui. Mi andai a sedere sul divano, a vedere i soliti che ballavano. Notai che Angela non c'era. Pensai che lei e Ben erano andati via per passare un po' di tempo da soli. Meglio per loro. Ma peggio, molto peggio, per me.
Ero di nuovo sola con Edward. Sempre in teoria. E lui si era seduto sul divano proprio di fronte a me, che, con un bicchiere di Coca – Cola in mano, mi fissava. Cercai di non fissarlo di mia volta, perchè... Perchè Bella? Perchè non dovresti fissarlo? Perchè sei confusa? Sì, sono confusa. Dannato gioco della bottiglia...
Dallo stereo cominciò una musica romantica, stile 'Il tempo delle mele', e le due coppiette si strinsero ancora di più per ballare il lento.
Alice, nella sua piccolezza, si appoggiò a Jasper, e chiuse gli occhi.
Emmett strinse ancora di più Rosalie, che si adagiò sul suo petto, beata.
Anche se teoricamente pensavo di aver trovato il mio Romeo, e probabilmente sarei dovuta essere felice perchè potevo dichiararmi in qualsiasi momento, e stare con lui, li invidiavo molto.
Quando, due o tre minuti, nel culmine della canzone iniziarono a baciarsi in modo appassionato, non potei fare a meno di piangere.
Una lacrima mi scese da entrambe gli occhi, e sperai tanto che la luce fioca della stanza non illuminasse proprio le mie guance, e svelasse il mio piccolo segreto.
Non riuscii a fermarmi, e cercai di asciugare le lacrime nel modo migliore possibile. Ma ne scendevano sempre di più.
Poi, mi ricordai di Edward. Sperai che non avesse visto tutto.
Mi voltai verso di lui, e notai con rabbia che mi stava guardando. Aveva un'espressione triste. Non capii se era perchè vedeva me piangere e gli dispiaceva in qualche modo, oppure perchè era triste per qualcosa di suo. Non capivo più nulla, nemmeno i miei sentimenti.
Mi alzai dal divano e corsi quasi nella mia stanza. Adesso le lacrime aumentavano ad ogni minuto, e la voglia di vivere un amore come il loro, ancora di più.
Mi gettai con la testa sul cuscino, singhiozzando sempre di più. Tanto non mi avrebbero potuto sentire. Però, con mia sorpresa, sentii che la musica terminò.
“Ragazzi, sarà meglio spegnere. Altrimenti qui chiamano la polizia” Edward.
“Uffa! Ma se ci stavamo divertendo! Sei sempre il solito!” disse Emmett.
“Dai, Emm, tuo fratello ha ragione. E sarà anche il caso che torniate al vostro dormitorio...” gli rispose Alice con tono serio.

“Okay... Ma dobbiamo fare un'altra festa a breve. Questa mi è davvero piaciuta!”
“Sì, Emmett, ma Alice ha ragione. Sarà meglio andare” lo apostrofò Edward.
“Va bene, Rose, cara, vieni con me?” disse Emmett a Rose.
“Certo, tesoro. So io dove continua la festa...” gli rispose la ragazza con tono troppo melenso. Rincominciai a singhiozzare.
Sentii dei passi che si allontanavano. Forse stavano uscendo.
“Jasper, tu che fai?” sentii dire ad Edward.
“Penso che resterò qui. Domani non c'è nessun corso...”
“Ho capito, ho capito. A domani, allora...”
Sospirai, e sentii la porta chiudersi.
Se n'era andato via. Sospirai, cercando di asciugarmi le lacrime. Perchè mi dispiaceva così tanto? Ero confusa fin troppo. Pensavo ancora al suo bacio.
'Sarà un esibizionista, di sicuro. Vedrai che l'ha fatto solo per farsi vedere dagli altri... Non conta nulla'. Sempre la solita lagna interiore. Ed intanto, non riuscivo a capire perchè mi sentivo così euforica. E il ragazzo del parco, allora? Già. Il ragazzo del parco. Quella sera non era venuto, e mi chiesi perchè. Iniziai a pensare che si fosse stancato, e che tutti i miei incitamenti per farlo cercare di conoscere ragazze e uscire con loro, anche se questo mi feriva molto. Mi venne una fitta al petto.
Eppure, ieri sera è venuto... Non me lo spiego.
“Bella! Non pensarci più!” dissi a voce bassa, dandomi dei piccoli colpetti sulla testa.
Mi gettai di nuovo sul cuscino, e in poco tempo mi addormentai nella mia confusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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