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Autore: G RAFFA uwetta    07/05/2018    1 recensioni
Voldemort, stanco degli insuccessi dei suoi Mangiamorte, affida alla sua fedele Nagini un compito: uccidere Harry Potter. Da qui, si intrecceranno le vite di molti e Harry, a sue spese, farà i conti con una realtà ben diversa da come l'aveva vissuta finora.
"L'invidia è il sentimento più radicato in ognuno di noi, trama a nostra insaputa e quando ne veniamo travolti ormai è già troppo tardi per rimediare."
Accenni Drarry e presenza di OOC.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Il morso del diavolo

Cap. 11 – Ti ho donato il mio cuore su un piatto d’argento, non farmene pentire

Draco Malfoy, giovane rampollo di una delle famiglie più antiche e facoltose del Mondo Magico, era un ragazzo dotato di un’intelligenza brillante e intuitiva. Buon osservatore, era in grado di individuare velocemente i punti deboli dell’avversario e, da bravo Serpeverde, ne approfittava astutamente. Diabolico e di animo debole, assecondava il volere del padre ritenendo il suo pensiero la Verità Assoluta. Vissuto nell’agiatezza e viziato dall’apprensiva madre, temeva altresì il giudizio paterno così, fin dalla tenerà età, aveva cercato, al meglio delle proprie possibilità, di renderlo orgoglioso studiando tutte le discipline che l’avrebbero fatto diventare un ottimo mago. Egocentrico e narcisista, caratteristiche coltivate con il bene placido dei genitori, indiscusso leader tra i suoi coetanei, poteva vantarsi di un discreto numero di ammiratrici. Bello, di un’avvenenza eterea e sofisticata, aveva i capelli candidi come il riverbero della luce lunare; il viso appuntito ed efebico era impreziosito da due gemme alabastrine come le acque cristalline dei ruscelli sorgivi di montagna. Disinteressato all’amore, i suoi unici obiettivi erano ottenere l’approvazione del padre e diventare potente e temuto esattamente come lui, schiacciare sotto i piedi gli arroganti Grifondoro e distruggere lo spocchioso Potter. Almeno queste erano le sue intenzioni prima di conoscere Coluichenondeveesserenominato.

Durante gli anni scolastici, Draco si era reso conto che la Purezza del Sangue, tanto decantata dal padre, nulla aveva a che fare con l’intelligenza, infatti, la capacità di risultare un ottimo mago non risiedeva nella discendenza nobiliare ma nell’ingenio con cui si utilizzava la magia. Altrimenti non sarebbe riuscito a spiegarsi come quei due scimmioni di Tiger e Goyle potessero considerarsi maghi visto che le loro capacità magiche erano a un livello appena superiore ai Mago. A fatica – solo nella sua testa e quando era particolarmente ubriaco – si ritrovava costretto ad ammettere la superiorità del CastorosotuttoioGranger in tutte le discipline, lei che era una Sanguesporco. Infine, e in questo suo padre avrebbe dovuto rivedere un attimo i suoi discorsi razzisti, era stato costretto a prendere in considerazione anche il proprio padrino: Severus Piton, infatti, era un potentissimo mago sebbene le sue origini lo abbassassero a Mezzosangue. Lo stesso SfregiatoPotty, per quanto tonto Draco lo volesse ritenere, era potente; gli scontri con Tusaichi lo dimostravano: nessuno era mai uscito vivo da un duello a bacchette incrociate con il Signore Oscuro.

Nelle lunghe serate noiose, quando la nostalgia lo assaliva, invece di ricordare le cene sontuose e i ricchi regali che i suoi genitori si prodigavano a fargli avere, rivangava il suo primo incontro con Potty; ogni volta aggiungeva dei particolari diversi cambiando, di fatto, lo scenario finale. Da sempre abituato ad essere al centro dell’attenzione, era rimasto folgorato da quello spaesato e arruffato mucchietto d’ossa, con cui si era ritrovato a condividere lo sgabello da Madama MacClan, che sembrava interessato a tutto tranne che a lui. Indispettito da tanta insolenza, aveva gonfiato il petto e lo aveva travolto con la propria parlantina forbita cercando, nel contempo, di mettersi in mostra. L’apparente remissività del ragazzino lo aveva fuorviato portandolo, – una volta a casa e nella tranquillità della propria camera, – a fare sogni ad occhi aperti in cui lo costringeva a diventare un suo subalterno – perché, come spesso gli ricordava suo padre: i Malfoy non hanno amici ma alleati e si circondano di lacchè! – Fedele ai suoi progetti, era salito pieno di speranza sull’Espresso per Hogwarts senza curarsi dell’insistente notizia – che qualche zelante individuo dalla chioma rossa aveva divulgato – della possibile presenza sul treno del tanto decantato Harry Potter: Draco aveva in mente solo due occhi verdi come i prati di Villa Malfoy. Era stato davvero scioccante scoprire che l’amico immaginario che scorrazzava nei suoi sogni e il famoso Harry Potter erano lo stesso individuo. Forte della sua faccia di bronzo – collaudata per anni davanti allo specchio – aveva incassato con apparente freddezza lo schiantarsi al suolo dei propri numerosi castelli campati in aria davanti al deciso rifiuto di Potter di accettare la sua amicizia, in quanto gli aveva preferito quel pezzentediunweasel. Che disonorevole vergogna essere surclassato da un traditoredelpropriosangue, un’onta che andava disciolta nel Distillato della Morte Vivente. Laggiù nei freddi sotterranei, dietro le spesse tende del baldacchino, Draco covò uno smisurato odio per tutto ciò che era rosso.

Gli anni erano passati e le radicate convinzioni avevano subito sostanziali cambiamenti. Il Serpeverde, che non toglieva mai gli occhi di dosso a Potter, si era reso conto ben presto che il Grifone non era poi così retto come tutti, e lui stesso, credevano. Seppur spalleggiato apertamente dal Preside, il vecchio bacucco Babbanofilo, Potter si districava a meraviglia, con grande sprezzo della paura, in un labirintico ipogeo dove, suo malgrado, si trovava costretto, insieme agli inseparabili amici – il tanto decantato Triodellemeraviglie – ad affrontare creature spaventose e risolvere intricati misteri. Per lungo tempo, nel regno dei Serpeverde nei sotterranei del castello di Hogwarts, non si era parlato d’altro che del disappunto nel venir a conoscenza della morte del Basiliscola leggendaria bestia appartenuta a Salazar Serpeverde – per mano dell’odioso Grifondoro. In seguito, Draco avrebbe sempre provato uno strano senso di oppressione nel rivangare l’argomento per via di uno strano episodio che collegava suo padre a un libro consunto, Coluichenondeveesserenominato, una serie infinita di Maledizioni Cruciatus e l’apertura della Camera dei Segreti, un luogo che avrebbe dovuto rimanere sepolto nelle viscere del tempo. Al suo quarto anno, mentre stava seduto insieme ai propri compagni sugli spalti di un’arena improvvisata, Draco aveva avvertito il sudore freddo accapponargli la pelle della schiena alla vista di Sanpotter teneramente intento a gestire un gigantesco e arrabbiatissimo Ungaro Spinato: nient’altro che lui, il drago e la sua fedele Firebolt. – da non credere!L’anno scolastico appena conclusosi, per un certo verso, era stato davvero divertente perché Draco, finalmente, aveva il Potere di far del male impunemente. Era stata una lunga e snervante corsa agli ostacoli per riuscire a beccare Potter e la sua combriccola in flagrante, e quando ci era riuscito, sebbene aiutato da metodi non troppo ortodossi – sottigliezzesi era convinto di aver definitivamente sconfitto il Grifone. – beata ingenuità!Ma la realtà aveva ben altro da offrire; infatti, non solo Potter e i suoi amici si erano fatti beffe della Squadra d’Inquisizione, capitanata da lui stesso, e dell’Autorità scolastica, non contenti, avevano trovato il tempo di distruggere un’intera area ministeriale, permettendo la cattura di suo padre, e di svelare all’intero Mondo Magico che Sanpotter, non solo non era un visionario, ma che Voisapetechi era tornato in tutta la sua macabra persona.

Draco, all’inizio di quell’interminabile estate, costretto a rimanere sdraiato sul proprio letto intarsiato d’oro, per recuperare le forze dopo il doloroso scherzo fatto dall’Esercito di Silente alla propria preziosa persona, seppur annegando in un mare d’odio, si era posto la giusta domanda: Non è che mi trovo dalla parte sbagliata della bacchetta di Potter? Si potrebbero scrivere trattati su come è sempre uscito indenne dopo aver fatto quattro amichevoli chiacchiere con il mago più potente degli ultimi decenni; chiedetelo a Cedric Diggory, se non vi fidate della mia parola. Forse è un pessimo suggerimento ma rende l’idea su chi è riuscito a spuntarla e chi invece è diventato concime per il Platano Picchiatore. E la lista sarebbe davvero lunga. Ma per Draco, la vera svolta, era avvenuta durante il traumatico incontro con Coluichenondeveesserenominato, quando gli era stato assegnato il compito di sorvegliare la Donnola. Sconvolto, si era ripetuto come un mantra che il futuro era una scalinata d’oro lastricata di pietre preziose in cima alla quale i Malfoy avrebbero detenuto il Potere; eppure questo dogma, di cui si era cibato fin dal seno materno, si era inacidito a contato con la cruda realtà. Al Signore Oscuro interessava soltanto raggiungere il proprio obiettivo e i propri interessi, se per ottenerli avesse dovuto calpestare la vita di qualcuno, Mangiamorte, Babbano o chicchessia, per lui non avrebbe fatto alcuna differenza. Soggiogava le persone riducendole a schiave e cibandole con il terrore verso la propria figura; nessuno era in grado di contrastare quella pericolosa aura di potere che lo circondava, nessuno tranne Potter che, come spesso accadeva, si faceva beffe di Lui e del suo volere. Con l’animo tormentato e sempre più diviso tra il terrore di non rivedere più suo padre e la paura di non riuscire ad accontentare il suo Signore e padrone, nel Serpeverde si era insinuata come una biscia tentatrice l’idea che forse Potter potesse vincere. Per colpa di quel nefasto pensiero, Draco aveva avuto la tentazione di prendersi a testate contro gli spigoli dei mobili in una simpatica caricatura degli elfi domestici di Villa Malfoy. Ma non ebbe modo di piangersi addosso, – no di certo! Era un Malfoy e i Malfoy non esternavano le proprie emozioni – anche dopo esser venuto a conoscenza di tutti i retroscena della vita vissuta dal povero Grifone, che lui stesso, in parte, aveva contribuito a rendere tale, perché Potter era morto stritolato nelle fauci dell’innocuo animaletto da salotto di Voisapetechi.

Delirio. Puro delirio.

In tutta quella terrorizzante incertezza che si era venuta a creare, Draco aveva fatto l’unica cosa che sapeva fare meglio di chiunque altro: scappare; era stato così che si era rifugiato a casa del suo padrino. E quello che aveva trovato era stato ben altro – tuttora ringraziava Merlino per aver avuto quella brillante idea – perché davanti ai propri occhi increduli il SempiternoHarryPotter giaceva in un letto, sì malconcio, ma decisamente vivo.

Investito da un nuovo entusiasmo, di cui non riusciva a capacitarsi, aveva aiutato Severus nel prendersi cura di quell’esile corpo, ammirando ogni sua espressione e la forza di volontà con cui rimaneva caparbiamente attaccato alla propria vita. Vergognosamente euforico, aveva imposto la propria presenza in quella casa così tetra e fredda – sebbene la cerva cercasse di trasmettere un po’ di calore – soffocando Harry – perché per il Serpeverde ormai era diventato solo Harry – in caldi abbracci e punzecchiandolo con battute sagaci; la propria fervida immaginazione e l’inaspettata disponibilità altruistica, con cui l’aveva aiutato nella snervante e molto spesso deludente riabilitazione, aveva cementato quella che tutti avrebbero definito come un’improbabile amicizia.

Fu con questo ritrovato animo sereno, forte di quello speciale legame che si era creato tra lui e Harry, che affrontò il primo giorno del loro nuovo anno scolastico.



Note dell’autrice: grazie a chiunque leggerà. Sono graditi i commenti.

   
 
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