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Autore: Shade Owl    07/05/2018    4 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Quando il pesante drappo rosso si alzò, una scrosciante pioggia fatta di applausi accolse l'inizio del concerto. Orlaith, seduta a suo posto, lanciò un vago sguardo alla platea alla ricerca di David senza tuttavia trovarlo.
Il Gramercy poteva contenere poco meno di cinquecento persone, alla massima capienza, e per quella serata i biglietti erano andati esauriti. L'onorario sarebbe stato più che generoso, il suo nome era sui cartelloni all'esterno del teatro, e come se tutto questo non fosse stato abbastanza si sarebbe esibita al fianco dei Simple Water i quali di norma, con la loro dubstep, riuscivano ad attirare migliaia di persone in una sola notte senza bisogno di chissà quali artifici. Quando la stampa aveva annunciato che avrebbero fatto una serata insieme a lei durante il tour c'era stata una gara per accaparrarsi i biglietti. Un bel salto di qualità dai tempi in cui si esibiva una volta ogni tanto nei locali di provincia.
Eppure, tutto questo non riusciva a darle alcun piacere.
Si voltò verso i componenti del gruppo, incrociando lo sguardo del bassista, che le strizzò l'occhio con un'espressione di incoraggiamento. Orlaith rispose con quello che sperava sembrasse un sorriso di gratitudine, anche se fu piuttosto certa di aver prodotto al massimo una smorfia tirata.
L'applauso infine scemò, e venne il momento di suonare. Si voltò verso lo spartito con un groppo alla gola che nulla aveva a che fare con la tensione e impugnò saldamente il violino per iniziare l'esecuzione.

***

- Un successo come sempre, piccolina.- disse David, in tono soddisfatto.
Erano in auto, diretti verso l'imponente Empire State Building, luogo della festa organizzata dallo studio dopo il concerto. Per raggiungerlo David aveva noleggiato una limousine e aveva chiesto di far riempire il frigo di champagne e red bull. Gli piaceva fare le cose per bene.
- Non potremmo tornare a casa?- chiese Orlaith, abbandonandosi contro il sedile - Ho voglia di stendermi.-
- Oh, suvvia, piccolina...- sorrise lui, strizzandole l'occhio mentre apriva una lattina - La notte è giovane, siamo nella città più grande del mondo e tu sei uno splendore. Alla tua età devi pensare a divertirti, quindi non storcere tanto il tuo bel nasino all'insù! Sarebbe un vero peccato mandarti a letto mentre indossi quel vestito. O almeno, mandartici da sola...-
Orlaith decise di ignorare l'allusione, tuttavia doveva ammettere che il vestito era quanto di meglio potesse sperare di avere: David le aveva procurato un abito da sera color verde menta che le scopriva quasi tutta la schiena, dalla profonda scollatura e con uno spacco anteriore che le arrivava ad inizio coscia. Sulle prime, quando lo aveva visto, si era sentita un po' in imbarazzo ma, dopo averlo provato, aveva dovuto ammettere che le stava bene.
Anche David si era messo in tiro, indossando abiti in stile solo apparentemente casual, ma che se si andavano ad esaminare attentamente potevano essere fatti risalire a grandi nomi della moda, soprattutto grazie alla firma cucita con fili dorati in punti strategici di ogni pezzo del suo abbigliamento, coppola inclusa.
- David, sul serio, sono stanca.- insisté - Non si può evitare?-
- Okay, parlo seriamente, adesso.- disse lui, buttando giù un sorso della bevanda energetica e assumendo un'espressione più professionale - Piccola, sei forte. Dico davvero, hai un sound che trascina le persone. Gli S.W. sono un gruppo di quelli seri, e l'essere riuscita a ottenere una collaborazione con loro non è cosa da niente... ti vogliono pure per incidere la traccia bonus del loro prossimo album! Conosco gente che venderebbe l'anima per essere al tuo posto.-
- Ma?-
- Ma non puoi adagiarti sugli allori.- riprese lui, sorseggiando ancora la red bull - Tesoro, la tua fama è recente. Sei nel giro da quattro anni e hai alle spalle un album che ancora frutta bei soldi, ma non puoi fermarti adesso. Devi sfruttare il momento, perché se aspetti lo perderai, e a quel punto tanti saluti al successo. Il massimo a cui potrai ambire saranno i cabaret e i locali di terz'ordine dove ti ho trovata. Vuoi questo?-
Orlaith sospirò, chiudendo gli occhi.
- Okay, Dave. Come vuoi tu.- disse in tono piatto - Cosa devo fare?-
- Sorridi, stringi qualche mano, fatti invitare a ballare... il solito. Sei una ragazza, comportati come tale. Al resto penso io. È il mio lavoro, no?-
Orlaith non rispose.
- Domani poi dobbiamo parlare di alcune cose.- proseguì lui - Sono passati mesi, ma non hai ancora scritto nulla di nuovo. Inizio a preoccuparmi, la scadenza si avvicina.-
- Ho scritto eccome!- protestò lei, indignata - Ti ho portato tre brani nuovi! Sei tu che li hai bocciati tutti!-
- Erano lagne.- decretò lapidario David, sottolineando la cosa con un gesto secco e un'espressione grave - Tu sei Sparkling Star, piccola. Sei allegra, sei fresca, sei dinamica... se ti permettessi di suonare roba del genere cadrei in depressione persino io!-
A quelle parole sentì una replica acida lottare per essere espressa, ma con un grande sforzo riuscì a soffocarla: per quanto duro e diretto potesse essere, doveva molto a David, e stava solo facendo il suo lavoro, forse anche di più.
D'altra parte, non poteva far finta che tutto andasse bene.

***

Erano passati quattro anni da quella sera al Miracle, il piccolo locale a Tresckow dove aveva incontrato per la prima volta David Valdéz. Dopo quel momento, la sua vita era cambiata completamente.
Non aveva mai saputo perché, di tutti i posti possibili, si trovasse proprio lì e in quella specifica serata, né aveva mai voluto chiederglielo, preferendo credere che fosse stato il destino a farli conoscere. Dopo averlo ricontattato era volata a New York per incontrarlo, e da quello era iniziata la sua scalata verso il successo.
Sulle prime era stato tutto fantastico e "super divertente", come aveva detto lei stessa. Al telefono con suo padre aveva addirittura confessato che "le feste dei folletti mi attirano di meno". E lui, da buon irlandese quale era, le aveva risposto di non insultarli ancora.
Si era trasferita definitivamente a New York, in un appartamento quasi troppo grande per lei da sola, in uno dei palazzi migliori di Manhattan, circondata da praticamente qualsiasi cosa. David le aveva promesso di renderla famosa in poco tempo, e c'era riuscito. Non era una riccona che poteva permettersi di acquistare la Luna, questo no, ma aveva la sua buona fetta di bella vita, e anche questo le era piaciuto, perlomeno all'inizio.
Ma poi, col tempo, le cose avevano iniziato a cambiare...
- Qualcosa non va? Signorina?-
Una voce estranea la riportò alla realtà e alla festa, al salone illuminato a giorno in cui si trovava. Davanti aveva una coppia di novelli sposi stretti l'una all'altro, luminosi e splendenti come il pavimento di quella magnifica sala, quasi cercassero di fondersi con essa. Nel tentativo di rendersi sgargianti avevano finito con lo sbiadire sullo sfondo.
- Oh, io... no, certo che no!- rispose.
Si sforzò di sorridere, di mostrarsi allegra e piena di vita. La stampa l'aveva soprannominata Sparkling Star, la Stella Frizzante. Era il suo ruolo. Doveva interpretarlo.
- Stavamo dicendo quanto ci è piaciuta la sua esecuzione!- trillò la donna, gesticolando con tanta enfasi che il marito, al cui braccio era ancora aggrappata, barcollò leggermente tra una risata e l'altra - Il suo assolo di violino... semplicemente strepitoso! E quando ha cominciato a cantare... oh, cielo! Vorrei averla avuta per il nostro matrimonio! Ma come fa a suonare in quel modo?-
Se solo avesse avuto un penny per ogni volta che le avevano fatto quella domanda...
- Beh... in effetti ho un segreto, sapete?- disse abbassando leggermente la voce, come se stesse rivelando un segreto.
- Oh, davvero?- chiese la donna.
Anche lei adesso parlava in toni più contenuti, e sia lei che il marito si avvicinarono di qualche centimetro, facendosi più seri.
- Davvero, sì.- annuì con convinzione Orlaith - Ecco, io... metto l'archetto sulle corde...- spiegò, fingendo di reggere il violino con la sinistra mentre la destra, lentamente, disegnava una parabola in aria fino a toccare l'immaginario strumento con un altrettanto immaginario archetto - ... e lo muovo avanti e indietro!- sorrise, suscitando l'ilarità della coppia.
Con un ultimo complimento e qualche altra risata i due si allontanarono. Vicino al tavolo dei drink vide David che, con un bicchiere di champagne in mano, ammiccava con aria di approvazione al suo indirizzo subito prima di raggiungerla.
- Allora, ti diverti?- le chiese, prendendola sotto braccio.
- Come se mi stessero facendo un clistere...- rispose, continuando a lanciare sorrisi finti a chiunque incrociassero.
- Oh, ma dai, non è così male... e queste persone sono qui per te. I Simple Water se ne sono andati già da più di un'ora, la festa è tutta tua.-
- Bene, ma che bello...-
Lo ritrascinò fino al tavolo dei drink, dove un uomo vestito da pinguino albino li accolse con un sorriso talmente gigantesco che sembrava capace di ingoiarli entrambi in un solo colpo.
- Buonasera, miss.- la accolse - Posso tentarla con...-
- Whiskey. Connemara. Liscio.- disse subito lei - E fammelo doppio.-
Se la richiesta lo sorprese, di certo il cameriere non lo diede minimamente a vedere, eseguendo gli ordini con sollecitudine.
- Piccola, non preferiresti qualcosa di più adatto a te? Vodka, per esempio? O, ancora meglio... gazzosa?- chiese David, aggrottando la fronte.
- Dave, sono irlandese.- rispose lei, prendendo il bicchiere.
- E quindi puoi sbronzarti di whiskey irlandese?-
- No. Vuol dire che non devi rompere.- disse, buttando giù una bella sorsata.
David sospirò, cingendola col braccio per condurla ancora una volta in mezzo agli invitati.
- Almeno, tieni duro per un paio di minuti. Devo presentarti una persona.-
- Ancora?-
- Sì, ancora. Sai chi è Stanislav Vaněk?-
Orlaith scollò le spalle: il nome le era familiare.
- Un tizio europeo?-
- Un tizio europeo (o meglio, ceco) che possiede tre raffinerie, non so quante miniere, un trilione di acri tra coltivazioni e allevamenti, te, me e la Lightning Tune. Chiaro ora?-
- Ah... aspetta, è il padrone della Lightning Tune? Ed è qui stasera?-
- Già. Non lo sapevo nemmeno io, ha pensato bene di farci una sorpresina... mi ha chiesto di presentarvi, vuole conoscerti di persona. Congratulazioni, perché ho clienti più vecchi di te che ancora non sanno nemmeno che faccia abbia.-
All'improvviso, Orlaith si pentì di aver preso il whiskey: essere di cattivo umore era un conto, ma presentarsi all'uomo che probabilmente le pagava persino la birra che teneva in frigo a casa con un bicchiere strapieno di un costoso superalcolico liscio andava un po' oltre l'accettabile.
Eccolo lì, a pochi metri da loro: era di profilo, e stava parlando un cameriere. Aveva i capelli cortissimi, rasati con estrema cura e completamente grigi, la bocca piccola, le labbra sottili. La pelle, solcata da alcune rughe d'età, era scurita dall'abbronzatura, e indossava un elegante completo nero.
- Prendi il bicchiere!-
- Cosa?- chiese David.
- Prendilo! Prendilo tu!-
Gli ficcò in mano il whiskey giusto in tempo: appena due secondi dopo, Stanislav Vaněk congedò il cameriere e si voltò verso di loro, puntando i suoi occhi grigi e incavati dritti in quelli di Orlaith. La sua espressione rimase immutata mentre si avvicinavano, e continuò a fissarla anche quando David si rivolse direttamente a lui.
- Signor Vaněk!- esclamò gioioso, sollevando il bicchiere - Lasci che le presenti il suo migliore investimento in campo musicale! Orlaith, il signor Stanislav Vaněk.-
- Molto, molto piacere di conoscerla, signor Vaněk!- disse nervosamente Orlaith, tendendogli la mano e irrigidendosi involontariamente.
L'uomo gliela guardò con aria indifferente, senza accennare a togliere le mani dalle tasche. Dopo un istante la abbassò, a disagio.
- Colgo del whiskey nel suo alito.- osservò l'uomo, aggrottando appena la fronte. Aveva uno spiccato accento del suo paese d'origine - Hai permesso a una donna con una voce come la sua di bere whiskey?-
- L'ha appena assaggiato, non si preoccupi.- disse immediatamente David, senza alcun imbarazzo.
- Me lo auguro per entrambi voi.- rispose stizzito Vaněk - Ho avuto modo di ascoltare uno dei suoi singoli. Non voglio che le si rovinino le corde vocali, mi hai capito?-
Si rivolgeva direttamente a David, senza nemmeno guardarla. Per lui non era nemmeno lì.
- Via, via, signor Vaněk...- disse il produttore in tono conciliante - La nostra Sparkling Star è di estrazione irlandese, sa? Una goccia ogni tanto può reggerla...-
- Non sta a te deciderlo.- tagliò corto Vaněk, voltandosi finalmente verso di lei - A parte questo, comunque, le cose che mi dice David sono più che lusinghiere, sul suo talento.-
Orlaith ebbe un attimo di esitazione per l'improvviso cambiamento: fino a pochi secondi prima aveva parlato come se lei si trovasse da tutt'altra parte, facendola sentire praticamente una bambina. Si era persino rassegnata a confondersi con la tappezzeria, a diventare poco più che una macchia verde e rossa sullo sfondo.
Sentirsi tirare in causa in quel modo era spiazzante.
- Oh...- borbottò, senza sapere veramente cosa dire - Sì... ecco, Dave... cioè, David è troppo...-
- Ho assistito alla sua performance, stasera.- la interruppe Vaněk, ignorandola - Devo dire che aveva ragione: lei sa come incantare le masse. La sua musica ha un che di magico, oserei dire. E sentirla cantare è un'autentica emozione per molti.-
Orlaith scosse la testa.
- Troppo buono, davvero.-
- O lei troppo modesta.- rispose Vaněk - Ho visto in prima persona l'effetto che ha avuto su queste persone. Durante l'applauso si sarebbero gettate nel fuoco, se glielo avesse chiesto.-
Orlaith non riuscì a ringraziarlo: il suo era certamente un complimento, eppure non sorrideva né con la bocca né con gli occhi, e il suo tono era duro. Troppo duro.
- Tenga giù il gomito e sono certo che potrà sortire di nuovo quest'effetto.- continuò Vaněk.
Quell'ultimo commento la offese davvero, ma prima che potesse replicare sentì una gomitata di David arrivarle dietro la schiena, dove Vaněk non poteva vedere, che le suggerì velatamente di non rispondere.
In quel momento tornò il cameriere di poco prima, reggendo un soprabito.
- Signor Vaněk, la sua auto la aspetta.- annunciò.
Vaněk annuì e indossò il soprabito, senza guardare nessuno.
- Ora temo di dovermi congedare.- disse - David, ti prego, tienimi aggiornato sui progressi della nostra stella nascente. Signorina Alexander, le auguro buona serata. Si aspetti una telefonata dalla mia segretaria in settimana. Abbiamo molto di cui parlare.-
Detto questo fece un rigido cenno col capo a entrambi e si avviò verso l'uscita, senza più voltarsi indietro.
- Beh, piccola... ora l'hai conosciuto. Possiamo tornare alla festa.- disse David, bevendo il whiskey - Dio, che roba!- tossicchò poi.
- Già, l'ho conosciuto... proprio una persona affabile!- sbottò scocciata - Sai di cosa vuole parlarmi?-
- So a malapena quanti soldi spende per mantenere in attività la Lightning Tune Records. Ti conviene non pensarci... e smetterla con questa merda.- aggiunse storcendo il naso, mentre sbolognava il bicchiere a un cameriere di passaggio - Ti distruggerà il palato, molto prima della voce.-
Orlaith gli lanciò uno sguardo di disapprovazione.

Scusate tutti, ieri sera mi sono addormentato prima di postare. Ad ogni modo ho rimediato, e ringrazio al volo John Spangler, che come al solito è corso a seguire (e recensire) questa storia, pur avendola già letta alla prima pubblicazione. A presto!

   
 
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