Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ThestralDawn    07/05/2018    0 recensioni
Sono passati alcuni mesi dalla scomparsa di Clara Guant dalla scuola di Hogwarts e la vita di coloro che la circondavano continua a scorrere tra alti e bassi.
Le situazioni stanno per invertirsi una volta per tutte, Albus arriverà a scoprire cosa nasconde il suo passato e prenderà importanti decisioni per il suo futuro, mentre Adrien sarà costretto ad affrontare non solo la separazione dalla ragazza, ma anche la critica condizione dei suoi genitori e le ripercussioni che questo avrà dentro di lui.
Tutto ciò è coronato dalla presenza sempre vigile del preside Piton, portato al limite della sopportazione da entrambi i ragazzi e costretto ad agire di conseguenza.
Una nuova presenza si aggirerà per i corridoi di Hogwarts e indisturbato darà del filo da torcere a tutti i nostri protagonisti.
*
Se volete sapere cosa abbiamo in serbo, non vi resta che continuare la lettura di questa seconda parte della storia, raccomandandovi di leggere la prima parte The Dark Side of Slytherins per poter comprendere fino in fondo il senso di ogni cosa.
Come sempre, nulla sarà lasciato al caso e questa volta, niente potrà far tornare tutto come prima.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non gradisco gli spostamenti in macchina, se questi poi hanno come destinazione la casa dei Potter, li sopporto ancora meno. 
Godric’s Hollow è fin troppo babbana, le case spartane con i giardini curati mi danno la nausea, niente sembra aver mai intaccato la serenità di questo posto e il pensiero che con un movimento di bacchetta sarebbe possibile spezzare questa malsana perfezione, mi permette di sorridere, un istante prima di essere catapultato nell’occhio del ciclone. L’auto si è fermata nel tanto odiato vialetto, la porta del conducente sbattuta con un’eccessiva violenza mi fa intuire che questo non sarà il solito pranzo monotono, mia madre è chiaramente frustrata e unire il suo stato a quei due patetici amici che si ritrova, può comportare solo una cosa: pietà. Pietà e risentimento. Nei confronti di lei, ovviamente. E di Eileen. Povera piccola bambina, abbandonata da un padre scostante e mai protettivo. Ma il risentimento no, quello è per me. Con che coraggio mi faccio vedere ancora in giro, come oso sorridere quando l’evidenza ha dimostrato che ho trascorso un intero anno assieme ad una bomba ad orologeria? 
La realtà dei fatti è ben lontana dai ciò che quei balordi grifondoro credono, se solo mio padre sapesse le insinuazioni che vengono pronunciate durante questi pranzi, non esiterebbe un solo istante a portare via Eileen e trascinarla il più lontano possibile da sua madre, ma non oserà tanto, prova ancora qualcosa per lei, dopotutto. Forse è proprio questo il cruccio della generazione Piton: invaghirsi di donne forti e testarde, restare feriti e portarsi addosso il peso del loro amore senza sapere come uscirne.

“Adrien!” 
Volto la testa verso la voce di mia madre, ancora stretta nell’abbraccio di San Potter. Devo essermi incantato e senza rendermene conto tutto il resto è andato avanti senza di me, senza che io fossi anche solo minimamente consapevole di quello che mi circonda. Accade spesso, ultimamente. Me ne pento? Per niente. A quale scopo vivere se posso rifugiarmi nei miei pensieri e dimenticarmi del passato? 
Esco dall’auto mentre la porta d’ingresso viene lasciata aperta e nessuno ad accogliermi, chiaramente non sono gradito, ma essendo figlio della Granger, risulto un male da sopportare senza troppe cerimonie. Qualcosa si stringe attorno alla mia mano e prima che io possa scacciarla infastidito, mi rendo conto di avere accanto Eileen, confezionata come un pacco regalo nel suo vestito azzurro. Mi stringe una seconda volta la mano, prima di sorridermi e addentrarsi nel covo delle bestie. Saranno lunghe ore di sofferenza, che renderanno piacevole qualsiasi punizione inflitta dai professori ad Hogwarts. Che Salazar mi maledica!

Un odore di carne speziata mi solletica le narici, lo stomaco inizia a dare i primi segni di contorcersi dalla fame; ultimamente mia madre non sembra ben disposta nel cucinare piatti prelibati, degni di una qualsiasi madre che rispetta la salute dei propri figli, concedendoci piuttosto cibi da asporto e altri eccellenti intrugli tipici del mondo babbano. Per mia fortuna l’appetito sembra ormai avermi abbandonato, difficilmente finisco un pasto completo nel corso della giornata e se anche risultassi emaciato o malato, quella donna non si è mai premurata di farmelo notare. 
Incrocio le braccia al petto, decidendo sul momento di non abbandonare niente che mi appartenga, in quella casa dove ad ogni parete risalta in maniera eccessiva la casata di appartenenza dei Potter; sciarpe appese all’attaccapanni, stivali da divisa nella scarpiera, un manico di scopa abbandonato accanto alle scale, ma ancora bandiere, trofei, stemmi, drappeggi, cuscini. Questi maghi sono l’apoteosi dell’eccesso, se potessero procurarsi pelle di drago color rosso e oro, non dubito che la esporrebbero fuori casa con entusiasmo e convinzione. 
Immobile nell’atrio, mi guardo intorno indeciso sul da farsi, restare e interagire lo stretto necessario per sopravvivere, oppure andarmene ancor prima di essere scorto da qualsivoglia individuo la cui voce ora fa capolino dal soggiorno. Una foto disgustosamente incorniciata tra petali i cui colori sono di dubbio gusto, attira stranamente la mia attenzione, quasi sembra stonare in quella casa così tanto perbenista e fintamente accogliente. La delusione più grande dei coniugi Potter, vagamente interessato alla macchina fotografica che lo sta riprendendo, getta uno sguardo nella mia direzione, prima di raccogliere la scopa non lontano da lui e allontanarsi dall’inquadratura. Né un sorriso, nè un saluto dal ragazzo, la cui presenza nella casa sembra testimoniata unicamente da quell’oggetto, distrattamente appeso accanto all’attaccapanni, invisibile agli occhi di molti. 
Prima di poter dare un’occhiata più da vicino, il protagonista della foto fa la sua comparsa dal piano di sopra, prestando alcuna attenzione nei miei confronti e se fino all’ultimo ho sperato di essere riuscito a sfuggirgli, un istante prima di recarsi in cucina, ferma il passo. Neanche mi rendo conto di trattenere il respiro, mentre con movimenti lenti Potter volta il capo nella mia direzione, il suo sguardo mi scruta disinteressato da capo a piedi, prima di estendersi in un falso sorriso. 
“Buongiorno, Adrien. Notizie di Clara?”

*

L’antipasto è stato appena servito e io già mi sto pentendo di aver accettato di partecipare a questa farsa. 
Perché sono seduto tra persone che non sopporto, perché questo cibo ha il sapore di tradimento e per Merlino, perché Potter è difronte a me, intento a rispondere accomodante alle domande di mia madre? Non voglio sapere nulla di lui, non mi interessa come ha passato le vacanze, né tanto meno la sua media scolastica; al diavolo quella donna e le sue inutili domande! Stringo con forza la forchetta, mentre il mio stomaco continua a brontolare, ma questa volta l’avrò vinta io, o quanto meno la mia forza di volontà nel non ingerire alcuna pietanza cucinata da questi inetti. 
“Guarda che non stiamo cercando di avvelenarti.” 
“Non ho fame.” 
Presso le labbra e mi maledico, non devo dargli corda, non devo rispondere delle mie azioni a nessuno, specialmente a lui. Un momento prima ero sul punto di urlargli addosso e ora mi trovo a condividere un pranzo nella speranza di riuscire a tenere a freno la lingua e non concedergli ulteriori soddisfazioni. Peccato lui sappia dove colpire. 
“Tuo padre è stato molto gentile a farci visita la scorsa settimana.” 
Le sue parole mi fanno ribollire il sangue nelle vene, il suo tono saccente mi inchioda alla sedia, costretto tra quattro mura che sento trepidanti cadermi addosso da un momento all’altro. La facilità con cui parla di mio padre, nonostante il tono basso di voce per non attirare l’attenzione degli altri, mi lancia una scarica di adrenalina lungo la spina dorsale. So dove vuole andare a parare. 
“Non è stato un atto di gentilezza.” 
“E tu come potresti saperlo? Ho sentito dire che non ti parla da mesi ormai.” 
Concentro l’attenzione prima su Eileen e successivamente su mia madre, nella vana speranza di essere percepito, ma tutto ciò che ricevo in cambio è un’occhiataccia che mi intima di mangiare. Come puoi farmi questo donna? Non sei una strega migliore delle persone che tu chiami amici, consapevole che farebbero di tutto per gettare fango sul tuo uomo, ma non muoverebbero mai un dito per aiutarti a risolvere le cose con lui. 
Deglutisco e abbandono definitivamente le posate sul tavolo. 
“Come se mi importasse.”
L’attimo di silenzio che segue la mia risposta mi concede una vaga speranza di vittoria, forse ora mi sarà concesso di starmene seduto lì e far finta di non esistere. “Come se non fossi stato tu a tormentarmi per anni solo perché sei geloso del rapporto privilegiato che ho con Severus.” 
Maledetto! 
“Non osare nominare-‘’ 
“Altrimenti?” 
Potrei insultarlo, ma a che scopo? Non ho la forza mentale di affrontare una simile discussione, il contesto che mi circonda è del tutto a mio sfavore e sono più che certo, che al momento darei a Potter solo il pretesto per dare sfoggio delle sue capacità mistificatrici. 
Deglutisco e stringo le mani tra loro. La pazienza non è mai stata una mia alleata e quando lentamente Potter si sporge verso di me, difficilmente riesco a stare composto, cercando una posizione che mi permetta di allontanarmi il più presto da lui, nel caso la situazione dovesse ritorcermi eccessivamente contro. 
“Povero. Piccolo. Adrien. Né Clara, né Severus a difenderti ora.” 
Percepisco indistintamente un groppo alla gola, i suoi attacchi erano ciò che avevo cercato di evitare, i suoi commenti sprezzanti, la possibilità per lui di avere finalmente il coltello dalla parte del manico. Salazar quanto vorrei essere l’Adrien di un anno fa, quanto vorrei avere ancora la sfacciataggine di svergognarlo e fregarmene delle conseguenze, ma le sue parole mi rimbombano in testa e più cerco di non ascoltarle, più forte diventano le grida. 
Mi alzo velocemente senza rivolgergli lo sguardo, ho bisogno d’aria e non m’importa di sembrare sgarbato agli occhi di mia madre, ci pensa già il resto della combriccola a non volermi nemmeno tra loro.

Respiro a pieni polmoni l’aria inesistente che circonda l’abitacolo, mentre riecheggia in lontananza l’eco della porta di casa appena sbattuta. Stringo l’impugnatura della bacchetta nascosta nella tasca della giacca, prima di avviarmi lungo il vialetto e lasciare una volta per sempre quel posto deprimente. 
“Vai già via?” 
Mi volto di scatto, lo sguardo alla ricerca immediata del proprietario di quella voce. 
James Potter mi osserva accigliato, stranamente stupito di vedermi andare via a pranzo neanche inoltrato. Potrei chiedergli la stessa cosa, perché si trova a pulire il manico della sua scopa, invece che intrattenere i commensali con le sue storielle accattivanti, eppure qualcosa mi trattiene. La stessa debolezza che mi è mancata con il fratello, ora si palesa anche con il primogenito dei Potter. 
Proseguo verso l’uscita senza dargli una risposta, ma purtroppo non mi viene concesso che qualche passo, prima che la stretta del ragazzo si serri sul mio braccio. “Senti, lo so che non hai voglia di stare qua, tanto quanto io non ho voglia di avere altre serpi in casa.” 
“Sei consapevole di frequentare una scuola diretta da un Serpeverde?” 
Ritrovo parzialmente un briciolo di dignità nella mia risposta, prima di distogliere lo sguardo dalla sua mano e osservarlo dubbioso. I capelli premuti sulle tempie hanno il segno delle bende che puntualmente gli mantengono al coperto la ferita, ora esposta al sole e in evidenza sul suo capo. Da alcune conversazione di mia madre con la Weasley, ho intuito che la convalescenza del ragazzo più grande di me, non dev’essere stata facile, mai guarito del tutto dall’attacco subito. Se c’è ancora traccia del ragazzo che era un anno fa, io non lo posso affermare con certezza, l’unica conferma è nell’aspetto. È rimasto il tipico giocatore di quiddich, corpulento, tanto distante dalla figura minuta del padre, ma il resto è svanito; la maledizione si è portata via la memoria, piccole azioni quotidiane che ora risultano incomprensibili agli occhi del ragazzo, tale da renderlo un estraneo agli occhi degli stessi genitori che riversavano in lui tutte le loro aspettative. 
“Severus Piton è un eroe. È stato decisivo durante la battaglia contro-‘’ 
Quante volte ancora dovrò ascoltare questa lagna? 
“Hai altro da dirmi, oltre che ripetere parola per parola ciò che probabilmente sei costretto a leggere ogni sera per non cadere in uno stato catatonico e andare a caccia di Nargilli?” 
La frustrazione sta prendendo il sopravvento e io non potrei esserne più felice. 
“No. Non voglio parlarti di tuo..” 
Guarda altrove, nella speranze che le parole gli affiorino alla mente, consapevole che la sua deficienza gli sta facendo perdere tempo. 
“Padre.” 
Lo anticipo, prima che la situazione diventi imbarazzante per entrambi. 
“Padre. Tuo padre. Non voglio parlare di lui. Voglio dirti che io non ti incolpo di niente, né accuso Clara di..’’ 
Ma le sue parole si perdono nell’aria, non lo ascolto più mentre pronuncia scuse che non mi interessano, mentre il suo volto dimostra sincerità. Una sola parola mi ha catapultato indietro nel tempo, ricordi che ogni giorno sto cercando di eliminare, sentimenti sopiti che lentamente mi stavano abbandonando, ora riemergono a causa del Suo nome, pronunciato da uno qualunque, pronunciato senza intenti denigratori, ma inconsapevole del dolore che mi ha inferto. 
Stringo le mani tra loro nel tentativo di lenire il tremore che si è impossessato di loro, mentre lo percepisco propagarsi velocemente lungo tutto il mio corpo. Devo allontanarmi da Potter, dalle sue parole cariche di pietà per ciò che ha fatto, devo mettere più distanza possibile tra me e quel posto che mi fa solo stare male.

*

Esausto pronuncio la parola d’ordine per aprire la porta di casa, della mia casa. Evito di soffermarmi sul come ci sono arrivato, non ne ho la forza, le gambe mi chiedono venia e tutto ciò che voglio fare ora è assecondarle, distendendomi sul letto e rimanendoci fino alla fine dell’estate. 
Salgo le scale, diretto alla mia stanza, mentre dalle finestre scorgo il cielo imbrunirsi e il sole volgere al tramonto. Nemmeno mi accorgo della presenza alle mie spalle, che silenziosa mi si avvicina e poco prima che io possa mettere piede nella mia stanza, si schiarisce la gola. Potrebbe essere chiunque, a questo punto non ha più importanza, eppure quel modo di palesarsi, lo riconoscerei tra mille. 
Mi volto appena, il necessario per sincerarmi che l’uomo ormai estraneo in questa casa, sia effettivamente lì per un motivo che non sono io. Chiude la porta della camera di sua moglie, prima di avvicinarsi a me e scrutarmi. 
“Devo dedurre che non sono l’unico ad annoiarsi ai pranzi dei coniugi Potter.” 
“Potter e signor Weasley.” 
La precisazione fuoriesce dalle mie labbra senza che io riesca a trattenerla. Non voglio fargli un torto, non questa volta. La colpa è di mia madre, solo sua; è colpa di quella donna se sono stanco, se la giornata è stata un inferno, se quello che provo ora mi perseguiterà per i giorni a venire, per la mia incapacità di reagire. 
“Weasley ha la spiccata capacità di innervosire ogni membro di questa famiglia, perciò-‘’ 
“E di interessarsi ai giocattoli che non gli appartengono.” 
“Bada a come parli.” 
Il sarcasmo è tutto ciò che mi rimane, difronte a lui sono privo di difese, potrebbe leggere la mia mente e io non opporrei resistenza. 
Fisso lo sguardo su quei pochi indumenti che tiene tra le mani, lui e la Granger non hanno ancora risolto i loro problemi coniugali, ne ci hanno mai provato, entrambi troppo orgogliosi per ammettere di avere torto, per ammettere di mancarsi, di non poter continuare a vivere in questo modo ridicolo. Sono adulti, ma recentemente hanno iniziato ad assumere quegli stessi comportamenti per cui tanto sono stato ripreso; non riesco a decidermi su chi sia messo peggio, lui e le sue visite sporadiche nel corso delle vacanze estive, sempre conclusesi con un litigio, scomparendo poi per intere settimane alla ricerca di nuovi ingredienti per le sue pozioni, o mia madre, divisa costantemente tra il lavoro, i crolli mentali della Weasley e le braccia rassicuranti del fratello. 
Tutto ciò non potrebbe importarmi di meno, se non fosse che a pagarne le conseguenze è la persona meno meritevole di tale ostilità. Eileen, poco interessata ai regali che riceve da lui e dalle frequentazioni che impone lei, si trova in balia di due genitori che sembrano non considerare i suoi reali problemi, le sue necessità. È sempre stata così diversa da me, il suo carattere magnanimo non le consente di esprimere il dispiacere, la paura che tutta questa situazione le sta facendo provare, sempre alla ricerca di una soluzione che possa rimettere d’accordo i suoi genitori e non trovandola, si chiude in se stessa, accumulando i sentimenti e continuando a vivere come se nulla fosse. 
“Come ci riesci?” 
La domanda interrompe il passo di mio padre, ormi sulle scale diretto al pianerottolo. 
“Sii più specifico.” 
“Come fai a vivere, sapendo che la persona che ami riesce ad andare avanti anche senza di te.” 
Dopo secondi di silenzio, ritorna sui suoi passi, un’espressione indecifrabile sul viso. 
“Mi basta sapere che siete vivi, in salute.” 
“Lo siamo?” 
Due falcate gli sono sufficienti per approcciarsi a me, prendermi il mento e scrutarmi, mentre il mio sguardo si rivolge colpevole al pavimento. 
“Le vacanze sono tali dal momento in cui vi è permesso riposare. Tu, d’altro canto, non dormi da giorni.” 
Mi scosto da lui quel che basta per allontanare la sua presa dal mio volto. 
“Devo sapere.” 
“Adrien, sei di sopra?” 
Scocco uno sguardo in direzione dell’uomo, l’evidente rassegnazione mentre si passa distrattamente una mano sul viso. Non la voleva incontrare, sperava, almeno per oggi, di poterla evitare. 
Passi svelti riecheggiano per le scale, raggiungendoci in breve tempo. 
“Papà!” 
La contentezza nella voce di Eileen si diffonde per tutta la casa, mentre una porta sbatte al piano inferiore; mugolii di gioia fuoriescono dalle labbra di mia sorella, quando mio padre, chinato su di lei, la abbraccia confortante stringendola a se. Uno scambio frettoloso di battute segue quell’istante fin troppo breve per alleggerire la mia mente e portare uno spiraglio di serenità nell’animo di Eileen. 
Entrambi veniamo lasciati soli in quel corridoio ormai immerso dalla penombra, dove i sorrisi hanno velocemente lasciato spazio alla delusione e i macigni hanno ricominciato a pesare sulle nostre spalle. L’eco di una discussione comincia a farsi sentire e prima che possa ragionare sul da farsi, prendo per mano quel gracile esserino difronte a me e assieme ci rifugiamo nella mia camera. 
Due occhi ricolmi di lacrime mi trafiggono il petto, non sono in grado di rimettere assieme i pezzi di me stesso, come posso anche solo pensare di dare sollievo ad un’altra persona? Tiro le coperte in modo tale da coprirla fino alle spalle, per poi rannicchiarmi accanto a lei e imporle di dormire. Tento invano un semplice incantesimo oscurante, ma la mia bacchetta sembra inerme nonostante le mie parole, non sono nelle condizioni fisiche e mentali per poterle dare un minimo di sollievo. Mi prendo la testa tra le mani e cerco di non pensare alla luce fastidiosa, il caldo che ci circonda, ma il gelo che si vive al piano inferiore, le grida che si fanno più fastidiose, i singhiozzi di Eileen, le frecciatine di Potter, gli sguardi di disprezzo, la pietà di un malato. 
​Mi concedo un ultimo viaggio vorticoso, prima di abbandonarmi al respiro mozzato di mia sorella e cadere in un sonno pervaso dagli incubi.






N.d.A.
Buonsalve!
Poche parole, nessuno scusa.
La storia non è stata abbandonata, ne mancano le idee. Io e nextplayer ci siamo presi una pausa per portare a termine gli impegni universitari e ora, ricominceremo a pubblicare i capitoli, cercando di mantenere una certa regolarità e sperando di non deludervi con la trama.
Fateci sapere cosa ne pensate di questa seconda parte, quali sono le vostre ipotesi su eventi futuri.
Grazie a tutti quelli che dedicheranno un attimo del loro tempo per lasciarci una recensione e ovviamente ai lettori silenziosi.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ThestralDawn