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Autore: jo17    07/05/2018    2 recensioni
L’artista rimase turbata dalle sue parole, non era la prima volta che le sentiva, ma dette da lei, con quella naturalezza e sincerità assumevano tutt’altro valore rispetto a vederle scritte su una rivista da qualche critico che nemmeno conosceva. Si accorse che Ruth la stava osservando e cercò di celare quel piccolo disagio che sentì avvenire in lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Katrin, dopo lo scontro con l’amica era letteralmente sparita dalla vita di Victoria. Continuava a vedere tutti, separatamente e al di fuori. Beth era diventata la sua amica di uscite, si divertivano molto insieme ed entrambe erano felici per questa amicizia. Era andata un paio di volte a prendere un caffè con Ruth, dove quest’ultima aveva sorvolato sul perché Katrin si fosse allontanata così drasticamente, e di questo la rossa le era enormemente grata, anche del fatto che con lei riusciva a parlare del suo nuovo lavoro, condividendo le sue ansie e paure e sapeva che lei capiva meglio di quanto avrebbe fatto Victoria, aiutata dal fatto che Ruth conosceva bene il mondo di Katrin e le sue dinamiche.


FINE Questa era un’altra cosa su cui si era ritrovata a riflettere, sul fatto che la su amica pur condividendo le rispettive vite non aveva mai fatto nulla per comprendere realmente il suo punto di vista, restando ancorata al suo, che era quello di una persona che guardava dal basso la vita di quei ricchi signori dove sua nonna prestava servizio. Non gliene faceva una colpa, almeno lei era rimasta coerente e non era come lei che invece si sarebbe voluta integrare nel suo stile di vita,  ma con scarso successo, perché lei restava comuqnue una Cox con i loro pregi e difetti.

Ma sapeva che a tutte queste considerazioni Victoria vi era arrivata da tempo, forse da sempre e sapeva che il suo affetto non era stato meno sincero. Ma cosa si era rotto? E quando? Non sapeva dare una data esatta, un giorno preciso in cui lei aveva iniziato a sentirla distante e a sentirsi giudicata e non alla sua altezza, ma da quel momento tutto era precipitato, forse era stata veramente colpa sua ed era qualcosa che attribuiva alla sua amica quando invece quel disagio profondo che provava proveniva soltanto da se stessa. Di sicuro era iniziato quando aveva voluto prendersi carico di una situazione, che era stato evidente, non aveva saputo gestire, aveva dato sostegno alla sua amica ma in un modo del tutto sbagliato. Aveva ragione Victoria quando le aveva detto che forse se le avesse detto più spesso grazie non sarebbero arrivate a quel punto. Ma lei lo faceva per avere in cambio gratitudine? No, e il solo pensiero che potesse essere così la nauseava, ma l’essere data per scontata si, quello la feriva enormemente. Come la feriva il fatto che Victoria pensasse che lei non la conoscesse abbastanza, c’era stato un tempo che si sarebbero capite senza parlare, ma quel dono era sparito insieme alla malattia della pittrice e alle sue enormi perdite.

Rivoleva indietro quel tempo.

Il tempo delle risate spensierate, degli abbracci dove qualsiasi cosa fosse andata male avevano il potere di farle dimenticare lo sconforto, voleva di nuovo la sicurezza che sapeva darle il solo pensiro di avere Victoria al suo fianco sempre e nonostante tutto, quella persona con la quale era cresciuta e che in fondo la conosceva e sapeva capirla, la persona a cui riusciva a dire i suoi più reconditi segreti e non sentirsi giudicata.

Con quell’angoscia sul cuore, con cui conviveva ormai da più di un mese entrò nel suo ufficio, non fece subito caso all’oggetto messo in un angolo e avvolto in un imballaggio, ma non appena lo vide rimase pietrificata a guardarlo. Sapeva benissimo che cosa fosse e da chi provenisse, era stata abituata a vedere quegli oggetti praticamente da sempre, ma non si sarebbe mai aspettata di riceverne uno e soprattutto che fosse Victoria ad averglielo mandato.

Non ebbe subito il coraggio di scartarlo ma dopo, con lentezza, iniziò a togliere prima lo spago che serviva per maneggiarlo e poi lentamente a liberarlo dalla carta. Due grosse lacrime si presentarono incontrollate quando vide il volto di due bambine che, sedute su sul primo scalino davanti ad una casa, la guardavano, una sorridente e a cui mancava qualche dente, con i capelli rossi più ricci del solito e scompigliati a creare una nuvola quasi eterea e che teneva un braccio sulla spalla dell’altra ragazzina, anche’essa sorridente e con il mento appoggiato sulla mano piegata con un’espressione furba di quelle che presagivano soltanto guai, la sua pelle abbronzata e i capelli talmente neri che assorbivano la luce, mettevano ancora più in risalto la carnagione lattea e piena di lentiggini della sua amica. Katrin riconobbe essere la prima casa dove abitava la sua amica e i cerotti visibili sulle loro gambe le fece ricordare esattamente a che periodo risalisse quel ricordo, quando entrambe ricevettero delle biciclette e cercavano di imparare ad andarci sopra senza le rotelle.
Si asciugò le lacrime e lo poggiò per terra restando ancora un attimo a guardarlo. Poi uscì.
Aveva deciso di scendere dal taxi che aveva preso, ad un paio di isolati dalla sua meta, sentiva il forte bisogno di camminare per far evaporare quel mare di ricordi ed emozioni che le aveva suscitato quel regalo.
A qualche metro di distanza rallentò, fino a raggiungere la persona che se ne restava seduta proprio su quello scalino. Si guardarono senza dirsi nulla, poi Victoria le sorrise.
  • Se tu avessi ritardato ancora un po’ non avrei saputo cosa dire alle persone che abitano qui.
Katrin sorrise, diatolse lo sgurdo osservando la strada intorno, poi lo rivolse di nuovo su di lei.
  • Eri così sicura che sarei venuta?
  • E tu non avevi la certezza di trovarmi qui?
Dopo un primo momento di esitazione andò a sedersi accanto a lei.
  • Non è cambiato molto questo posto.
  • No direi di no, c’è ancora l’idrante che ti fece cadere i denti davanti.
  • Si, hai reso vivido il ricordo. Grazie.
Lo disse dandole una leggera spallata.
  • Avrai il coraggio di appenderlo nel tuo ufficio?
  • Si, e anche con orgoglio.
Si guardarono, con un leggero sorriso, poi la rossa tornò seria.
  • Quindi Vic?
A quella domanda la pittrice tornò a guardare il marciapiede vuoto.
  • Non lo so Kat. Davvero. Non capisco ancora coma abbiamo fatto ad arrivare a questo punto. Ma quello che so con certezza è che l’unica cosa giusta da fare è quella di voltare pagina, so che voglio averti nella mia vita e continuare condividerla con te.
La rossa osservava l’aria concentrata e seria con cui le diceva queste cose, fino a quando non la vide voltarsi per incrociare il suo sguardo.
  • E ti chiedo scusa per le cose che ti ho detto l’ultima volta che ci siamo viste.
Si prese qualche istante prima di risponderle.
  • Non devi. Ho avuto la capaicità di diventare una persona che ancora adesso faccio fatica a riconoscermi in lei. Tu sai che non sono così.
  • Si lo so, so perfettamente chi sei.
Katrin le sorrise prima di rimetersi in piedi tendendo la mano all’amica per aiutarla ad alzarsi, notò con piacere che utilizzava solo un bastone.
  • Quindi il grande giorno si avvicina?
  • Si, e comunque se ci troviamo qui  è perchè non potevo sposarmi senza la mia damigella d’onore.
La rossa la prese sottobraccio e iniziarono a camminare.
  • Sapevo che doveva esserci un secondo fine.
  • Beh, ovviamente! – fece una lunga pausa - Mi sei mancata pel di carota.
  • Tu invece per niente!
Ma il sorriso che accompagnò la frase la rese poco credibile.
 
                                                                              ******

Ruth amava il calore che poteva avvertire sulla pelle nonostante si trovasse nell’ombra di un portico accogliente, inspirò profondamente il profumo dell’estate che regnava in quella regione del sud america. In quell’assolato pomeriggio aveva appena finito di sorseggiare una limonata fredda in compagnia delle due donne anziane del gruppo e della cognata, gli altri vista l’ora e la calura avevano preferito andare a cercare conforto nel fresco delle loro stanze . 

Aveva una leggerezza nel cuore che non aveva mai provato prima, un benessere che le faceva comprendere la bellezza della vita in quel momento. Sentiva che quella luce intensa, quasi abbagliante nel riflettersi sul bianco dei muri che circondavano il cortile,  fosse capace di illuminare e cancellare qualsiasi tipo di bruttezza che era accaduta nella sua vita.

Si rese conto che non seguiva più i discorsi delle tre donne così, presa dal desiderio di stare con la persona che aveva reso tutto questo possibile, decise di raggiungerla nella sua stanza.
Aprì la porta e la richiuse delicatamente alle sue spalle, vide le imposte della finestra accostate leggermente, in modo da portare in una leggera penombra la stanza,ma un impertinente raggio di sole filtrava attraverso di esse andando ad appoggiarsi sul cuscino vicino al volto della donna che amava.
Victoria stava dormendo, per niente infastidita da quella luce che a breve le avrebbe illuminato il viso. Ruth rimase a guardarla con l’improvvisa voglia di sprofondare in quel letto, sdraiarsi al suo fianco e abbracciarla fino a fondersi con lei in quel grande letto dalle candide lenzuola.
 Guidata da quel desiderio la raggiunse stendendosi su un fianco rivolta verso di lei, un leggero odore di bucato fresco riempiva delicatamente l’aria, esitò per un po’ in contemplazione, poi la voglia di sentire il calore della sua pelle la fece cedere al desiderio di poggiarle una mano sul ventre e a quel lieve contatto la donna si svegliò. La guardò e rendendosi conto di cosa l’ avesse svegliata sorrise.
Ruth la sentì sospirare e ritornare a chiudere gli occhi, quel lieve tocco si trasformò in una abbraccio, cingendole la vita e stringendosi a lei.
  • Ehi, che succede?
  • Ninete, sono solo felice.
Ruth si sollevò per baciarla, fu un bacio dolce e lento, per sentire il soffice tepore delle labbra, per respirare l’aria piena del suo odore. Poi si allontanò restando a qualche millimetro da lei con un leggero sorriso stampato sulle labbra, per poi ritornare a stendersi e ad abbracciarla. Victoria le accarezzò il braccio che in quel momento la stringeva.
  • Lo sono anch’io.
Una leggera brezza fece muovere la tenda. Per entrambe in quel momento, in quella stanza, non esisteva più niente, solo le loro anime abbracciate, dimenticate nella vastità del mondo in quell’angolo di paradiso.
Stavolta fu Ruth a fare un profondo sospiro.
  • Sei strana lo sai? Che ti passa per la testa?
  • Non lo so, forse è questo posto. Sono attraversata da una miriade si emozioni che riuscire a gestirle sta diventando difficile. O forse è semplicemente perché mi manca dormire con te.
Sentì Victoria sorridere.
  • E’ da quando siamo arrivate che ti dico che possiamo farlo di nascosto.
Ruth si sollevò apoggiando il mento sul suo petto per poterla guardare.
  • E rischiare di farci uccidere da tua nonna? Ci tiene alle tradizioni.Se bevo un altro sorso di Aguamiel credo che potrei morire.
  • Ti ricordo che mi ha costretta ad andare da tuo fratello a chiedergli il permesso di sposarti. Anche se vedere il volto di David così imbarazzato ed emozionato davvero, non ha avuto prezzo.
Si mise a ridere.
Furono distratte dal suono di voci che provenivano dal cortile.
  • Iniziano ad arrivare i rinforzi.
  • Dovremmo andare anche noi.
Victoria le prese il viso fra le mani.
  • Abbiamo ancora tempo -  la baciò – e poi non pensare che ti lascino mettere piede in cucina. Tu non le conosci. Le sorelle di mia nonna sono terribili.
Così restarono ancora abbracciate sul letto per un tempo che a Ruth sembrò eterno, parlando del più e del meno, le sembrava di essere nel ventre di una splendida nave che andava alla deriva, persa nel cuore di un’estate che avrebbe sempre ricordato con una profonda emozione nel cuore.
Quando decisero di abbandonare la loro stanza, passarono a salutare le nuove arrivate e come previsione furono cacciate lontano dalla cucina, così andarono a sedersi sulle comode poltroncine in vimini del portico, dopo un po’ riapparvero lentamente i loro amici, con il fare molle che ricordava loro quello dei gatti. Le uniche che non perdevano mai il loro brio e la loro incessante energia erano le bambine, avevano già fatto amicizia con dei ragazzini del posto e si vedevano sfrecciare da un angolo all’altro del cortile per poi sparire e avvertire la loro presenza solo grazie ad improvvisi scoppi di risa.
Quando Harry riapparve, l’ultimo che mancava all’appello, si lasciò cadere sul piccolo divano accanto alla moglie.
  • Victoria, possedevi una fetta di paradiso e non hai mai pensato di dircelo.
  • Adesso lo sai.
  • Potrei pensare di comprare una casa qui. I tuoi parenti poi, sono fantastici. Ci hanno accolto come se fossimo di famiglia.
La donna sorrise.
  • Ma voi siete di famiglia. Mi casa es tu casa Harry, e qui non è qualcosa che si afferma con leggerezza.
Furono interrotti da Maria che portava una brocca ghiacciata piena di limonata e dei bicchieri. Quando anche Ruth si sporse a prenderene uno colmo del fresco liquido fu bloccata.
  • E no nina per te e Victoria c’è un bel boccale di Aguamiel.
L’anziana signora vide la leggera smorfia che si dipinse sul viso della donna.
  • Coraggio, questo è l’ultimo. Da domani puoi smettere di accontentarmi nelle mie tradizioni – le prese il volto fra le mani e le diende un bacio sulla fronte – E ti ringrazio per avermi assecondata.
Ruth si aprì in un sorriso prendendo il boccale e iniziando a sorseggiarlo.

Giunsero alla sera, quando iniziarono ad apparecchiare la lunga tavola sotto il portico, tra risate e scherzi si imbandì di pietanze cucinate con dedizione ed amore dalle donne anziane della famiglia di Victoria. Quella era una cena per pochi intimi e i parenti più stretti,così come sarebbe stata la cerimonia il giorno seguente, diversamente dalla grande festa che invece si sarebbe tenuta subito dopo.

Ruth sin dal primo momento era rimasta colpita dal come la famiglia della sua amata trovasse così naturale che due donne unissero le loro vite, che partecipassero così attivamente all’organizzazione e della sincera dimostrazione di felicità per loro.

A fine cena uno zio iniziò a strimpellare qualche nota su una chitarra, note un po' malinconiche, che facevano da sottofondo ai diversi gruppetti che chiacchieravano con leggerezza del più e del meno, solo dopo un po' Ruth si rese conto dell’assenza di Victoria, guardandosi intorno la vide in lontananza all’ingresso del cortile, immersa in un chiarore di luna con il volto rivolto a scrutare il cielo.

Si alzò per raggiungerla.

La donna se ne stava appoggiata ad un lato dell’ingresso, Ruth quando la raggiunse andò ad appoggiarsi dalla parte opposta, restando una di fronte all’altra. Victoria le sorrise per poi ritornare col naso all’insù.
  • Da bambina mi domandavo che odore potessero avere le stelle.
Ruth sorrise ma non disse nulla.
  • Di notte scendevo alla spiaggia, mi immegevo nell’acqua e mi lasciavo andare a pancia in su, alla deriva e con lo sguardo fisso al cielo, mi sembrava di volare, di essere persa dentro quell’immensità. In quel momento mi sentivo parte di qualcosa, di tutta quella bellezza e non c’era tristezza o malumore che resisteva a quell’attimo di totale comunione con l’intero universo.
Rimasero in silenzio, poi finalmente Victoria si voltò a incrociare lo sguardo di Ruth che non le aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un istante, cercando di imprimere nella sua mente quel momento, il profilo perfetto della sua donna che le parlava persa in quel ricordo lontano e la trovava bellissima, con il volto illuminato dalla luna e quell’espressione un po' sognante.
  • Da quando ti conosco provo di nuovo quella sensazione. All’inizio non lo capivo. Ma adesso, adesso non ho alcun dubbio. Ho ritrovato il mio posto nel mondo.
Ruth sentì le vene spezzarsi, sciogliersi dentro quella dichiarazione. L’artista l’aveva abituata al suo modo intenso di vivere le emozioni e i sentimenti che provava. Ma in quel momento ebbe paura per quello che aveva davanti agli occhi, quella manifestazione di perfetta felicità.
Vedendola restare a guardarla in silenzio, Victoria sorrise abbasando lo sguardo imbarazzata.
  • Avevi ragione tu oggi pomeriggio. E’ questo posto, amplifica qualsiasi cosa.
Ruth si staccò da quella parete per raggiungerla passandole una mano sul fianco e l’altra sul viso per accarezzarla mentre la baciava.
  • Portami alla spiaggia.
Victoria le sorrise ma si voltò a guardare la piccola compagnia, vedendo che Harry e Hanna ballavano stretti sulle note di una musica romantica, Beth e Katrin ridevano di qualcosa insieme ad un cugino della pittrice.
Quindi la prese per mano e si incamminarono per quella stradina in terra batuta illuminata quasi a giorno dai raggi lunari. Dopo si ritrovarono a galleggiare mano nella mano a fissare il cielo sterminato. Si amarono in esso, non esisteva nient’altro nell’intero universo,erano due pesci del mare che si univano e si fondevano per dare vita all’umanità intera.
                                                                                              *****
Victoria fu la prima ad attraversare quella piccola navata improvvisata sotto il pergolato, al braccio della nonna camminò con il cuore in gola e con la voglia di voltarsi e vedere Ruth apparire e percorrere anchessa quel breve percoso che l’avrebbe condotta a lei.
Non dovette attendere molto per soddisfare le sue aspettative, ebbe il tempo di dare un bacio sulla guacia all’anziana donna per voltarsi e vedere la sua donna nel pieno della sua bellezza al braccio di Harry.

L’ abito che indossava rispecchiava peinamente il suo stile, così com’era per Victoria. Ruth aveva un vestito con una gonna in tulle leggermente vaporosa e di una lunghezza poco sotto il ginocchio. Aveva le braccia scoperte così come il collo e buona parte del petto, grazie ad uno scollo a V ricamato che si allacciava con una piccola cintura in vita interrompendone la corsa vertiginosa verso il basso. I capelli tirati indietro in uno chignon erano decorati con qualche fiorellino bianco che aiutava a tenere insieme quell'accunciatura perfetta e a dargli un leggero movimento.

Victoria invece indossava un abito in lino, che ricordava leggermente un abito tradizionale del suo paese di origine. Era composto da una camicia con uno scollo rotondo e delle maniche che arrivavano a metà avambraccio, un pò raccolte e con dei ricami geometrici sul davanti, e da una lunga gonna un pò ampia che cadeva in morbide pieghe,  anchessa di un lino molto leggero e interamente ricamanto come la parte superiore. I capelli ribelli erano stati lasciati liberi, e le cadevano sulle spalle neri e lucenti.

Quando la raggiunse, Harry baciò entrambe e le guardò raggiante e gli occhi lucidi. La stessa commozione erana visibile anche nelle damigelle d’onore che restavano al loro fianco, Beth con un enorme sorriso e Katrin con il cuore in gola. Hanna guardando il suo amato uomo ritornò al tempo in cui provò la stessa emozione il giorno che legò la sua vita a quella di lui.

Ma quello che era sotto gli occhi di tutti in quel momento era quello che c’era fra quelle due persone che si tenevano per mano e si scambiavano promesse per una vita da passare insieme. Avevano attraversato difficoltà più grandi di loro, eppure erano riuscite a superarle e  adesso, si ritrovavano lì, una di fronte all’altra, non riuscendo a staccare i loro occhi.  Alla fine erano circondate da un silenzio carico di emozione che fu rotto dalle ultime parole del celebrante che ne sanciva l’unione, insieme al bacio che si scambiarono. Dopo le due donne si voltarono cercando l’abbraccio delle persone che le amavano. Ruth fu assaltata dalle nipoti e dopo dal fratello, Harry si avvicinò abbracciandoli entrabi nello stesso momento, per lei fu un ricodo che le rimase impresso per il resto della sua vita.
  • Ti voglio bene
Fu l’unica cosa che disse Katrin all’orecchio di Victoria, che la strinse di più a se come risposta.
Dopo quei momenti di forti emozioni, aiutati anche dall’arrivo del resto degli invitati si spostarono nel cortile e iniziarono i festeggiamenti veri e propri.
Qualche ora più tardi la luna era ormai alta nel cielo, l'aria era fresca nel cortile addobbato da filari di piccoli bulbi di luci che scendevano come piccole stelle dal cielo e che andavano ad incrociarsi da una parte all'altra del cortile intrecciandosi a voltre fra i rami degli alberi insieme a dei festoni colorati, le piccole lanterne  poste sopra i tavoli in legno emanavano una luce tenue , tutto l'ambiende era caldo ed accogliente grazie alla loro luce dorata e discreta.

Un gruppo di mariachi, vestiti in modo tradizionale, con i loro brani allegri invitavano la gente a ballare nello spazio lasciato libero dai tavoli, le persone aiutate anche dalla tequila e dalla sangria che non veniva mai a mancare avevano fatto cadere l'iniziale risebo soprattutto negli invitati neworkesy, così insieme alla gente del posto andarono avanti a ballare e a cantare per quasi tutta la notte.
Ruth esausta andò a sedersi, elettrizzata e stanca insieme, fece scorrere lo sguardo tutto intorno, vedeva Victoria in piedi a ridere e scherzare con i loro amici.
Fu raggiunta da Maria che le sedette accanto, anche lei fermò la sua attenzione sulla nipote e  un sorriso e uno sguardo pieno di amore le si dipinsero sul viso. Ritornò a guardare Ruth poggiando la mano sulla sua.
  • Grazie, Pequeña
  • E per cosa?
  • Per renderla così felice.  E per aver reso serena me. Adesso so che non sarà mai sola perchè nella sua vita c’è qualcuno che tiene a lei quanto me.
Ruth le strinse la mano ed entrambe tornarono a guardare Victoria
E la pittrice, come se avesse sentito i loro occhi  su di se si voltò incrociandoli e ricambiando il sorriso. Poi la veemenza delle chitarre in quel momento attirò la sua attenzione, per ritornare subito dopo a guardare Ruth, le sorrise, e per scherzo raccolse la sua gonna spaziosa e si mise a danzare, dirigendosi verso di lei volteggiando e ridendo fino a quando non la raggiunse invitadola a unirsi a lei in quei passi di quella danza. Ruth si ritrasse ridendo ma iniziarono ad incitarla anche il resto della compagnia così alla fine cedette e si lasciò guidare dalla sua compagna, a loro si aggiunsero anche David con la moglie e poi il resto della banda.

Finalmente i musicisti iniziarono ad allentare il ritmo fino a suonare ballate lente e leggere, come a dar fiato alle persone , fino a quando ormai i primi uccelli che annunciavano il sorgere del sole iniziarono a cantare e la pista era quasi vuota, a parte qualche coppia che si teneva stretta ballando al suono di quell'unica chitarra supertiste.

E al centro c’erano ancora loro due, che ridevano e si baciavano danzando sotto quel cielo che iniziava a schiarirsi all’orizzonte, ma che sopra le loro teste era ancora stellato.

                                                               *****************

Il giorno seguente, quando Victoria scese in cucina, era appena iniziato il pomeriggio, la casa era talmente silenziosa da sembrare disabitata, tutti erano ancora rinchiusi nelle proprie stanze per riprendersi dalla baldoria della sera prima che era durata fino all’alba.
Andò a preparare il caffè per poi versarsene una tazza, si girò a guardare fuori, il sole splendeva come sempre in un cielo terso e senza neanche una nuvola. Decise di andare a sedere sullo sgabello accanto al  grande ripiano in marmo che capeggiava al centro della stanza. Iniziò a sorseggiare il suo caffè riportando alla memoria gli eventi del giorno precedente e un leggero sorriso le si disegnò sul volto. Non sentì arrivare alle sue spalle Ruth che l’abbracciò da dietro circondandole le spalle e infine il collo.
Victoria sorrise ricevendo il bacio che le stampò sulla guancia.
  • Avrei tanto sperato di svegliarmi con accanto mia moglie, e invece mi sono ritrovata da sola.
La pittrice si girò liberandosi da quell’abbraccio per darle un bacio.
  • Hai la minima idea dell’emozione che mi provoca sentirmi definire “tua moglie”?
L’abbracciò affondando il viso sul suo seno e stringendosi a lei. Ruth le mise una mano fra i capelli.
  • Credo che sia la stessa che provo io. Ma in più – sorrise – mi fa venire voglia di far l’amore con te, persino qui.
Dicendolo si era scostata e con un piccolo salto si mise a sedere sul ripiano.
Victoria era rimasta seduta, osservando la sua aria maliziosa, le passò le mani sulle gambe lasciate nude dalla corta camicia che indossava, rimettendosi in piedi e cercando le sue labbra.
  • Ehi! Avete una stanza lo sapete?
Voltandosi videro entrare Harry. Victoria rimase con le braccia di Ruth intorno al collo, lasciandosi andare mollemente in quell’abbraccio. L’uomo andò a versarsi anche lui un’abbondante tazza di caffè per poi andarsi a sedere poco lontano. Fu Ruth a rispondergli.
  • Ma perché siete così mattinieri?
  • Mattinieri?!
Harry guardò l’orologio che aveva al polso.
  • Sono le tre! Anche se dopo la festa di ieri penso che mi ci vorranno un paio di giorni per riprendermi.
Furono distratti dall’arrivo di Katrin e poco dopo di Beth che si fiondò sul frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Victoria era ritornata a sedersi, e li guardava con un sorriso stampato in faccia mentre si scambiavano commenti e racconti della festa del giorno prima.
Poi Ruth si rimise in piedi stiracchiandosi e andando a rubare della frutta da un cesto. Harry attirò la sua attenzione.
  • Prima che voi due partiate ci sarebbe una questione di lavoro di cui dovremmo parlare.
Non riuscì a terminare il suo discorso, fu inondato dalle esclamazioni di dissenso delle donne prensenti e da Ruth che aveva alzato le mani in segno di difesa, Beth per accentuare il suo disappunto gli tirò un chicco d’uva che l’uomo riuscì a prendere al volo.
  • Hai appena ucciso l’atmosfera!
  • Dai Beth, è una cosa importante.  So anch’io che non è il momento ma abbiamo ricevuto un’offerta da San Francisco.
  • San Francisco? E da quando questa novità?
Ruth era veramente sorpresa.
  • Da un paio di giorni. E devo pur sapere cosa rispondere.
La donna sospirò.
  • Ok, ti prometto che prima della nostra partenza ne riparleremo, ma per oggi – andò verso Victoria per prenderla per mano – ho altri programmi.
Poi rivolgendosi alla sua compagna sorridendo
  • Ti prego portami in salvo.
La donna non se lo fece ripetere due volte, si alzò e la riportò nella loro stanza
Una volta in camera Ruth si distese mollemente sul letto, mentre Victoria restava in piedi a guardarla.
  • Pensi di rimanere lì? Perché io avevo tutt’altro in mente…
L’erotismo dischiuso nella sua voce fu per  Victoria come sentire un’esplosione.
  • Non credo che tu ti renda conto di quello che riesci a scaterare in me.
  • Sono qui, mostramelo…
Victoria andò ai piedi del letto, le sollevò una gamba per  baciarle la caviglia, iniziando a disegnare con le labbra un percorso che l’avrebbe portata come meta finale alle sue, ma passando prima e soffermandosi dove Ruth sentiva il fuoco del desiderio e si ritrovò a mordere il cuscino per sopprimere il gemito di piacere intenso che la stava attraversando incontrollato. Victoria risalì baciando e assaggiando il suo ventre, i suoi seni fino a stringersi a lei in un bacio profondo che avrebbe lasciato entrambe senza fiato.

Ruth si domandava come riuscisse a farle provare quelle forti emozioni come il primo giorno.
Teneva il suo viso fra le mani, mentre Victoria restava a guardarla sollevata appena sopra di lei. La pittrice non riuscì a non notare lo sguardo lucido e un po’ preoccupato della sua compagna.
  • Ruth…Stai bene?
  • Ho paura Vic, la felicità che mi fai provare… e questi giorni che sono stati così intensi e stupendi che…ho il terrore che tutto questo possa finire… che tu.. – l’abbracciò strigendola talmente forte da farle quasi male – non riesco nemmeno a immaginare quello che ne sarebbe di me se dovessi perderti….
Victoria si liberò da quell’abbraccio, spigendola a sedersi e mettendosi di fronte a lei, iniziando a rassicurarla accarezzandole il viso.
  • Non dire sciocchezze. Non ho intenzione di andare da nessuna parte. Amore mio, io e te, la nostra vita insieme, non posso prometterti che sarà sempre perfetto, che andrà sempre tutto bene, voglio dire, ci conosciamo abbastanza da sapere che prima o poi una di noi due farà o dirà qualcosa che farà imbestialire l’altra -  sorrise e appoggiò la fronte sulla sua – ma ti posso promettere che qualsiasi cosa accada, per quanto grandi potranno essere le difficoltà che avremo davanti, non ti lascerò mai da sola. Mai.
 
Questa fu l’unica promessa che in tutta la loro lunga vita insieme non riuscì a mantenere.
Era passato del tempo, anni, e Victoria era rimasta sempre la stessa, tenace e testarda, una pittrice di successo e Ruth un esponente di spicco nel mondo dell’arte, entrambe erano due belle signore di mezza età, ed entrambe continuavano ad esprimere pienamente le loro personalità.
Nonostante le crisi, i conflitti che c’erano stati inevitabilmente nel tempo, con quelle litigate che finivano con Ruth che se ne andava sbattendo la porta di casa e con Victoria che, sbollita la rabbia, usciva con il cuore impazzito per andare  a cercarla e una volta trovata le urlava in faccia che l’amava e che non accettava nemmeno in quei momenti di disaccordo la sua assenza, quindi l’afferrava per la mano per trascinarla di nuovo a casa, per poi dimenticare qualsiasi fosse stato il motivo del litigio e continuare il loro viaggio insieme.

Erano diventate una la migliore amica dell’altra.
Erano divenute complici.
Erano ancora grandi amanti.

Entrambe ritornavano spesso con la memoria ai giorni del loro matrimonio, Ruth prendeva spesso in giro Victoria che sosteneva di avere il primato della donna più innamorata del mondo. E Ruth si ritrovava ancora a ceracre il suo sguardo nei luoghi affollati, alla ricerca di quel benessere che solo la sua presenza sapeva darle.

Una vita intera racchiusa in quei giorni in quel lontano paesino del sud america.
E forse fu per quello che Victoria espresse il desiderio di ritornare in quella casa.

Era da qualche tempo che Ruth aveva visto nella donna che amava un cambiamento, una pacata rassegnazione alla sua malattia che con l’avanzare dell’età era ritornata prepotentemente. Era stata costretta ormai da qualche anno all’utilizzo sia del bastone che, nei momenti più dolorosi, della sedia a rotelle.
Nelle ricadute che aveva vuto negli anni,  Victoria aveva sempre avuto un atteggiamento da guerriera, non aveva mai ceduto allo sconforto, ed ogni volta era riuscita a superare l’ostacolo e ad attaccarsi con caparbietà al desiderio di riuscire a risollevarsi, grazie anche alla presenza costante di Ruth, sempre pronta a combattere al suo fianco e a sostenerla, a regalarle quella forza che a volte a lei mancava. Ma questa volta, quasi alla soglia dei settanta anni, il peggioramento sembrava più tenace della pittrice stessa, e forse era per questo che la donna aveva in viso una strana serenità che la sua compagna non poteva non notare, ed era quasi terrorizzata nel comprendere che cosa stesse succedendo all’amore della sua vita.

E quella richiesta le fece ancora più paura, era come se le stesse chiedendo di partire perché sapeva che non ci sarebbe stata un’altra occasione, come se esprimesse il desiderio di congedarsi da quel luogo tanto amato.
Così partirono e Ruth riuscì a convincere anche i loro vecchi amici di una vita. Il ritrovarsi lì tutti insieme era diventata una tradizione che si ripeteva quasi ogni anno, e il gruppo si era ingrandito grazie alle nuove coppie che si erano formate. Quindi quando Ruth propose quel viaggio non fu per loro così inaspettato. Harry poi, come sempre, comprese che dietro alla richiesta della sua amica si nascondeva qualcosa di più grande, di più profondo e che la preoccupava.
 
Si ritrovarono tutti, esattamente come quarant’anni prima, seduti sotto il portico di quella casa che sembrava immutata nel tempo.
  • Se chiudo gli occhi mi sembra di sentire ancora la voce di Maria che canta mentre è intenta a cucinare.
Tutti si voltarono a guardare Beth che aveva espresso quel pensiero a voce alta.
  • A dire il vero a me mancano anche le risate e le voci dei bambini. Vederli scorazzare qui in giro.
Intervenne Katrin con un tono divertito, mentre guardava Ruth osservare il cortile come se si aspettasse che il suo desiderio venisse esaudito.
  • Siamo proprio dei vecchi attaccati ai ricordi.
Victoria sorrise.
  • Restiamo comunque una bella banda.
Portando così la sua attenzione sui suoi amici, osservandoli uno ad uno e non dando peso a quello che  l’avanzare del tempo aveva fatto ai loro corpi e visi. Beth nonostante adesso la sua corporatura fosse salda e robusta era sempre una bella donna dalla pelle lucida di ebano, senza nemmeno una ruga a segnarle il volto. Harry e sua moglie avevano assunto nel tempo un atteggiamento e un aspetto che alla pittrice ricordavano due vecchi signori inglesi dell’alta società, le due gravidanze che aveva avuto Hanna non avevano lasciato alcuna traccia ed era la donna minuta di sempre, dai capelli così biondi da sembrare di cenere. Katrin, la sua cara amica, dallo sguardo limpido e dalla chioma riccia che l’aveva sempre caratterizzata con il suo rosso brillante, ospitava ormai delle ciocche bianche che lei portava come un vezzo.  Poi si spostò ad osservare David, divenuto vedovo da un paio di anni, che somigliava sempre in modo incredibile alla sorella, la sua versione maschile, e forse anche per questo non aveva avuto nessuna difficoltà a volergli bene sin dal primo momento che lo aveva conosciuto.
Ed in fine Ruth, la persona che aveva amato di più in tutta la sua intera esistenza.  La guardava e la vedeva davanti ai suoi occhi bella come la prima volta che l’aveva incontrata, e se anche in quell’aula di università non aveva capito che la forte emozione che aveva provato nell’incrociare il suo sguardo  rappresentava  il richiamo delle loro anime destinate, aveva sempre avuto la certezza che  davanti a se c’era una persona fuori dal comune.
Ruth come sempre si voltò incrociando quello sguardo indagatore e le sorrise.
  • Tutto bene?
Non le rispose subito, perdendosi in quegli occhi così familiari.
  • Si.
Furono distratte dalla voce di Beth
  • Che ne dite di preparare il pranzo?
Si alzarono tutti dirigendosi nella grande cucina,  ad eccezione di Ruth che fu trattenuta per un braccio dalla sua compagna.
Le sorrise
  • Che succede Vic?
  • Niente, volevo restare qualche minuto da sola con te.
  • D’accordo.
Così la donna tornò a sedersi  prendendole la mano per stringerla nelle sue.
  • Sei strana lo sai? Più del solito.
  • Subisco come sempre gli effetti di questo posto. Lo sai che è magico.
Ruth le sorrise ma subito dopo vide una smorfia di dolore sul volto della pittrice.
  • Victoria...
Nel pronunciare il suo nome strinse più forte la sua mano. L’altra donna non potè fare a meno di vedere l’espressione di terrore mal celato della sua compagna. Ignorò la richiesta implicita che leggeva nei suoi occhi. Riprendendo fiato prese a parlare.
  • Sai che ancora oggi ho il rammarico di non averti chiesto di farmi da modella ai tempi del college?
  • Perché pensi ancora a queste cose?
  • Perché avremmo avuto più tempo da trascorrere insieme.
Ruth abbasò lo sguardo, poi ritornò a guardarla con un mezzo sorriso, ma i suoi occhi erano tristi.
  • Victoria, non cambierei nulla, personalmente non ho rimpianti e so che non avrei mai potuto chiedere niente di più. Abbiamo avuto una bella vita insieme, piena di amore. Sono pochi quelli che possono dire lo stesso. E ti amo ancora profondamente.
La pittrice la fissò, l’intensità del suo sguardo le fece tremare il cuore.
  • Sai che ti ritroverò vero? Come ho fatto in questa vita così farò nella prossima.
Un nodo strinse la gola di Ruth, dovette reprimere le lacrime che sentiva arrivare prepotenti. La baciò per poi abbracciarla e poter nascondere il viso fra i suoi capelli, aspirando profondamente quell’aroma che la faceva sentire in un luogo sicuro, la faceva sentire a casa. Victoria la tenne stretta a se, per un tempo che non riuscì a definire.
  • Adesso basta con questi discorsi. Ti prego.
La pittrice sorrise, le fece un cenno di assenso e la lasciò andare.
  • Inizia  a fare caldo, perché non vieni dentro?
  • Voglio restare ancora qui per un po’.
  • Va bene, ma vado a prenderti qualcosa di fresco da bere.
Victoria, la vide allontanarsi e lo sguardo e il sorriso che le rivolse prima di sparire oltra la piccola soglia che portava alla cucina.

Fece un respiro profondo, aspirando quell’aria carica di odori che annunciavano l’arrivo dell’estate, cercando di dominare in quel modo quella fitta che sentiva al centro del petto ormai da qualche tempo e che in quel momento si era fatta più prepotente.

Sapeva che cosa voleva dire, così chiuse gli occhi, sorrise  sentendo ancora il profumo di Ruth sulla sua pelle, li riaprì giusto il tempo per riuscire a mettere a fuoco il cortile pieno di fiori colorati e  illuminato dal sole, e a sentire le voci dei suoi amici poco lontano.

Poi l’unica cosa che vide fu un immenso cielo stellato e il suono della sua risata che si mischiava  a quella di Ruth mentre ballavano abbracciate al chiaro di luna.


FINE



  
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