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Autore: Florestan    08/05/2018    2 recensioni
Come già i lettori sanno, nella mia ultima raccolta "Cronache Mazoniane" ho introdotto il fantomatico personaggio del padre di Raflesia. Nel tentativo di far luce ancora una volta sul passato e sulle origini della nostra regina, ho immaginato una storia che partendo da questo elemento lo adoperasse come spunto per presentare una nuova e spero avvincente avventura che coinvolgesse non solo la nostra coppia di beniamini ma nuovamente tutto l'universo di personaggi che popolano la nave spaziale più amata (e temuta) dell'universo.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Raflesia, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                       2. La lettera

 

 

Raflesia rimase ferma immobile come paralizzata, senza proferire parola per diversi secondi.

-Mio padre…disse finalmente con un filo di voce, mentre meccanicamente prendeva la busta che la sacerdotessa le stava porgendo.

-Amore, stai bene? Le chiese il capitano con apprensione facendola sedere su di una poltroncina che aveva afferrato al volo.

-Mio padre…ripeté lei. In quel momento mille ricordi le riaffiorarono nella mente. Ricordi di quando, ancora adolescente, aveva così tanto sofferto domandandosi di quel misterioso padre di cui aveva solo vaghissime informazioni e di cui tutti, a partire da sua madre, avevano cercato di cancellare memoria e traccia nella sua vita. Si ricordò di tutti gli scontri avuti con Morgana, aspri litigi e discussioni risoltesi sempre con un nulla di fatto. Mossa da quel bisogno di verità sulle sue origini che ad un certo punto della vita le si era fatto così prepotentemente doloroso e che aveva dovuto ricacciare indietro suo malgrado, sommergendolo da una marea d’impegni e di obblighi nei confronti del suo ruolo di sovrana, alla fine aveva quasi dimenticato ma in quel momento tutto riemergeva improvvisamente ed era come se una vecchia ferita si riaprisse…

Parmenia, come se le leggesse nel pensiero si affrettò a stringerle le mani: -Mia regina, non siate così in pena! Capisco cosa stiate provando in questo momento, ma credo che per voi sia una cosa molto importante, l’occasione per conoscere finalmente quella verità che avete tanto agognato!

Perdonatemi se giungo a portare scompiglio nella vostra vita in questa maniera, ma questo era sicuramente il momento migliore per darvi una tale notizia. Ora siete felice, avete una famiglia, un grande amore e molti affetti che vi sono vicini. Dopo una vita spesa nel nome del dovere di regina, potete finalmente pensare a voi stessa e alla vostra vita, quale momento migliore per ritrovare un genitore che vi è sempre mancato?

-M-ma sarà ancora in vita…? Balbettò Raflesia. –Sì, mia regina, io lo sento, e i miei poteri di preveggenza non mi lasciano dubbi: egli è ancora in questo mondo e desidera rincontrarvi! Vi prego, leggete questa lettera, il suo contenuto è troppo importante per voi.

Detto questo, la donna, s’inginocchiò devotamente di fronte alla regina. –Vi supplico ancora di perdonarmi per essere stata la causa di questo vostro turbamento, ma era una promessa che non potevo tradire.

Raflesia accennò un sorriso e con le braccia strinse Parmenia facendola rialzare. –No, Parmenia, non siate in pena per me, voi siete stata una persona meravigliosa nell’ottemperare a questa promessa portando pazientemente un tale fardello per così tanti anni…e in questo momento in realtà mi state dando un’immensa gioia!

-Oh, mia regina, vi ringrazio! Rispose la sacerdotessa mentre una lacrima le scendeva sul viso.

-Ora vi lascio immediatamente, è un momento troppo delicato e personale per voi ed io ho occupato fin troppo spazio nella vostra vita, disse accennando ad andarsene. –Vi prego Parmenia. Non scomparite, se potete, rimanete ancora un po’nostra ospite, avrei ancora tante cose da chiedervi…se a voi non dispiace…

-Come volete, mia regina, ma non vorrei creare disturbo…

-Nessun disturbo, Parmenia, intervenne il capitano. -Può tranquillamente rimanere ospite qui sull’Arcadia o eventualmente se preferisce potremmo chiedere di ospitarla presso il centro spaziale che ha un’ampia foresteria. Lei è sicuramente una gradita e illustre ospite. Si occuperà di lei il vicecomandante Yattaran, concluse Harlock sorridendo pensando alla faccia che avrebbe fatto il suo vice.

-La ringrazio, capitano, sarà per me un onore ed un piacere essere sua ospite, rispose la donna, e dopo aver di nuovo salutato con deferenza Harlock e Raflesia si avviò verso l’uscita per essere accolta da uno Yattaran sempre più rosso in volto.

-Amore, come stai? Chiese di nuovo il capitano accarezzando il viso ed il ventre della sua regina. –Una notizia del genere deve averti proprio sconvolto, potrebbe averne risentito anche la piccola?! Chiamo subito il dottor Zero!

-No, Franklyn, non temere… disse Raflesia, fermando il suo compagno che stava già per correre dal dottore. –Io sto bene ed anche lei, disse abbracciandolo e stringendolo a se.

-Ora rimani qui con me, anche tu devi sentire cosa è scritto in questa lettera. Nessuno deve avere segreti per l’altro, ormai siamo una sola cosa uniti nel nostro amore…

-Raflesia, sei sicura che io possa…

-Sì, siediti accanto a me ed ascolta! Mentre proferiva queste parole la regina incominciò a strappare un lembo di quella busta gialla per poi estrarne un ampio foglio, anch’esso di un giallo più chiaro ripiegato in due. Cominciò così a leggere:

 

Mia adorata Raflesia, se ora stai leggendo queste righe vuol dire che la sacerdotessa Parmenia è riuscita a consegnarti questa lettera in un momento della tua vita che fosse il più adatto a ricevere una tale notizia. Ho confidato nella sua saggezza e sono certo che la missiva giungerà a destinazione al tempo giusto.

Mi sono appena staccato da te, bimba di un anno, con la terribile prospettiva di non poterti forse più rivedere per tutta la vita, e queste mie parole rimangono forse l’unica possibilità di testimoniarti quantomeno la mia esistenza, poiché la mia presenza accanto a te mi viene impedita da eventi avversi.

Non so che età tu abbia in questo momento e quanto tu possa sapere di me o addirittura della mia esistenza. Ho il terribile presentimento che tutto questo ti verrà nascosto nel nome di una crudele ragion di stato a cui anche tua madre Morgana è stata costretta a piegarsi. Probabilmente lei stessa non ti avrà mai detto nulla su di me o non avrà mai voluto rispondere a delle tue eventuali domande.

Ebbene sappi che io e tua madre ci amavamo follemente, checché ella ti abbia potuto dire o meglio non ti abbia voluto raccontare. Tu sei il frutto di questo nostro amore, frutto agognato con tutta l’anima, risultato di un magico incontro di due anime così diverse ma allo stesso tempo così affini.

Conobbi tua madre per caso sulla Terra, il mio pianeta natale, mentre lei era in una sorta di vacanza in incognito. Devi sapere che tua madre, a dispetto della fama che si era creata di spregiudicata accentratrice di potere e spietata conquistatrice, era in realtà una donna dolce e romantica. Detestava quel ruolo che le era stato imposto sin da ragazza e al quale si era dovuta alla fine abituare. Ligia ai suoi doveri nei confronti dell’impero di Mazone, lo impersonava con grande abilità ma periodicamente fuggiva da quel mondo orribile ed andava a rifugiarsi in posti sempre più lontani nell’universo, alla ricerca di bellezza ed armonia. Amava l’arte e la musica e aveva scoperto il mio pianeta come il luogo ideale dove trovare così tante meraviglie. Un giorno eravamo tutti e due nella città di Roma, in quel paese che un tempo era chiamato Italia prima che tutte le nazioni terrestri si fondessero in un’unica federazione di stati e perdessero un po’ della loro individualità. Io ero lì per una serie di lezioni presso una grande università e lei si faceva passare per una ricca ed avvenente ereditiera in vacanza. C’incontrammo ad una grande cena di gala organizzata da diplomatici e dignitari della città. Io ero dovuto intervenire per obblighi nei confronti dell’istituzione accademica che rappresentavo ma quella sera ero terribilmente annoiato e non vedevo l’ora di andarmene, quando, passeggiando su di una splendida terrazza che si affacciava su una delle viste più belle di quella magica città, la incontrai. Anche lei affacciata su quella mirabile vista e anche lei visibilmente annoiata. Fu un vero e proprio colpo di fulmine. Capii subito che non era terrestre e questo me la rese ancor più affascinante. Ci trovammo subito in sintonia su moltissime cose ed incominciammo a frequentarci assiduamente. Era una calda estate come solo ce ne potevano essere in quello splendido paese ed il nostro amore sbocciò immediatamente. Passavamo intere giornate a visitare luoghi d’arte e siti storici, a frequentare mostre e concerti e soprattutto ad amarci appassionatamente. Poi un brutto giorno lei dovette ripartire all’improvviso. Non mi volle spiegare chiaramente la ragione di una partenza così subitanea, ma mi promise che ci saremmo rivisti molto presto, e così fu. Da quel momento i nostri incontri si ripeterono per molte occasioni, ma ogni volta, puntualmente, Morgana doveva ripartire senza preavviso e ad ogni nostra separazione il suo animo era sempre più cupo.

Alla fine, in una drammatica notte che precedeva una sua partenza, sotto la mia ennesima ed insistente richiesta di spiegazioni, tua madre non resistette più e mi racconto quel segreto che si portava dietro come un pesante fardello. Probabilmente quella era l’ultima volta che le era stato possibile tornare sulla Terra, il suo ruolo di regina guerriera era sempre più pesante ed impegnativo e persino la Terra, mi confessò, sarebbe potuta presto ricadere nei piani di invasione e di conquista da parte dell’impero mazoniano, anche se lei mi promise che per quanto le fosse stato possibile, avrebbe boicottato al massimo un tale obiettivo.  Io ero rimasto sconcertato ad una tale rivelazione, ma il nostro amore era talmente grande che decisi che quella volta l’avrei seguita io su Mazone. Ovviamente tua madre non ne voleva sentire parlare, diceva che era troppo pericoloso per me e che non voleva assolutamente coinvolgermi nella sua maledetta vita ufficiale, ma alla fine cedette e così io ebbi modo di visitare il vostro pianeta per ben tre volte nel corso di un anno. Fu in questo periodo che maturammo l’idea di rendere appieno l’essenza del nostro grande amore. E così nascesti tu, il nostro più prezioso tesoro. Il fatto che fossi femmina ti rendeva l’erede designata di quell’impero ma contemporaneamente rendeva il nostro destino ancor più travagliato. Difatti ben presto nubi minacciose si profilarono all’orizzonte. Per Morgana era sempre più difficile mantenere nascosta la mia presenza, e sebbene nella società mazoniana i padri e soprattutto quelli di discendenti reali non erano minimamente considerati, voci e pettegolezzi si sparsero rapidamente tanto che ad un certo punto la mia esistenza fu evidente persino al consigliere Zelian, il quale, innamorato anch’egli di tua madre e follemente geloso, decise di eliminarmi.1

Questo è il motivo per il quale in questo momento sono costretto a scappare da Mazone con la prospettiva di non potervi più tornare e di non poterti così più rivedere, figlia mia!

Mi sento un vigliacco, vorrei gridare al mondo intero quanto ami te e tua madre, ma mi rendo conto che non farei altro che pregiudicare il vostro futuro mettendovi in serio pericolo.

La mia unica speranza è che un giorno, quando quelle nubi si saranno finalmente diradate, ci sia di nuovo la possibilità di rivedervi e di riabbracciare te insieme a tua madre!

Figliola, sei la cosa più bella che la vita mi abbia regalato! Separarmi da te è come tranciare una parte del mio corpo, non riesco a trattenere le lacrime che stanno bagnando queste mie poche righe scritte di fretta…

Ti prego, ti prego…perdonami! Perdona questa mia vergognosa fuga, perdona, se mai potrai farlo, un padre che abbandona sua figlia!  

Addio, dolcissimo fiore…

 

 

Arthur Green*

 

 

(*al momento di quanto sto scrivendo vivo e lavoro abitualmente presso il Royal College di Londra, in Inghilterra, pianeta Terra)

 

 

Raflesia concluse la sua lettura mentre calde lacrime le rigavano il volto. Harlock l’aveva già abbracciata strettamente ancor prima che avesse finito di leggere, anche lui vinto dalla commozione.

-Amore mio, ti prego non piangere! Leggere questa lettera deve averti proprio stravolto, forse non dovevi farlo!

-No, Franklyn, dovevo! Gli rispose la regina riacquistando il suo tono fiero e regale.

Per anni mi sono tormentata all’idea di chi potesse essere mio padre e del perché non mi era stata data la possibilità di conoscerlo e di amarlo…un destino amaro che alla fine avevo supinamente accettato come tutto quello che mi è sempre stato imposto dal mio maledetto dovere di regina!

Ora che posso finalmente dire basta a tutto ciò, voglio rimpadronirmi di una parte preziosa del mio passato. Voglio conoscere, voglio rivedere mio padre, l’unico genitore che mi sia rimasto!

A quel punto Harlock prese la sua amata compagna stringendole le mani sui fianchi e fissandole il volto con quel suo sguardo penetrante:

-Ebbene, farò di tutto, anche l’impossibile, perché questo tuo desiderio sia esaudito!

 

1. Vedi “Cronache Mazoniane” cap. 1

   
 
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