Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: _RockEver_    08/05/2018    2 recensioni
Erin è una ragazza misteriosa e molto intelligente che da anni si nasconde dal governo mondiale.
Un giorno, per fuggire dai marines che intendono catturarla, si imbatte in una nave con la polena a forma di balenottera azzurra: la nave di Barbabianca.
Si ritroverà contro ogni aspettativa a bordo del veliero e, inizialmente non sopportata da tutti, si ritroverà a scoprire il valore dell'amicizia e conoscerà delle persone che le cambieranno la vita, in particolare lo stesso Barbabianca e un ragazzo moro dal viso tempestato di lentiggini.
Almeno fin quando la verità sul suo passato non verrà alla luce...
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Dal capitolo #22:
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- E tu da quanto tempo sei lì?! – chiese basito rivolgendosi al ragazzino, il quale sorrise sornione e lo fissò con aria di sfida.
- Da un po’… - rispose – So essere molto silenzioso.
- Vedo… - commentò Ace seccato, facendo qualche passo in avanti per andar via prima che Xan saltò dalla cassa sul parapetto di poppa – in modo decisamente pericoloso – e gli si parò davanti.
- Senti un po’ – riprese, avvicinando il viso a quello del moro e fissandolo negli occhi – Tu fai cose con mia sorella?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il lungo tavolo della cambusa fu nuovamente molto vicino a prendere fuoco, come stava accadendo più volte in quella giornata.
Una volta che Ace ebbe sentito il racconto della  prima volta di Erin, si alzò e uscì velocemente dalla stanza con un velo di fiamme che gli guizzavano dalle spalle e che stavano per incenerire, per l’appunto, il tavolo.
 - Ace! – lo chiamò Marco, seguendolo fuori dalla stanza per riportarlo dentro – Ace! Dove diavolo vai? – chiese parandoglisi di fronte.
Il moro lo guardò con uno sguardo che il ragazzo non gli aveva mai visto, e dovette ammettere che faceva paura.
 -  Vado a Marijoa a tagliare le palle a quel verme – affermò serio, dandogli una spallata per spostarlo dalla sua strada.
 - Ace, per la miseria! – il biondo a quel punto lo afferrò con violenza dalle spalle infuocate e lo sbattè contro la parete di una cabina, incrinandone il legno  - Non farai mica sul serio!
 - Mai stato più serio di così! – urlò fuori di sé – Ma hai sentito cosa le ha fatto?! Quel figlio di puttana e i suoi dannati genitori non la passeranno liscia, lo garantisco! Nessuno può ferire impunemente le persone che amo!
“ Ecco, lo ha detto”
 - E se dici di amarla ti sembra ragionevole andartene via così? Senza finire di starla a sentire? Senza capire le sue ragioni e ignorando tutto quello che ha fatto fino ad oggi? Eh? Rispondi!
Ace fece per rispondere ma non seppe cosa dire. A volte quell’idiota del suo migliore amico sapeva essere la voce di quella sua coscienza che, nella sua grandissima istintività, andava a farsi friggere.
 
Erin e i comandanti stettero per qualche secondo a fissare Ace infuriato che lasciava la cambusa seguito da Marco, ma immediatamente rivolsero lo sguardo alla ragazza che ora teneva la testa bassa, intenta a torturarsi le mani.
 -  Mi dispiace moltissimo, Erin… -  Newgate fu il primo a rompere il silenzio  - Io… Anzi, nessuno di noi poteva avere idea che fosse una situazione così dolorosa. Scusami per averti obbligata a parlarne.
Erin sollevò lo sguardo e fissò dolcemente il capitano, rivelando i suoi occhi gonfi e dalle profonde occhiaie: -  Non fa niente. E’ strano, sapete… - disse con un leggero sorriso – E’ la prima volta in vita mia che mi apro così tanto con qualcuno, che parli dei miei segreti più intimi. Se avessi saputo come ci si sente nel farlo, probabilmente l’avrei fatto già molto tempo fa…
A quel punto Halta le strinse una spalla con la mano, trasmettendole tutto il suo calore. Non era una ragazza molto brava a dimostrare affetto, ma conoscendola Erin aveva capito i profondi significati dei suoi piccoli gesti.
In quel momento Ace e Marco rientrarono nella stanza e chiusero la porta alle loro spalle, accomodandosi nuovamente di fronte alla ragazza.
 -  Perdonami per averti interrotto – le disse Ace gentilmente – Va’ pure avanti, se è questo che vuoi.
La mora annuì con un sorriso e proseguì.
 -  Dopo quella notte, ovviamente, ne susseguirono molte altre ugualmente spiacevoli… Tuttavia, oltre a continuare segretamente i miei studi, imparai a conoscere meglio Akahito, imparai quali erano le sue abitudini, i suoi passatempi, il suo ruolo all’interno della famiglia, i suoi punti deboli. Ma soprattutto, imparai a sfruttare tutto questo a mio vantaggio, perché se sperava che io restassi a fare la sua bambolina si sbagliava di grosso. In poche parole conquistai la sua fiducia e imparai a fare l’unica cosa che mi potrebbe permettere di restare in vita se il governo mi catturasse.
 - Cosa intendi dire? – chiese Marco – Ha a che fare col fatto che i marines ti danno la caccia?
Erin annuì nuovamente: - Voglio dire che presi da lui l’arma più potente che potesse mai offrirmi, pur senza volerlo, naturalmente.
Ace si sporse di più verso di lei, senza capire: -  Di che parli?
 - Segreti – dichiarò la mora, facendo una piccola pausa.
 - Segreti? – ripeterono tutti in coro.
 - Esattamente. Ho vissuto per circa due anni in uno dei posti più ricco di segreti che ci possano essere al mondo, persino per gli standard di Marijoa. Sfruttavo tutte le debolezze di Akahito nei momenti più… intimi, per così dire, per farmi rivelare cosa avesse fatto nella giornata, cosa stesse accadendo nel Nuovo Mondo e roba del genere. Quando suo padre, uno degli Astri per l’appunto, andava a trovarlo per parlare di affari io facevo in modo di origliare le loro conversazioni tutte le volte che ne avevo la possibilità. Quando lui dormiva, mangiava o usciva… In qualsiasi momento potessi mi intrufolavo nel suo studio per rubare informazioni.
 -  Porca miseria! – esclamò Halta, impressionata da tanta spavalderia – Per una cosa del genere ti avrebbero potuto uccidere in qualsiasi momento!
La ragazza fece spallucce: - Beh, non è che avessi molta scelta… Avrei potuto provare a scappare, cosa che ho provato a fare più volte quando ritenni di possedere abbastanza “armi”. Ma se l’avessi fatto subito sarei stata senz’altro catturata e uccisa e non avrei mai potuto permetterlo, per il bene di mio fratello.
Infatti, circa un anno dopo, ho provato a scappare varie volte ma sono sempre stata ricatturata e punita, naturalmente – detto ciò, Erin si sollevò e diede le spalle ai presenti, sollevanosi la maglietta senza vergogna e scoprendo completamente la sua schiena, rivelando la macabra mappa che tutti quei solchi e quelle ferite avevano creato.
 -  Cazzo… - mormorò Vista, permettendosi di avvicinarsi e sfiorare le cicatrici con la punta delle dita. Ace strinse i pugni rabbioso, ricordando la prima volta che le aveva viste insieme ad Halta, mentre il capitano e gli altri comandati rimasero in silenzio, solidali di fronte a tanta crudeltà.
Erin si abbassò la maglietta dopo qualche secondo e si sedette nuovamente, a sguardo basso.
 - Erin,- la interruppe Barbabianca – ci sono due cose che non capisco. Per prima cosa, il fatto che tu avessi informazioni riservate non avrebbe dovuto spingere quelle persone a farti fuori all’istante, piuttosto che a risparmiarti la vita? E poi, che genere di informazioni possono essere così preziose da mettere in ginocchio un Astro di Saggezza?
Erin lo guardò fisso negli occhi, tacendo per qualche secondo.
 -  Francamente, - disse, esitante – informazioni che avrei davvero voluto non sapere. Sto parlando del “segreto del mondo”. Parlo delle armi ancestrali nei cento anni di grande vuoto e di Raftel.
Silenzio.
 -  T-tu… - balbettò Ace, sbigottito.
 -  Tu c-conosci il segreto di One Piece?! – urlò Ace scattando in piedi e rovesciando la sedia.
 -  Sì.
Il capitano incrociò le braccia e sorrise:  - Capisco, ora è tutto più chiaro.
 - Anche nostro padre conosce la storia dei cento anni. Gli fu raccontata da Gol D. Roger in persona – disse Jaws pacatamente, apparentemente poco colpito dalla rivelazione della ragazza.
La mora guardò prima Ace, il quale strinse i pugni nell’udire il nome dell’uomo che lo aveva messo al mondo, e successivamente Newgate.
 -  Dice davvero? – disse  flebilmente, ricevendo un segno d’assenso dall’uomo.
 -  Loro non sanno nulla – spiegò il capitano, facendo un cenno verso i comandanti – Non voglio che lo sappiano, non avrebbe senso data la scarsa mole di informazioni attuali che possiedono. Scopriranno la verità solo quando sbarcheremo su Raftel e conquisteremo One Piece.
La ragazza annuì:  - Certe cose non ha senso che si sappiano subito, io avrei preferito non sapere nulla. In ogni caso, se non mi hanno immediatamente uccisa è perché la penultima volta che provai a scappare riuscì a incontrare una persona, la persona che mi ha regalato quella radio snail per tenermi in contatto con mio fratello – disse rivolgendosi a Izo, il quale prontamente abbassò lo sguardo -  Devo premettere che la mia famiglia aveva stretti rapporti con la Marina, e comunicava spesso con i vertici così come faceva con gli Astri di Saggezza. In particolare, il tramite attraverso cui avvenivano questi contatti era l’ammiraglio Kuzan Aokiji.
 - Come immaginavo… - sussurrò Barbabianca, incrociando le braccia al petto possente.
 -  Presumo che voi tutti conosciate l’operato di Kuzan. E’ una delle poche persone in quel mondo che apprezzo e che mi abbia aiutata. Fin da bambina, ogni volta che veniva a casa nostra, mi incoraggiava ad andare avanti per la mia strada con attenzione, a distinguermi, pur sapendo quanti guai questo mi avrebbe portato.
Lo incontrai nuovamente quando scappai e mi diede anche un registratore: io registrai tutto quello che sapevo, tutte le informazioni che avevo raccolto in quei mesi, tutta la verità. Poi,  a suo enorme rischio e pericolo, prese il registratore  e lo nascose.
 -  Lo nascose? – domandò Halta, mentre un brusio si diffuse velocemente nella stanza.
 -  Esattamente. Decidemmo insieme un posto molto preciso e lui vi andò per nascondere il registratore. E’ un luogo difficile da trovare, ma non così impossibile. Immaginate cosa accadrebbe se qualcuno lo trovasse…
Quando fui ricatturata mantenni il silenzio ma naturalmente fui punita. A modo suo – un modo malato e possessivo - Akahito mi amava e non mi avrebbe mai uccisa. Poco tempo dopo, finalmente, Sore mi chiamò e mi disse che aveva trovato un modo per aiutarmi a scappare. E così una notte venni a sapere che Sore in passato era stato un rivoluzionario, e a prendermi venne niente poco di meno che Dragon il Rivoluzionario.
Marco per poco non sputò l’acqua che stava bevendo.
 -  E’ una storia che intreccia così tante vite che sembra avere dell’impossibile – obiettò Izo, ancora un po’ scettico.
Erin sospirò:  - Vi giuro che è la verità. Quella notte scappai da Marijoa verso Baltigo e lasciai un biglietto ad Akahito, in cui rivelai l’esistenza di una registrazione scomoda e dicendo che avrei fatto in modo di fargli sapere l’esatta ubicazione dopo 5 anni, solo se mi avesse lasciata libera. Naturalmente lui riprese a darmi la caccia e contemporaneamente lanciò un’indagine parallela per contro proprio per trovare il registratore. Conoscendomi sapeva che non avrei mai mentito su una cosa del genere, e nessuno, nemmeno suo padre sa dell’esistenza della registrazione. Se lo venisse a sapere immaginate quanti problemi gli cadrebbero addosso! L’erede di uno degli Astri si era fatto fregare da una ragazzina! Quanta vergogna deve provare…
Spera di trovare me e quell’affare prima che lo faccia qualcun altro e si fida molto di Kuzan, sono stata estremamente fortunata in questo. 
 -  Però! – esclamò Marco battendo le mani – Gran bel colpo!
Ad Erin scappò una risata ed Ace fu lieto di vederla ridere, era bellissima:  - Cosa hai fatto dopo? – chiese poi.
 -  Beh, ho vissuto due anni a Baltigo, sotto la protezione di Dragon… Da lui ho scoperto che Sore in realtà si era infiltrato a Marijoa per cercare informazioni, e invece si è affezionato a me e ha fatto di tutto per farmi diventare migliore delle persone che mi avevano messa al mondo. Ho riferito ai Rivoluzionari tutto quello che sapevo perché se c’è qualcuno a questo mondo che può cambiare le cose, io credo siano proprio loro. Li ho conosciuti bene, ho conosciuto meglio Sabo, uno dei fratelli di Ace, – disse facendo un cenno verso il moro – e ho tantissima fiducia in quelle persone.
Poi ho desiderato andar via, volevo trovare un modo per ricongiungermi a mio fratello e a Sore, dovevo andare a cercarli. Purtroppo però ho incontrato tantissimi ostacoli: la piccola imbarcazione che Dragon mi aveva regalato non resse per molte tempeste. Feci diversi lavoretti per guadagnarmi il pane ogni giorno e comprare una piccola nave, ma se non erano sufficienti mi intrufolavo a casa di qualcuno e ne approfittavo per lavarmi, fare scorte di cibo e medicinali. E se ancora questa strada non era attuabile, non mi rimaneva che una sola cosa da fare… - concluse, abbassando il capo – Sapete, non vado fiera di tutto quello che ho fatto, ma non avevo altra scelta.
 -  Non preoccuparti, - disse Ace dolcemente, accarezzandole una mano – Nessuno qui pensa che sia colpa tua, non devi giustificarti.
 -  Ha ragione, per la miseria! – confermò Marco, dandole una pacca sulla spalla.
 -  Vi ringrazio… - mormorò la mora, asciugandosi una lacrima che le era sfuggita e ringraziando il cielo di aver trovato degli amici così  - Comunque, - riprese, facendosi forza un’ultima volta - per arrivare alla conclusione di questo lunghissimo racconto,  stavo fuggendo dalla Marina quando sono salita sulla nave, era l’unica possibilità di salvezza che intravedevo.
 - Per nostra fortuna, direi – aggiunse Jaws, a cui tutti diedero ragione.
 - Già, mi sono trovata nel posto giusto quando ce n’era bisogno!
 - E quindi, correggimi se sbaglio, se ora vuoi andar via è per tuo fratello e il tuo mentore, dico bene? – domandò Ace.
 -  Esatto, è proprio qui che volevo arrivare. Quando prima sono uscita ho incontrato Kuzan! Sono corsa poi subito alla nave per prendere la radio snail  e avvisare Sore! Aokiji mi ha detto che Akahito ha perso la pazienza e ha intenzione di usare Xan contro di me! A breve lo andrà a prendere dalla nostra casa e probabilmente lo sbatterà in una cella senza possibilità di vedere mai più la luce del sole, e tutto per attirarmi a Marijoa da lui! E io non posso… - a quel punto non ce la fece più e scoppiò a piangere, mentre le parole si impastavano con le lacrime – Non posso permettere che gli faccia del male! Lui è tutto quello che ho! Io… io devo trovarlo, mi manca così tanto!
Marco ed Ace si guardarono e dopodichè rivolsero lo sguardo verso il capitano, il quale scoppiò presto in una fragorosa risata:  - Gurararara! E’ qui che ti sbagli, principessa! - Erin sollevò gli occhi gonfi verso di lui, chiedendosi cosa volesse dire – Non sei mica sola in questa impresa. Guardati intorno! – gridò esultante allargando le braccia a indicare tutti i comandanti – Guarda quanti compagni che ti rispettano hai trovato, compagni che darebbero la vita per te come tu hai fatto per loro, guarda le persone che ti amano, anche se credo che qualcuno lo faccia più degli altri… - disse furbetto, ammiccando in direzione di Ace che arrossì di colpo  – Tu non sei sola nelle tue battaglie e non lo sarai più, è questo che forse non hai ancora capito.
Fu un attimo. Erin sentì un profondissimo calore nel petto, sentì gli occhi bruciare. Non se ne rese conto ma fu subito dall’altra parte del tavolo e abbracciò forte quell’omone enorme, la cui forza era grande solo quanto il suo cuore.
 - Grazie! – singhiozzò come una bambina – Grazie infinite!!!
I comandanti stessi si commossero a quella scena e si avvicinarono per contribuire a quell’abbraccio così importante, che segnava finalmente l’inizio di un nuovo capitolo per lei.
Solo Ace e Izo restarono in disparte. L’uomo vestito da geisha aveva lo sguardo basso e i pugni stretti lungo i fianchi, non riuscendo a sopportare lo sguardo bollente del moro posato su di sé. Si rese conto di aver preso un grosso, grossissimo granchio, ed Ace non stava facendo altro che suggerirgli di assumersene la responsabilità.
Fece un passo avanti, pronto ad agire di conseguenza, ma un rumore alle sue spalle lo fermò e fece girare tutti verso il tavolo.
“  -Birubirubiru birubirubiru -”
Erin sgranò gli occhi e fissò Newgate. Solo dopo che ebbe ricevuto un segno di assenso si pulì velocemente gli occhi e si avvicinò alla radio snail, sollevando la cornetta.
 - Pronto?
Una vivace vocina adolescenziale riempì la stanza, così come alla ragazza si riempirono nuovamente gi occhi di lacrime.
 - Erin!
 - Xan! Ciao tesoro mio! Dio, quanto mi sei mancato! – urlò singhiozzando, col terrore che potesse perdere i contatti da un momento all’altro – Xan, ascoltami! Dovete scappare! Kuzan mi ha detto che Akahito vuole usarti per arrivare a me! Tu e Sore dovete lasciare Marijoa immediatamente!
 - Erin, noi abbiamo già lasciato Marijoa!
Tutti i comandanti ed Erin per prima sgranarono gli occhi in gesto di meraviglia.
 -  Come sarebbe a dire? Non siete più a Marijoa?!
 -  No, siamo partiti da una settimana ormai, abbiamo potuto chiamarti solo ora per essere sicuri di essere sufficientemente lontani. Sore ha sentito papà parlare con Akahito, ecco perché sapevamo già tutto!
La ragazza si lasciò cadere di peso sulla panca, tirando un sospiro di sollievo: - Grazie al cielo… Sore è lì con te?
 - Certo! Aspetta, ora arriva – si sentì un leggero frusciare per qualche secondo, dopodichè una voce molto più profonda risuonò per la stanza – Erin?
 -  Sore! Non hai idea di che gioia sia sentire di nuovo la tua voce!
 -  Credo di saperlo invece, bambina mia. Erin, dove sei adesso?
La ragazza guardò per un secondo le persone che la circondavano e poi disse fiera:  - Sono sulla nave di Barbabianca, l’uomo più forte del mondo!
Si riuscì a distinguere un rapido movimento dall’altra parte della cornetta prima che Xan urlò:  -  Barbabianca hai detto!? Wooooah!!! Quello è fortissimo! Dicono che riesca a polverizzare una montagna con un pugno e che riesca ad annientare una flotta di duecento corazzate lanciando lui stesso le palle di cannone!!!
 -  Gurararararararararara!!! – schiamazzò Newgate, con le lacrime agli occhi per le risate – Mi piace il ragazzo! – commentò, ed Erin non potè non mettersi a ridere, seguita a ruota da Ace e gli altri.
Sore riprese presto la parola: -  Sulla nave di Barbabianca hai detto?! Erin potrebbe essere molto pericoloso!
 - No, no! – si affrettò a chiarire – Sono nostri amici Sore, possiamo fidarci, affiderei loro la mia vita!
 - Che sollievo! Se lo dici tu allora va bene… Ascoltami bene, Erin, noi saremo sull’isola di Tars, nel mare occidentale, fra tre giorni. Vi è possibile raggiungerci?
La ragazza guardò i comandanti e subito Ace prese una mappa da un tavolo lì vicino e vi diede un’occhiata, controllando il suo log pose. Dopo pochi secondi esclamò radioso: - Siamo vicinissimi! Ci vorranno massimo cinque giorni a vele spiegate!
Erin sussultò, non riuscendo a credere che avrebbe rivisto due delle persone che amava più di tutto al mondo e che non vedeva da così tanto tempo:  - Sore,  aspettateci, ci vedremo presto all’isola di Tars!
 
 
 
 



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Buonasera a tutti!
Dai dai, stavolta sono stata brava, non mi si può dire nulla u.u Solo due giorni di ritardo rispetto alla data che mi ero prefissata. Spero di non fare più figuracce e tornare dopo mesi ^.^’’  Però oh, l’importante è essere ottimisti!
Duuunque, ora finalmente la storia del passato di Erin è completa e senza buchi, chissà come sarà l’incontro tra lei e il suo dolce fratellino…
Siete curiosi? Beh, lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Grazie di cuore a voi tutti che tenete la storia in considerazione con tanto ardore, non siete stupendi, di più!! *.*
Alla prossima e tanti baci!
 
  
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