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Autore: DanieldervUniverse    09/05/2018    3 recensioni
Django dopo essere tornato un libero cacciatore di taglie viene fortuitamente salvato da una coppia di banditi piuttosto gentili per soggetti della categoria.
Questa storia partecipa al Contest per l'Ottavo anniversario del XIII Order Forum.
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Django si riprese con un terribile mal di testa. Quando aprì occhi notò le pesanti catene che lo tenevano bloccato mani e piedi al pavimento del carro; c’erano almeno altri dieci uomini, tutti neri e incatenati come lui, seduti sulle panche e schiacciati gli uni contro gli altri dentro il carro. Avevano tutti volti temprati dalla sofferenza e stravolti dalla fatica, come lui. Animi spenti e cuori morti, tutte le loro energie erano date al lavoro giornaliero e gli toglievano qualsiasi forza per altre cose, come la libertà. Django si prese il suo tempo per abituarsi alla situazione, alla temperatura, ovviamente asfissiante, all’aria secca e al sole impietoso, e al tintinnare delle catene al ritmo dei movimenti delle ruote.

Solo quando cominciò a distinguere le forme nitide dei compagni nella penombra del carro prigioniero poté assestare la situazione: erano premuti l’uno contro l’altro spalla a spalla, in due file parallele appena sufficienti per farli respirare, e l’altezza del carro non gli permetteva neanche di mettersi eretti. L’unica fonte di luci erano due finestrelle basse aperte abbastanza da far vedere la testa di un uomo.

-Finalmente ti sei svegliato- disse una voce conosciuta, dalla finestrella di fronte a lui. Django alzò la testa verso di lui, riconoscendolo: Doug Randall, “Il Fattore”, solito a dare la caccia agli schiavi che sfuggivano dalle piantagioni della Carolina del sud, della Florida, dell’Alabama e della Georgia; il suo soprannome era dovuto a questo, ma era ben solito a darsi ad altre attività criminali anche in altri stati, godendo dell’immunità per i suoi servizi al paese. C’era una bella taglia su di lui in metà degli stati del nord, specialmente dopo il colpo alla ferrovia che gli aveva fruttato ben duecentomila dollari in lingotti d’oro. Gli stava dando la caccia da una settimana, ma aveva calcolato male le sue chance.

-Per qualche motivo non sono sorpreso- replicò Django, facendo un mezzo sorriso di sfida.

-Io invece si, Django- replicò Randall, enfatizzando il nome -È strano vederti in catene dopo tutto quello che ho sentito raccontare di te.

-Allora non mi conosci molto bene- replicò lui, tenendo gli occhi fissi sul pistolero schiavista.

-Forse- replicò lui -Ma di certo sembra che presto ti conosceranno tutti.

-Davvero?

-C’è un impiccagione pronta per te tra tre giorni, ad Atlanta. Sarà la volta buona che la tua sporca faccia negra smetterà di perseguitarmi.

-Non ne sarei così sicuro- replicò l’uomo, fissando intensamente l’altro. Quanto avrebbe voluto avere la sua pistola a portata di mano per fargli sparire il ghigno dalla faccia. Ma non sarebbe andato giù senza opporre resistenza.

-Stupiscimi allora, Django. Vediamo se il tuo nome non è solo fumo.

-Parlando di nomi ti consiglierei di cambiare il tuo- replicò minaccioso l’uomo -Perché il momento in cui mi toglierò queste catene ti darò la caccia finché non ti avrò ucciso.

-Tch- replicò Randall, sparendo alla vista e spronando il cavallo, allontanandosi al galoppo. Django sospirò profondamente: la situazione era brutta, e se voleva uscirne senza rimetterci la pellaccia doveva agire in fretta. Guardò i suoi compagni di prigionia uno ad uno, notando nei loro sguardi una nuova luce, a metà tra la rassegnazione e la speranza.

-Non sono ancora finito, posso ancora farvi uscire di qui, ma mi servirà l’aiuto di tutti…

BANG

-Silenzio là dentro!- gridò una delle guardie. Dal suono sembrava un fucile: non buono. Django si piegò a sussurrare al suo vicino, chiedendogli a bassa voce quanti uomini avrebbero dovuto affrontare. Gli altri dissero che erano più o meno cinque o sei, dato che li avevano chiusi nel carro prima di partire e non avevano potuto contare quanti poi si erano allontanati con loro.

Facendo due conti, Django sospettò che due dovevano sedere in cassetta, per guidare, e gli altri quattro probabilmente facevano da guardie a cavallo. Era anche probabile che fossero tutti armati di fucile. L’uomo si fermò a pensare, chiedendosi come fare per raggiungere la cassetta prima che potesse dare l’allarme e deviare il carro per costringere gli altri quattro ad inseguirli. Muoversi con le catene non era fattibile, e tanto meno sfondare le porte del carro: sarebbero stati facili prede dei fucili.

-Dove stiamo andando?- chiese a bassa voce.

Prima che uno degli altri potesse rispondere una serie di gemiti risuonarono davanti a loro. Il carro si fermò con un sobbalzo mentre i suoni di una ressa risuonavano duramente tutt’attorno. Gemiti, sonori scappaccioni e persino un cavallo che nitriva pesantemente. Poi carro si piegò di lato pericolosamente, minacciando di ribaltarsi. Django trattenne il fiato, finché non calò il silenzio. Gli uomini più vicini alle finestrelle cercarono di raggiungerle per vedere qualcosa, finché le porte del carro non vennero spalancate con uno scossone. Due uomini si protesero nel vano, i volti coperti da due bandane sudice, e con due pistole in mano: uno era grande e grosso, largo il doppio di lui, aveva gli occhi stretti e andava in giro senza cappello, mostrando una folta chioma scura; l’altro al confronto sembrava mingherlino e molto più sporco, ma aveva gli occhi vispi come un serpente.

Django e i suoi compagni rimasero immobili di fronte ai due, e similmente gli sconosciuti rimasero a fissarli in silenzio e senza muoversi di un muscolo. La situazione di stallo si protrasse ancora di qualche attimo, ma infine i due sospirarono pesantemente e abbassarono le pistole con fare deluso e imbarazzato.

-E questa sarebbe la diligenza da rapinare?- chiese il più grosso, con voce profonda e sarcastica. L’altro fece un leggero passo indietro.

-Beh, a volte può succedere un piccolo errore- replicò, probabilmente cercando di sorridere nervosamente sotto al bavero. L’altro fece un verso di disapprovazione e passò oltre, senza degnare Django e gli altri prigionieri di un secondo sguardo.

-Signori, scusate il disturbo- replicò giovialmente il compagno, imitandolo.

Django aspettò ancora un secondo, prima di scattare verso lo snodo principale delle catene, afferrando con tutta la sua forza e tirando disperatamente. Incitò i compagni ad imitarlo, ma anche con gli sforzi congiunti di tutti lo snodo non cedette. Il legno del pavimento del carro gemette, le catene tintinnarono, gli uomini gemerono ma non ci fu verso di smuovere lo snodo.

-Ehi!- esclamò ad un certo punto il bandito più piccolo, facendoli voltare tutti -Che state facendo?

Django non rispose, confuso dall’inettitudine o dall’apparente innocenza del bandito.

-Sono affari nostri- replicò uno degli uomini affianco a lui.

-Ah, okay- replicò lui, scoprendosi il volto e rivelando la sua figura da simpatico e gioviale cow-boy; a giudicare da come si riaggiustava il cappello sulla fronte ogni pochi secondi dimostrava pienamento che si sentiva in qualche modo imbarazzato. Lui fissava loro aspettando che gli dicessero qualcosa, e loro fissavano lui aspettando che se ne andasse.

-Posso supporre che ci vorrai dare una mano a liberarci?- chiese infine Django, rompendo il silenzio.

-Eh beh, certo. Insomma, non possiamo lasciarvi così. Non possiamo, vero?- chiese il bandito, rivolgendosi probabilmente al suo compagno; pochi attimi dopo il bestione si affacciò alla porta del carro. Fece un grugnito poco convinto ma salì sul carro, facendolo tremare a spingendo tutti a fare un passo indietro per evitare che si ribaltasse; Django non disse niente finché, con uno schiocco secco, il gancio delle catene di staccò dal pavimento: il bandito l’aveva fatto con un mano sola.

-Non c’è di che- replicò, lasciando cadere il pezzo di ferro e scendendo dal carro con la stessa flemma con cui era salito.

-Sì, non c’è di che!- replicò l’altro, con un poco più di entusiasmo, prima di essere spinto via senza tanti complimenti dal compagno.

-Aspettate!- lì chiamo Django, inseguendoli con tutto il gruppo, con qualche imbranataggine dovuta agli impedimenti. I due banditi erano appena risaliti a cavallo, ma ebbero almeno il buonsenso di attendere -Dove siete diretti?

-Sono affari nostri- replicò il più grosso.

-Beh sì, non possiamo dirvelo- replicò il più piccolo, infilandosi il cappello sudicio e rialzando il bavero.

-Andate ad Atlanta?- insisté Django.

-Perché devi andare ad Atlanta?- replicò di nuovo lo stesso bandito.

-Devo essere impiccato.

-Ehi dico- replicò il più grosso -Non avrai mica intenzione di andare.

-C’è un uomo che devo uccidere- replicò Django, cercando rapidamente con gli occhi uno degli uomini abbattuti per prendergli il cinturone -E so che sarà ad Atlanta per assistere alla mia impiccagione.

-Auguri allora. Dove c’è la forca noi non ci andiamo- rispose il brigante.

-Eh no, mi dispiace- gli fece eco il compagno. Quindi i due fecero per allontanarsi.

-Ditemi almeno i vostri nomi!- insisté l’uomo, allacciandosi la cintura in vita.

Il più grosso sospiro pesantemente, ma l’altro gli rispose con uno sguardo serio e tranquillo -Mi chiamano Trinità.

-Trinità- mormorò Django, sentendo un vacuo terrore impadronirsi di lui al solo pronunciare quel nome.

-La mano destra del diavolo- gli fece un altro dei suoi compagni.

-E lui è Bambino, la mano sinistra del diavolo- continuò Trinità, al che il compagno sbuffò pesantemente, intimandogli di muoversi. Il pistolero salutò con un cenno del capo e partì lesto dietro al compare, galoppando verso l’orizzonte. Gli altri uomini della compagnia si strinsero attorno a Django, molti reggendo i fucili e le pistole degli uomini che li avevano incarcerati.

-Andiamo ad Atlanta?- chiesero.

-Sì- rispose con sicurezza lui, mentre i due pistoleri sparivano alla vista -Qualcosa mi dice che ci rivedremo lì.


N.d.A: Ovviamente si sono incontrati ancora, perché non sarebbe un western con Bud Spencer e Terence Hill se non ci fossero una bella scazzottata finale e almeno una abbuffata. E benché il film di Django abbia temi molto più profondi di quelli della coppia, l’ironia regna suprema in entrambi e dopo tutto i due pistoleri sono soliti ad aiutare indifesi a suon di legante e fucilate. Chissà come sarebbe ricevuta una storia completa, a me non dispiacerebbe dedicarle più spazio in futuro.

  
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