“Mi dispiace, davvero. Non so quante volte vorrei dirtelo. Quanto forte vorrei gridarlo, al punto che tu, che abiti lontano, mi sentiresti, e forse penseresti a me. Cosa penseresti? Probabilmente sarai arrabbiato. Probabilmente ti domanderai il perché di tutto questo, perché ho chiuso i conti come se nulla fosse, come se tu non fossi stato nulla per me, quando, in realtà, non c’è stato nulla di più grande. Per la prima volta, con te, mi sono sentita leggera, senza pensieri, priva di tutte le preoccupazioni che mi attanagliano il giorno, la notte, in ogni momento; per la prima volta ho potuto parlare, discutere, arrabbiarmi e sorridere con qualcuno che non mi criticasse, con una persona che non aveva il potere di giudicarsi o di allontanarsi da me. Se non ci fosse stato uno schermo a separarci non ci saremo incontrati di certo, e non perché tu abiti lì e io qua e abbiamo età differenti, ma perché sono sicura che non avremmo avuto lo stesso coraggio, la stessa voglia di guardarci dentro a vicenda e di domandarci: «come stai?» con la stessa superficialità con cui si chiede alla persona seduta di fronte a te di passarti il sale. Con te sono stata bene, senza di te ancora meglio, perché avevo il tempo di rimuginare su quello che ci eravamo detti, di ciò che ti avevo rivelato, di ciò che ti avevo nascosto. Come il fatto che mentre io te ci scrivevamo attorno a me crollava un mondo. Come il fatto che durante i nostri discorsi io non facevo altro che pensare: «ce la farò quando arriverà il momento di salutarlo, di spegnere il telefono e tornare nel mio mondo, lo stesso che in questo esatto momento sta crollando?» No, non ci sono riuscita. Continuo a pensarci, a chiedermi: «perché?» mentre probabilmente tu mi avrai cancellato, seppellendomi tra altri mille pensieri più importanti di me. Mi dispiace. Davvero”