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Autore: Castiga Akirashi    10/05/2018    1 recensioni
Tre Pokémon Leggendari.
Una piccola Pichu.
Una banda di Pokémon scapestrati.
Un'avventura meravigliosa.
Sola al mondo, Pichu imparerà cosa vuol dire avere degli amici fedeli pronti a tutto per aiutarsi.
Abituati a vivere di prepotenze e violenza, Rayquaza, Raikou e Zapdos impareranno cosa vuol dire stare in mezzo alla gente e aiutare chi è in difficoltà... ma anche a soffrire, verbo che prima di conoscere la loro piccola amica non sapevano cosa volesse dire. O così credevano fosse.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Il giorno dopo Pichu si alzò convinta. Quel giorno sarebbe partita e andata via da quella maledetta montagna. Non aveva più senso avere paura di tutto e di tutti: ora che c'erano quei Leggendari al suo fianco poteva difendersi da chiunque: nessuno avrebbe potuto più ferirla. Al suo risveglio comparvero Rayquaza e Zapdos pronti a sostenerla nella sua scelta. Ma non Raikou. Triste per l'assenza della tigre, la piccola Pokémon uscì dalla grotta calpestando la neve caduta quella notte. Solo vederla le dava l'idea del freddo. Rayquaza sentì le sue sensazioni così intervenne e mormorò: “Non ci pensare. Andiamo, presto saremo al caldo.”
Lei annuì e accompagnata dagli spiriti dei Leggendari si inoltrò nel bosco che ricopriva tutto il versante della montagna; man mano che scendeva, la neve diminuiva e il clima si faceva più temperato; aiutava anche che la giornata proseguisse e il sole si facesse sempre più alto nel cielo.
“Si sta già meglio qui, vero?” chiese Zapdos guardando dei Pokémon volanti nel cielo e invidiandoli come mai nella sua vita. Avrebbe voluto ricominciare a volare... Pichu percepì lo stato d'animo e mormorò: «Non sai quanto mi dispiace Zapdos.»
Lui si riscosse e le sorrise, rispondendo che non era niente di importante e che gli sarebbe passato subito: “La vostra compagnia mi aiuta molto.”
“Già, concordo. Nonostante tutto ci permetti di parlare con te e di condividere i poteri facendoci aassaggiare ancora un po' di libertà. Temevo davvero che dopo le prime litigate ci avresti considerati dei parassiti e chiuso ogni contatto.” disse pensieroso Rayquaza comunque contento di come si erano messe le cose.
Pichu alzò le spalle ma non rispose. Cosa poteva dire? Aveva avuto paura ma nello stesso tempo le avevano fatto pietà e dopotutto lei voleva amici, non voleva essere più sola. Rayquaza poi le aveva sempre dato un grande senso di fiducia. Non come Raikou... il pensiero maligno verso la tigre la rattristò. Non si era più fatto vivo dopo il suo errore e lei non sapeva come scuoterlo anche perché non capiva se si sentisse in colpa o se si sentisse umiliato, ferito nell'orgoglio di non riuscire a fare una cosa che voleva fare.
Dopo parecchie ore di cammino a Pichu cominciò a far male la zampa ferita e pensò che forse era meglio fermarsi qualche minuto; i Leggendari approvarono così lei sedette. Stava per spostarsi al sole quando sentì un fruscio tra le fronde. Si mise a quattro zampe, Rayquaza con lei, pronta ad attaccare... si fermò in tempo prima di fare danni irreversibili. Sotto la bandana la testa brillava, la coda illuminata era pronta a colpire ma non attaccò: quello che si trovò davanti fu semplicemente un Eevee terrorizzato. Rayquaza si separò da lei fissando insieme agli altri due chi avevano di fronte. Pichu si tolse dall'offensiva alzandosi sulle due zampe posteriori in segno di pace e mormorò: «Scusami. Non voglio attaccarti, mi hai solo spaventata.»
Il Pokémon alzò le lunghe orecchie analizzando chi aveva davanti; non aveva mai visto un Pichu in vita sua ma un Pokémon così piccolo e dall'apparenza dolce non poteva fare del male; intimorito di essere nel bosco da solo mormorò: «Mi faresti compagnia?»
Pichu sorrise e rispose: «Ma certo! Non ti preoccupare. Non ci succederà niente.»
L'Eevee le si avvicinò, titubante. Vedendo il suo sorriso, un sorriso dolce e rassicurante, si tranquillizzò; sentiva di potersi fidare di lei. E così, senza più paura, si acciambellò accanto a lei. Pichu sentì il pelo contro il suo, il calore corporeo di un altro essere vivente; non le era mai successo in tutta la vita. Sorrise sentendosi bene. Mentalmente, si rivolse ai Leggendari e borbottò: “Non vogliatemene ragazzi. Mi aiutate, siete preziosi compagni ma non potete darmi calore corporeo.”
I due annuirono, sotto sotto contenti di vederla così rilassata. Il Pokémon sospettoso e spaventato da tutto, rassegnato e sconfitto, stava lasciando il posto a una cucciola piena di voglia di vivere. Notavano un improvviso coraggio che non sembrava combaciare a ciò che avevano visto all'inizio.
“Rayquaza, spacchiamo le montagne!” replicò lei quando le venne posta la domanda su quel cambio di modo di fare: “Io odiavo aver paura di tutto... ma dovevo. Se scappi ti salvi, se combatti e non sei forte no. Ma ora insieme siamo forti!”
Rayquaza e Zapdos si guardarono perplessi; sembrava un momento di onnipotenza che poteva risultare piuttosto pericoloso se non tenuto sotto controllo. Era forte, sì, ma non invincibile. Non ancora. L'Eevee tranquillo al fianco dell'altra Pokémon interruppe il dialogo mentale e mormorò: «Sto cercando i miei fratelli, mi sono perso. Tu li hai visti?»
«No, mi spiace. Non ho ancora incontrato nessuno in questo bosco... quando li hai persi?»
«Qualche ora fa credo. Non lo so, in questo bosco è tutto uguale, non capisco più niente!» esclamò l'Eevee lasciandosi sfuggire una lacrima. Pichu allungò la zampa e gliela asciugò; lui alzò lo sguardo ambrato incrociando gli occhi con i suoi. Lei sorrise e mormorò: «Cerchiamoli insieme quando ci saremo riposati. Vedrai, li troveremo. Ti staranno sicuramente cercando, non pensi?»
Lui annuì più tranquillo. Quella Pokémon riusciva a dargli un senso di pace con quel sorriso caldo. Un brivido di freddo però lo colse all'improvviso facendolo tremare. Pichu percepì il suo malessere e mormorò: «Vieni, andiamo al sole.»
Trovata una radura assolata, Pichu si sdraiò su una roccia calda crogiolandosi sentendo il tempore invaderle il corpo. L'Eevee fece altrettanto rotolandosi sul prato felice: era bello avere qualcuno con cui giocare o con cui rilassarsi anche se era lontano dalla sua famiglia.
“Pichu non è sicuro qui. Dovresti stare nel bosco protetta dagli alberi.” mormorò Zapdos scrutando il cielo in ansia per lei. I predatori del cielo amavano prede facili come la loro amica in quel momento. Lei però, troppo rilassata sotto quel sole, non ne voleva sapere e replicò: «Io voglio stare qui, si sta così bene...»
Rayquaza fece per dire qualcosa in merito a questa prova di incoscienza ma venne anticipato da uno strido selvaggio. Pichu sbarrò gli occhi sentendo quel verso, di nuovo. Aveva popolato troppo i suoi incubi perché se ne potesse dimenticare. Alzò lo sguardo e vide uno stormo di Spearow comandati da un grosso Fearow. Pichu sentì le gambe farsi molli, la vista annebbiata dal terrore di avere davanti ancora un Pokémon di quella specie. Rayquaza e Zapdos cercarono di parlarle, di farla ragionare, di attaccare o scappare insieme. Ma lei non sentiva. Era pietrificata dal terrore, nei suoi occhi e nella sua mente solo il becco e gli artigli di quel Pokémon. Un pericoloso scintillio passò negli occhi del rapace quando si rese conto che Pichu non si muoveva dalla paura. Gracchiò, gli Spearow risposero e tutti insieme in picchiata attaccarono.
“Pichu andiamo spostati!” esclamò preso dal panico Zapdos.
“Li attacchiamo, ti aiuto! L'hai detto prima che spacchiamo le montagne!” rimarcò invece Rayquaza ma nessuno dei due urli mentali raggiunse Pichu che si vide semplicemente la morte arrivare in faccia. Non sarebbe sopravvissuta questa volta. Chiuse gli occhi e per una frazione di secondo perse conoscenza. Quando si riprese, era parecchi metri lontana dallo stormo che si stava riprendendo dalla caduta. Pichu perplessa sentì che stava ansimando. Si guardò le zampe e vide quelle traslucide di Raikou sopra le sue. Il suo corpo fremeva, guizzava di energia, la coda si muoveva a scatti. Nella sua testa una voce mormorò: “Senza di me non riuscite a fare proprio niente.”
“Raikou...” mormorò lei, colma di gratitudine. Non sapeva come fosse successo ma ora sentiva il suo cuore unito e in armonia con quello della tigre. Un grido li scosse: Pichu e Raikou si voltarono insieme vedendo il piccolo Eevee minacciato dal Fearow. Pichu aveva paura, non voleva avvicinarsi, ma il piccolo Pokémon aveva bisogno di lei.
“Non ti preoccupare. Saremo così veloci che quel tacchino nemmeno si renderà conto di quello che è successo.” disse orgoglioso della sua potenza la tigre ora che finalmente poteva scatenarsi.
Lei annuì sentendo la convinzione di Raikou invaderle l'animo e con la sua forza nelle zampe cominciò a correre. Non le sembrava vero, si stava avvicinando a Eevee il doppio della velocità che avrebbe raggiunto con il suo Attacco Rapido spinto al massimo. Nella perfezione di quell'attacco, però, sbagliò i conti. Lei non era abituata a correre così velocemente e il masso fu sulla sua traiettoria prima che se ne rendesse conto. Quando si riprese, si ritrovò nascosta dietro ad alcuni alberi dalle fronde cascanti e molto folte insieme all'Eevee mentre i Fearow e Spearow fuori dal loro nascondiglio usavano Perforbecco e Furia per farsi strada tra la vegetazione e prenderli. Eevee stava parlando: «... È incredibile che tu sia riuscita a sollevarmi ma ora dobbiamo uscire da questa situazione. Quel becco mi fa davvero paura!»
“Breve riassunto?” chiese lei mentalmente vedendo intorno a loro i tre Leggendari vigili.
“Non sai controllare la mia velocità e ti sei schiantata.” spiegò Raikou con la voce tremante dall'ansia di non riuscire a gestire quella situazione; voleva correre al massimo delle sue capacità, stordire quei pennuti con lampo che sarebbe potuto essere ma non in quel momento: “Ho preso un attimo possesso del tuo corpo per tirarvi via di lì mentre ti riprendevi ma ora dobbiamo trovare una soluzione.”
“Se solo riuscissimo a controllare i fulmini...” ringhiò Zapdos.
Eevee arretrò interrompendo il loro discutere mentre il becco di Fearow si faceva largo tra la boscaglia per raggiungerli. Pichu guardò la situazione; in quel momento era il solito inutile Pichu ma aveva un'arma. Un'arma che non avrebbe avuto la debolezza della sua paura di fronte a quella specifica specie di Pokémon. Sentiva che si sarebbe lanciata in lotte contro chiunque ma non contro un Fearow.
“Zapdos.” chiamò. Il rapace si voltò a guardarla mentre gli altri capivano: “Hai carta bianca.”
“Ma Pichu...”
“Io sono troppo debole, non posso proteggere questo Eevee! Non voglio che si faccia del male perché sono un'incapace, ti prego!”
“Impareremo ad agire insieme per evitare tutto questo, te lo prometto.” mormorò solennemente il Pokémon uccello ma proprio in quel momento un attacco Furia portato da un lungo becco a punta spuntò dal nulla distruggendo la vegetazione che faceva loro da scudo e la colpì violentemente svariate volte. Da dietro uno degli alberi vicini invece spuntò il muso di un Umbreon che disse: «Psyco! Vieni via, presto!»
«Fratellone!» si illuminò il piccolo Pokémon; voltatosi, fece per dire alla sua nuova amica di seguirlo ma si bloccò: Pichu aveva assunto un ghigno spavaldo, quasi diabolico, molto diverso dal sorriso dolce che aveva visto poco prima. La coda brillava insieme a una zampa e alla testa. I Leggendari erano furenti. In quel breve periodo da quando si erano svegliati avevano imparato a voler bene a quella piccola Pokémon che li aveva conquistati. Rayquaza si era sentito subito estremamente protettivo verso quella Pichu che sembrava terrorizzata da tutto: giudizioso, sempre stato un Pokémon razionale, l'aveva presa sotto la sua ala come fosse stata una sua cucciola. Era l'unica innocente in quella situazione che onestamente non sapeva da cosa fosse stata causata e lui non poteva sopportare che dei Pokémon, così dal nulla, attaccassero con quella violenza proprio lei, già segnata da scontri con la stessa specie. Zapdos era sempre vissuto indifferente a tutto e così era stato anche all'inizio di quella convivenza forzata. Era intervenuto poco, aveva provato ad aiutare senza successo ma non se n'era in realtà lagnato troppo. Sì, avrebbe voluto volare ancora ma piangere e lamentarsi non avrebbe risolto il problema. Pichu l'aveva scosso con la sua forza. Dentro di lei aveva nascosto un carattere ribelle e deciso, un temperamento diverso dal timido che aveva avuto quando l'avevano incontrata. Pareva ci fosse stata costretta dalle circostanze e che la rassegnazione avesse spento il suo fuoco interiore che invece con loro si era potuto riaccendere. Vederla attaccata e ferita lo aveva smosso da un torpore d'animo che pensava di aver avuto da quando era nato. Raikou invece era letteralmente esploso: come potevano degli stupidi uccelli far del male a lei? Non capiva, non sapeva come fosse successo, ma dopo i loro scontri iniziali aveva deciso di calmarsi. Faceva fatica lui, un Leggendario abituato agli eccessi a frenarsi così. Amava correre come nessuno sul pianeta, lanciare fulmini su chi e dove voleva, mangiare quanto e cosa voleva, combattere riducendo gli avversari allo stremo, litigare o essere amici per la pelle... gli piaceva fare quel che voleva al massimo delle possibilità. Non aveva mai avuto mezze misure. Poteva cambiare dal nero al bianco in base al momento ma non contemplava il grigio. E si era visto tagliare le zampe da quella maledizione. Aveva reagito male di primo impatto ma poi, come sempre succedeva, si era fermato a pensare. Come al solito prima agiva e poi rifletteva. E nella sua riflessione giunta a maturazione in quel momento di separazione in cui si era reso conto che aveva fatto del male al Pokémon che comunque aveva perdonato i suoi eccessi... aveva capito che doveva smetterla. Per quella convivenza forzata doveva mettere da parte il suo egoismo, il suo orgoglio, la sua voglia di andare al massimo. Ma non ora. Non contro chi aveva ferito Pichu. Nessuna pietà. L'agilità di Raikou permise un balzo di proporzioni immani, la forza di Rayquaza stese con un colpo secco di coda il Fearow e i tuoni combinati dei due Leggendari elettrici fecero il resto. L'Eevee di nome Psyco arretrò. Quella bestia non poteva essere lei. Il Fulmine che si scatenò era pari alla più grande tempesta elettrica che avesse mai visto. Terrorizzato, scappò verso il fratello che lo portò via di corsa altrettanto turbato da ciò che avevano visto. Quando Pichu atterrò, uno dopo l'altro i cadaveri dei rapaci caddero al suolo. Vendetta era stata fatta.
Qando riprese coscienza, Pichu aprì gli occhi rintontita. Si sentiva come se l'avessero costretta al sonno con un potente sonnifero. Quando visualizzò ciò che la circondava, si coprì la bocca con una zampa. Quella non era una radura ma un cimitero. Cadde sulle ginocchia, non pensando che avrebbe mai visto in tutta la vita una desolazione del genere. Sconvolta borbottò: «Cosa avete fatto?»
“Ti abbiamo difesa!” rispose Raikou con un sogghigno spavaldo vista la potenza che avevano dimostrato di avere con quei Pokémon decisamente inferiori a loro.
«Ma siete impazziti?!» esclamò lei all'improvviso voltandosi a guardarli tra le lacrime che quella desolazione le aveva scatenato. Sconfiggerli andava bene, difendersi anche ma addirittura arrivare a uccidere? Raikou prese subito la parola e rispose: “Ehi perché ti agiti tanto?”
«Perché mi agito tanto? Sono morti dei Pokémon! Non era necessaria tutta questa violenza!»
“Tu ci hai dato carta bianca per difenderti, noi ti abbiamo difesa! Che problemi ci sono?”
«Che bastava spaventarli!»
“Spaventandoli sarebbero tornati! Ora quegli stupidi pennuti che sono scappati sapranno chi è il Pokémon più forte e non verranno a rompere mai più. Problema risolto.”
Pichu lo guardò sgomenta e il silenzio degli altri due le fece solo capire che i tre Leggendari erano concordi su quel punto; il pensiero la fece tremare. Quei Pokémon l'avrebbero uccisa se non fosse più stata fondamentale come ospite per la loro sopravvivenza? Con questo pensiero non troppo felice nella mente replicò: «Non vale nemmeno la pena di stare qui a discutere...» e voltatasi andò verso l'albero più grande del bosco per prendere qualcosa da mangiare. Sentiva il corpo stanco e immaginava che probabilmente era colpa del grande sforzo che le avevano fatto fare. Con un ringhio lo spirito di Raikou le balzò davanti e ringhiò: “No, adesso parliamo! Non è davvero possibile che sbaglio sempre tutto e finiamo per litigare! È la seconda volta in pochi giorni! Stavolta mi sono impegnato per aiutarti!”
«Raikou non puoi pretendere che io stia zitta e buona mentre vai in giro con il mio corpo a uccidere Pokémon!» esclamò lei vedendo come la tigre non cercasse nemmeno di capire la sua posizione e osando ribattere perché comunque sapeva che senza il suo corpo i Leggendari non sarebbero potuti esistere e che quindi non rischiava niente: «Non c'era bisogno di ammazzarli! Non puoi distruggere tutto quello che ti capita davanti se ti infastidisce! La vita è preziosa... e oltretutto, i fulmini erano vostri ma la faccia la mia!»
Il Leggendario all'inizio non rispose ma poi squadrò i compagni e ribatté: “Perché te la prendi solo con me?”
«Ti sbagli. In questo momento sono delusa da tutti e tre. Solo che tu sei l'unico che cerca di giustificarsi.»
“Bene allora.” replicò lui ancora fortemente offeso da come lo stavano trattando tutti. Le accuse gli facevano male, non ricevere almeno un grazie anche peggio e per di più quei due smidollati invece di aiutarlo stavano zitti. Rayquaza forse si sentiva in colpa, a Zapdos probabilmente non interessava più di tanto come argomento perché il danno ormai era fatto ma a Raikou non importava. Se la sua presenza continuava a essere fonte di fastidio, dato che non poteva andarsene fisicamente se ne sarebbe andato spiritualmente. Dovevano chiedergli di tornare in ginocchio altro che insultarlo. Non disse più nulla; semplicemente sparì. Pichu, Rayquaza e Zapdos attesero un attimo pensando che sarebbe tornato. Doveva tornare. Passarono i minuti ma così non fu. Si guardarono perplessi e Zapdos commentò: “Questa volta mi sa che si è offeso davvero.”
Pichu non rispose incamminandosi di nuovo verso l'albero per mangiare e non svenire. Rayquaza sentì che comunque doveva alleggerire l'atmosfera: l'affiancò e sinceramente pentito mormorò: “Io mi scuso. Forse hai ragione, forse abbiamo esagerato. Ma se impareremo a collaborare non succederà più.”
Lei ancora non rispose ma annuì e anche Zapdos dopo un'occhiataccia di Rayquaza fece lo stesso porgendo le sue scuse; Pichu capì che non era del tutto sincero ma apprezzò il gesto di amicizia. Raikou poteva anche attaccarsi. Giunse all'albero davanti al quale c'erano altri Pokémon che stavano mangiando e si avvicinò ma quando venne notata tutti scapparono lasciando lì anche le loro bacche. Lei li guardò correre perplessa, non riuscendo a capire cosa fosse successo. Si guardò intorno ma non vide pericoli. Poi le venne l'illuminazione: probabilmente la voce si era diffusa e scappavano da lei. Sospirando mangiò qualcosa e poi andò sul suo albero a dormire ma era un po' triste: se prima era lei a schivare tutti controvoglia perché troppo debole ora sarebbe stato il contrario e la cosa non le piaceva per niente.
La mattina dopo Pichu si svegliò molto presto o, per dirla tutta, non aveva proprio dormito. Litigare con i Pokémon che stavano dentro di lei la faceva soffrire più di quanto immaginasse. Scesa dall'albero per fare colazione si trovò davanti un Eevee con il pelo tutto arruffato.
«Uh? Ciao!» esclamò lei stupita nel vederlo lì riconoscendolo: quel pelo disordinato non era sicuramente da tutti.
L'Eevee inzialmente perplesso si aprì in un sorriso scodinzolando e rispose: «Sei tornata tu!»
«Come scusa?»
«Ieri quando hai attaccato quei brutti Pokémon mi hai fatto paura. Non sembravi più tu e...» ma si interruppe quando Pichu saltò facendo una capriola all'indietro e saltando su una zampa anteriore per evitare due attacchi Palla Ombra. Si mise in guardia sulle quattro zampe pronta a difendersi mentre il piccolo Eevee correva verso un Umbreon agitando la coda: «Fermo, fermo fratellone! Lei è mia amica!»
«Quel mostro ha ucciso dei Pokémon! Devi starle lontano, Psyco!» ringhiò lui di risposta fissando Pichu con un penetrante occhio rosso ostile. Pichu restò in guardia non sapendo cosa fare. La fuga era un'opzione più che gradevole: non voleva fare altri danni permanenti con i poteri dei Leggendari ma soprattutto non voleva litigare con il fratello di Psyco. Ma non servì lottare. Quando ebbe il fratellino vicino, lo agguantò per la collottola e dopo aver scoccato uno sguardo di avvertimento alla piccola Pokémon, si voltò e sparì tra le fronde. Con un sospiro lei tornò sul suo albero nascondendosi dalla vista del mondo; almeno lì, forse, non l'avrebbe trovata nessuno. Restò in quella radura per qualche giorno. Se Raikou non si faceva vedere si sarebbe allenata con Zapdos. Ma tutti i tentativi furono buchi nell'acqua: ogni volta dava più scossa a se stessa che all'albero che aveva di fronte e andava al tappeto. Irritata si alzò per l'ennesima volta, sentendo ancora le scariche per tutto il corpo. Sentì una presenza dietro di lei così si voltò di scatto ma vide soltanto Psyco seduto sorriderle con delle bacche curative tra le zampe: «Ciao!» esclamò: «Vedo che stai cercando di allenarti ma non funziona...»
«Cosa fai, mi spii adesso?» chiese lei inarcando un sopracciglio mentre sedeva prendendo in mano una bacca e addentandola. L'Eevee arrossì imbarazzato e rispose: «No, no... io... volevo solo giocare! Ma ti vedevo sempre tentare di lanciare fulmini e andavo via per non disturbarti!»
«Tuo fratello che dice?» chiese lei impensierita apprezzando però la compagnia e la fiducia del Pokémon. Aveva visto l'odio con cui era stata guardata. Non poteva averlo lasciato andare e infatti la risposta non la stupì: «Mio fratello non sa.»
«Psyco... non dovresti disubbidire così. Sarà preoccupato per te.»
«Non mi importa! Lui non capisce! Tu sei tanto gentile e sbaglia a giudicarti male!»
Pichu sorrise commossa e rispose: «Grazie. Ciò non toglie che non puoi scappare così da lui. Sarà sicuramente preoccupato per te.»
L'Eevee abbassò il muso e per rendere la pillola meno amara, Pichu aggiunse: «Io starò qui per un po' credo. Se vuoi sai dove trovarmi. Ma solo se lui ti lascia. Intesi?»
Triste ma convinto, Psyco annuì e corse via. Rimasta sola Pichu si guardò a destra, vide il leggendario drago e chiese: «Raikou?»
Lui scosse la testa e lei si fece triste. Perché doveva tenere il muso così? Perché si ostinava a fare l'orgoglioso quando ce ne sarebbero andati di mezzo tutti? Pichu si rese conto che non voleva che tornasse per la sua velocità, soprattutto perché non la sapeva sfruttare. No, voleva che tornasse per potergli parlare ancora, per sentirlo prendere in giro qualunque cosa si muovesse, per ridere dei suoi soprannomi a tutto e delle sue battute. Erano stati insieme poco ma quel muso dentuto le era rimasto nel cuore senza che potesse farci niente. Raikou le mancava e basta. Rayquaza interruppe i suoi pensieri e per distrarla da un pensiero triste ne sollevò uno altrettanto triste: “Cosa pensi di fare con quell'Eevee? Suo fratello ti odia...”
Pichu fece spallucce dato che non lo reputava un problema urgente come era invece imparare ad attaccare insieme anche con Zapdos. Non volendo più pensare alle troppe emozioni di quella giornata, Pichu andò sull'albero a riposare. Passò qualche giorno e dell'Eevee nessun segno. Forse ormai si era convinto e le sarebbe stato lontano. O forse il fratello maggiore gli aveva impedito di muoversi. Comunque stessero le cose, lei non doveva perdere tempo e allenarsi finché poteva ma non sembravano esserci soluzioni per controllare i fulmini. Un Pichu come lei aveva le sacche elettriche troppo piccole per trattenere l'elettricità e addirittura si fulminava da sola. Temeva che non ce l'avrebbero mai fatta e ci fu anche però un'altro problema: i fulmini impazziti di Zapdos colpirono delle rocce che frantumate si proiettarono ovunque, anche contro di lei; prima dello schianto intervenne Rayquaza e con il suo aiuto il Codacciaio disintegrò le rocce. L'idea però era stata inizialmente quella di rimandarle indietro non di distruggerle. Con un filo di voce, la Pokémon di tipo elettro mormorò: «Temo che anche questo avrà bisogno di allenamento.»
La risata nervosa dei Leggendari accompagnò il commento, aumentando ancora maggiormente l'ansia che li aveva presi. Qualcuno però le fece tornare il buonumore perché il piccolo Psyco si rifece vivo. Tornò a trovarla, portando qualche bacca e le chiese di giocare. All'inizio Pichu era titubante ma poi si sciolse, divertendosi a rincorrere il piccolo Pokémon crema, a rotolarsi nell'erba con lui, a inseguire le foglie. Era divertente giocare insieme e le faceva dimenticare tutti i problemi che la angustiavano. Pichu si chiedeva però cosa ne pensasse il fratello di quest'ultimo. Non le era parso di stargli troppo simpatica... in quel momento, l'Umbreon era davanti a un Blastoise, grosso e imponente. Il Pokémon Crostaceo rideva, aveva quei piccoli e inutili subordinati ai suoi ordini nel suo bosco. Irritato dal poco che aveva ottenuto quel giorno, esclamò: «Ti pare un pegno degno, miserabile? Cosa sono queste quattro bacche in croce?»
«Non ho trovato altro, Blastoise. L'inverno si sta avvicinando e...»
Blastoise si alzò in piedi e rispose: «Me ne infischio dell'inverno, Shadow. Tu non mi porti da mangiare? Tu subisci le mie ire.»
L'Idrocannone fece il resto. Shadow fissò quella palla d'acqua avvicinarsi pericolosa e letale verso di lui ma qualcosa la intercettò e la spinse via. Sembrava un Codacciaio.
«Ehi ciccione! Perchè non te la prendi con qualcuno della tua taglia?» esclamò Pichu uscita dal nascondiglio non potendo sopportare tanta prepotenza. Il Blastoise rise di gusto nel vedere tanto coraggio da un Pichu e replicò: «Certo e scommetto che stai parlando di te, nanetta!»
«Ci puoi giurare!»
Prima dell'attacco, lei e i Leggendari si erano accordati. Niente fulmini ma solo forza fisica limitata il più possibile. Qualcuno provò a mettere in guardia Blastoise dicendo che quella Pichu aveva ucciso i loro Fearow ma lui non badò alle lamentele e anzi, rispose: «Erano solo dei buoni a nulla. Non abbiamo perso niente. Fatti sotto, tappa!»
I due si scontrarono con furia, nessuno disposto a cedere. Nella zuffa in corso, Psyco uscì dal nascondiglio e raggiunse il fratello aiutandolo a rialzarsi. Nell'accompagnarlo fuori, soffiò: «Non l'ho portata qui io. Non sapevo nemmeno esistesse questo posto. Facevamo una passeggiata e ti abbiamo sentito gridare.»
Shadow non rispose subito ma quando riuscì, sbottò: «Hai fatto un grave errore. Se perde, siamo finiti.»
«Lei non perderà fratellone. È forte e dalla nostra parte. Non è cattiva. Ci aiuterà a difenderci da Blastoise.»
Nascosti dietro ai cespugli, guardarono i due avversari lottare. Pichu saltava con grazia da ogni parte infliggendo danni con il suo Codacciaio. Blastoise intontito da quel continuo saltare non riusciva a prenderla per colpirla. I Pokémon intorno a loro erano impressionati dalla forza della Pokémon. Non si era mai visto un Pichu così potente, agile e spavaldo. Psyco la guardava con ammirazione, non avendo mai più visto il ghigno quasi diabolico di quella volta. Non tutto andò secondo i piani perché Pichu ancora non era in grado di calibrare la forza dei suoi attacchi; quindi non si azzardava a spingersi troppo oltre per non rischiare di fare danni permanenti. Il tutto volse a suo favore perché con un ringhio irritato Blastoise sospese il combattimento dicendo che non voleva ridurla a una mozzarella di Pokémon e non voleva sprecare energie inutili contro una mezza tacca. Ma sotto sotto Pichu poteva vedere l'irritazione nei suoi occhi di essere stato quasi messo all'angolo da un Pokémon Baby. La banda di bulletti se ne andò seguendo il capo e Pichu si avvicinò preoccupata all'Umbreon mormorando: «Come stai?»
«Io... bene. Non mi fido di te ma hai scacciato Blastoise. Quel prepotente sono anni che mi porta via il cibo come pizzo per non fare del male ai miei fratelli. E come hai avuto modo di vedere, non gli interessa se c'è siccità o simili. Lui vuole le sue bacche. Quindi, ti ringrazio. Il mio nome è Shadow, loro sono i miei fratelli Psyco e Ice.»
Dai cespugli comparve un altro Eevee, un po' più piccolo di quello che Pichu conosceva e con meno ciuffi di pelo ribelli. Timidamente, si avvicinò e chinò la testa, cosa che gli risultò piuttosto difficile dato che la Pokémon era più bassa di lui. Pichu fece un mezzo sorriso. Era un passo avanti. Sempre e comunque un passo avanti. Gli fece un cenno e rispose: «Io beh... non ho un nome. Sono un Pichu e quindi mi presento come tale.»
Psyco intervenne ed esclamò: «Dai Shadow, falla rimanere con noi! Ci divertiremo!»
Lo sguardo gelido dell'Umbreon sembrava di tutt'altra idea ma poi il Pokémon annuì e borbottò: «Se anche a te va bene, Pichu, potremmo restare insieme. Non mi fido di te ma non posso negare di non essere all'altezza di Blastoise... se tu ci proteggerai, noi ti daremo una casa. Ma ti terrò d'occhio.»
Lei si limitò ad annuire con un cenno della testa e facendo saltare di gioia i due cuccioli: uno perché la sua amica sarebbe stata con loro, l'altro perché contagiato dalla felicità del fratello. Così, i quattro Pokémon andarono nella tana dei Pokémon volpe.

  
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