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Autore: RoloChan105    10/05/2018    0 recensioni
"So parecchie cose su di te, mano di Noxus; le voci corrono, le persone parlano, ma la fonte non è mai affidabile. Dicono che tu sia un mostro, ma anche un uomo che in passato, è stato capace di amare. Dicono che sei una vera macchina da guerra, ma hai imparato da solo l’arte di sopravvivere. Dicono che tu sia senza anima, ma questo, lo dubito.
Non saresti qui altrimenti. "
-Darius x Quinn-
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darius, Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi di una locanda abbandonata

 

Capitolo 1

 

Il boccale è ormai vuoto.

Nessuno è più presente nel locale se non qualche vecchio ubriacone addormentato contro il ruvido legno del proprio tavolo. Il barman e la locandiera, sono finalmente a cenare nel retro e uno strano silenzio, regna nella bettola che fino a quel momento, era stata chiassosa.

Mi osservi, mi fissi severo.

Sai chi sono ed io so chi sei tu.

Non è la prima volta che ci vediamo ed ormai, ho perso il conto delle volte in cui ti ho visto qui. Non abbiamo mai parlato, né cercato di attaccar briga.

Siamo in territorio neutrale, fuori dai nostri paesi.

Io non faccio del male a te, tu non ne fai a me.

Io non svelo chi sei, tu fai altrettanto.

Se ti trovi qui, esattamente come me, sicuramente non è per consumare queste pessime birre schiumose o il sapore un po’ acido dello stufato. Non penso nemmeno che tu possa apprezzare le camere al piano di sopra: i pavimenti pieni di buchi e le lenzuola con una spruzzata di odore stantio. Prendo il boccale e no, non ne è rimasta nemmeno una goccia da far scendere giù per la gola.

Lenta, ne approfitto per fissarti di nuovo e non sono sorpresa di vederti fare altrettanto.

Non cerchi di nasconderlo, tutt’altro, sembra quasi che tu voglia che io sappia che lo stai facendo. Mi stai esaminando, soffermandoti a fissarmi il volto, gli occhi, il naso, i miei capelli tagliati male e di uno stupido viola, le mie poche curve e i muscoli che pensi che io non abbia.

Non nascondo armi sotto la maglietta nera, ma solo una blanda canotta.

Non ho un coltello nascosto nella tasca, ma un misero pezzo di carta e un annotazione di un luogo. Con un sospiro, mi metto ad osservarti, imitandoti.

Sei grosso, dannatamente grosso.

Muscoloso, forzuto, un abile combattente e a giudicare dalle cicatrici che possiedi in volto e sulle braccia, sei ben preparato al dolore.

So parecchie cose su di te, mano di Noxus; le voci corrono, le persone parlano, ma la fonte non è mai affidabile. Dicono che tu sia un mostro, ma anche un uomo che in passato, è stato capace di amare. Dicono che sei una vera macchina da guerra, ma hai imparato da solo l’arte di sopravvivere. Dicono che tu sia senza anima, ma questo, lo dubito.

Non saresti qui altrimenti.

Non saresti qui, come me, in questo luogo a cercare un po’ di pace, lontano da tutto e da tutti.

Un luogo dove le leggi, così come i doveri, sono in stand by, dove finalmente puoi essere te stesso senza dover dare di conto a qualcuno.

Dove tu non sei nessuno, esattamente come tutti gli altri.

Lo è per me e lo sento, è così anche per te.

In tutto questo mio ragionamento, non smetti di fissarmi.

Stufa, mi alzo e mi dirigo al tuo tavolo.

Il tuo cipiglio corrucciato si imbroncia ancor di più, ma poi, ti sorprendi nel vedermi accomodarmi di fronte a te. La sedia fa un poco di rumore mentre la sollevo da terra e mi ci metto a sedere. Un sorriso canzonatorio si dipinge sulle mie labbra.

Immagino che tutto poteva passarti per la testa, tranne che mi avvicinassi a te, vero?

-Mi era sembrato che volessi osservarmi...- parlo mettendomi comoda e a braccia conserte. Ascolti le mie parole, per poi, soffocare un sorriso e afferrare il tuo boccale di birra. A differenza del mio, è ancora pieno.

-Anche tu non ti sei risparmiata- ammetti portandoti il boccale alle labbra. Bevi, una generosa sorsata, lo svuoti quasi. Con un tonfo, lo sbatti sul tavolo e torni, con quei tuoi occhi verdi a fissarmi intensamente. Sebbene ogni mio gesto è calcolato dopo un attento ragionamento, questa sera sono senza un piano.

Non era mia intenzione infastidirti, né di creare un dialogo con te. Ognuno per sè.

Ma, e questa, è del tutto un ipotesi che azzardo, non sembri disturbato dalla mia presenza.

-Sei interessante- ammetto senza remore. Sei un bell’uomo, tutto sommato. Nessuna donna con un cervello potrebbe rimanere indifferente di fronte alla tua persona.

-Interessante...- ripeti abbassando i tuoi occhi sulle mie braccia.

-Sei diverso dagli uomini con cui ho a che fare.- aggiungo. I demaciani che vedevo ogni giorno, non erano così piazzati.

Molti erano figli di papà, altri erano solo gente col cervello, non adatti agli scontri.

Garen e Jarvan al momento, erano gli uomini più piazzati che avessi mia visto. Ma tu li batti... in tutti i sensi.

-Anche tu sei diversa dalle donne Noxiane - borbotti alzando lo sguardo verso le mie piccole forme- e anche dalle demaciane...- con un sospiro, mi rilasso sulla sedia.

Non sembro una demaciana, lo so. Non sono il massimo esempio di bellezza o una donna dall’aspetto piacente.

Combatto, vivo per me.

Non so quante volte mi sono rotta il naso, non so quante volte mi sono spaccata il labbro o ho ricevuto un pugno sul volto. Ho una cicatrice lunga ed orribile che attraversa il mio corpo.

Tutto sommato, mi piaccio.

-Tu invece sei il chiaro esempio di un Noxiano.-

-Ah... dici?- si. I Noxiani sembravano aver preso lui come modello da seguire.

-Già...- affermo spostando gli occhi sul boccale di birra. Le goccioline di condensa, scendono lente lungo il bordo del bicchiere. -Ma non ti hanno riconosciuto... tranquillo.- concludo e a quelle parole, torni a fissarmi in volto.

Sei teso, ma subito dopo, ti rilassi.

Non hanno riconosciuto nemmeno me. Siamo solo due volti anonimi.

-Tu si- alzo lo sguardo nel suo.

-Io si.- non potevi scappare al mio sguardo.

-Subito?- prendo del tempo, infine ti rispondo.

-Subito- Le informazioni che avevo su di te erano davvero fedeli.

-Io invece, ho visto la tua aquila- con un gesto, ti allunghi sulla sedia e accavalli le gambe. Non c’è tensione nelle tue parole. Da lontano sembriamo solo due vecchi conoscenti. -Non pensavo che fossi una donna... pensavo che le “ali di Demacia” fosse un uomo.-

-Meno persone sanno chi sono, meglio è- socchiudo leggermente gli occhi.

-Ti preferisco donna-Ti sento dire dopo poco e immediatamente, torno a fissarti. Restiamo in silenzio, nuovamente, ci osserviamo ma questa volta, entrambi abbiamo uno sguardo differente in volto. Chi incredulo e chi, sorprendentemente malizioso. Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra e lascio uscire un piccolo “uh”, di rassegnazione.

-Ci sta provando, generale?-

-È vietato?- domandi inarcando un sopracciglio.

-Sono una demaciana.- rispondo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Non qui.- Mi correggi e nuovamente, mi sorprendi.

Già, in questo luogo non c’è Demacia e non c’è Noxus.

Non ora, nè dopo.

Non c’è e basta.

-già, non qui.- asserisco e una nuova luce arde nei miei occhi.

Improvvisamente, mi sento spinta a voler sapere di più su di te.

Sapere che tipo di persona sei, come combatti, perché lo fai, perché sei qui, che sapore hanno le tue labbra ma la catena dei miei pensieri si spezza quando ti alzi.

Afferri il boccale e con un ultima sorsata, finisci tutto.

La birra è finita, la conversazione è terminata.

Mi volti le spalle e lento, te ne vai verso le scalinate.

Io rimango a sedere, mentre ascolto i tuoi passi allontanarsi. Rifletto su quanto accaduto e improvvisamente, tutto si fa freddo.

Come una farfalla, ero andata molto vicina alla tela del ragno, ma il ragno quella sera, non era interessato: era troppo impregnato a tessere la sua tela.

 

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Note dell'autrice.
è da tanto che non scrivevo una fan fic.
Davvero troppo.
Questa, a differenza di molte altre che ho scritto in passato, è conclusa.
L'ho scritta al telefono in un giorno di pioggia e sono riuscita a dargli una fine. Non ha un significato profondo o una lettura impegnativa.
è stato uno scritto tanto per fare, per riprendere il ritmo, per voler esprimere qualche idea che disegnando, non riesco a trasmettere.
3 capitoli.
Grazie per averla letta.
Ah, se vedete qualche errore, segnalatemelo che correggerò!

   
 
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