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Autore: Yurha    11/05/2018    0 recensioni
DAL TESTO:
" [...] Connie chiuse gli occhi, non voleva e non poteva pensare a quelle cose, ma non ci fu nulla da fare.
“Perchè mi sento così?! Perchè ho voglia di baciarlo, perchè vorrei che mi abbracciasse in quel modo, perchè diavolo ho l’impulso di dirgli che lo voglio?!.. Oh dannazione.. Io amo quest’uomo..” realizzò con stupore. [...] "
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 

L’Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa lanciava continue occhiatacce al suo capo ed il Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter non si sentiva propriamente a suo agio in quel momento..
Con tutte quelle cartellette sulla scrivania, le sembrò di essere in una specie d’incubo e guardando quella montagna di carta, aggrottò di più le sopracciglia.
Dopo tutto ciò che il Procuratore Cutter disse ed insinuò al processo crocifiggendo una madre, Connie non aveva proprio intenzione di passare la notte a lavorare con lui ma purtroppo doveva per ordine del Procuratore Capo John Jack McCoy.
Sicuramente, però, capì che dopo tutte le cattiverie e tutte quelle accuse, era pur sempre una donna che uccise senza pietà e in un modo orribile i suoi tre figli e che quello che Michael disse era parte del piano accusatorio per farla crollare e confessare in aula.. Però è anche vero che quella stessa forzatura comprendeva anche Connie sia come donna che come futura madre e non gliel’avrebbe perdonata facilmente.
Mentre sfogliava a testa bassa una delle tante cartellette, Mike alzò solo gli occhi, per controllare di sottecchi se lo stesse ancora fissando con il suo classico sguardo “sto progettando il tuo omicidio”.. Ed infatti era così..
Socchiuse gli occhi lievemente di più. «Probabilmente dovremmo tornare a lavoro Michael.» disse lei abbassando lo sguardo e iniziando a scrivere appunti.
Mike alzò le spalle e una mano, con sul volto stampata un’espressione molto confusa, dato che lui stava già lavorando..
Sospirò e si mise a fissare di nuovo la copia di una confessione firmata.
“Cavolo, è più che furiosa con me e non la biasimo assolutamente.. Forse ci sono andato troppo pesante in aula.” pensò girando la pagina.
«Quante ne abbiamo ancora?» chiese lui cercando di rompere la spessa lastra di ghiaccio che si era formata tra loro, da quando tornarono in ufficio dopo il processo.
«160» rispose secca con tono freddo.
Mike sospirò di nuovo.
No, sicuramente non stava per godersi il weekend come aveva programmato..

Avevano appena finito di controllare circa trenta fascicoli a testa quando Connie guardò l’orologio con gli ingranaggi a vista sulla scrivania di Mike, regalo apprezzatissimo da parte di lei del suo ultimo compleanno.
Erano le tre del mattino e voleva assolutamente andare a casa a riposare.
Avevano lavorato duramente ma da quando iniziò il processo e man mano che i testimoni giungevano sul banco, smentendo ogni tesi d’accusa, Connie aveva cominciato a perdere la smisurata fiducia che di solito riponeva in lui.
“Tu sei forte Connie, sei un eccellente avvocato, non puoi farti trascinare così giù e Mike sta solo facendo il suo gioco. È un’egoista come tutti gli altri, cosa ti aspettavi?!” ripensò alla frase che aveva detto una sua collega in ufficio a poco più della metà del processo.
Era stanca ed era difficile tenere gli occhi aperti.
«Connie?» chiese Mike che era in piedi vicino la grande libreria, notando che stava lentamente abbassando la testa nonostante fosse appoggiata sulla mano.
«Si?» rispose prontamente per fargli sembrare che fosse sveglia e attenta.
«Vuoi mangiare qualcosa o un caffè?» chiese avvicinandosi e quasi amorevolmente appoggiandole la mano sulla spalla.
«No grazie, sto..» riuscì a dire prima di sbadigliare.
«Hey, sei a pezzi. Vuoi andare a casa o sdraiarti un pò sul divano? Vado a lavorare 
nel tuo ufficio, così non ti disturbo.»
«No, non preoccuparti, resto. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti se io me ne andassi a casa o mi mettessi a dormire.» rispose ma in quel momento, non le importava molto di cosa fosse giusto nei suoi confronti, voleva solo cercare di essere gentile e non fargli pesare troppo ciò che era successo in tribunale.
Anche se ce l’aveva con lui, erano pur sempre ottimi amici.
Mike sospirò. «Connie, io non sono stato per niente gentile e sento di doverti le mie più profonde scuse. Non ti avrei biasimata se mi avessi insultato e mandato al diavolo, anche difronte alla giudice Connely, in fondo mi sarei preso a calci da solo in quel momento e credo che avrebbe voluto farlo perfino la giudice.» disse Cutter guardando il pavimento, dandosi mentalmente e più di una volta del bastardo.
Lei scosse la testa, avvertendo il rimorso nella sua voce e nelle sue parole.
«Va tutto bene Mike, hai fatto tutto ciò che dovevi. È vero, avrei dovuto mandarti a quel paese, magari con un pugno in faccia ma comunque sei perdonato.» disse anche se si sentiva ancora ferita da tutto quel che aveva detto.
Connie sapeva che le scuse che le stava porgendo erano il massimo che poteva ottenere, dato che Mike non era proprio un tipo espansivo.
Non gli avrebbe mai strappato un “avevi ragione” neanche sotto tortura e lei lo sapeva, quindi si accontentò di quelle parole.
«No, davvero Connie, sono tremendamente dispiaciuto. Ti ho fatta soffrire e non te lo meriti. Se potessi mi prenderei a calci da solo..» ripetè avvicinandosi ancora a lei.
Le si fermò davanti e la guardò con uno sguardo pieno d’affetto.
Connie sentì crescerle dentro una specie d’agitazione, tanto che sentì l’impulso di allontanarsi da lui.
Si alzò dalla sedia ma quasi immediatamente le sue braccia la circondarono ed il bacio che le regalò fu dolce, gentile e Connie ne rimase confusa ma chiuse comunque gli occhi e ricambiò, non avendo la forza di lottare per via della stanchezza che sentiva.
Si staccarono appena.
«Connie..» sussurrò sulle sue labbra, dandole un altro leggerissimo bacio.


Connie si svegliò sentendo la voce di Mike chiamare il suo nome lievemente, per non darle fastidio.
Aveva appoggiato la testa sul braccio per cercare di stare sveglia ma non ce la fece, era letteralmente stravolta.
«Connie?» chiese lui, accovacciato vicino a lei.
«Oh.. Scusa Mike, ho chiuso gli occhi mezzo secondo e mi sono addormentata..» disse imbarazzata, davvero molto imbarazzata, tanto da sentire il suo volto andare a fuoco.
Mike sorrise. «Va tutto bene, non preoccupar..» disse alzandosi e lasciandosi scappare uno sbadiglio.
Connie si mise di nuovo dritta e riprese a lavorare, provando a nascondere il disagio che sentiva.
“Era tutto un sogno?! Perchè hai sognato quella cosa?? Senza dubbio è un uomo attraente, ha carisma da vendere ma diamine, è il tuo capo! É una cosa stupida e non sei una ragazzina! Ricordati che hai già sbagliato una volta e ne hai pagato anche le conseguenze.” pensò rimproverando sè stessa.
Mike la guardava di nascosto e gli fece male farlo.
Anche se non dormiva da giorni, i sentimenti che aveva dentro di sè, maturati in quei pochi anni, stavano venendo a galla pian piano.
Ricordò la volta in cui la incontrò e sul volto gli si stampò un sorriso.
“ «Signorina Rubirosa, questo è Michael Cutter, l’uomo che prenderà il mio posto, dato che d’ora in poi sarò io a comandare questo regno del terrore.»” scherzò McCoy.
Quel giorno entrambi risero a quella battuta, condividendo il pensiero che era davvero un regno del terrore, poi si presentarono.
“«Ciao, è un piacere fare la tua conoscenza.»” disse con un gran sorriso Mike porgendo la mano.
Si accorse subito di quanto lei fosse attraente.
“«Piacere mio.»” rispose stringendogli la mano.
“«Okay, fatte le presentazioni, andate a conoscervi meglio nel mio ex ufficio, io ho da fare.»” s’intromise Jack facendo cenno con la mano di andarsene.
Uscendo da quel ricordo, Mike distolse lo sguardo da lei, imbarazzato, ringraziando mentalmente l’Entità astratta che stazionava agli angoli dei soffitti e che si prendeva tutti gli insulti possibili quando qualcosa andava male, perchè lei non notò che la stava fissando.

Connie chiuse gli occhi, non voleva e non poteva pensare a quelle cose, ma non ci fu nulla da fare.
“Perchè mi sento così?! Perchè ho voglia di baciarlo, perchè vorrei che mi abbracciasse in quel modo, perchè diavolo ho l’impulso di dirgli che lo voglio?!?!.. Oh dannazione.. Io amo quest’uomo..” realizzò con stupore.

  
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