Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: momoallaseconda    11/05/2018    4 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rufy non era mai stato il tipo che riesce a contenersi davanti ad un chiaro invito gastronomico e Sanji non si stupì più di tanto quando lo vide scomparire dentro un locale che con un cartello sulla porta vantava di servire la migliore carne di tutta la Francia. Aveva faticato a stargli dietro, il suo amico teneva sulle spalle solo il suo inseparabile zaino invece lui oltre alla sua roba aveva appresso anche la borsa di Nami. L'aveva recuperata per lei dopo il quasi incidente e avrebbe dovuto lasciargliela una volta ripresa ma la fuga repentina di Rufy aveva cambiato i suoi piani e se n'era scordato. Con il doppio della zavorra, si era trascinato per le vie sconosciute di Marijoa al seguito dell'ingordo che era alla continua ricerca del posto migliore dove fermarsi a mangiare. La roba presa al chiosco, per sua stessa ammissione, era stata solo uno 'spuntino'.

Sanji imprecò mentalmente entrando nel locale con passo sicuro e rispondendo al saluto cordiale del maìtre con un cenno.
Rufy gli aveva assicurato che una volta messo a tacere lo stomaco sarebbero tornati dagli altri. Non gli piaceva aver lasciato Nami in quelle condizioni, stava meglio ma aveva rischiato di essere presa in pieno da un auto! Che poi fosse stato a causa della sua disattenzione non era nemmeno da prendere in considerazione, era solo colpa loro che l'avevano fatta arrabbiare e distrarre!
Zoro era rimasto con lei e sperò intensamente che il dannato marimo non cercasse di nuovo di farla agitare con idee idiote. Se le fosse capitato qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato e soprattutto non lo avrebbe mai perdonato a lui!
Inquadrò Rufy prendere posto al centro della sala su un tavolino rotondo dalla immacolata e immensa tovaglia sotto la quale lo stesso tavolo e le sue gambe scomparivano.
Gli si sedette di fianco e si prese la briga di guardarsi attorno per la prima volta da quando era entrato. La luce soffusa non aiutava la vista ma sembrava il classico elegante bistrot francese dove ad ogni angolo potevi incontrare poeti o scrittori chini sulle proprie opere nella speranza di vedere un giorno glorificati i propri sacrifici. La luce estiva filtrava ancora dalle enormi vetrate e le grosse tende oscuravano l'ambiente nei punti giusti creando specifici giochi di luce che si venivano a creare con le tovaglie di pizzo decorate. A circondare il loro c'erano molti tavoli identici e quasi tutti occupati, per lo più da uomini. Sembravano tutti in attesa di qualcosa e Sanji si scoprì esserne incuriosito.
Rufy aveva già fermato uno dei camerieri riuscendo a farlo inorridire per il suo chilometrico ordine e facendo voltare anche qualche altra testa. Sanji cercò di farsi piccolo piccolo per la vergogna, senza successo. Non appena si fu ripreso dal blocco reumatico alla mano, il cameriere gli chiese tremante cosa desiderasse e fu con un sospiro di sollievo che accolse la sua normale richiesta di una bistecca al sangue e un bicchiere di vino.
Sanji aspettò che si allontanasse prima di avvicinarsi all'orecchio dell'amico. “Rimaniamo il tempo di cenare e poi ce ne andiamo, d'accordo? Voglio tornare presto per accertarmi che Nami stia bene!”
Il moro batté gli occhi sorpreso. “Ma non è sola, è con Zoro!”
Sanji si bloccò, preso alla sprovvista. “Beh, si... ma è svenuta e non stava affatto bene!”
L'altro fece spallucce. “Lo so ma si è ripresa e Zoro non è idiota, sa cosa fare se dovesse stare ancora male.”
Il biondo annuì di nuovo controvoglia. “Si... è vero...”
E tu avevi detto che avremmo dovuto provare a farli stare soli ogni tanto, per vedere come va...”
Sanji si morse la lingua sapendo che non aveva modo per uscirne. L'aveva proprio detto lui.
Non preoccuparti! È in buone mani!” concluse con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
Mi stai dicendo che l'avresti fatto apposta..?”
Rufy lo guardò appena di sottecchi e Sanji ghignò incredulo. Diavolo e angelo racchiusi nella stessa persona... ma perché se ne stupiva?
Avevo anche voglia di carne e poi voglio vedere lo spettacolo! L'altra volta Zoro mi ha fatto uscire prima che iniziasse, non è stato carino!”
Lo spettacolo?”
Rufy indicò qualcosa dietro di lui e fu solo in quel momento che Sanji lo notò, il piccolo palco infondo alla sala. Nero come l'ambiente e circondato da spesse tende violacee che nascondevano le quinte. Lì accanto un grande e sgargiante cartello promuoveva proprio per quella sera lo spettacolo di tale 'Principessa dei serpenti' ma non spiegava di cosa esattamente si trattasse. Dal nome avrebbe detto che utilizzava rettili ma poteva anche essere un'esibizione di magia. In entrambi i casi non era dell'umore adatto.
Solo se non dura troppo, alle 11 abbiamo il treno.” stabilì incrociando le braccia.
Non trascorse molto tempo prima che il cameriere tornasse con le loro ordinazioni. Per quella di Rufy fu necessario portare un carrellino a parte o non ci sarebbe mai stata tutta quella roba sul loro tavolo. Rufy non si fece pregare, in pochi minuti aveva già spazzolato gli antipasti e i primi, lanciando esclamazioni di pura gioia. La cena si era rivelata meglio del previsto e pure Sanji ammise di aver gustato una tra le migliori bistecche mai assaggiate. Si stava giusto concedendo il secondo bicchiere di vino quando le luci, da lievi che erano già, sparirono del tutto e non a causa della sera che avanzava inesorabile. Lo spettacolo stava per iniziare.
Rufy batté le mani felicissimo insieme agli altri clienti e Sanji si mise comodo, avevano ancora un'ora a disposizione, poteva goderselo, di qualsiasi cosa si trattasse.
Un occhio di bue comparso da chissà dove si accese ad illuminare una piccola porzione di palco, nel punto preciso dove le tende viola avevano preso a muoversi e la prima cosa che Sanji vide fu una solitaria, lunga, bellissima gamba di donna decorata da autoreggenti nere che spuntava dannatamente sensuale dalla tenda socchiusa. La gola gli si seccò all'istante perché quello che arrivò dopo andava al di là di ogni umana concezione. La donna più bella che avesse mai visto uscì da dietro le quinte e avanzò in tutto il suo splendore nel piccolo palco con passi lenti e misurati sorridendo al suo pubblico, fino a trovarsi esattamente nel mezzo.
Sanji si mosse a disagio sulla sedia, stringendo i pugni e conficcandosi le unghie nella carne. Lo sguardo non riusciva a decidersi in quale parte di lei soffermarsi. Se sui lunghi e fluenti capelli neri che circondavano il viso aristocratico, sugli occhi magnetici, sul sorriso accattivante o sul fantastico corpo dalle forme generose sostenuto da due gambe chilometriche da infarto.
La mandibola prese a fargli un male atroce tanto serrava i denti. Resisti, resisti, resisti, resisti!!
Un boa di due metri rosso e giallo se ne stava appollaiato buono buono sulle spalle della donna, senza sembrare minimamente interessato a ciò che lo circondava fintanto che fiducioso si lasciava accarezzare dalle mani esperte della sua padrona che nel frattempo non smetteva di sorridere sensuale al suo pubblico. Il vestito da bambola di pizzo nero e bianco lasciava poco o niente all'immaginazione e fu quando l'inequivocabile musica lenta partì che Sanji si rese conto con crescente orrore a che genere di spettacolo Rufy l'avesse trascinato.
Fece violenza su se stesso per smettere di guardarla quando iniziò a levarsi il primo guanto di raso con movimenti lenti e calcolati muovendo i fianchi sotto una cascata di applausi.
Afferrò il suo amico per il bavero e lo fulminò idrofobo. “Di tutti gli spettacoli che potevi trovare proprio uno di Burlesque?? Questa me la paghi, Rufy!”
Ma l'altro nemmeno lo sentiva, imbambolato come tutti nella sala a seguire le sexy movenze della bellissima ballerina. Sanji si passò una mano sul viso chiudendo gli occhi e respirando piano. La musica lenta e i gridolini di approvazione non lo stavano aiutando per niente. L'immaginazione lavorava da sé ed aveva già dovuto correre ai ripari con un fazzoletto sotto al naso, non avrebbe resistito per molto. Si tappò anche le orecchie e poggiò la testa sul tavolo sperando che finisse presto. Si sentiva come un tossico a cui era stata offerta la più grossa partita di droga della sua vita, ma non poteva cedere, non ora che mancava così poco!
Accolse con un sospiro di sollievo l'esaltato applauso finale del pubblico che fece tremare persino i muri e valutò di approfittare del momento per afferrare Rufy e fuggire prima che partisse un nuovo spettacolo. Si arrischiò con un sorrisino ad aprire gli occhi e a sollevare la testa, non l'avesse mai fatto. Ora sul palco erano in tre, una più bella dell'altra, tutte seminude, con il proprio serpente sulle spalle e tutte, inesorabilmente, ammiccavano nella sua direzione.
Sanji batté gli occhi confuso e gli ci volle qualche attimo per rendersi conto che stavano proprio guardando lui. Si voltò piano verso Rufy che sorrideva entusiasta e lo indicava con un dito.
Sanji avrebbe voluto mozzarglielo quel dito.
A quanto pare c'è qualcuno che non ha gradito lo spettacolo. Forse non lo vedeva bene da così distante, ma rimediamo subito!”
Urla di incoraggiamento accompagnarono due delle ragazze sul palco che scesero e gli si avvicinarono con una camminata terribilmente sensuale. Sanji quasi rischiò l'infarto quando lo afferrarono ciascuna per un braccio per trascinarlo via con loro. Lo fecero sedere su una sedia improvvisata al centro del palco e una delle due lo immobilizzò sedendogli in braccio.
Vai Sanji!!” Rufy lo incitò battendo le mani con il resto della sala e il biondo capì di essere ormai al punto di non ritorno. Gli occhi a cuore tornarono onnipresenti e finì per svenire in coma affettivo quando le due ragazze che l'avevano portato per le braccia cominciarono il loro spettacolo a pochi centimetri da lui, sotto lo scroscio degli applausi.
Rufy ridacchiava dal tavolo vedendo l'amico in quello stato e nemmeno si accorse all'inizio di avere una presenza accanto che lo fissava.
E tu chi sei?”
Rufy sentì un brivido caldo percorrergli la nuca quando quella voce sexy gli arrivò alle orecchie. Si girò piano trovandosi il viso della bellissima principessa dei serpenti a poche spanne che lo guardava come volesse mangiarlo.
Dopo l'iniziale attimo di smarrimento -dovuto per lo più al fatto che la donna era in solo intimo- e di delusione -non aveva più con sé il serpente, purtroppo- sfoderò un sorriso. Anche senza quel simpatico animaletto con il quale si era esibita -che aveva catalizzato la sua completa attenzione per tutta la durata dello spettacolo- aveva pur sempre uno splendido esemplare di sesso femminile davanti. E lui era un signore.
Rufy.” rispose semplice allargando il sorriso.
La donna arrossì e per una qualche curiosa illuminazione Rufy intuì che non fosse il genere di cose che le capitava di frequente.
Ru-Rufy...” ripeté lei in trance.
La vide portarsi una mano alla bocca e fissarlo rapita. No, decisamente non sembrava il genere di donna che si lascia suggestionare in quel modo per un nome o un sorriso. Ingenuamente si chiese se non avesse mangiato qualcosa che le aveva fatto male prima dello spettacolo. Però era venuta lei da lui, aveva forse bisogno di qualcosa? E perché non aveva portato il serpente? Magari poteva provare a chiederglielo! Ma prima, come diceva sempre Ace, si doveva andare per gradi! Doveva farci amicizia prima di chiederle informazioni sul suo animaletto, non era mica un approfittatore, lui.
Allungò la mano felice annuendo vigoroso. “Si, è il mio nome. Invece quello sul palco è il mio amico Sanji. Tu come ti chiami?”
Probabilmente non avrebbe dovuto farlo ma come poteva immaginare che la ragazza avrebbe rischiato di svenire alla vista della sua mano allungata davanti al viso? Rufy riuscì a prenderla al volo prima che cadesse e questo le provocò uno sfogo cutaneo molto più preoccupante degli altri.
Bo-Boa Hancock...” riuscì a balbettare reggendosi fermamente alle sue spalle. Ormai il suo colorito variava dal rosso pomodoro al viola scuro ma quell'affascinante sconosciuto non pareva farci troppo caso.
Piacere di conoscerti, Boa!”
Oh, come suonava bene il suo nome pronunciato da quelle labbra di rubino!
I-il pia-piacere è tu-tutto mio...”
Va meglio ora?”
Oh, si preoccupava per lei? Chi era quel meraviglioso giovane uomo che con una sola occhiata faceva battere il cuore a lei, Boa Hancock, la principessa dei serpenti? Mai si era sentita così in tutta la sua vita...
Al suo tremante cenno di assenso Rufy la lasciò. Non era ben stabile sulle sulle sue gambe ma per lo meno non sembrava sul punto di svenire di nuovo. Magari ora che l'aveva conosciuta poteva azzardarsi a chiederle l'unica cosa che gli premeva sapere...
Senti, vorrei chiederti una cosa...”
Boa rizzò le orecchie guardandolo imbambolata con la faccia di chi era disposta a fare qualsiasi cosa per lui e Rufy lo prese come un incentivo per continuare.
Dov'è il tuo serpente?” chiese andando dritto al punto, strofinando le mani tra loro e guardando fisso le sue spalle nude.
La donna batté gli occhi un paio di volte, confusa. Il suo serpente...?
Sai, non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso quando eravate sul palco! È un animale fantastico, faceva tutto quello che dicevi tu! Come fai a farti ubbidire??”
Boa abbandonò l'espressione confusa per una di sgomento. Quel meraviglioso ragazzo aveva guardato solo il serpente durante la sua esibizione? Sentì la delusione prendere possesso del suo cuore.
Rufy le sorrideva entusiasta aspettando speranzoso la sua risposta e Boa si indispettì. Lei era la principessa dei serpenti! La donna più bella di tutta la Francia! Mai nessuno le aveva fatto un affronto simile! Come si permetteva questo tizio di ignorarla così e preferirle Snoke?? Non era umanamente concepibile da pensare, era un affronto alla sua bellezza e alla sua professionalità ma invece di farla arrabbiare decise di prenderla come una sfida. Il ragazzino non l'aveva apprezzata con un semplice ballo? Gli avrebbe fatto vedere di cosa era capace Boa Hancock!
Lo guardò sensualmente negli occhi accarezzandogli con il dorso della mano una guancia. Oh, gli avrebbe fatto cambiare idea, altroché!
Il mio è un serpente particolare, tanto ubbidiente quanto letale. È nel mio camerino ora, vorrei fartelo conoscere. Che ne dici di venire con me?” mormorò melliflua al suo orecchio.
Un brivido involontario scese lungo la spina dorsale di Rufy e si affrettò ad annuire entusiasta. Lei lo prese per mano conducendolo verso una porticina accanto che non aveva notato prima.
Se era fortunato non solo avrebbe potuto accarezzare il serpente ma pure portarsi a letto quello schianto di donna!
L'unica certezza fu che dimenticò di prendere con sé il suo zaino, quello di Sanji e soprattutto la borsa di Nami, lasciandoli alla mercé di un tizio qualunque che passava di là, che li vide incustoditi e senza dare troppo nell'occhio li portò via con sé, uscendo indisturbato dal locale.

*

La fiammella accesa al centro del tavolo tremolò appena con lo spostamento d'aria quando il cameriere posò davanti a ciascuno la portata principale. Lo ringraziarono con un sorriso e un cenno quando augurò ad entrambi buona cena con un profondo inchino prima di congedarsi.
Nami seguì divertita la sua figura passare attorno al loro tavolo nella veranda, per rientrare nel ristorante e sparire oltre le spalle di Zoro.
Continuando su quella linea incrociò un sopracciglio alzato. Nami si morse le labbra trattenendo a stento una risata, soprattutto per l'occhiata che le restituiva il suo compagno di cena.
Oh andiamo! Non fare quella faccia!” lo riprese bonaria non riuscendo a impedire alle labbra di curvarsi verso l'alto. “Te ne sei accorto anche tu!”
Zoro sbuffò alzando gli occhi al cielo, visibilmente divertito nonostante cercasse di non darlo a vedere. Prese a tagliare la sua bistecca ridendo sotto i baffi ma Nami non se la prese. Allungò il collo cercando di vedere ancora oltre le sue spalle, al di là delle tende che oscuravano la sala interna del ristorante, in palese ricerca del loro simpatico cameriere.
Zoro intercettò il suo sguardo e la riportò con un ghigno a sedersi di nuovo composta.
Smettila di stalkerare il nostro cameriere!”
Nami cercò di ignorare come quel 'nostro' fosse suonato bene e si morse le labbra, combattuta.
Ma quel tipo è identico ad Hacchan! Ti prego, voglio solo chiedergli se lo conosce! Magari scopriamo che è suo fratello, cugino o un qualche parente di ottavo grado!”
E se invece smetti di focalizzarti solo su stupidaggini e ti godi questa bella cena?”
Nami deglutì nervosa riportando piano lo sguardo su di lui e distogliendolo dal bancone all'interno.
Una bella cena...
Nami sospirò piano cercando di concentrarsi sul suo piatto e non sul sorriso amichevole di lui. Probabilmente per Zoro era semplice vederla così. Lui non si sentiva su di giri come lei, tanto da non essere stata in grado di formulare un pensiero coerente fin dal momento in cui era scesa dalle sue spalle davanti al ristorante.
Prese un pezzo di pane, rigirandoselo tra le mani.
Zoro non aveva avuto bisogno di fare il carico di ossigeno quando aveva visto che li avevano sistemati sulla terrazza panoramica dove c'erano pochissimi altri tavoli come il loro, rigorosamente per due, perché avevano dato per scontato che fossero una coppia. Lui non aveva dovuto obbligare il cuore a smettere di battere furioso quando si era accorta che da lassù si vedeva l'intera città illuminata e le candele disseminate ovunque non ostacolavano lo splendore della volta celeste rendendo l'atmosfera così fottutamente romantica da fare quasi male!
No, ovviamente. Ma lei si. E non le era parso vero di potersi concentrare su altro che non fosse il pensiero di essere a Marijoa, in un raffinato ristorante francese, seduta ad un tavolo a lume di candela con Zoro, quando aveva scoperto che il loro cameriere era identico al simpatico venditore di Takoyaki che stazionava ogni giorno fuori dalla facoltà, del quale erano entrambi assidui frequentatori.
Avrebbero potuto parlare di lui! Sembrava un segno del destino messo lì apposta per evitarle l'imbarazzo della non conversazione certa che avrebbe avuto con Zoro! Ma Zoro non pareva dello stessa idea. Non era interessato ad approfondire quell'argomento e a Nami per un attimo era sprofondato il cuore nel petto. Si sentiva incredibilmente a disagio ad essere lì da sola con lui, non sapeva come comportarsi, né che argomenti trattare. L'unico che avrebbe potuto allietare un po' la serata le era stato bocciato sul nascere! Non contava molto su di lui per intavolare una qualche tipo di conversazione. Fosse stato per Zoro era certa che l'avrebbe considerata una fantastica cena se fossero rimasti praticamente zitti per tutto il tempo, ma lei non ce l'avrebbe mai fatta a reggere tutta la pressione che quella vicinanza le portava, aveva bisogno di trovare qualcosa per distrarsi.
Lo guardò di sottecchi continuare a tagliare indisturbato la sua bistecca al sangue, apparentemente rilassato e perfettamente a suo agio in quell'ambiente. Nami si accigliò.
Appena entrati lei si era sentita piuttosto in soggezione davanti a tutta quella raffinatezza, a partire dai guanti bianchi dei camerieri, passando per le tovaglie ricamate, al mobilio in generale che ornava tutto il ristorante che a prima vista doveva costare un occhio della testa, ma Zoro pareva non averci fatto nemmeno caso, perfettamente a suo agio, appunto.
Posso chiederti una cosa?”
Zoro alzò il viso dal suo piatto per guardarla incuriosito. Nami infilzò una patata arrosto mordendosi internamente una guancia, cercando le parole giuste da usare. “Come mai sembri abituato a frequentare posti del genere?”
Lui fece una smorfia nervosa dirottando gli occhi sulla città illuminata sotto di loro. “Mia madre ama mangiare solo in ristoranti di un certo livello e mio padre non è mai stato il genere d'uomo che si impunta per cose che non ritiene importanti.”
La spiegazione era molto approssimativa ma Nami intuì che non fosse il caso di chiedere di più. Zoro spendeva sempre poche parole quando parlava dei suoi genitori, lei stessa in tanti anni li aveva visti solo qualche volta e costantemente di striscio. Nutriva da sempre una grande curiosità su di loro ma Zoro non ne parlava quasi mai volentieri e Nami era decisa ad evitare ogni minimo alterco per non rovinare la loro unica cena insieme. Per il momento avrebbe potuto accontentarsi, ma per lo meno avevano rotto il ghiaccio con un argomento facile.
Gli sorrise prendendo un sorso di vino. “Anche i miei hanno le loro fisse...”
Zoro la scrutò molto più interessato.
A mia madre puoi togliere tutto tranne la sua sigaretta dopo cena.” ammise con un'alzata di spalle.
Zoro abbozzò una risatina. “E Dragon? Ha una gigantografia di Garp da colpire con le freccette ogni volta che usa il suo rastrello?”
Nami scoppiò a ridere, tenendosi una mano davanti alla bocca.
Zoro era cresciuto come tutti loro assistendo esaltato alle mirabolanti liti tra suo padre e suo nonno sulla gestione del giardino che avevano in comune da quando casa loro era stata costruita sul terreno da sempre appartenuto alla famiglia Monkey, dove nonno Grap viveva già. Una supremazia assurda tra padre e figlio su chi detenesse il pollice più verde, una faida che faceva per lo più sorridere fino a quando uno dei due non esagerava e trasformava tutto in una vera e propria guerra di quartiere con tanto di armamenti quali vanghe e picconi e l'arruolamento di questo o quel vicino a dare manforte e sostegno.
Quante volte a lei, Sanji e Sabo era toccato spalleggiare il padre che voleva commilitoni giovani per soppiantare il nonno che pretendeva di avere con sé Rufy, Ace e Zoro per lo stesso motivo. Vinceva chi costruiva l'aiuola più bella e per la loro mente di bambini era un gioco favoloso da fare con i grandi, per la mente bacata di quelli che avrebbero dovuto essere i due adulti della situazione, era l'ennesima sfida per decretare il maschio alfa. La cosa che faceva più ridere era che nessuno vinceva mai perché sua madre arrivava come una furia a tramortire entrambi, stufa di sentire gente urlare idiozie in giardino.
Nami smise di ridere a fatica. Era malinconicamente bello che Zoro ancora ricordasse quei pomeriggi passati a casa sua tra sfide pacifiche che finivano sempre con loro a giocare e ridere nel fango sotto le urla del nonno perché non prendevano sul serio i compiti assegnati.
Non ha la gigantografia perché non ne ha bisogno. Se vuole usa direttamente il nonno come bersaglio mobile.” riuscì a riferire con un occhiolino tra una risata e l'altra.
Zoro ghignò ritornando anche lui a quei pomeriggi col pensiero. Se n'era quasi dimenticato eppure sembrava non fosse mai passato il tempo.
Nami si rimise dritta sulla sedia, gli occhi ancora ridenti e la testa molto più leggera. L'atmosfera era decisamente più rilassata ora ed anche più intima. Ancora non era abituata a sentirsi a proprio agio in sua compagnia. Nonostante lui ce la stesse davvero mettendo tutta per dimostrarle che voleva cambiare, il suo primo istinto era ancora quello di sentirsi in soggezione o semplicemente stare sulla difensiva. Avrebbe dovuto lavorare parecchio su questa cosa, non poteva sempre andare in panico all'idea di parlare normalmente con lui.
Nami diede un sorso al suo bicchiere di vino e accavallò distrattamente le lunghe gambe nude esponendole di fianco al tavolo, riflettendo ancora una volta sulle motivazioni che potevano averlo portato a quell'epifania morale che sembrava voler continuare a garantire nei suoi confronti e notò per puro caso un piccolo tremore e lo spostamento d'aria successivo. Lo guardò con la coda dell'occhio, appena un po' incuriosita. In un attimo Zoro aveva voltato di scatto il viso verso il panorama e batteva furioso un piede a terra, irrequieto. Nami alzò un sopracciglio. Il suo amico aveva di nuovo quella leggera sfumatura rosata sulle guance che aveva ormai imparato a classificare come 'imbarazzo'. Lo guardò apertamente senza vergogna e lui fece palesemente di tutto per evitare di voltarsi di nuovo verso di lei, in una maniera così insolita che le fece crescere un piccolo sospetto.
Forse non era del tutto indifferente all'uomo d'acciaio come pensava. Il gioco di gambe fatto casualmente non era passato inosservato e Nami aggrottò le sopracciglia, piacevolmente stupita dalla scoperta.
Provò di nuovo ad accavallarle, più piano e con mire precise, facendo finta di niente. Il piede di Zoro aumentò il ritmo sotto al tavolo e nonostante gli occhi puntassero ancora verso la città sembrando ignaro di tutto, il suo imbarazzo crebbe.
Nami sentì il proprio ego gonfiarsi nel petto insieme ad una sensazione di eccitazione che le fiorì direttamente dalla base dello stomaco. Deglutì, cercando di calmarsi. Aveva appena pensato di fare una cosa e sapeva che non sarebbe stato corretto da parte sua, ma sapeva anche di essere quello che di solito gli uomini definivano un bocconcino prelibato e di avere addosso solo uno striminzito vestitino che lui finalmente dava prova di aver notato. Anche se persisteva a trattarla da amica e a lei la cosa andava più che bene, non era di certo obbligata a fare altrettanto ogni sacrosanta volta! In fin dei conti, quante altre volte le sarebbe capitato ancora di cenare da sola con lui in un posto così romantico?
Il bisogno di sapere ebbe la meglio sulla morale. Forse era l'unica occasione che avrebbe mai avuto, ci sarebbe stato tanto tempo per fare l'amica.
Dimenticando di respirare, Nami si scostò i capelli dal viso e cercò di farlo nel modo più sensuale che conosceva. Ancora una volta il gesto non era passato inosservato, Zoro non la deluse, tossicchiò imbarazzato tentando di sembrare concentrato sul proprio piatto e lei sorrise approfittando delle sue occhiate furtive per accarezzarsi una coscia mettendo al contempo ancora più in mostra quella porzione di pelle. Il senso di colpa lo relegò in un angolino del proprio cervello, avrebbe avuto tempo per pensarci dopo, il vino bevuto fino a quel momento la stava aiutando molto, non si era mai sentita più sfrontata, senza quello in corpo forse non avrebbe mai provato a fare una cosa così folle come tentare di sedurre Zoro Roronoa!
Si sentiva capace di fare qualsiasi cosa e voleva vedere fino a che punto avrebbe potuto spingersi, vedere i suoi occhi saettare verso le sue gambe le stava dando alla testa più dell'alcool.
Zoro si schiarì la gola e Nami sentì il battito aumentare vertiginosamente insieme all'aspettativa.
Come va il ginocchio?” chiese lui distrattamente, piluccando gli ultimi bocconi dal suo piatto.
Lei lo guardò confusa, presa del tutto in contropiede. “Il... ginocchio?”
Zoro sospirò aderendo completamente allo schienale della sedia. “Si, il ginocchio...” ripeté guardandola sornione. “Il motivo per il quale ho dovuto portati in spalla per tutta la piazza...” ogni traccia di imbarazzo era scomparsa. C'era davvero mai stata o se l'era immaginata?
Nami arrossì di botto a quelle parole. Se n'era completamente dimenticata! “Oh! Oh, si, quel ginocchio! Si, si, sta bene! Non mi fa più male, grazie!” esclamò dando dei colpetti con la mano sulla parte interessata.
Il verde annuì schioccando la lingua. “Mi fa piacere. Così poi in albergo potrai tornarci con le tue gambe...”
Nami avrebbe voluto sprofondare. Evitò accuratamente il suo sguardo giocando con il tovagliolo. “Oh, si... senz'altro...” mormorò sempre più piano. Improvvisamente aveva perso tutta la sua verve.
Si sentiva un idiota, piena di vergogna per quello che aveva sperato. Era solo per il ginocchio che le guardava le gambe, cosa era andata a pensare? Era davvero una colossale cretina!
Vuoi ancora vino?”
Nami annuì mesta, allungandogli il suo bicchiere. La delusione bruciava ancora nelle vene come acido, bere pareva l'unica cosa sensata da fare ormai. Era anche una buona scusa, se lui avesse dato seguito di essersi accorto delle sue mire, lei avrebbe dato la colpa all'alcool, semplice. Buttò giù il bicchiere d'un fiato, senza curarsi di sembrare poco femminile.
Sai, ti sta particolarmente bene il viola...”
Nami si strozzò con il vino. Tossicchiando, alzò rapida la testa convinta di aver sentito male. Zoro la fissava tenendo in mano il proprio bicchiere con un sorriso impertinente a sollevargli gli angoli della bocca e Nami si sentì andare a fuoco. Le aveva fatto consapevolmente un complimento.
Posò il calice deglutendo. “Grazie...”
Non avrebbe saputo dire se lo diceva per sincero interesse o per pena, ma di certo ora sapeva che aveva notato il suo vestito.
Penso che prenderò anche il dolce.” mormorò lui sorseggiando il suo vino. “Tu lo vuoi?”
Nami aprì la bocca per rispondere ma la gola le era diventata improvvisamente secca. Annuì con un cenno del capo impossibilitata a fare altro, mentre Zoro richiamava il cameriere.
Lo guardò di sottecchi, era quasi certa che si fosse accorto di cosa aveva tentato di fare ma era stato abbastanza cavaliere da soprassedere al suo maldestro tentativo di avance senza infierire. Era l'ennesima prova che la considerava -e l'avrebbe sempre considerata- solo un'amica, ma invece di farla vergognare per avergli servito su un piatto d'argento le sue vere intenzioni, la cosa non fece che allargarle il cuore. Da anni la trattava così male che aveva smesso di domandarsene il motivo ed ora arrivava ad essere l'emblema della dolcezza se si trattava di proteggerla dalle sue stesse gaffe per evitarle un tremendo imbarazzo.
Il loro cameriere 'Hacchan' si presentò con due listini eleganti e per Nami la scelta non fu ardua, prese senza ripensamenti la torta alla panna. Aveva bisogno di consolarsi e, per non farsi mancare nulla, tracannò un altro bicchiere di vino, sotto il ghigno insolente di Zoro che glielo riempì nuovamente. Probabilmente non avrebbe dovuto nemmeno preoccuparsi che l'avesse presa sul serio, evidentemente era stata una debolezza dovuta all'alcool e all'atmosfera romantica, poco importava che per lei non sarebbero cambiate le cose una volta fatto giorno, lui sembrava credere che fosse stata una leggerezza del momento. Essere sua amica non era certo una prospettiva così terribile. Poteva bastarle, no?
Sanji mi ucciderebbe se sapesse che ti sto facendo bere così tanto...”
Nami lo fissò, la vista un po' annebbiata ma la mente ancora perfettamente vigile. “Sanji non è il mio baby sitter. Sono grande abbastanza per decidere da sola quello che è meglio per me.”
Su questo non ho dubbi.” mormorò suadente guardandola enigmatico.
Nami respirò piano col naso mettendosi una ciocca dietro l'orecchio. Si sentiva un po' a disagio sotto quello sguardo penetrante, non riusciva a pensare a nulla di sagace da dire per rispondere a quella che a tutti gli effetti non era una domanda ma che era sicura meritava un approfondimento.
Probabilmente era di nuovo colpa del vino ma i suoi occhi neri non le erano mai sembrati così caldi. Deglutì a vuoto sentendo le familiari farfalle nello stomaco ricominciare a svolazzare. Il modo in cui la stava guardando non poteva essere legale, le stava riducendo i neuroni ad una massa di cosini informi e stava usando solo gli occhi.
Aprì la bocca, cercando le parole giuste da usare ma il cameriere tornò proprio in quel momento con i loro piatti e la tensione venne messa un attimo da parte mentre entrambi si concentravano sul proprio dolce.
Credo sia la crema più buona che abbia mai mangiato!”
Zoro chiuse gli occhi estasiato dal primo boccone e Nami abbozzò una risatina, felice di stemperare un po' l'atmosfera.
Non credo che sia più fantastica della mia!”
Zoro buttò giù un sorso di vino tornando rapido al suo dolce con un sospiro di pura beatitudine. “Oh no. Questa non si batte! È perfino più buona dei croissant di Perona!”
Nami perse un battito. Tutto quello che era successo fino a quel momento non era nulla paragonato a quello che le provocò sentire il nome di Perona buttato così a casaccio nel bel mezzo della loro serata. Ebbe il potere di risvegliarla completamente dalla trance dell'alcool, neanche l'avesse schiaffeggiata. Per un attimo le mancò il respiro ma lui continuava indefesso a mangiare e non sembrava essersi reso conto di averle trafitto lo sterno con una sola frase.
Oh, si. Già. Erano davvero buoni quelli...” mormorò con un filo di voce, gli occhi fissi sul proprio piatto.
Sperò ardentemente di non mettersi a piangere. Nonostante avesse accettato di essere sua amica il ricordo di lui con Perona era ancora indelebile nella sua testa e ci sarebbe voluto molto tempo prima di smettere di associare la ragazza al preciso momento in cui lo aveva perso senza nemmeno sapere che lo voleva.
Anche la sua crostata non era male, ma continuo a preferire questo dolce!” esclamò con leggerezza sorridendole mentre allontanava da sé il piatto vuoto e finiva il vino.
Nami infilzò la sua torta ancora a metà, con malcelato fastidio, la voglia di terminare il dolce passata veloce come era arrivata la brama di assaporarlo subito.
Si, sono molto bravi in questo ristorante...” concordò, di nuovo con il morale sotto le scarpe. Quella cena si era rivelata un continuo sali e scendi di emozioni contrastanti per lei e si sentiva assurdamente esausta, pur sapendo di aver fatto praticamente tutto da sola.
Mi sono reso conto che le cose che mi mancheranno di più una volta a casa saranno i cibi!”
Nami ormai ascoltava solo per metà, troppo impegnata a terminare con fatica il proprio dolce. Le era passato l'appetito. Perché Zoro doveva essere così loquace proprio quando lo preferiva zitto e immobile come una perfetta statua del David? Il tempismo non giocava mai a suo favore.
Gli hot dog in Belgio, questo dolce in Francia, i croissant di Perona... e pure la sua crostata e la sua marmellata fatta in casa!”
Doveva farlo stare zitto, ne andava dalla sua salute.
Beh, sembra che siano proprio le doti di Perona a mancarti.” mormorò più acida di come avrebbe voluto sembrare e pentendosene il secondo successivo.
Quella avrebbe anche potuto risparmiarsela. Ora lui le avrebbe chiesto il perché di quel suo scatto, lei e il suo essere maledettamente masochista! Non avrebbe mai imparato a farsi i fatti propri, no, lei doveva far finta che le interessasse un argomento di conversazione che verteva principalmente sulle doti culinarie di quella che le aveva aperto gli occhi su di lui.
Zoro batté gli occhi, confuso e le chiese esattamente quello che si aspettava. “Perché dici così?”
Nami fece un sorrisino tirato che finì con l'essere una smorfia. “L'hai nominata e ho pensato che ti mancasse. Avete avuto un trascorso, in fin dei conti.” mormorò controvoglia. Si era scavata la fossa da sola, non avrebbe potuto aggirare il problema stavolta, meglio togliere subito il cerotto.
Ma Zoro continuava a trapassarla con lo sguardo senza parlare e Nami si spazientì.
Vi sarete scambiati il numero, no? Avete avuto poco tempo per stare insieme. Non ti dispiace averla lasciata a Punk Hazard?” si sentiva terribilmente patetica ma, complice il vino, nemmeno si curava troppo di non far trasparire la gelosia irrazionale che le bruciava ancora nelle vene. Tanto non era interessato a lei, perché preoccuparsi che avrebbe potuto perderlo? Aveva fatto a meno di lui per anni, avrebbe potuto continuare così se lui avesse deciso di evitare la pazza isterica che gli faceva scenate di gelosia senza avere alcun coinvolgimento sentimentale con lui.
Pregò che non lo facesse.
Zoro schioccò la lingua senza smettere di guardarla assorto. “No, non mi manca e non mi è mai interessato avere il suo numero...”
Nami tremò appena a quella piccola confessione ma non distolse gli occhi dal piatto, se l'avesse fatto si sarebbe messa a piangere. D'accordo Perona era stata una botta e via, poteva credere che lui non avesse intenzione di sentirla ma questo non risolveva il problema. Perona era solo la cima dell'iceberg ma nonostante tutto provò un piccolo sollievo all'idea che non volesse rivederla. Avrebbe avuto ancora un po' di tempo per elaborare l'idea di vederlo prima o poi con un'altra ragazza.
Mise in bocca l'ultimo boccone di torta e si azzardò a guardarlo non appena sentì di essere capace di farlo senza scoppiare in lacrime. L'amore non corrisposto era uno schifo.
Zoro non le aveva mai tolto gli occhi di dosso e la guardava così assorto che avrebbe potuto trapassarla da parte a parte senza nemmeno usare una delle sue spade. Si sentiva davvero stanca, sfinita e, sotto quegli occhi, anche terribilmente esposta. Avrebbe solo voluto correre tra le sue braccia e farsi coccolare.
Trattenne il respiro scioccata quando lo vide avvicinare una mano al suo viso. Per un memorabile attimo pensò che avesse capito cosa avrebbe voluto fare e che lo volesse a sua volta e sussultò quando il suo pollice si posò sulle sue labbra. Con un gesto veloce Zoro tolse uno sbuffo di panna montata che le era rimasto dall'ultimo boccone e se lo portò alla bocca.
Nami rimase impietrita. Lui sorrise assaporando la panna direttamente dal suo dito.
Avevi ragione. La tua torta era la migliore.” mormorò senza smettere mai di guardarla.
Nami tornò a respirare fissandolo sconvolta. Prese fiato per parlare quando una vibrazione continua prese a muovere il tavolo.
Entrambi puntarono gli occhi sul suo cellulare che vibrava incessante tra di loro e Nami deglutì piano prendendolo in mano e rispondendo con una mezza maledizione, incolpandolo di tutto quello che era andato storto in vita sua e soprattutto perché aveva rovinato un momento irripetibile.
Pronto?” gracchiò nell'apparecchio, evitando il sorrisino di Zoro mentre finiva il vino.
Nami-san! È meraviglioso sentirti!”
Aggrottò le sopracciglia sentendo la voce molto affaticata di Sanji dall'altra parte, come avesse appena terminato una maratona.
Che succede?” chiese prendendola larga, nessun accenno di sospetto nella voce.
Lo sentì ridacchiare imbarazzato dall'altro capo della linea. “Ehm... buffa storia...”
Nami perse un battito. Aveva già sentito quelle parole. “Non vi sarete fatti arrestare vero??” chiese già infuriata. Non poteva vederlo ma era certa di averlo sentito deglutire.
No, no.. niente prigione...” pigolò lui. “Il fatto è che ci siamo fermati a mangiare in questo locale... e c'era uno spettacolo e...”
Nami si prese il ponte del naso con le mani sbuffando irrequieta. “Sanji, ti prego, arriva al punto!”
L'altro fece una piccola pausa. “Ecco, in pratica entrambi ci siamo allontanati dal tavolo il tempo di pochi minuti ma...”
Ma?”
Sanji sospirò grave. “Ci hanno rubato gli zaini e la tua borsa...”
Nami sgranò gli occhi.
...con dentro i biglietti per Dressrosa, i nostri cellulari e tutti i soldi di Teach...”
Zoro intuì che doveva essere accaduto qualcosa di particolarmente grave, smise di ridere e la fissò corrucciato.
Mi dispiace Nami-san...”
Zoro sudò freddo.
Nami-san?”
Quella notte, l'urlo animalesco che le uscì spontaneo risuonò a lungo per le strade di Marijoa.








   
 
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