Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    12/05/2018    1 recensioni
«Sono Levi Ackerman, il vostro professore di educazione fisica. Vi anticipo che, alla fine di tutte le lezioni, dovrete pulire la palestra. Anche se non ci sarò le ultime ore, dovete pulirla. Ci siamo capiti, mocciosi?» spiegò severo. Il professor Levi era un maniaco della pulizia. Non c’è stata classe che non abbia pulito la palestra quando c’era lui.
«Sì prof!» risposero i ragazzi intimoriti dall’insegnante. Solo Eren sembrava non averne paura. Al contrario, quando i loro sguardi si incrociarono, arrossì.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Il giorno seguente al fidanzamento ufficiale di Eren e Levi, il ragazzo tornò a scuola più felice che mai. Entrato in classe, tutti lo guardarono. Confuso, si mise a sedere al suo posto.
«Jaeger» lo chiamò Jean. Eren si girò verso di lui. «Sai per caso dov’è il professor Levi? È in ritardo» gli chiese mentre Marco gli scosse la spalla come per farlo stare zitto.
«Aveva detto che doveva chiarire una cosa con il preside e poi sarebbe venuto...» gli rispose il ragazzo ignaro delle sue intenzioni. Forse voleva stuzzicarlo? Però avevano fatto pace e l’aveva anche aiutato con il suo piano, fallito... che senso aveva?
«E dimmi...» iniziò Jean guardando il resto della classe. «Come fai a saperlo? Per caso siete venuti a scuola insieme?» gli domandò mentre gli altri sorridevano.
«Jean, dove vuoi arrivare?!» si irritò Eren. L’altro lo incitò a rispondere, quindi il ragazzo non poté che dire “sì”. A quel punto, Sasha non riuscì a trattenersi.
«Quindi il fidanzamento è ufficiale?» gli chiese stringendo i pugni portandoli al petto, emozionata. Il castano si girò verso di lei per poi guardare tutti gli altri suoi compagni. Solo allora capì. Chiuse gli occhi e sospirò.
«Sì, i miei lo hanno accettato...» dichiarò infine sorridendo soddisfatto. La classe, allora, andò da lui a congratularsi e iniziarono una piccola festa. Anche Annie, che fino a quel momento si era esclusa da cose del genere, si unì a loro con un sorriso, felice per il suo compagno di classe. Aveva un cerotto sul viso e l’avambraccio destro fasciato. Anche Reiner, Bertholdt e Ymir erano feriti. Quella notte non l’avevano presa molto bene, tanto che stavano per perdere. Se non era per la polizia avrebbero di sicuro perso. Avevano perso molti più ragazzi dell’ultima volta. Erano tutti ragazzi senza famiglia che vivevano insieme nel loro rifugio. Lo stesso valeva per Ymir: essendo stata abbandonata in tenera età, viveva con loro. Era la più grande e si prendeva cura di tutti. Per questo era la più triste del gruppo, anche se non lo mostrava.
Proprio in quel momento entrò Levi. Gli alunni non si misero affatto a sedere. Anzi, gli chiesero se per quel giorno poteva evitare di interrogare vista la situazione.
«Va bene, ma solo per oggi» rispose il professore serio con le braccia incrociate. I ragazzi esultarono. Unirono i banchi, presero tutto il cibo che avevano e lo misero su di essi in modo da formare una specie di banchetto. Levi, vedendo i quattro studenti feriti, andò da loro a chiedere della battaglia fra bande di quella notte. Ebbero un attimo di esitazione, poi Ymir parlò.
«È stata dura, molto. Abbiamo perso molti dei nostri... se non fosse stato per la polizia, a quest’ora eravamo tutti morti» dichiarò a testa bassa.
«I vostri capi? Isabel e Furlan?» gli domandò l’uomo preoccupato per i suoi migliori amici. Non si erano fatti sentire quella mattina. Pregò con tutto il cuore che non gli fosse successo niente.
«Stia tranquillo. Anche loro hanno combattuto con qualche difficoltà, ma stanno bene. Penso che siano nel rifugio insieme ai ragazzi» lo tranquillizzò lei. Levi tirò un sospiro di sollievo. Ad un certo punto, Sasha andò da loro. Aveva un onigiri in mano.
«Prof, ne vuole metà?» gli chiese sorridendo porgendogliene metà. L’insegnante guardò prima l’alunna e poi l’onigiri.
«Grazie, Blouse» la ringraziò prendendolo. La ragazza, allora, sorrise soddisfatta. Arrivarono anche Jean e Connie che gli offrirono del tè, la sua bevanda preferita. Levi li guardò stupito.
«È una festa per lei ed Eren, no?» gli disse Jean mentre Connie gli porse la tazza di tè. L’uomo la prese ringraziandoli.
Festeggiarono per entrambe le ore del professor Levi. Alla fine della loro seconda ora, gli alunni incitarono Eren a baciarlo. Armin e Marco erano pronti a registrare e a fare foto, gli altri si limitarono a guardare e, quando ci fu il bacio, gioirono urlando “congratulazioni”. L’arrivo della professoressa Hange segnò la fine delle due ore di Levi, che se ne andò ringraziando i ragazzi per quella piccola festa organizzata sul momento. L’insegnante, posizionata alla cattedra, anticipò la lezione agli alunni.
«Siccome oggi è un giorno di festa per tutti in questa classe, parliamo di qualcosa molto bello» iniziò guardando in faccia i ragazzi. Li fece aprire il libro alla parte della riproduzione. Qualcuno rise. «Chi mi sa dire come nascono i bambini?» domandò a tutti. Connie alzò la mano.
«Li porta la cicogna, prof!» scherzò facendo ridere l’intera classe.
«Esatto!» gli disse Hange guardandolo soddisfatta. «Questo sarebbe quello che direi se tu fossi alle elementari, Springer» continuò. Si schiarì poi la voce. «Sperando che gli altri lo sappiano, inizio la lezione» avvertì gli alunni mettendosi a sedere. Durante la spiegazione ci furono delle risatine provenienti dagli ultimi banchi.
«Quindi la mia Historia non potrà avere bambini?» chiese Ymir alzando la mano.
«Abbiamo anche una coppietta di ragazze? Che bella classe!» esclamò la professoressa ridendo. «Comunque no, in quel caso bisogna adottarlo» le rispose. Guardò poi Eren. «La stessa cosa vale sia per Eren e per Levi sia per gli altri due lì dietro» disse indicando Jean e Marco. Subito i due arrossirono.
La lezione si trasformò da un qualcosa di imbarazzante a una delle più divertenti di quei mesi. Per questo, quando la campanella suonò, tutti pregarono la professoressa di continuare anche per l’ora successiva, anche se sapevano che non poteva. Le ore seguenti le passarono chiacchierando fra di loro.
Finita la giornata scolastica, tutta la classe saltò le attività dei loro club per andare a festeggiare fuori. Andarono in un locale vicino dove ci restarono per tutto il pomeriggio. Per la prima volta da Aprile, l’intera classe si riuniva dopo la scuola parlando, mangiando normalmente senza che nessuno litigasse. Si fecero anche molte foto, soprattutto di gruppo. Cosa molto rara se pensiamo a tutti i litigi avvenuti in quei mesi, non solo fra Eren e Jean ma anche fra Ymir e Reiner. Erano soliti discutere per Historia. La castana non aveva capito che il ragazzo si era ormai arreso una volta saputo del loro fidanzamento.
Levi, nel frattempo, era tornato a casa. Eren lo aveva avvertito della loro uscita, quindi non aveva senso rimanere a scuola. Era felice per il ragazzo, che finalmente aveva iniziato a trovarsi bene con tutti i suoi compagni di classe.
Una volta arrivato davanti al suo appartamento, aprì la porta e trovò la luce spenta. Sentiva, però, un certo odore di cioccolata. Quando accese la luce, sentì un “Congratulazioni!” pronunciato in coro da una voce femminile e una maschile. Si girò e vide Isabel e Furlan in piedi davanti a lui. La donna stava tenendo una torta in mano con su scritto “Congratulazioni per il vostro fidanzamento”. Si avvicinò a loro non sapendo cosa dire. Era la prima volta che non trovava parole per descrivere il suo stato d’animo. Non sapeva se essere felice per quella bellissima sorpresa o preoccupato per le loro ferite. Anche loro, come i suoi quattro alunni, avevano bende e cerotti sparsi per il corpo.
«Fanno male?» gli chiese infine guardando le fasciature.
«Dopo aver dormito no, sta tranquillo Levi» lo tranquillizzò Furlan.
«Esatto fratellone! Se facevano male, non saremmo mai riusciti a prepararti questa torta!» esclamò Isabel sorridendo. Levi allora lasciò perdere. Se dicevano così, doveva essere vero.
Anche loro festeggiarono per tutto il pomeriggio. I due amici se ne andarono quando arrivò Eren. Il ragazzo, una volta salutati i suoi compagni, aveva deciso di andare da Levi. Si sentiva in colpa per averlo lasciato da solo proprio nel giorno più importante per loro due. Rimasti soli, non riuscirono a parlarsi. Erano uno di fronte all’altro ma non volava una mosca. Continuavano a guardarsi negli occhi. Il castano stavolta non arrossì subito né si imbarazzò. Levi aveva le braccia incrociate e la sua solita poker face.
«Levi...» iniziò Eren. «Mi dispiace di averti lasciato da solo oggi...» abbassò lo sguardo dispiaciuto.
«Come tu sei stato con i tuoi amici, io sono stato con i miei. Quindi non direi di essere rimasto solo oggi» gli disse con il suo solito tono. Nessuna espressione. Nessun emozione. Niente.
«Levi, posso chiederti cos’hai?».
«Sto solo aspettando, Eren». Il ragazzo non capiva.
«Aspettando cosa?».
«Volevi fare l’attivo qualche settimana fa, no?» gli ricordò Levi senza smettere di guardarlo. Eren allora arrossì. L’uomo sospirò. «Sei proprio un caso perso, piccolo». Il castano alzò gli occhi sorpreso. “Piccolo”? Levi non aveva mai usato soprannomi del genere con lui.
«“Piccolo”...?» domandò stupito.
«Di solito i fidanzati usano nomignoli come questi, no? E poi sei più piccolo di me, quindi penso vada bene» rispose lui come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Eren gli sorrise dolcemente mentre gli si avvicinava.
«Non usarli se non vuoi. E poi, non mi sembri il tipo da chiamare qualcuno “piccolo” o “tesoro” e roba del genere» gli disse accarezzandogli la guancia.
«Allora continuerò a chiamarti “moccioso”, va bene?».
«Come vuoi tu, Levi» rise il ragazzo. Ci fu qualche secondo di silenzio, nei quali non fecero altro che guardarsi negli occhi in una maniera così intensa che Eren dovette trattenersi dal baciarlo.
«Eren» lo chiamò Levi con un tono dolce, forse il più dolce che avesse mai fatto.
«Sì?».
«Ti amo» dichiarò sorridendo. Fu un sorriso caldo, di quelli che ti fanno arrossire da quanto sono belli. Il ragazzo si stupì un’altra volta, poi ricambiò.
«Ti amo anch’io, Levi» disse per poi baciarlo.
   
 
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