Premetto che in questo
capitolo sarà presente una descrizione più o meno
ampia di una scena di sesso. Ho messo rating rosso
per sicurezza, ma dato che non amo usare linguaggio
esplicito e espressioni volgari, sono convinta che possa leggerlo chiunque ^^.
Neanche per sogno
I don’t want to
fall asleep,
‘cause
I don’t know if
I’ll find you still there.
-Mello, sei là dentro?-
Si fece sentire
anche un’altra voce.
-Ci sei anche tu, Nate?-
Lui si mise una
mano sulla fronte.
-E’ Chloe- borbottò infastidito.
-Non ti va a genio?- gli chiesi
sorridendo.
-Non mi è mai andata a genio, a dirla tutta.-
-Allora vieni con me.- lo invitai prendendolo
per mano e conducendolo in un cubicolo. Poi gli indicai una finestra appena
sopra il water.
-No…non vorrai…- fece sbattendo più
volte le palpebre.
-Certo che sì. Tranquillo, è come fare il
percorso di trekking delle scuole elementari.- lo rassicurai.
-E’ proprio questo che mi preoccupa.-
disse, ma poi si convinse e salì in fretta sul gabinetto. In poco tempo riuscì
a spalancare la finestra, già mezza aperta, dopodiché si arrampicò senza fatica
accovacciandosi sul cornicione.
“Che bella visione”
mi ritrovai a pensare mentre ammiravo il bel sedere di Nate davanti ai miei
occhi. Il ragazzo scavalcò e atterrò dall’altra parte, sull’erba morbida. Lo stesso feci io e ci ritrovammo fianco a fianco. Senza
parlare lo presi nuovamente per mano e, ridendo, lo condussi alla mia moto.
Fortunatamente portavo sempre due caschi con me e ne diedi uno a Near, che saltò subito a bordo e si aggrappò forte ai miei
fianchi ancor prima di partire.
-Ehi, niente paura. Di solito non corro come
un pazzo.- gli dissi notando con piacere che sembrava essersi fidato di me.
Intanto mi era
arrivato un messaggio e lo lessi.
“Vaffanculo.
Sto aspettando da un’ora e mezza, stronzo! Io me ne vado!”
Chiara si era
davvero infuriata quella volta. Beh, tempismo perfetto.
-Ti porto a casa mia.- affermai mettendo
in moto e partendo sgommando. Sentii le manine di Near
stringermi lo stomaco e il suo profumo arrivarmi alle narici persino attraverso
il casco. Dietro di ME, appoggiato alla MIA schiena, avevo un essere
paradisiaco.
Altro che restare a
casa a trangugiare cioccolata.
Quel tizio la
superava di gran lunga, in tutti i campi.
Ed era una cosa
tremendamente rara, nel Mondo di Mello.
Impiegammo giusto
cinque minuti per arrivare a casa.
-Abiti quasi dietro l’angolo.- commentò
lui, dopo essere sceso dal veicolo.
-Già. E vado spesso in quella discoteca.
Come mai non ti ho mai visto?-
-Perché io, invece, non ci vado mai. Era
solo per accompagnare Chloe.-
A quel nome mi
venne un attacco inspiegabile di gelosia.
-Cosa penserà quando scoprirà che non sei
più là dentro?- gli chiesi sorridendo e incatenando la moto.
-Probabilmente mi chiamerà…- mentre lo
diceva, afferrò il suo piccolo cellulare dalla tasca e, con “bip”, lo spense.
Un gesto davvero
notevole, nel Mondo di Mello.
Gli feci strada sulle scale e, quando arrivammo davanti alla mia
porta, lo vidi titubante. Allungai una mano verso di lui.
-Vieni. Io…giuro che non voglio farti del
male…Non te ne farei mai, davvero.- dissi col tono
più convincente possibile.
-Non ho mai pensato una cosa del genere.-
asserì lui sorridendo appena ed entrando per primo in casa. Si fermò sulla
soglia e diede un’occhiata a tutta la stanza, fermandosi
in particolari come il divano, la televisione, il tappeto e il tavolo. Dopo qualche minuti si mise d’impegno ad arrotolarsi una ciocca
di capelli su un dito. Era in imbarazzo?
Lo guardai per l’ennesima volte: era così debole e fragile, piccolo e sottile,
dalla pelle candida come il latte.
Che cosa avrei
fatto con lui?
Non volevo che mi
considerasse un approfittatore…insomma…non intendevo certo diventare come Monique.
Ma la ragione avrebbe retto per ben
poco.
Avevo il cuore che
stava per esplodere nella cassa toracica e lo stomaco in subbuglio. Pensavo di
essere diventato pazzo.
-Vivi da solo?- mi chiese dopo qualche
minuto di silenzio.
-Sì.-
-Quanti anni hai?-
Decisi di dire la verità. Non mi divertivo a mentire con lui. -19…Tu?-
-Io ne ho 17.-
Mi vede il nodo
alla gola. Bene, ora mi sentivo anche un pedofilo.
-Lo sai che stavi baciando una donna più
grande?- mi chiese ancora. Mi risvegliai dalla trance momentanea.
-Sì lo so…e tu come fai a esserne così
sicuro?-
-Quella era mia cugina. Di terzo grado però.-
vidi che si fermò per prendere fiato. Quella bocca…ogni volta che emetteva un
suono, mi lasciava incantato. Camminò verso il tavolo.
-E’ lei che me lo disse per prima. Una volta
voleva dimostrare alle sue amiche che aveva il ragazzo e aveva chiesto a me di
esserlo. Avevo solo 14 anni e sono stato costretto a
dare il primo bacio a mia cugina.- si mise a raccontare la sua vita con
naturalezza, muovendo le mani in aria e usando un tono di voce più morbido del
solito. –Sta di fatto che quella volta
mi disse che baciavo da schifo. Ci rimasi male e, quando qualche anno dopo me l’ha ripetuto anche Chloe, io…-
-Tu ne hai fatto
una patologia.- conclusi la frase, sarcastico.
-Più o meno.-
-Che ciarlatane del cazzo.- mi sfogai
staccandomi dal muro e avvicinandomi pericolosamente al ragazzo. –E sono anche delle ignoranti. Credimi se ti
dico che…- mi accostai leccandogli la punta del naso. –…baci da Dio.-
A quelle parole,
gli occhi di Nate si illuminarono e lasciò che lo
baciassi una seconda volta, sprofondando con le labbra nella sua dolce bocca.
“Ti volevo e ti
avrò.” Era questo il mio pensiero mentre continuavo ad abbracciare la sua
lingua con la mia, in una danza senza fine. Altro che shaker.
Vidi Near ritrarre le mani nella
maniche della camicia e indietreggiare fino a toccare con la schiena il tavolo.
Fino a quel momento
non avevo ancora osato toccarlo, come avessi paura che, se lo avessi sfiorato, si sarebbe frantumato in mille pezzi. Lui se ne accorse, mi
prese una mano e la passò sulle sue guance e sul suo collo.
-Puoi toccarmi, se vuoi.- mi disse
rassicurandomi.
-Sei sicuro che…- ma non mi fece finire
la frase, che si gettò al mio collo e mi schioccò un bel bacio sulle labbra.
Poi mi guardò alcuni istanti nelle iridi azzurre.
-Credo che tu mi piaccia, Mello.- afferrò il giubbotto dalla spalla e lo fece
calare scoprendomi il gilet di pelle e facendo saltar fuori il piccolo rosario
rosso e nero. Appena lo vide, lo prese in mano.
-Credi in Dio?- chiese.
-Adesso sì.-
-Adesso?- il piccolo sembrava confuso.
-Beh, mi ha appena inviato uno dei suoi
angioletti più belli.- gli dissi. Lui sorrise timidamente e non riuscii a
resistere.
Gli riempii le
labbra di baci, tanto che divennero rosse e gonfie per quante volte le avevo
stuzzicate. Costrinsi le mie dita a toccare la sua pelle chiara sotto la
camicia che avevo già sbottonato in parte. Mi tremavano le mani e le ginocchia
mi reggevano a fatica.
Per la prima volta
non sapevo come muovermi o comportarmi e avevo il tremendo timore che qualunque
cosa avessi fatto, avrei in qualche modo intaccato il candore e l’innocenza di
quel ragazzo. Notavo che spesso era lui a guidare i miei movimenti e non io a
condurre i suoi.
Un altro fatto
completamente nuovo per me.
Ero come
spaesato…Ma non è così che si comporta Mello!
Dovevo smuovermi,
fare qualunque cosa, e non permettere che lui mi guardasse con quegli occhi
interrogativi.
“Dannazione, vada
come vada.” Mi dissi.
Lo abbraccia
all’improvviso, poi lo alzai di peso e lo feci sedere sul tavolo, aprendogli
con forza le gambe. Lo vidi arrossire di colpo.
Mentre depositavo
piccoli baci su tutto il collo, gli accarezzai velocemente l’interno
coscia, gesto che, evidentemente, non si aspettava affatto. Infatti,
dopo averlo sentito singhiozzare ed emettere un lamento, chiuse di botto le gambe
e ritrasse nuovamente le mani nelle maniche, che si portò alla bocca.
Ahia, l’avevo fatta
grossa.
Mi allontanai
subito, mortificandomi per l’accaduto.
-S-scusa,
mi dispiace, io…insomma…oh, sono solo un idiota!- biascicai mettendomi le mani nei
capelli. Near mi guardò con discrezione. –Se vuoi andartene, ti capisco.- ancora
silenzio. –Ti accompagno a casa?-
gli chiesi, ma lui sembrò negare ancor prima che finissi la domanda.
-Neanche
per sogno-
Aveva davvero
risposto così o me l’ero soltanto immaginato?
Mi riavvicinai
prendendogli le mani che aveva appena ricacciato
fuori.
-Non hai paura di me?-
Fece di no con la
testa.
-Scusami per la mossa azzardata di prima.-
mi pentii fissando il pavimento.
-Scherzi? Ho reagito così perché…beh, perché
soffro il solletico.-
Lo guardai stupito.
–Ma dai! Che scusa del cazzo!- scoppiai a ridere.
-Guarda che è vero…-
-Pff…ma smettila!-
Ridemmo entrambi di
gusto, finchè non mi feci di nuovo più
o meno serio e lo baciai sulla guancia, quasi chiedendo perdono. Aveva
un sapore dolciastro.
-Sai di zucchero.- confidai passando più
volte le labbra sulla sua fronte.
-E tu di cioccolata.-
-Davvero? Non l’avrei mai detto!-
sorrisi e continuai a gustare la sua dolce pelle. Poi presi a mordicchiargli il
lobo di un orecchio.
-Posso mangiarti?- chiesi cogliendolo di
sorpresa.
-Sì, dai, mangiami. Sei magrolino…Poi mi
piacerebbe diventare parte di te.-
Una risposta che mi
lasciò allibito. Senza dubbio.
-P-puoi
ripetere, scusa?-
-No, niente niente. Adesso mi vergogno…- si mise a ridere
convulsamente. Era così adorabile.
-Allora dovrei iniziare a cucinarti…- mi
sfregai apposta le mani.
-Vuoi che ti insegno
come si fa?-
-Non provocarmi…Ti darò una lezione di
cucina che farà invidia persino a cooking mama.-
sparai la rpima cazzata che mi venne in mente.
-Oh no, lei non la supereresti mai!-
-Scusa, conosci davvero quella roba?! Sei più onnisciente di quanto credevo, Near.-
ammisi per poi prepararmi a prenderlo in braccio.
-Come mi hai chiamato?-
-Oh, non farci caso.- gli feci l’occhiolino, poi lo
sollevai con un sonoro “hop!” e lo portai in camera da letto.
Era così leggero
che riuscii tranquillamente ad aprire la porta e ad adagiarlo sul letto con le
coperte ancora disfatte dal mattino. Un raggio di luna illuminava e rendeva
evanescente il profilo di Near.
Saltellando, mi
misi a cavalcioni su di lui.
-Adesso ti faccio diventare un colapasta!-
-Ma tu sei matto!- fece una risata
melodiosa schiaffeggiando le mie mani che cercavano di fargli il solletico, poi
si bloccò di colpo, vedendo la mia espressione farsi seria.
Gli presi il viso e
lo baciai ancora, segnando con la punta della lingua tutto il contorno delle
labbra.
Lentamente. Non
c’era fretta.
Le sue guance
divennero bollenti quando mi permisi di sbottonare del tutto la camicia bianca.
Mentre passavo il
palmo della mano sul suo petto liscio, mi chiesi se Near
avesse mai fatto l’amore.
E se quella fosse
la sua prima volta?
No, impossibile. Un
ragazzo del genere non lo incontri neanche
per sogno.
Sentii Near farsi più audace: con una mano aprì la
zip del mio gilet nero e intanto con l’altra mi palpava con cura le natiche.
Hai capito il Nate!
Palpava anche fin
troppo audacemente…
Diamine, se non la finiva, il tizio in mezzo alle mie gambe si sarebbe alzato
troppo presto!
Ma niente da fare: l’amichetto era già
dritto e sveglio. E reclamava il fondoschiena di Near…
Cavolo, anche io lo reclamavo!
Mi abbassai e
lasciai una scia di miei baci anche sul torace, credendo ancora di vivere un
sogno.
Avevo davvero un
angelo sul mio letto.
Dio esiste sul
serio.
Near afferrò il crocifisso
e mi attirò a sé baciandomi con quella voglia che fino a quel momento non avevo
ancora avvertito. Infatti lo vidi avvicinare il suo
busto al mio, quasi fosse tirato da qualcosa. Con un movimento fluido fece
sfregare la sua erezione sui miei pantaloni di pelle, già troppo stretti per i
miei gusti.
Mi fissò con uno
sguardo di supplica, che finì per rivolgersi sulle sue stesse gambe, che si
erano appena aperte.
Quando vidi
quell’invito così palese, feci per toccarlo, ma mi bloccai ancora.
E se fosse successa
la stessa cosa di poco prima?
Near mi guardò malissimo.
-Se non lo fai, me ne vado.- insinuò
serio.
“No, no, no” pensai
agitato. “Tu resti qui!”
Introdussi
direttamente la mano nei suoi pantaloni e subito il respiro gli divenne corto,
quasi mozzato. Tastai qualcosa di duro. Dio mio, non avevo mai masturbato un
altro uomo. Mi eccitai a quel tocco e, improvvisamente, anch’io sentii il
bisogno di essere accarezzato.
Come avvertendo i
miei pensieri, Near allungò un braccio e, dopo avermi
massaggiato il ventre piatto, raggiunse anche lui l’interno dei pantaloni.
Restammo per un po’
così, ognuno con la mano nell’intimo dell’altro, ognuno con il suo battito
cardiaco da “dopo corsa”, entrambi ansimanti e già sudati, il membro che
pulsava impazzito.
Near venne per primo, sporcandomi la mano
destra. Un suono simile al guaito di un cane ferito gli pervenne dalle labbra,
cosa che mi fece andare ancor più su di giri.
-Senti Near…-
iniziai trattenendo a fatica gli ansimi.
-Nh…A-ancora
con questo Near?- fece lui di rimando con gli occhi lucidi.
-Io credo…credo di…- ma non mi sentivo
pronto a pronunciare quella parola così lontana dal mio mondo. -…credo di…provare qualcosa per te.-
Lui si asciugò il
sudore dalla fronte.
-Colpo di fulmine?-
-Mi sa di sì.-
Fece una finta
espressione delusa.
-Parli sempre in forse. Dovresti essere più
sicuro di te stesso.- mi rimproverò. Poi finì di sfilarsi i pantaloni e mi
avvolse con le sue gambe sottili.
-Ti amo, Mello.-
sussurrò per poi darmi un dolce bacio e spogliarmi del tutto.
Amare? Nate aveva appena detto di amarmi?
Così presto? Eppure non mi sembrava una persona che prendeva certe frasi alla
leggera.
-Ti amo.- ripeté e
io avvampai tutto d’un colpo. Era quello l’amore?
Mentre pensavo a un
possibile approccio per dimostrargli ciò che provavo anch’io, lui posizionò le gambe all’altezza del torace, appena sotto le
spalle e chiuse con forza gli occhi.
Sapevo cosa voleva.
Senza pensarci due
volte, gli afferrai gli arti inferiori con fermezza e, con un solo movimento,
entrai completamente in lui. Smorfie di dolore di disegnarono
sul suo meraviglioso viso, ma non per questo si scompose più del dovuto.
Impiegai tutte le
mie energie per spingere su quel corpicino esile senza poterlo ferire e, quando
finalmente venni come non ero mai venuto in vita mia,
caddi sfinito sul cuscino e mi addormentai di botto.
Ero esausto. Moralmente, mentalmente e fisicamente. Ma
sinceramente appagato.
Ricordo bene come
mi svegliai la mattina dopo: non solo dolorante e con la schiena bloccata, ma
anche seriamente preoccupato.
E se fosse stato
tutto solo un sogno? Un bellissimo, stupendo, meraviglioso e impossibile sogno?
Avevo un timore
pazzesco di voltarmi, sicuro che avrei visto solo lenzuola bianche e
nient’altro al mio fianco. Mi feci il conto alla rovescia.
-Uno, due…tre!-
e mi girai, trovando un Nate coperto fino al collo e con gli occhi socchiusi.
-Olè- fece lui, sorridendo.
Due anni dopo, qui
è sempre la solita solfa.
E il bello è che
non ci stanchiamo mai! Ogni mattina mi faccio la conta, poi mi volto di scatto
e lui, il mio Near, è sempre lì, pronto a urlare il
suo “Olè!”
§
-Perché mi chiami Near?-
-Perché voglio che tu mi stia vicino.-
-Ma io ora devo andare a casa…-
-Torni da Chloe?-
-Neanche per sogno! Vado a farmi le
valigie. Mi trasferisco nel Mondo di Mello…Vuoi?-
*
Ecco qua, ho finito la
mia one-shot a capitoli ^^.
Perché, come dice Sara, solo io posso
fare le one-shot a capitoli Ghgh XD
Ringrazio:
LadyVegeta1988: che tenero il
coniglietto bianco!! E il Mello, quando sta con lui, si sente Alice nel Paese delle
Meraviglie XD Anche “omino bianco” è un bel nick…Ma
l’omino bianco è nero, ci hai
mai fatto caso? Oddio, ora scleroo xD Grazie!
Darseey: Anche io adoro questo pairing *o*
Basta dare un’occhiata ai personaggi delle mie ff XD
Grazie dei complimenti! Non so se li merito davvero, però mi gaso tantissimo
quando me ne fanno ^^. Anche io detesto il linguaggio
sms, non lo uso neanche nella vita “reale” (perché considero EFP un mondo
parallelo *o* Bellissimo, per altro *o*). Spero che ti sia piaciuta la
conclusione ^^!
Incasinata: adoro il tuo nick XD Grazie dei complimenti! Byee!
Indialilla: meno male che è
piaciuta ^^. Come ti è sembrato il capitolo?
Grazie ancora alle 7
persone che hanno aggiunto la ff ai preferiti e alle
5 che l’hanno messa tra i seguiti.
Tante belle cose!
Mirokia