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Autore: sara2000    14/05/2018    12 recensioni
In omaggio alla festa della mamma di oggi, un altro spin-off delle mie precedenti storie.
Oscar ricorda un momento triste della sua infanzia, ricordo che poi si tramuterà in una gioia e terminerà con una bella sorpresa.
Un mio modo per fare gli auguri a tutte le mamme
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Lo so, avevo detto che il cerchio si era chiuso, ma questa festa della mamma mi ha dato l’ispirazione, e perché dopo aver parlato del generale, non rendere onore anche a Madame Marguerite?
So che all’epoca la festa della mamma non esisteva, ma mi è piaciuta l’idea di ricordare questa figura che nella storia originale si vede pochissimo.
Una madre dolce, ma silenziosa. Che non ha potuto esprimere il suo totale amore per la figlia.
Qui vedremo la mia libera ispirazione.
Spero vi possa piacere, e un augurio speciale a tutte le mamme.
Sara.

 

Normandia maggio 1795

Mi sono svegliata presto questa mattina. Alle prime luci dell’alba.
Dalla finestra entra un lieve e fresca brezza. Adoro questa stagione, quando il vento fa entrare nella stanza il profumo salmastro che viene dal mare.
Volgo lo sguardo alla mia destra, e André sta ancora dormendo beato con accanto il nostro piccolo Augustine Reynier, l’ultimo membro arrivato nella nostra famiglia.
Ha solo 7 mesi, ma ha già sviluppato il suo bel caratterino…immaginiamo già che sarà simile a me…o ancor meglio al suo omonimo…
Mi alzo lentamente, non voglio svegliarli. Questa notte ci ha fatti tribolare parecchio, André ha bisogno di recuperare.
Esco lentamente e raggiungo la stanza di Antoinette e Joseph. Stanno ancora dormendo tranquillamente.
Oggi è domenica, non devono andare a scuola. Li lascerò dormire un altro po’. Dò loro un lieve bacio e richiudo la porta alle mie spalle, scendendo al piano inferiore.
Apro le finestre, il sole comincia a farsi alto nel cielo, è una bellissima giornata. Mi accomodo al davanzale e inspiro l’aria profumata di mare.
Mi ricorda la mia infanzia. Le giornate che passavamo qui in Normandia con André da bambini prima, e da ragazzi poi.
L’ultima volta ci siamo stati in compagnia di Rosalie. Poi non siamo più tornati, fino a cinque anni fa quando dopo essere stati per un periodo in Svezia decidemmo di tornare qui.
Mi preparo una tisana al finocchio, e mi siedo accanto alla finestra, leggendo un articolo di giornale del giorno prima.
Tra un articolo e l’altro, l’occhio mi cade sulla data…ma oggi allora è la festa della mamma?
Chiudo gli occhi e sospiro…
Mia madre…chissà come sta. Mio padre mi ha detto che era partita con Nanny per l’Inghilterra prima della fuga dei sovrani dal Palazzo delle Tuileries, per raggiungere mia sorella Marie-Anne che vive li con il marito.
Ma non so altro. Chissà se mai la rivedrò, se le manco, se a volte mi pensa…
Osservo fuori e la mia mente ritorna indietro nel tempo a tantissimi anni fa…esattamente nel 1765.

Eravamo qui in vacanza. All’epoca avevo da poco compiuto dieci anni.
Mia madre viveva ancora con noi a Palazzo, e in quella primavera eravamo venute per passare l’ultima vacanza con Marie-Anne che all’inizio dell’estate si sarebbe sposate e sarebbe partita per l’Inghilterra.
Ma nonostante fossimo in vacanza, mio padre non perdeva giorno per allenarmi ed esercitarmi, così mentre le mie sorelle passavano del tempo con mia madre, le mie giornate si alternavano tra cavalcate, e allenamenti di scherma e con le pistole con mio padre e André.
Ritornavamo a palazzo alla sera che eravamo esausti, e dopo cena crollavamo addormentati sul tappeto del salone.
Una mattina di maggio, durante la colazione sentì le mie sorelle confabulare tra di loro, e parlavano di una festa per il pomeriggio. Così raggiunsi Josephine, più grande di me di 3 anni e chiesi di cosa stavano parlando.
-Di che festa parlate?-
-Ma come, non lo sai Oscar? Domani è la festa della mamma!-
-Cioè? Non è il suo compleanno…-
-La festa della mamma non è il compleanno. È una festa dove si celebrano tutte le mamme del mondo. Si preparano dei dolci, le si fa un regalo, cose così-
-Davvero? E credi che potrei anche io farle un regalo?-
-Ma se non sei mai in casa? Noi abbiamo deciso di organizzarle una sorpresina nel pomeriggio.
Papà non te lo permetterà mai. Hai gli allenamenti-
-Potrei chiederglielo…-
Così, incurante delle proteste di Josephine raggiunsi lo studio di mio padre, e non con poco timore, decisi di bussare alla porta. Appena ricevetti il permesso entrai.
-Oh Oscar, sei tu? Che c’è? Perché non ti stai allenando con André? Ti avevo già detto che stamattina dovevate allenarvi da soli, ho delle faccende da sbrigare-
-Padre…vorrei chiedervi una cosa-
-Che c’è? Avanti parla, che non ho tempo da perdere-
-Ecco…ho sentito le mie sorelle che dicevano che oggi è la festa della mamma…e che avrebbero organizzato per lei una piccola festicciola…ecco, vorrei chiedervi il permesso di poter partecipare anche io…-
Non terminai la frase che lo sentii sbattere i pugni sulla scrivania e iniziare ad urlare
-NON SE NE PARLA NEMMENO!!! Tu non devi pensare a queste sciocchezze!! Devi allenarti e diventare un bravo soldato, degno di Sua Maestà! Non hai certo il tempo da perdere per queste smancerie da donna!!-
-Ma…padre vi prego…non posso quasi mai stare con mia madre…concedetemi solo qualche ora…vi prometto che domani recupererò allenandomi molto più a lungo…-
Ma un ceffone in pieno viso mi face finire a terra sbattendo contro una sedia lì accanto.
-Non tollero che tu mi disubbidisca Oscar! Le tue sorelle possono fare quello che vogliono! Tu hai di meglio da fare! E ora vai e non tornare a Palazzo prima del tramonto! Se oserai disubbidirmi punirò sia te che André! Sono stato chiaro?? Vattene ora!-
Mi alzai, asciugandomi il sangue che scendeva dal mio labbro, dove mi aveva colpita, e lentamente uscii dalla stanza senza dire nulla.
Appena chiusa la porta a testa bassa percorsi il corridoio dirigendomi verso l’uscita, incontrando proprio mia madre.
-Buongiorno Oscar-
-Buongiorno madre…-
Non dissi altro, la sorpassai, e con le lacrime agli occhi corsi via.
Entrai nelle stalle, dove André stava sellando i cavalli, senza degnarlo di uno sguardo e incurante dei suoi richiami presi Cesar e scappai al galoppo.
Cavalcai lungo tutta la spiaggia, finché non mi fermai ormai esausta. Dopo aver legato Cesar ad un tronco mi ci sedetti sopra.
E li, rimasi a piangere ancora.
Ma non per le sberle di mio padre. Ma perché non potevo essere come le mie sorelle.
Volevo bene a mia madre, ma il tempo con lei mi era negato, come se fosse qualcosa di proibito.
Mio padre non voleva che passassi del tempo con lei, e quel poco, erano momenti rubati, una carezza, un bacio, tutto al volo e di nascosto.
Perché un maschio non può riceve l’affetto dalla propria madre? Perché era vietato?
Ancora seduta su quel tronco sentii una mano posarsi sulla mia spalla, e girandomi mi accorsi della presenza di André
-Ti ho trovata finalmente…-
-Che vuoi?-
-Che è successo? Ti fa male il taglio?-
-No! Sto bene……e non è successo nulla!-
-Tuo padre non ti picchia senza un motivo……venendo via ho visto le tue sorelle in giardino con vostra madre. Stavano festeggiando. Ti ha picchiata per quello? Volevi andarci anche tu?-
Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, e tirai su col naso.
-Non ha più importanza…dai, alleniamoci, hai portato le spade?-
-No…ti sono corso dietro e non ho pensato a prenderle…sai Oscar, non sei l’unica a non poter festeggiare la propria mamma…nemmeno io posso…ma la mia non c’è più. Ma sono sicuro che mi guarda da lassù, e sono sicuro anche che la tua mamma capirà perché non ci sei…e che ti vuole bene lo stesso-
Annuii, poi alzandomi, montai nuovamente in groppo a Cesar, e tornammo verso casa. Una volta raggiunto il parco della villa lasciammo i cavalli nelle stalle.
Prendemmo le spade e cominciammo a duellare, ma non distanti da noi, si sentivano le voci allegre delle mie sorelle che festeggiavano nostra madre.
E le lacrime cominciarono a scendere di nuovo.
Al tramonto eravamo stremati. Ci sedemmo sul bordo della fontana per riposarci un po’.
E fu proprio allora che André prese la mia mano tra la sua, e poi ci lasciò una conchiglia.
-Cos’è?-
-Una conchiglia…-
-Si, questo l’ho visto anche io……ma cosa me ne faccio?-
Sorrise, e dopo essersi alzato si allontanò, lo seguii con lo sguardo, e davanti a noi incontrai mia madre.
Gli fece un inchino, e lei gli lasciò una dolce carezza sul viso.
-Grazie André. Sei un caro bambino-
Lo vidi annuire per poi correre via sorridendomi. Nel frattempo mia madre si avvicinò a me, sedendosi lei stessa sul bordo della fontana.
Ero talmente confusa che non riuscii a dire nulla.
Lei mi accarezzò il viso, e passò le sue dita sul taglio che avevo sul labbro, in una dolce carezza, che in quel momento sembrò lenire ogni dolore.
-Ti fa tanto male?-
-No…è…è stato un piccolo incidente…-
-Non dire le bugie Oscar…non sta bene…so tutto. André mi ha detto tutto-
Guardai la conchiglia che mi aveva lasciato André…e capii tutto. Così lentamente la porsi a mia madre e lei mi sorrise.
-Madre…è per voi…per la vostra festa…-
-Oh Oscar…non mi occorrono regali…il miglior regalo sei tu, e poter stare anche solo un po’ di tempo con te…so che non ti è concesso passare del tempo con me, ma sappi che io ti amo tantissimo…sei speciale Oscar.
E grazie per questa conchiglia. È bellissima. La porterò sempre con me. Ti voglio bene-
Mi prese nel suo abbraccio e mi strinse forte.
-Vi voglio bene anche io madre…non scordatelo mai…-

Una folata di vento improvvisa mi ridesta dai miei pensieri. E calde lacrime scendono dai miei occhi, ricordando quella giornata di trent’anni fa.
Anche allora quel piccolo attimo di gioia fu merito del mio André.
Ricordo che scoprii poi che per aver detto la verità a mia madre mio padre lo punì pesantemente.
André si è sempre sacrificato per me, per la mia felicità…
Sto ancora piangendo quando sento dei passi correre veloci lungo le scale, e poco dopo fare capolino in cucina, i miei amori.
Antoinette e Joseph si lanciano tra le mie braccia di colpo, mentre André regge tra le braccia Augustine Reynier.
-Buongiorno piccoli miei…-
-Buongiorno mamma!! Tanti auguri!-
-Tati auguii mamma!!-
Sorrido e dopo aver dato loro un tenero bacio alzo lo sguardo verso André, che si avvicina per baciarmi dolcemente le labbra e sussurrarmi
-Auguri alla mamma più bella di Francia-
-Grazie a tutti amori miei-
Poi Antoinette e Joseph tornano verso il padre e prendono qualcosa che estrae dalla tasca e vengono verso di me, lasciandomi tra le mani una collana fatta con le conchiglie.
La guardo e mi commuovo.
-Pe te mamma…-
-L’abbiamo fatta io e Joseph…papà ci ha aiutati-
-Ma è bellissima amori miei…mi aiutate a metterla?-
-Ci ci mamma!! Ti auto io!!-
Mi lascio infilare la collana e la guardo soddisfatta, poi Antoinette sorride e mi spiega
-Ogni conchiglia rappresenta la nostra famiglia…papà ha detto che quelle cinque più grandi sono i nonni…anche quelli che non abbiamo conosciuto, quelle medie siete voi due, e le ultime 3 piccoline siamo io, Joseph e Augustine. Sei contenta mamma??-
-Tantissimo tesoro mio. Mi avete fatto un regalo meraviglioso-
Li abbraccio forte a me, poi raggiungo André, do un bacio sulla piccola testina di Augustine e bacio appassionatamente mio marito.
Ricordando a cosa si riferisce la conchiglia.
Una volta staccatami dalle sue labbra, mi sorride
-Vieni con noi. C’è un altro regalo che ti aspetta-
Sono curiosa, chissà che altro avranno in mente, così dopo esserci vestiti, saliamo sul carretto, e ci dirigiamo verso il porto cittadino.
Mi chiedo cosa mai siamo venuti a fare qui, ma nessuno mi risponde. Una volta arrivati, incrociamo mio padre.
-Nonno!!-
-Gnognno!!-
-Ciao piccoli miei…buongiorno Oscar, buongiorno André-
-Padre…buongiorno, ma come mai siamo qui? È successo qualcosa?-
-Direi di si…aspettiamo ospiti. Stanno scendendo da quella nave-
Ancora non comprendendo i loro discorsi, decido di avvicinarmi per vedere chi mai stia scendendo da quella nave, e non appena i miei occhi si posano su quelle due figure il mio cuore perde un battito.
-Madre! Nanny……-
Istintivamente lascio Augustine nelle braccia di André, mentre Antoinette e Joseph tengono le mani di mio padre, e incurante di tutto mi metto a correre per raggiungerle.
Una volta di fronte loro ci fermiamo, e ci guardiamo entrambe negli occhi.
-Madre…Nanny……-
-Oscar…figlia mia…-
-Bambina……come sei bella-
Non resisto, mi getto tra le loro braccia. Mia madre, e colei che mi ha cresciuto come una figlia.
E piango, mentre loro mi stringono e mi accarezzano i capelli, poi Nanny, si stacca da me per raggiungere il nipote e abbracciarlo.
-Figlia mia…come mi sei mancata-
-Madre…siete qui? Siete veramente qui?-
-Si piccola, e non ti lascerò più sola. Tuo padre mi ha scritto una lettera, per questo siamo tornate. Voglio stare con la mia bambina e con i miei nipotini…-
Poso lo sguardo al suo collo, e mi accorgo di quella collana che porta.
Ad essa è attaccata una conchiglia.
La stessa conchiglia che André raccolse per me perché potessi donarla a mia madre anni fa, e che lei porta ancora.
-Non l’ho mai tolta Oscar. Mai. È sempre stata con me-
-Oh madre…vi voglio bene…vi voglio bene…-
-Anche io tesoro…e ora, su, fammi conoscere i miei nipotini…-
Così ci avviamo verso André e mio padre. sorrido.
-Madre, loro sono Antoinette, Joseph e il piccolo Augustine Reynier…bambini, lei è nonna Marguerite…-
-Ciao…-
-Tao gnognna!!-
La vedo sorridere ed abbracciarli stretti a sé.
Mi avvicino ad André e dopo avergli preso la mano gli sussurro all’orecchio.
-Grazie amore mio…grazie di tutto…non solo mi hai reso la donna più felice del mondo, mi hai anche ridato mia madre…ti amo… ti amo infinitamente André…-
-Ti amo anche io mia bella mammina…vieni qui…-
Ci baciammo con passione, poi tornai a guardare la mia splendida famiglia.
Si. Ora sono veramente felice.

 

 

  
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