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Autore: syila    15/05/2018    7 recensioni
"... Se vorrai rivedermi dipenderà da te; posso fare molto di più che darti qualche consiglio via E-mail, togliere di torno la concorrenza o rapirti da un corteggiatore molesto. Posso darti lezioni di canto, di portamento e di dizione, posso fare di questa ballerina di fila una etoile di prima grandezza; posso farti innamorare di nuovo di questo mestiere, perché io vedo la passione che hai dentro e che invece tu pensi di avere perso"
Questa storia ha partecipato alla challenge di Halloween (Ripopoliamo i Fandom!) indetta dal gruppo facebook
Il Giardino di Efp e prende spunto da "Il Fantasma dell'Opera"
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un solo istante i palpiti
del suo bel cor sentir!
I miei sospir, confondere
per poco a' suoi sospir!
I palpiti, i palpiti sentir
confondere i miei co'suoi sospir!
Cielo! Si può morir!
Di più non chiedo, non chiedo.
Ah, cielo! Si può morir d'amor.

Elisir d'Amore - Gaetano Donizetti

Una furtiva lagrima

“Ah, signor Katsuki, giusto lei, entri, si accomodi”
L'anta della porta si aprì del tutto permettendo a Yuuri di entrare nell'enorme studio del Direttore Generale; dal fatto che l'uomo fosse appoggiato in maniera rilassata alla scrivania, mentre suo figlio Christophe era comodamente sprofondato in poltrona, dedusse che si trattava di un colloquio informale.
Non tirava aria di cazziatoni, come aveva paventato quando la segretaria era scesa in sala prove a convocarlo negli uffici amministrativi, eppure i presupposti c'erano eccome!
Il Direttore del Coro non faceva che lamentarsi della sua scarsa attenzione, ma se il giovane tenore fosse stato un po' più obiettivo, si sarebbe accorto che l'uomo, in piena crisi matrimoniale, tendeva a riprendere tutti quelli che gli capitavano a tiro.
“Con permesso”
Yuuri salutò con discrezione i due uomini e finse di ignorare lo sguardo ammiccante e malizioso che gli aveva lanciato Giacometti Junior, il quale, subito dopo, si alzò e mise garbatamente a disposizione del nuovo arrivato la sua poltrona.
“Credo sia meglio che tu ti sieda” tubò facendogli l'occhietto davanti al prevedibile rifiuto del giapponese “Mon pére ha qualcosa da comunicarti” Quindi le cose erano già a quel punto?
Oltre il cazziatone.
Oltre i provvedimenti disciplinari e la sospensione senza stipendio!
Il colloquio era solo per riferirgli che era stato licenziato!
I suoi processi cognitivi si rifiutarono di elaborare eventuali scenari di lui costretto a mendicare sotto i ponti di Parigi o peggio cantare alle feste di compleanno di qualche ricco rampollo viziato.
A quel punto l'offerta di sedersi non gli parve più così assurda.
"Sicuramente è a conoscenza delle iniziative con cui l'Opèra Garnier partecipa alle celebrazioni del Quattordici Luglio signor Katsuki..."
L'interpellato annuì incapace di spiccare parola a causa dell'ansia che gli aveva seccato la bocca.
In occasione della festa nazionale più sentita dai francesi il teatro promuoveva un cartellone speciale: una settimana di spettacoli che culminava in un grande concerto la sera del Quattordici, a cui di solito partecipavano tutti gli alti papaveri della politica, della cultura e della finanza francese, dal Presidente della Repubblica in giù.
L'anno precedente gli era già toccato questo onore, perché aveva cantato la Marsigliese col coro dell'Opèra in apertura di serata.
"Quest'anno su espressa richiesta del Presidente il concerto sarà legato ad una iniziativa benefica, quindi avrà ancora maggiore rilevanza"
Yuuri annuì di nuovo, mentre il suo sguardo perplesso rimpallava tra i due svizzeri.
"Dai papà, smettila di tenerlo sulle corde" lo rimproverò bonariamente Christophe rivolgendosi poi al giovane "Quello che mon pére vuole dirti è che quest'anno ti vogliamo sul palco, insieme agli altri cantanti che abbiamo invitato a partecipare"
L'interessato sbiancò.
I nomi circolavano già da qualche giorno e si trattava di personaggi di prima grandezza, non solo della lirica, ma anche della musica pop e rock.
Si parlava di duetti, di improvvisare, di ospiti a sorpresa.
I puristi storcevano il naso davanti alla contaminazione tra i generi, ma la maggioranza dell'opinione pubblica era entusiasta.
"P-perché avete pensato a me?"
Più che entusiasta Yuuri invece sembrava terrorizzato.
I Giacometti si scambiarono un'occhiata e gli rivolsero un sorrisetto conciliante.
"Perché dopo la tua performance in Tosca pensiamo che tu sia la persona adatta a rappresentare l'Opèra e la Francia" dichiarò poi con tono solenne il Direttore.
"Il volto giovane e cosmopolita che vogliamo dare alla nostra struttura" proseguì Christophe sullo stesso tono "Basta con l'aria ammuffita e stantia che troppo spesso viene associata alla Lirica: i grandi teatri si contendono i nomi celebri a suon di contratti milionari e proteggono i propri piccoli confini, come se fossimo in guerra! Nel frattempo c'è un autentico vivaio di giovani leve molto dotate che non ha modo di esprimersi! La Cultura, la musica sono un patrimonio universale e un talento resta tale che abbia gli occhi a mandorla o la pelle scura"
"S-si, ma..."
"Oh e tu sei indubbiamente un talento Yuuri, scoprirlo quasi per caso è stata una fortuna che mon père e io intendiamo non lasciarci sfuggire una seconda volta!"
Il giovane si rese conto che ora toccava a lui intervenire.
"S-si ma... Sono praticamente uno sconosciuto, sono... Estremamente onorato che abbiate pensato a me, però voi rischiate... Il buon nome del teatro... Ci sono cantanti di maggiore esperienza... più qualificati... Gli anni di carriera contano... Forse sono troppo giovane, se qualcosa andasse storto... " argomentò affannato.
"Cosa potrebbe andare storto signor Katsuki?"
Praticamente... Tutto.



"Non deve decidere adesso signor Katsuki, si prenda il resto della settimana per pensarci, abbiamo la fortuna di essere partiti molto in anticipo col programma..."
Alla fine il Direttore Generale si era mostrato molto comprensivo e accondiscendente, ma gli aveva anche fatto intendere che una sua risposta positiva avrebbe agevolato e non poco la sua introduzione nel cartellone lirico della successiva stagione invernale; un'opera, forse due, un paio di concerti.
Basta comparsate, basta ingrassare i numeri del coro, le sue doti meritavano di essere valorizzate.
E tra una lusinga e una minaccia era stato accompagnato all'uscita, dove Christophe, con la scusa di offrirgli un caffè, colse l'occasione per "lavorarselo un po'".
"Avremmo pensato a tre, quattro brani e un duetto mon cher e sceglierai tu; preparerai una lista di pezzi, diciamo i tuoi... Cavalli di battaglia e insieme vedremo di selezionare quelli più adatti alla serata. Lavoreremo a stretto contatto, non sarà fantastico?"
Di fantastico c'era stato solo il palpeggiamento ai danni del suo fondoschiena, che l'aitante svizzero gli aveva elargito a mo' di saluto prima di congedarsi.

Se quelle erano le premesse lo aspettavano delle settimane da incubo...




"In questa battuta la voce deve tenere e allo stesso tempo devi avere abbastanza fiato per agganciarti a quella successiva...Yuuri? Yuuri mi stai ascoltando?"
Poi c'era lui: Victor Nikiforov.
Il suo insegnante di canto.
Per l'appunto.
Famoso, talentuoso, esigente, bisbetico.
E ancora all'oscuro di tutto.
Il giovane giapponese gli rivolse un'occhiata mortificata.
"M-mi dispiace, credo di aver perso il filo del discorso"
"Questo era abbastanza evidente"
Le labbra del russo si piegarono in una smorfia di disappunto, che accentuò le asperità di quella parte del volto compromessa dall'incidente.
Da quando l'aveva tolta, la maschera era rimasta posata sul tavolinetto del soggiorno, né lui né Victor avevano più affrontato l'argomento, perciò dava per scontato che finalmente il lunatico personaggio avesse fatto pace col suo aspetto e, cosa ancora più importante, avesse compreso che a lui non creava problemi.
Yuuri, non sapendo come giustificarsi, distolse subito lo sguardo e lo appuntò sugli spartiti, iniziando a sgualcire nervosamente gli angoli delle pagine.
"Sono tre giorni che sei distratto e svogliato, qualcosa ti preoccupa?"
"Il Direttore del Coro..."
"Non accampare pretesti; quando ti ho conosciuto quell'uomo era già una spina nel fianco per te" dichiarò il maestro, che lasciò il pianoforte mettendosi di fronte a lui.
Era il momento giusto per dirgli della proposta indecente da parte dei Giacometti, ma a causa del modo e dell'altezza da cui lo guardava riuscì a metterlo in soggezione e Yuuri fu in grado di balbettare solo qualche sillaba di scuse.
"Ho capito..."
Seguì una lunga pausa di silenzio chiusa da un altrettanto prolungato sospiro, poi, senza aggiungere altro Victor lo oltrepassò e discese le scale, che dalla mansarda portavano alla zona notte.
Yuuri sentì la porta della sua camera chiudersi e realizzò in quel momento, che il suo atteggiamento doveva averlo ferito... Oppure offeso... O entrambe le cose e andò nel panico.
“È... È permesso? Maestro?”
Aveva bussato con un tocco leggero, la porta lasciata socchiusa lasciava intravedere la camera completamente immersa nell'oscurità.
“Victor posso entrare?” decise di insistere e armandosi di coraggio mise da parte le formalità e dopo aver dato un paio di colpi risoluti sul legno si decise ad entrare.
La stanza non era enorme, ma i suoi occhi impiegarono qualche istante per abituarsi al buio ed individuare la figura del russo “incastrata” nel davanzale della finestra, dove i muri spessi avevano consentito di ricavare una specie di nicchia che fungeva anche da panca.
“Si... Sente poco bene forse?”
L'uomo si strinse nelle spalle.
Il suo essere raggomitolato con le ginocchia al petto nello spazio ristretto della finestra, l'ostentata piega risentita delle sue labbra avevano qualcosa che induceva alla tenerezza.
Sembrava un bambino messo in castigo.
Yuuri non poté impedirsi di allungare un dito e sfiorargli la scriminatura dei capelli facendolo trasalire e sbuffare.
“Ho la sua attenzione adesso?”
Doveva essere un gesto che lo infastidiva, perché subito aveva cominciato a sfregare la zona incriminata e a brontolare qualcosa nella sua lingua madre.
“Mi dispiace non parlo il russo...” il giovane sorrise.
“Sono io a dovermi scusare... Se il mio aspetto ti causa tanto disagio e imbarazzo”
“Eh?”
Yuuri cadde dalle nuvole.
“Immagino sia penoso vedere ogni volta queste cicatrici... Almeno quanto lo è per me mostrarle...”
“N-no aspetti ha frainteso!”
“... Forse dovresti trovare un altro insegnante”
“Come?”
“Ho ancora delle conoscenze nel giro... Non sarà ugualmente bravo, ma...”
“Io non voglio un altro insegnante!” Strepitò Yuuri interrompendo il monologo del russo, che, sorpreso dal suo impeto, reclinò il capo osservandolo incuriosito.
“E già che ci siamo chiariamo questa faccenda delle cicatrici in maniera definitiva! Non mi danno fastidio! Semmai a darmi fastidio è il suo atteggiamento di autocommiserazione!”
Ecco.
La sua foga lo stava trascinando di nuovo in uno sproloquio aggressivo; aspetto insolito e affascinante in un soggetto per altri versi così docile.
“Usa il suo infortunio come scusa se vuole scansare qualsiasi incombenza noiosa e reclamare più attenzioni!”
“Oh, wao...”
“Mentre basterebbe chiederlo... M-magari con gentilezza! In verità lei è pigro e terribilmente lavativo, nella vita quotidiana come in quella privata!”
“Sul serio? Mi basterebbe essere... Gentile... Per ottenere qualcosa da te?”
Il tono languido e il sorriso sornione dell'uomo furono in grado di bloccare il fiume in piena di rimproveri; il giapponese si fermò interdetto con le labbra socchiuse in una espressione di muto stupore.
Probabilmente si era appena reso conto di aver esagerato e di essersi infilato in una situazione imbarazzante, che del resto rappresentava una prassi quotidiana da quando aveva conosciuto il suo bizzarro maestro di canto.



“E-era per dire...” balbettò “Si preoccupa delle cicatrici e cerca di nasconderle, ma... Ma allo stesso tempo nasconde anche la sua bellezza interiore”
“Oh-ho, è in arrivo una predica zen...” il russo accennò un sorriso ironico “sono vaccinato ai discorsi edificanti Yuuri: la bellezza non è tutto, prima o poi se ne va... Sei così giovane e hai tante opportunità, puoi fare altro nella vita! Compiangerti non serve a niente, pensa positivo... Bla... Bla... Bla. Sai quante volte me lo sono sentito ripetere?”
“No! Non lo so!” lo interruppe l'altro “Però probabilmente quelle persone non l'hanno guardata davvero! Si sono fermati all'involucro esteriore senza scendere più in profondità”
“E tu invece mi hai guardato... Davvero?”
Yuuri arrossì e poi accennò un segno affermativo col capo.
“Quindi cosa avresti scoperto?” l'uomo socchiuse le palpebre come a voler scandagliare la figura davanti a sé in cerca di segnali che ne tradissero eventuali menzogne o ipocrisie.
“Che la anche la luna più splendente acquista fascino se viene oscurata dalle nubi...”
“Oh una metafora filosofica per addolcire la pillola. È appropriato e ti si addice”
“I-in realtà è una massima di un maestro del tè vissuto nel sedicesimo secolo... Ma non è questo il” punto!”
“E quale sarebbe?”
“Finora le è mancato qualcuno che sapesse vederla per com'è veramente. L-le persone là fuori ammiravano e invidiavano la sua bravura, la vita brillante, sempre sotto i riflettori, la... La sua bellezza e anche io ero come loro! Pensavo alla sua straordinaria carriera e avrei dato qualunque cosa per poter essere al suo posto, senza considerare minimamente se c'erano sacrifici, rinunce o solitudine dietro la facciata scintillante! Perché lei faceva sembrare tutto così... Così...”
“Facile?”
“Eh-eh” Yuuri assentì convinto.
“Temo che quell'atteggiamento mi si sia rivoltato contro” ammise il russo a bassa voce, tornando a rivolgere lo sguardo al panorama notturno oltre la finestra. Le luci dei lampioni ne illuminavano il profilo perfetto lasciando in ombra la metà sfigurata.
“Tutti, persino Yakov, persino i medici davano per scontato che mi sarei ripreso in fretta, lasciandomi scivolare addosso la menomazione. Yakov aveva già organizzato un'intervista alla TV americana, a suo giudizio dovevo andare e mostrarmi senza timore, il pubblico avrebbe apprezzato il coraggio di presentarmi con queste... Chiamiamole... Ferite di guerra e mi avrebbe amato ancora di più.”
“Invece cosa l'ha spinta ad annullare tutto e a sparire?” chiese sommessamente il giovane che si era accoccolato in ginocchio accanto a lui.
“Oh, è semplice: io non sono coraggioso; ho avuto paura, una paura terribile di essere deriso... O compatito... Non volevo finire la mia carriera come testimonial della pietà popolare, chiamato di tanto in tanto in qualche show o manifestazione a raccontare l'ennesima volta la mia disgrazia. Ci sono personaggi che hanno costruito la loro fortuna su questo, ma non io, non Victor Nikiforov”
“Però in questo modo ha privato il mondo del suo talento”
Il russo sollevò le spalle in modo noncurante.
“Mi hanno rimpiazzato in fretta, avevano bisogno di una nuova celebrità da idolatrare, non della mia voce”
“Forse l'hanno rimpiazzata, di certo non l'hanno dimenticata e se... Gli altri adesso avessero la mia stessa fortuna, ossia conoscere il vero Victor Nikiforov, tornerebbero ad amarla più di prima”
L'uomo gli rivolse un'occhiata scettica e lasciò scorrere qualche istante prima di rispondere “Temo che tu mi abbia idealizzato, mi attribuisci qualità che non ho”
“Al contrario direi! Lei è pieno di difetti!”
“Ah!”
“Di manie, di fragilità e di paure! Ed è ciò che la rende interessante e...” Yuuri gli allontanò i capelli dal viso e si accostò maggiormente a lui “Bellissimo”
“Forse mi sfugge qualcosa nelle tue parole” sussurrò l'altro socchiudendo le palpebre.
“Perché dovrebbe guardarsi con gli occhi di un giapponese, noi troviamo sempre la bellezza nell'imperfezione: un albero che cresce storto, una tazza sbreccata, la luna nascosta dalle nubi sono belli perché ci ricordano che in natura niente è perfetto o eterno, perché prima o poi ogni cosa si trasforma e la vera bellezza risiede nel mutamento”
“Questa predica zen è decisamente meglio delle altre, potrei ascoltarti per ore...”
“Non... Era nelle mie intenzioni farle la predica”
“E quali sarebbero le tue... Intenzioni?” domandò il russo in un sottile bisbiglio quando ormai i loro nasi giocavano a sfiorarsi.
“Ha presente quel discorso sul concedere qualcosa di mia spontanea volontà?”
“Ah-ha”
“Ecco... Vale anche nel caso io decidessi di prendere qualcosa?”
“Non saprei, ma... Potresti sempre provare a sorprendermi”

I suoi sogni proibiti su Victor Nikiforov si erano sempre limitati al palcoscenico; Yuuri si era vietato di pensare a lui in termini men che onorevoli e anche se certe mattine i risvegli da quei sogni erano stati tutt'altro che casti, riteneva impossibile che potessero realizzarsi davvero.
Invece il sapore delle sue labbra era reale, come lo era la traccia zuccherina lasciata dal miele con cui dolcificava le tisane e il calore umido della bocca che si schiudeva piano per accogliere la sua.
Per una volta riuscì ad accantonare il perenne senso di inadeguatezza e venne a patti con la sua goffaggine, in quel bacio discontinuo, a tratti timido, a tratti vorace e disperato anche lui accettava di mostrarsi a Victor nella sua vera essenza.
Forse l'indomani ci sarebbero state delle conseguenze e quei cambiamenti di cui favoleggiava poc'anzi avrebbero fatto definitivamente deragliare il tranquillo e monotono convoglio che era la sua vita, forse si sarebbe sentito in colpa per aver osato tanto, per aver osato troppo o magari per essersi sentito felice.
Forse, al contrario, non sarebbe successo niente.
Il giorno dopo sarebbero stati di nuovo insegnante e allievo, bisbetico viziato e pavido remissivo.
Sarebbero tornati alle formalità, al tu e al lei, ma finché durava l'incantesimo di quel bacio c'erano soltanto un sempre e un Noi.


Fine Nona Parte


† La voce della coscienza †

-sparge feels e ammmmore ovunque-
Allora finalmente, dopo una partenza tribolata è arrivato il sospirato bacio tra i nostri due protagonisti canterini.
E a prendere l'iniziativa è stato proprio Yuuri, che ha vinto paure, paranoie e incertezze e ha spiattellato chiaro e tondo a Victor quello che pensa e prova per lui!
Tutto a posto quindi?
Ovvamente no!
Perché il nostro giappino, intenzionalmente o meno, non ha avuto il coraggio di affrontare l'argomento "Concerto del 14 Luglio" col suo maestro e a questo si aggiunga che nel prossimo capitolo riceverà una visita davvero inaspettata... Dalla Russia... Con amore!
I nervi del tenorino con gli occhi a mandarla saranno messi di nuovo a dura prova, state tonni e non abbassate la guardia!

Per chi è interessato questo è il brano che da il titolo al capitolo :)
https://www.youtube.com/watch?v=JgIUsiD-o8M



   
 
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