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Autore: Colarose    15/05/2018    2 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
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Solo per Regulus


Due settimane erano passate dalla partita di Quidditch Grifondoro-Serpeverde, e una sola settimana dal giorno in cui la biblioteca fu trovata a soqquadro.

«PRESIDE!» Aveva urlato inferocita Madama Pince entrando nello studio del Preside come una belva. «LA BIBLIOTECA! VOGLIO I RESPONSABILI!» Aveva continuato rossa in viso, mentre Silente si riprendeva dalla breve sorpresa per l’irruzione tutt’altro che calma nel suo ufficio. «SEMBRA CHE CI SIA PASSATO UN TORNADO! I LIBRI SPARPAGLIATI DA TUTTE LE PARTI! GLI STUDENTI NON HANNO PIÙ RISPETTO PER LA CULTURA!» aveva poi sbraitato continuando a gesticolare freneticamente.

A Silente quasi non sembrava più lei, era sempre stata rigida e composta mentre ora sembrava una bestia pronta a torturare chiunque avesse rovinato i suoi sacri libri.

«Calmatevi per favore, Irma. Gazza, il custode, si occuperà di rimettere a posto la biblioteca, e tornerà come prima, non preoccupativi» aveva detto calmo mentre Madame Pince respirava affannosamente per riprendere fiato.

Quando, il povero custode, aveva visto la biblioteca, un luccichio pericoloso si era acceso nei suoi occhi.

«Quelle cinque canaglie…» aveva sibilato «Preside! Sono stati quei cinque mascalzoni! Ne sono più che certo!» aveva esclamato arrabbiato a Silente.

«Purtroppo non abbiamo prove, Argus» aveva detto Silente composto.

«Ma che prove, Preside! Chi altro se non loro? Oh la pagheranno, eccome se la pagheranno. Per loro è un divertimento eh, distruggere la scuola, ma questo è solo lavoro in più per me! Li beccherò, Preside, per punizione mi può dare gentilmente il permesso di usare le mie catene che ho stipate?»

«Non credo sia necessario, Argus. Una punizione senza torture fisiche va più che bene» aveva risposto Silente un po’ divertito.


Da quel giorno, i cinque venivano perseguitati ancor di più da Gazza, infatti sembrava che sbucasse da ogni angolo, oppure c’era Mrs Purr che da dietro le armature se ne usciva e si parava davanti a loro guardandoli malevola. Anche la Evans si era fatta sentire, sbraitando contro di loro, ma principalmente su James. Che, Sirius, non capiva come, talvolta si divertiva a litigare con la rossa.

«SEI UN IRRESPONSABILE! SE TU NON VAI IN BIBLOTECA NON È DETTO CHE GLI ALTRI NON CI VADANO! NON ESISTI SOLO TU AL MONDO, POTTER! RAZZA DI EGOCENTRICO» aveva urlato Lily. James, che stava concentrato su una partita a scacchi con Peter, aveva alzato lo sguardo svogliatamente.
 

Ecco, in quel momento non aveva voglia di battibeccare, era troppo concentrato a non farsi fare scacco matto da Peter che era straordinariamente bravo a quel gioco.

«Cosa c’è, Evans?» aveva chiesto, come se non avesse sentito minimamente le sue urla, e forse era così. Lily era diventata ancora più rossa in viso, e James aveva alzato lo sguardo fino a guardarla negli occhi.

Pessima scelta, o forse non tanto. James era rimasto ammutolito da quegli occhi. Oh, lui non si era mai fermato a fissare per bene gli occhi di Lily, era quella l’unica volta che lo aveva fatto e ne rimase affascinato (e anche terrorizzato). Gli occhi di Lily erano verdi, ma non quel verde banale o spento, ce li aveva di un fantastico verde smeraldo brillante. E in quel momento, erano dello stesso colore dell’Avada Kedavra e brillavano quasi a diventare fosforescenti. Di sicuro non erano molto comuni, aveva pensato James. Quegli occhi però, gli sembravano un po’ familiari. Gli era piaciuto che fossero rivolti a lui e che fossero così brillanti, così accesi (anche se di rabbia) a causa sua, e da quel momento aveva iniziato sempre di più a provocare la Evans, per vedersi rivolto il suo sguardo.

Quindi, Lily Evans, in questo modo, aveva affinato il suo sarcasmo, la sua acidità e perfezionato il suo vocabolario da usare contro di lui per contrastarlo. I loro battibecchi ormai venivano considerati spettacoli d’intrattenimento.


A inizio dicembre, la neve cominciò a cadere candidamente dal cielo notturno, ricoprendo il parco di Hogwarts di un gelido manto bianco il mattino dopo. I Malandrini, da Malandrini quali fossero, ne avevano approfittato per ingaggiare una partita a palle di neve in cui alla fine erano finite coinvolte addirittura alcune amiche di Lily e qualche Grifondoro.

 James, Harry, Mary avevano bombardato la base di Sirius, Remus, Peter e Marlene. Harry aveva fatto un incantesimo per sparare palle a raffica. Sirius ebbe l’idea di costruire un muro di difesa di neve e mentre lo costruiva, gli altri tre avevano continuato ad attaccare coraggiosamente la squadra avversaria. Una palla di neve finì dritta sul viso di Harry, che gli bagnò e fece cadere per la botta gli occhiali.

«Maledizione!» imprecò Harry mezzo cieco, strizzando gli occhi nella speranza di vederci più chiaro. Peccato che fu nuovamente bombardato da palle di neve, e mentre imprecava per il cretino che stava facendo questa crudeltà, sentì la risata simile a un latrato di Sirius.

Gliela avrebbe fatta pagare, ci poteva contare. Harry distinse una sagoma che somigliava a un tronco di un albero e ci andò dietro, tenendosi la testa con le mani per coprirsi almeno quella parte dalla neve. Dopo che fu al sicuro dietro l’albero, pensò disperatamente che aveva bisogno dei suoi occhiali e a come recuperarli.

Si mise a pensare per circa dieci secondi per poi darsi dello stupido.

«Insomma, sono un mago o no?»pensò.

Tirò fuori la bacchetta e sussurrò, puntandola tra la neve «Accio occhiali» i suoi occhiali gli arrivarono immediatamente in mano, e tastandoli, notò che erano rotti.

«Reparo» sussurrò, ricordandosi con nostalgia che di solito, anzi sempre, era Hermione che glieli aggiustava.

 Era una sorta di loro tradizione, perché anche se Harry sapeva fare perfettamente il Reparo, l’aggiustare i suoi occhiali era un compito esclusivamente di Hermione. Scacciò velocemente quei pensieri e si rituffò nella battaglia.

Quando rientrarono, erano completamenti bagnati fradici.

«Voi restate ad Hogwarts per Natale?» chiese Peter rompendo il silenzio, che i ragazzi stavano usando per riprendere fiato. Harry quasi sorrise felice, Peter aveva chiesto proprio quel che gli serviva.

«Io credo che torno a casa, i miei genitori vogliono rivedermi» rispose Remus.

«Io non lo so… Ma credo che se resta Sir, resto anche io. Poi papà dice che Hogwarts è bellissima a Natale» disse James.

«Io resterò qui, naturalmente. I miei genitori mi hanno detto di non tornare a casa e anche se non lo avessero detto non sarei comunque andato» disse Sirius facendo spallucce.

«Io credo invece che dovresti tornarci» Harry, armatosi di coraggio, pazienza e determinazione, aveva detto quelle parole.

«Cosa?!» chiese Sirius sorpreso, mentre gli altri lo guardavano altrettanto basiti.

«Sai… per Regulus» disse Harry. Sirius aggrottò le sopracciglia.Harry sospirò, ripassandosi il discorso che si era fatto mentalmente dieci volte, ma che ora ricordava a malapena. Decise di andare per istinto.

«Da quel che ho capito, tu detesti la tua famiglia…» cominciò.

«Come si può non detestarli!» lo interruppe Sirius. Harry gli gettò un’occhiata del tipo: “Taci-e-fammi-finire-di-parlare”.

«Ma tu vuoi bene a tuo fratello, giusto?»

«Harry puoi arrivare direttamente al punto?!» domandò scocciato Sirius, Harry sbuffò.

«Quel che sto cercando di dirti è che se lasci troppo tempo tuo fratello da solo con i vostri genitori finirà per farsi influenzare troppo e potrebbe diventare come loro, l’hai detto stesso tu che non è in grado di contraddire vostra madre. Se tu non vuoi che Regulus diventi come tutta la vostra famiglia devi aiutarlo e stargli vicino. Hai detto che più volte in questi anni hai dovuto aiutarlo a capire cosa fosse vero e cosa falso, ma cosa pensi che succedesse se per nove mesi consecutivi non ci sarai a farglielo capire?» disse Harry.

«Sono sicuro che Regulus riuscirebbe a capirlo da solo!» esclamò Sirius.

«Regulus ha paura di deludere la sua famiglia, Sirius! Gli staranno già inculcando per bene che i babbani sono feccia e che tu sei il disonore delle famiglia! Poi penserà che sia l’unico a poter riscattare il nome dei Black e allora farà esattamente ciò che gli diranno, solo per renderli fieri!» esclamò Harry.

«Ma tu che ne sai?! Non lo conosci neanche!» esclamò Sirius irritato, anche se una vocina nella sua mente, la ragione (che Sirius dubitava di avere) gli sussurrava che Harry, con molte probabilità, avesse ragione. Ma lui cercava di ignorarla.

«Potrei dire quasi di conoscerlo visto che hai parlato di lui per più di dieci minuti!» esclamò Harry, cercando di contenersi. «Tuo fratello ha bisogno di te! Non è ribelle e forte come te, Sirius! Ha bisogno del sostegno di qualcuno, qualcuno che tenga a lui! E allora chi se non tu!? Penserà che quello che dicono i vostri genitori sia pura verità e diventerà come tutti loro! Devi fargli capire che gli vuoi bene e che sarai sempre accanto a lui per sostenerlo, devi convincerlo che i pregiudizi della vostra famiglia non sono veri! Se non lo farai, diventerà come loro, e se ti conosco bene, sono sicuro che in futuro verrai tormentato dai se e dai ma, chiedendoti se avresti potuto salvarlo se solo avessi fatto qualcosa in più» Concluse Harry. Sirius ammutolì e affrettò il passo superandoli. I quattro si scambiarono un'occhiata e alla fine Remus lo seguì, la persona più adatta a fare ragionare e calmare le persone.

«Sei stato un pochino duro, Harry» sussurrò Peter.

«Sirius è testardo, per fargli capire come stanno le cose non puoi essere delicato» rispose Harry.

«Tu pensi davvero che…?» iniziò James.

«Si, ne sono sicuro. Regulus diventerebbe come loro se Sirius non lo aiutasse» lo interruppe Harry. Calò il silenzio.

«Secondo voi Sirius mi ascolterà?» chiese Harry, mostrando un po’ della sua insicurezza. James gli diede una pacca sulla spalla.

«È pur sempre Sirius. Lo farà» rispose con un sorriso fiducioso.

 

*


Intanto, Remus cercava di stare al passo di Sirius.

«Sirius, aspetta!» esclamò facendo una piccola corsetta per mettersi al suo fianco. Sirius non si decise a parlare finchè non si trovarono al settimo piano, di fronte al ritratto della Signora Grassa.

«Grifone Orgoglioso» disse sbrigativo Sirius, il ritratto si aprì. Sirius, vedendo che le poltrone erano occupate da alcuni del quinto anno, si tuffò per le scale del dormitorio, con Remus al seguito.

Finalmente, il Black si fermò e si buttò sul proprio letto, guardando il soffitto pensieroso.

Stava pensando se tornare a casa fosse una buona idea. Pensandoci bene, Regulus forse non sarebbe riuscito da solo a contrastare sua madre e suo padre e le loro idee. Sirius non ce lo vedeva ad affermare con decisione che stavano dicendo tutte stronzate, né a scatenare qualche sorta di ribellione da solo, contro loro. Forse aveva davvero bisogno che qualcuno lo sostenesse, dopotutto le uniche persone che Regulus conosceva e che gli volessero bene erano Bella, Cissy e Dromeda. L’unica che aveva capito le balle che diceva la famiglia Black era Dromeda, ma era finita diseredata perché aveva sposato un Nato Babbano, mentre Bellatrix e Narcissa credevano nelle loro idee Purosangue, un po’ meno Cissy, ma Bella ne era assolutamente convinta, senza contare che fosse folle. Quindi, in sintesi, non c’era nessuno che potesse aiutare Regulus, solo lui. Ma poteva essere che quando tornava, i suoi genitori non gli avrebbero permesso di vederlo, oppure che Regulus aveva imparato già a disprezzarlo convinto anche lui che fosse un disonore.

Non contando che cosa gli avrebbe fatto la sua famiglia. Ma dopotutto questa non era un problema, poiché non tornando a Natale, avrebbe rimandato le urla (e chissà cos’altro) in estate.

Sirius voleva molto bene a Regulus, era il suo fratellino. Voleva proteggerlo come aveva sempre fatto davanti a sua madre, prendendosi tutte le colpe di qualsiasi cosa avesse fatto Reg. Se sarebbe diventato un Purosangue convinto, che distribuiva “Sanguemarcio” come se fossero caramelle, Sirius ne sarebbe rimasto molto deluso e arrabbiato. Si sarebbe sentito tradito.

«Io credo che valga la pena tentare, Sirius» disse Remus, che era stato tutto il tempo a guardare in attesa l’espressione accigliata e pensierosa del suo amico. Sirius sobbalzò: si era dimenticato della sua presenza.

«Può essere che appena tornerò lì, mio fratello mi eviterà come la peste. Oppure scoprirò che mi disprezza e che i miei genitori gli abbiano già fatto il lavaggio del cervello» disse amaramente. Remus fece spallucce.

«Sì, forse può essere così» disse. Remus era realista, la parte dell’ottimista la faceva fare a James.

«Ma devi comunque tentare. Sicuramente non sarà facile, non te lo aspettare. Dovrai armarti di pazienza, tanta pazienza e speranza. Non devi arrabbiarti se lui ti lancerà insulti o ti ignorerà, dovrai passare oltre questo. Devi abbattere le sue difese e ottenere la sua completa fiducia. Tu non sei molto paziente Sirius, ma è necessario che tu lo sia. E anche gentile, arrabbiandoti non cambierà niente. Può essere anche che sia esattamente come prima che tu partissi, magari non ti odierà o ignorerà, ma devi comunque convincerlo fermamente che quelle idee sono sbagliate e che gli vuoi bene, così capirà che se si distaccherà dalla sua famiglia, avrà sempre qualcuno su cui contare» Remus concluse il suo discorso troppo maturo per la sua età, a detta di Sirius.

«E se non ci riuscirò?» chiese Sirius incerto. Lui sapeva perfettamente che “paziente” non fosse un aggettivo che gli calzasse molto.

«Allora saprai che hai fatto il massimo per lui nonostante tutto» rispose Remus «Andiamo, Sirius, davvero vuoi lasciare il tuo fratellino solo per colpa di queste idee pessimiste?» chiese Remus con un sorrisetto.

«No!» esclamò Sirius indignato «Tornerò a casa per Natale. Per Regulus, solo per Regulus» disse deciso. Remus gli sorrise. Si avviarono verso la porta.

«I miei genitori mi scanneranno appena sapranno che tornerò» borbottò divertito immaginandosi la faccia infuriata e indignata di sua madre.

«E quando te n'è mai importato?» domandò retorico Remus con un sorrisetto.

 

*


 

Due settimane dopo, sulla lista della McGranitt (sugli studenti che tornavano a casa), c’era scritto anche il nome di Lily Evans, Alice Prewett e Mary McDonald. Lasciavano da sola Marlene al castello, e non poterono evitare di sentirsi in colpa. Marlene, purtroppo, non poteva tornare a casa per Natale per festeggiare con la sua famiglia.

Infatti, i suoi genitori, erano in America per stare vicino a sua nonna. La signora -che Marlene aveva visto solo una o due volte- era un pochino svitata, aveva accettato una bevanda da uno sconosciuto che si era rivelato essere un veleno. Quindi, si trovava in un ospedale su un lettino, mentre la sua esistenza oscillava tra la vita e la morte.

Marlene aveva detto alle sue compagne di non preoccuparsi per lei, e aveva stroncato sul nascere alcune loro proposte di restare al castello con lei. Le sue amiche meritavano di festeggiare il Natale con la loro famiglia e non sarebbe stata certo lei a impedirglielo.

Anche i Malandrini si sarebbero separati. Remus, Peter e Sirius sarebbe tornati a casa, due di loro che non vedevano l’ora di rivedere i loro genitori, e uno che ne avrebbe fatto volentieri a meno di tornare a casa ma che lo faceva lo stesso per il suo fratellino. Sirius non tornava a casa per festeggiare il Natale, ma per una missione -Oh si, lui ormai l’aveva chiamata così-. Da quando aveva accettato codesta missione, i suoi compagni, soprattutto James e Remus (e anche un po’ Harry) non avevano fatto altro che dargli consigli, ripetendogli di portare pazienza e comprensione, talmente tante volte che a un certo punto Sirius aveva chiesto irritato se non lo credessero un ritardato (e avevano avuto anche la faccia tosta di rispondere che un po’, forse lo era).

Riguardo a James, lui restava per Harry. Aveva parlato della cosa ai suoi genitori, e quando Harry aveva tentato di dissuaderlo, aveva risposto che voleva vedere Hogwarts a Natale, quindi sarebbe lo stesso rimasto.

Forse era una scusa un po’ campata in aria, di certo se non ci fosse stato Harry, James sarebbe tornato a casa, ma tanto ci stava e tanto valeva.

Inoltre, era comunque un po’ curioso di vedere le decorazioni di Hogwarts, quindi avrebbe approfittato dell’occasione. E poi, il Natale si passa in compagnia, non poteva lasciare un suo amico tutto solo.

Harry aveva lasciato perdere, suo padre era cocciuto e sarebbe stato inutile tutto quello che avrebbe detto.

Inoltre, un po’ egoisticamente, ne era felice.













Angolo Autrice
Ehilà! Sirius tornerà a casa per Natale, cercando di “salvare” Regulus, e a Hogwarts resteranno Marlene, Harry e James. Sinceramente, questo capitolo, lo vedo un po’ frettoloso . Insomma, ho saltato quasi l’intero mese di Novembre e due settimane di dicembre! Ma sinceramente, non vedevo perché allungare ancora di più la storia con un capitolo pieno di scene inutili messe lì solo per riempire lo spazio. Per questo, sono andata velocemente a scene più importanti. Nel prossimo capitolo vedremo il Natale trascorso dai nostri personaggi, facendo vari punti di vista (capirete, se mi soffermerò di più sul Natale a Grimmauld Place). Spero che vi sia piaciuto il capitolo e non dimenticatevi di recensire, un bacio a tutti!





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy e Nag, grazie!
   
 
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