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Autore: ___Page    16/05/2018    5 recensioni
«Allora, cosa mi raccontate?!» tiene un braccio sulle mie spalle mentre ci avviciniamo al tavolo. «Il lavoro? Il trasloco?».
«Abbiamo una piccola divergenza di opinioni sul citofono» racconta Ace con un sorrisone.
«Al lavoro tutto bene. Un po’ presi da un nuovo progetto. I Cloth Tattoo vanno alla grande».
«E al Castello?»
Law ghigna, come sempre orgoglioso del suo ospedale pediatrico.
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Ora al posto dello sterrato c’è una gittata di asfalto, per agevolare il transito di macchine e della linea di autobus che il comune di Raftel ha attivato apposta per collegare l’ospedale al centro città, ma, come quasi mai accade, non è una brutta visione. Questa strada è il preludio di qualcosa di così bello da rendere i miei ricordi su questa collina ancora più preziosi.
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«Oh santo…»
«Non t’azzardare» lo ammonisce la voce da dentro la maschera. «Pesa quanto me e caccia un caldo allucinante»
«E dire che sembra così confortevole» commenta bastardo Law.
«Grazie al cielo il resto del costume non mi va. Ma non si poteva dire ai bambini che il Dugongo Kung Fu si è slogato una caviglia. No. Perché avrebbero perso fiducia nelle arti marziali. Capisci, Law?! S’è slogato il cervello, altro che la caviglia!»
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Izou, Koala, Sabo, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Ehi ciao!» saluto alzando appena la voce, quando sento la porta di casa richiudersi.
Passi pesanti e cadenzati che si trascinano nell’ingresso. Ahia. Mi sa che non è stata una buona giornata. Il cucchiaino a mezz’aria, mi volto in attesa verso la porta della cucina, su cui appare dopo pochi istanti. Ghigna, sì, ma è chiaramente molto stanco.
Come temevo, giornata tosta al Castello.
«Zio Law!» esclama Eris, sollevando le braccia e lanciando accidentalmente un po’ di pappa per terra.
Divertito e già più rilassato, avanza in cucina senza ancora proferir parola, fa il giro del tavolo e si ferma accanto al seggiolone. «Mangi al tavolo dei grandi stasera?» le chiede mentre le pulisce la bocca impiastricciata prima di chinarsi a darle un bacio. «Cosa sta facendo zia Koala?» le domanda, poi, dopo avermi lanciato un’occhiata perplessa.
«Da la pappa a Sunny» spiega Eris. «Zio Law, anche Sunny vuole bacio!» lo tira poi per la manica e io non trattengo un sorriso soddisfatto – e forse un po’ sadico –, in attesa. Law assume un’espressione che potrei anche condividere se gli avessero imposto di autoespiantarsi un rene, tenendogli una pistola puntata alla tempia, e io inarco le sopracciglia.
Non vorrà deludere sua nipote così.
Rassegnato, si passa una mano sul volto e ricaccia in gola un sospiro prima di chinarsi per baciare il peluche a forma di leoncino che, per altro, io sto fingendo di imboccare da quasi venti minuti ormai. Eris ridacchia e batte le mani felice e comincia ad agitarsi, segno che è sazia e stufa di stare seduta, così mi affretto a toglierla dal seggiolone e lei subito corre a recuperare un tovagliolo dal suo tavolino basso, dove prima abbiamo organizzato un raffinato the insieme a Sunny, Kiwi – che è veramente il peluche di un kiwi – e Mozu – peluche di un tucano –, per pulire la macchia da terra.
Mi si scalda il cuore a vederla fare queste cose. È così sveglia e così educata che si fa quasi fatica a credere che metà del suo DNA venga da Franky.  Ho cura di posare Sunny sulla sedia, così che sia alla sua altezza e possa prenderlo da sola, prima di raggiungere Law, che si sta versando dell’acqua, e appoggiarmi con le reni al bancone, accanto a lui.
«Ehi?» lo chiamo con calma.
Law prende un sorso – e pare un uomo appena tornato da un lungo viaggio nel deserto tanto mostra di gradirlo – si volta per baciarmi e finalmente mi saluta con uno stanco “ciao” prima di chiedermi, per la “ho perso il conto” volta, come sto e poi informazioni su tutti gli altri.
«Robin e Sabo hanno trovato traffico, così ho avvisato anche Ace e Perona che hanno detto che ne approfittavano per pulire un po’ e ho chiesto a Silk di ritardare, giusto per evitare che Rufy finisca gli antipasti prima dell’arrivo di tutti. Franky è per strada». Gli accarezzo un lato del viso, seguendo con gli occhi il movimento della mia mano per studiare meglio la sua espressione. «Giornata pesante?»
Sospira. «Cora si è slogato una caviglia scendendo dalla macchina. Niente di grave ma mi hanno incastrato per sostituirlo al turno di clown therapy» spiega e già i pezzi cominciano ad andare al loro posto.
Detto così può sembrare che Law sia un misantropo senza pazienza, ma la verità è che, se fanno i turni alla clown therapy del Castello, c’è un motivo ed è che molti di quei bambini sono delle macchine da guerra. Il che è una fortuna, visto che parliamo di bambini ricoverati in un ospedale, ma una fortuna parecchio sfiancante, soprattutto se anche il resto della giornata è stato frenetico.
«…due biopsie non programmate, Ginko è svenuta di nuovo e Dolan è andato in acidosi» finisce di elencare, la mia mano ancora sulla sua guancia.
«Nient’altro?» domando, dopo qualche altro secondo di attesa.
Smette di premersi pollice e indice sugli occhi e mi guarda atono. «Perché, questo non è abbastanza?»
«Cora mi ha chiamato un’ora fa» Law impreca mentalmente, lo capisco da come chiude gli occhi. «Ha detto che sei stato intrattabile tutto il giorno e temeva fosse successo qualcosa a casa»
«Cora che si sloga la caviglia senza fare niente e un bambino di otto anni in acidosi non sono due motivazioni sufficienti? Non posso essermi semplicemente svegliato male?» sibila, tenendo d’occhio che Eris non si avvicini abbastanza da sentirci discutere.
«Law so che è per gli esami» taglio corto e lui mi fulmina «E mi dispiace ma non sono in fin di vita e se ti comporti così non riusciremo a tenerlo nascosto a lungo. È già abbastanza sospetto il fatto che io non venga più a fare i turni di clown therapy» cerco di farlo ragionare.
«La scusa che avete un grosso progetto a cui lavorare è più che valida»
«Non se fai l’ossessivo compulsivo, maniaco del controllo in astinenza solo perché non hai un foglio in mano che dice che la medicina nuova è efficace quanto la vecchia. Così non è sano. Io ti prometto che non farò niente di stancante o potenzialmente stressante ma tu devi fidarti!»
«Koala, io mi fido di te» ribatte asciutto. «Non puoi chiedermi di non preoccuparmi per la mia famiglia»
Sgrano appena gli occhi e piego il capo di lato. Quando dice queste cose vorrei soltanto aggrapparmi a lui e non lasciarlo più andare ma se non gli tengo testa rischia di essere davvero l’inizio della fine.  
«Però posso almeno chiederti di fare il possibile per arrivare sano alla fine di questi nove mesi. Non mi piace vederti così. Questa è una cosa bella» insisto, con un sorriso appena un po’ tirato.
Mi osserva in silenzio per cinque secondi abbondanti prima di abbassare finalmente la guardia. Con un sospiro, appoggia la fronte sulla mia e mi avvolge il viso con le mani. «Ci posso provare» concede con un ghigno e personalmente la considero una grande vittoria. Porto le mani dietro al suo collo e mi comincio a rilassare nel suo calore quando mi accorgo di sentirmi osservata.
Curiosa, mi volto lentamente, inducendo Law a fare altrettanto, e punto lo sguardo verso il pavimento e verso Eris che, praticamente attaccata alle nostre ginocchia, ci fissa da sotto in su con Sunny sotto il braccio.
«Papà dice che i segreti sono come le bugie» annuncia, solenne.
Law sobbalza impercettibilmente, io inarco le sopracciglia.
«Ah sì? E la mamma che ne pensa invece?»
Eris si stringe nelle spalle. «Non lo so»
«Ecco, allora prova a chiederglielo e ricordati che lei ha sempre ragione» la istruisce Law.
«È permesso?»
«PAPÀ!!!» esclama Eris lanciandosi a razzo verso l’ingresso.
«Ecco la mia super-bambolina!!! Suuuuuupaaaaaaaa!»
Law non si astiene dall’esprimere il proprio disappunto verso l’indole chiassosa di Franky, sollevando un sopracciglio, ma non riesce a trattenere un sorriso davanti alla risata e alle urla entusiastiche di Eris.
Un piacevole brivido mi attraversa al pensiero che tra un paio d’anni questi momenti saranno nostri. Mi domando come sarà, se maschio o femmina, se prenderà un po’ da tutti e due o se sarà la copia carbone di uno di noi, come Eris con Robin, se sarà casinista come me o imperturbabile come suo padre. Che sarà un padre fantastico, su questo non ho un solo dubbio. So che quando toccherà a lui, adotterà lo stesso genere di atteggiamento che tanto disapprova in Franky adesso.
Beh, d’accordo, non forse proprio lo stesso identico atteggiamento.
«E destra, e si-nistra! Super destra, poi sinistra!»
«Puoi smettere di sculettare nell’ingresso di casa mia, Franky?»
«Yoh! Tattoo-bro, come andiamo?!»
Rido, mentre mi stacco da lui per controllare a che punto è la cena e cominciare a portare in tavola i piatti dell’antipasto. A breve saranno tutti qui. E non vedo l’ora di riabbracciare Sabo, cavolo!
«Non c’è male. E tu? Tutto bene al lavoro? Qualche nuova idea esplosiva?» domanda, beccandosi una gomitata sottoscritta, che tuttavia non riesce a non sorridergli complice e, di conseguenza, non lo scoraggia minimamente dal continuare a fare il bastardo sarcastico. Sì, quello che amo tanto, lo so.
«Ah quindi Robin vi ha detto!» indaga, con finta spavalderia, che non basta a nascondere né il suo imbarazzo né la tensione.
Il che è un evento più unico che raro. Ho visto Franky piangere come un bambino un numero non quantificabile di volte, svenire come una pera cotta durante il parto di Robin, arrabbiarsi, agitarsi quella volta che pensava di aver dimenticato Sunny al centro commerciale, ma imbarazzato e teso, quello mai.
Robin dev’essere davvero molto, molto arrabbiata.
«Sì e anche del tuo nuovo proposito di usare i pantaloni quando sei fuori casa» cambio prontamente argomento, estraendo una pirofila dal frigo. «Vedo che te la cavi bene!»
«Oh beh, se Sanji-bro ha smesso di fumare…» si stringe nelle spalle Franky, più sereno ora che l’allarme sembra rientrato.
Sembra.
«Papà hai un cannone?» chiede di punto in bianco Eris, improvvisamente pensierosa, ottenendo all’istante l’indivisa attenzione di suo padre.
«Di che parli, bambolina?»
«Mamma dice che non vuole più usare il tuo cannone»
C’è un momento di tombale silenzio, Franky sgrana così tanto gli occhi che mi stupisco che non gli cadano fuori dalle orbite.
Ah Robin. Non ti ringrazierò mai abbastanza per averla fatta così precoce.
«Cosa… Come…»
«Okay, Eris. Vieni ad aiutare lo zio a mettere la tavola» interviene Law, sfilandola dalle mani di suo padre che è ancora immobile in mezzo all’ingresso.
Li seguo con in mano il vassoio dei bicchieri e mi fermo al suo fianco. Lento e rigido come un robot dagli ingranaggi arrugginiti, Franky si volta a guardarmi boccheggiando. «Sono certa che le passerà presto» lo rassicuro prima di procedere verso il salotto.
Law tiene Eris sollevata da terra mentre gira intorno al tavolo, così da permetterle di sistemare le posate di fianco ai piatti.
«Credevo ne avessi abbastanza di bambini per oggi» lo prendo in giro e lui prova a lanciarmi un’occhiata contrariata, che risulta però poco d’effetto, visto e considerato che sta ancora sghignazzando per la biblica figura di merda che Eris ha appena fatto fare a suo padre. Potesse portarsela all’ospedale, non ci penserebbe due volte.
La porta si apre e richiude di nuovo, Franky è ancora in mezzo al corridoio.
«Ehiehiehi! La coppia meno cool del mondo è arrivata! E sapete perché non siamo cool?»
«Ace…»
«Perché siamo hot!»
«Ace, falla finita!» sibila Perona, chiaramente esasperata.
«Ehi grand’uomo! Come te la passi?» Ace da una pacca sulla spalla a Franky mentre lui e Perona entrano e posano le giacche sulla solita poltrona prima di venire a salutarci.
«Che cosa succede a Franky?» mi domanda Perona, indicandolo con il pollice da sopra la spalla, mentre mi viene incontro per un abbraccio.
«Casino con i suoi esperimenti, Robin molto arrabbiata. E a voi?»
Perona sospira rassegnata. «Vuole mettere sul citofono “Fireman e signora”».
«Beh dai…» comincio.
«No, non è carino!» mi stronca sul nascere ma io non riesco a trattenermi dal ridere. «Certi giorni mi domando chi me l’ha fatto fare, di innamorarmi»
«Certi giorni ce lo chiediamo un po’ tutte» la rassicuro mentre qualcun altro entra in casa.
«Ciao Silk!»
«Ehi dottoressa! Congratulazioni!»
«Grazie Ace»
Eris si illumina quando vede Rufy entrare e diventa rossa come un peperone. Vorrebbe gettargli le braccia al collo, ma Law non ha intenzione di lasciarla andare senza essersi prima accertato che Rufy non avesse le dita nel naso fino a un attimo fa e/o si sia lavato le mani.  
Mi avvicino a Silk per congratularmi e intanto Perona recupera il bouquet e il regalo da parte di tutti noi per festeggiare la sua laurea, Ace afferra Rufy per la collottola prima che si avventi sugli antipasti, Franky è ancora fermo in mezzo al corridoio, Law e Eris vanno in cucina a prendere le bottiglie di vino e acqua e la porta si apre e richiude per l’ultima volta.
«Buonasera a tutti» vibra una voce soave e materna prima di diventare fredda e metallica quando aggiunge un distaccato e lievemente omicida: «Oh, ciao Franky»
«MAMMA!»
«Ciao piccola mia!» esclama Robin, prendendola in braccio. «Come stai? Hai fatto la brava con zia Koala?»
«Sì. Abbiamo dato la pappa a Sunny e ora devo fare pipì» afferma solenne, sgambettando per farsi rimettere a terra e dirigersi da sola al bagno, come una vera bimba grande, anche se Robin, ovviamente la segue ugualmente. «Oh a proposito…» si sporge un momento oltre lo stipite della porta con un sorriso dei suoi. «…ho trovato qualcuno mentre venivo qui»
C’è un momento di sospensione del tutto, i rumori, i respiri, persino il tempo, l’aria è intrisa di aspettativa. E poi lui appare sulla porta e tutto riprende vita, in un mondo che è più bello di quello di un attimo fa, perché Sabo è a casa e siamo di nuovo tutti insieme.
«Ehi gente! Vi sono mancato?»
È sempre un’esperienza strana, per me, rivedere una persona da cui sono stata lontana per molto tempo. È difficile da spiegare. Anche se sono preparata e so che sto per rivederla è sempre come se la vedessi per la prima volta. Metaforicamente e letteralmente. Perché subito, seppur inconsciamente, comincio a notare tutti i piccoli cambiamenti che il tempo porta inevitabilmente con sé, e che rendono ogni incontro con qualcuno unico e speciale, e al tempo stesso il mio cervello ha questa singolare e nostalgica abitudine di recuperare il primo ricordo che ho di quella particolare persona insieme ad alcuni tra i momenti più significativi e importanti che ho vissuto con lui/lei, travolgendomi con una valanga di emozioni, trasformando quell’attimo in un nuovo ricordo significativo e importante, archiviato e pronto all’uso per quando se ne presenterà l’occasione.
Contorto, lo so, eppure così semplice.
Semplice quanto la spontanea reazione di Rufy che, non so bene come né quando, è saltato letteralmente in faccia a suo fratello e non sembra molto propenso a lasciarlo andare, non senza il tempestivo intervento di Ace e Law, che lo staccano a fatica da lui. Sabo gli scompiglia i capelli poi porta le mani intorno alla mandibola di Ace per studiarlo in faccia con attenzione.
Non si erano ancora visti di persona da quando Ace, cinque mesi fa, ha rischiato la pelle per recuperare un gatto rimasto intrappolato in un condominio in fiamme. I tg locali lo hanno soprannominato “Fireman” e  Perona lo ha minacciato di morte se si azzarda a farla spaventare così un’altra volta. Io, d’altra parte, mi metto nei panni della padrona di quel gatto. Fosse stato Nekozaemon, sarei stata grata a Ace fino alla fine dei miei giorni.
«È tutto okay» lo rassicura Ace, portando una mano sulla sua nuca per far cozzare gentilmente le loro fronti. «È tutto okay Sabo»
Sabo riapre gli occhi e lo guarda in cagnesco. «Sei un deficiente» sibila prima di abbracciarlo più stretto. 
È il turno di Law, e intanto Robin è tornata dal bagno con Eris in braccio, poi il mio e ci mettiamo a tavola, compreso Franky che ha ritrovato la capacità di deambulare.
«Allora, cosa mi raccontate?!» tiene un braccio sulle mie spalle mentre ci avviciniamo al tavolo. «Il lavoro?» sposta lo sguardo alternativamente da me a Law «Il trasloco?» si gira verso Ace e Perona.
«Abbiamo una piccola divergenza di opinioni sul citofono» racconta Ace con un sorrisone, guadagnandosi un’occhiataccia e un’imprecazione tra i denti.
«Al lavoro tutto bene. Un po’ presi da un nuovo progetto» intervengo, fedele alla nostra recita «I Cloth Tattoo vanno alla grande» sollevo il pollice.
«E al Castello?»
Law si passa una mano tra i capelli e ghigna, come sempre orgoglioso quando si parla del suo prezioso ospedale pediatrico.
E anche di Cora, ovviamente. 
«Non c’è male. Un sacco di studenti e specializzandi vogliono fare il tirocinio da noi e le campagne vanno sempre bene» allunga il braccio e mi accarezza il coppino «Quest’anno, se arriva qualche donazione più consistente, vorremo aprire il reparto neonatale» 
«Ve la siete cavata alla grande anche senza il mio inestimabile genio, insomma»
«La tua mancanza si sente» gli fa subito presente Robin.
«Sì infatti» confermo e Sabo già sta gonfiando il petto con orgoglio. «Non c’è nessuno con il tuo innato talento alla clown therapy, finisce che risultiamo sempre tutti un po’ forzati» lo smonto sul nascere, provocando uno scroscio di risa. 
La cena procede tranquilla, per quanto possibile nel marasma tipico delle nostre cene, con Rufy che cerca di appropriarsi direttamente del piatto da portata, Ace che rischia di addormentarsi e l’aggiunta degli occasionali commenti di Eris, che stasera ha più voglia di stare a tavola con noi anche se ha già mangiato. Lo zio Sabo è qualcuno che ha visto pochissimo e di cui ha più che altro sentito parlare ed è un continuo arrampicarsi sulla sedia libera vicino a lui per osservarlo più da vicino. Anche io lo studio attenta e mi accorgo presto delle occhiaie e del suo continuare a grattarsi la punta del naso, anche se non penso valga la pena farne un caso di stato. Sarà solo stanco.
«Lo zio Sabo è bello» annuncia Eris a un certo punto e il diretto interessato sgrana gli occhi con soddisfatto stupore.
«Vedo che ha buon gusto!» esclama rivolto a Robin, prima di chinarsi verso di lei. «Anche tu sei bellissima, scimmietta» la pizzica sul fianco per farla ridere.
«È stato pesante il volo?» chiede Law, le dita intrecciate e gli occhi che scrutano, e tanto mi basta per sapere che anche lui ha notato che non è nella sua forma smagliante.
Ma Sabo si stringe nelle spalle. «Nella norma. Intendo, nella norma per uno che non ha il terrore di volare» aggiunge poi, sghignazzante e incurante dell’occhiata assassina che Law gli scocca.
«E ad Alabasta come va?» domanda Ace, mentre con la bottiglia di vino fa il giro di tutti i bicchieri, cominciando da quello di Perona. «La signora tutto bene?»
«Alla grande!» annuisce Sabo, accettando volentieri il vino che Ace gli versa. «A Bibi è dispiaciuto un sacco non poter venire ma sapete com’è, sempre presa dalle sue campagne, sempre in giro a cambiare il mondo. Tutto regolare insomma»
«E il tuo lavoro invece? Come ti trovi?» domando io, curiosa di scoprire se si è ambientato nel nuovo ufficio, dove ha iniziato da nemmeno due mesi.
Ma Sabo sembra per un momento colto alla sprovvista, quasi che non sappia di cosa sto parlando. «Ah, oh, s-sì, devo dire che… che…» abbassa gli occhi alle ginocchia, si gratta la punta del naso e questa volta è chiaramente nervoso.
«Sabo?» domanda Law, allertato. «Qualcosa n…»
«Ace, non versare il vino a Koala, non può bere in gravidanza»
La voce soave di Robin taglia l’atmosfera in due, il tempo si ferma, io mi congelo.
Che.Ha.Detto?
C’è un momento di silenziosa confusione e sguardi scambiati e poi…
«È incinta?!» Ace domanda sorpreso a Robin.
«Sei incinta?!» Sabo domanda indagatore a me.
Mi appoggio con un sospiro allo schienale della mia sedia mentre Law cerca di trucidare Robin con gli occhi. Mi giro a guardarla, rassegnata.
«Come?» domando pacata, ignorando le voci che si alzano, un’ottava dietro l’altra.
«Eris mi ha raccontato che oggi continuavi ad accarezzarti la pancia ed è tutta la sera che non tocchi una goccia di alcol» spiega con semplicità, lasciandomi interdetta.
Davvero continuo ad accarezzarmi la pancia? E proprio mentre formulo mentalmente la domanda a me stessa  mi accorgo che lo sto facendo anche adesso.
«Koala, che hai?! Ti fa male?!» si agita Sabo quando se ne accorge. «Perché non hai ordinato delle pizze? Non dovevi sforzarti a cucinare!»
Mio dio. Non ne bastava uno?!
«Non preoccuparti, ti darò tutte le dritte necessarie» Robin mi accarezza i capelli con fare materno.
«Anche come gestire Sabo?»
Sgrana gli occhi blu, appena un po’ sconcertata. «Oh no. Per quello non ho mai capito nemmeno io come fare» aggiunge, con un sorriso soave.
Magnifico. Siamo a cavallo, visto che uno è già in modalità padre isterico da tre giorni e l’altro è entrato in modalità non-padre isterico un istante fa. Sabo mi chiede se ho bisogno di qualcosa, Law gli dice di non agitarsi che peggiora la situazione, si sporge verso di me e mi chiede se ho bisogno di qualcosa, Perona cerca di spiegare a Rufy cos’è successo con la stessa sacra pazienza con cui al liceo gli spiegava le equazioni, Silk si offre di sparecchiare, Franky piange.
E io mi rassegno.
Tanto sapevo che non ci saremmo riusciti, era una certezza quasi matematica e, dopotutto, ne sarei anche felice se questi due non fossero l’ansia e la mania del controllo incarnati.
Non so come farò a sopravvivere con tutti  e due in casa ma devo pensare positivo. Posso farcela. Devo resistere solo una settimana e quando Sabo sarà tornato ad Alabasta mi basterà ignorare una sua chiamata ogni tre. E poi, forse, Law lo ucciderà prima.
Sì, ce la posso fare. In fondo, è solo questione di pochi giorni. 
  
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