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Autore: nattini1    16/05/2018    8 recensioni
Long in cui Dean è sprofondato in un sonno magico in seguito a una maledizione lanciata da una strega, che ha decretato si svegli solo alla morte di Sam. Il fratello minore si prende cura di lui, fino all'estremo sacrificio. Entrambi si ritrovano così nell'incapacità di esistere da soli, Sam in Paradiso, Dean sulla terra, e cercano un modo per ricongiungersi. Una volta insieme, affronteranno ogni sfida. Aiutati dall'angelo Castiel, dovranno salvare il Paradiso e il mondo intero.
Hurt/Comfort come se non ci fosse un domani.
Potete leggere tra le righe una leggera wincest e una più evidente destiel.
Partecipa alla challenge del gruppo: Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge

 

prompt 3/26: VAGABONDAGGIO: 1. Il frequente spostarsi da un luogo a un altro senza itinerari o programmi prestabiliti: nei suoi v. all'estero ha incontrato una infinità di persone; fig., irrequietezza intellettuale o evasione fantastica.

 

 

 

 

 

Sam si sentiva la testa leggera mentre camminava lungo il sentiero ben battuto nel bosco inspirando l'aria fresca e restando ipnotizzato dai giochi di luce e ombre che il sole e il vento creavano intono a lui. In un angolo della sua testa c'erano dei ricordi vaghi: «Assolutamente no! Prendi e vai a farti una scampagnata da solo, se è quello che vuoi!», doveva aver sbottato Dean incrociando le braccia, aprendo una birra e girando le spalle al fratello, annunciandogli in ogni modo possibile che questa volta non avrebbe ceduto di un millimetro e non l'avrebbe seguito. Sam, tormentandosi il labbro, probabilmente aveva resistito alla tentazione di mettersi a battere i piedi per terra in una perfetta scenata isterica, aveva afferrato la giacca, lo zaino e le chiavi dell'Impala e, lasciando Baby al limitare del sentiero, si era incamminato lungo nel bosco.

Non potevano continuare a cacciare senza mai fermarsi, anche loro avevano bisogno di un momento di relax! Perché diamine aveva deciso di non continuare con la tradizione del loro sacro pellegrinaggio annuale a Las Vegas? Ok, visto quello che era successo con quella Becky che con un filtro d'amore l'aveva convinto a sposarla in una cappella che poteva essere solo la fiera del kitsch, magari non aveva tanta voglia di tornarci. Quindi ora era su quel sentiero. Doveva essere quello il motivo.

Andare nei boschi con i jeans non era molto comodo, pensò mentre scavalcava un tronco caduto, ma non gli donavano i pantaloncini ed era meglio usare quelli lunghi per difendersi dalle zecche. Sam doveva essersi portato delle provviste (e non solo un sacchetto di m&m) e un po' cose utili perché sentiva il peso dello zaino sulle spalle; niente di eccessivo, non era uno di quei «glampeggiatori» che si portano dietro climatizzatore, wifi, tv, ecc. per un ritorno alla natura senza inconvenienti. Che cazzata, certa gente non sapeva proprio vivere.

Un rumore furtivo di rami rotti attirò la sua attenzione e un attimo dopo un capriolo attraversò il sentiero. Sam sorrise: si ricordava di un'occasione in cui Bobby li aveva portati proprio in un bosco come quello a dare la caccia alla cena, una delle tante volte in cui il loro papà lavorava su un caso e li scaricava da lui. Il vecchio ubriacone aveva insegnato loro tutto quello che sapevano sul seguire tracce all'aperto, ma non era mai riuscito a convincerli a premere il grilletto contro bambi. Sam provò una strana sensazione a quel pensiero: sembrava davvero lo stesso identico bosco con il troco caduto.

Le sue lunghe gambe divoravano il terreno con passo svelto, ma il sentiero sembrava non finire mai; alla sua destra e alla sua sinistra c'erano fiori, funghi, cespugli e il canto degli uccellini lo accompagnava costantemente. Il sentiero lo portava avanti, sempre più avanti. Un altro rumore di rami rotti lo avvisò del passaggio di un capriolo. Lo stesso identico capriolo. Stava avendo una specie di dejavù? Sam cominciò a capire che qualcosa non andava. Stava sognando?

Si avvicinò a un cespuglio di rose selvatiche e lo toccò per controllare che fosse reale, ferendosi la mano. Vide il sangue e ricordò tutto: Dean addormento tra le sue braccia e quello stesso sangue che colava dai polsi che si era tagliato. Si era sacrificato per Dean. Era morto. Quindi adesso dove cavolo era?

Quando alzò lo sguardo, la scena era cambiata. Era sicuramente la stanza, particolarmente luminosa, di un motel, ne aveva visti troppi per non distinguerne uno alla prima occhiata; c'era un tavolo davanti a lui e un bambino sui dici anni che gli dava le spalle e si affaccendava nell'angolo cucina.

«Dean?» chiese Sam con la voce incerta.

«Sta tranquillo Sammy, siediti, ho quasi finito di preparare i maccheroni al formaggio!» gli rispose suo fratello voltandosi a rassicurarlo con quella nota fanciullesca nella voce che non aveva conservato da adulto.

Sam si sedette al tavolo e, quando il fratello gli mise davanti il piatto, mangiò con il sorriso aperto di Dean che lo incoraggiava a prendere più pasta: «Devi crescere, Sammy!».

Si dice che quando muori ti passa tutta la vita davanti, forse era quello che gli stava succedendo: forse stava rivivendo i ricordi felici. Accanto al piatto c'era un tovagliolo e lo usò per pulirsi la bocca. Quando lo aprì vide che sopra c'era stampato il logo della Budweiser.

Era di nuovo in un altro posto, stavolta era di sera in un anonimo vicolo, pieno di scatole accatastate le une sulle altre, in fondo al quale si intravedeva un distributore di benzina. Un Dean meno che ventenne girò l'angolo e gli corse incontro con un sorriso complice alzando le mani che reggevano un cartone di birra con quello stesso logo.

Sam sorrise: «La mia prima birra!».

«Il mio Sammy sta diventando un ometto!» rispose Dean con tono canzonatorio.

All'epoca a Sam dava molto fastidio essere trattato in quel modo, e Dean da bravo fratello maggiore non perdeva occasione per farlo, ma adesso in quella presa in giro sentiva affetto e calore.

Prese una birra, la aprì, brindò facendola scontrare con quella del fratello e bevve un lungo sorso. Sembrava decisamente reale.

«Allora ti piace?» domandò Dean allegro.

Sam accennò di sì.

Dean rise: «Un qualsiasi tredicenne farebbe esattamente la stessa cosa: la butterebbe giù senza dire nulla, ma io scommetto che ti sembra amara!».

Effettivamente all'epoca a Sam era sembrata una schifezza, ma non aveva voluto deludere Dean, né fare la figura del poppante.

Sarebbe rimasto ad ascoltare la risata del fratello ancora e ancora, ma non fu accontentato. Erano dentro la solita stanza di motel e Dean stava tracannando whisky scadente snocciolando ogni sorta di insulti che gli venivano in mente appena aveva la bocca libera per farlo. La mano destra sanguinava e aveva un brutto taglio. Sam gliela prese delicatamente e cominciò a pulirla dal sangue. Poi cominciò a suturare, ignorando le proteste di Dean che diceva di poter fare da solo.

Dopo un sospiro, Dean lo ringraziò arruffandogli i capelli con la mano sana: «Sai Sammy, sei un piccolo testardo, ma meno male che ci sei tu a rappezzarmi dopo ogni caccia. Non so davvero cosa potrei fare senza il mio piccolo fratellino che si prende cura di me».

Sam non sapeva cosa rispondere; era ancora confuso, ma si rendeva conto che stava rivivendo i momenti più belli trascorsi insieme a suo fratello; quindi, che altro poteva essere quello se non il Paradiso?

 

***

 

Dean se ne era andato dal Roadhouse sotto lo sguardo preoccupato di Ellen, che non aveva abbandonato la macchia lucida e scura dell’Impala finché non era sparita dietro l’ultima curva, e si era lasciato guidare dal nastro d’asfalto. Niente casi, niente meta. Solo la strada e la musica. Aveva smesso di contare i giorni; il presente, il passato e il futuro erano sempre costantemente presenti lungo il suo percorso. Un’altra città, un altro motel, un altro hamburger, un’altra birra. Non c’era nulla che potesse apparentemente toccare Dean: ogni tappa lo lasciava identico a come era partito.

Spostarsi per lui era sempre stata questione di necessità e questo modo di vivere gli aveva dato il senso della vastità dell'America e la possibilità di essere pronto ad ogni incontro possibile. Ma adesso non notava i particolari che distinguevano un quartiere da un altro e poi nemmeno uno Stato dall’altro. I lineamenti delle persone che incontrava si sovrapponevano gli uni agli altri, lasciandogli un sempre maggiore senso di solitudine. Solo il Sole e la Luna si alternavano nel cielo dandogli l’idea di non essere congelato in un unico istante, in un momento che si ripeteva sempre uguale.

Guidare per raggiungere un luogo era sempre stata una componente della sua routine, avrebbe dovuto percepirlo come un qualcosa di familiare e confortante, ma adesso si sentiva perso. Non sapeva dove stesse andando, ma continuava a muoversi perché, se si fosse fermato, temeva che il filo di ragione che ancora teneva insieme i brandelli del suo essere si sarebbe spezzato. Un pensiero ironico per uno che fuggiva da se stesso.

L'Impala era il forte nel quale rinchiudersi per spegnere la luce della ragione, con i finestrini da cui con la coda dell'occhio vedeva passargli accanto una realtà che non voleva accettare: un mondo senza suo fratello.

Ogni tanto Bobby lo chiamava per chiedergli come stava e cosa stesse facendo. Di solito Dean nemmeno gli rispondeva (e anche se avesse voluto farlo, il più delle volte nemmeno sapeva esattamente dove si trovava) e lo lasciava interagire con la segreteria. Poi un giorno Bobby, stanco di percepire il dolore di Dean attraverso il suo silenzio, gli lasciò un messaggio diverso: un nome, «Pamela Barnes», e un indirizzo.

Sul momento Dean era incerto se pensare che fosse una strizzacervelli o una spogliarellista, ma dopo una rapida ricerca la tizia si rivelò essere un'amica di Bobby e, soprattutto, una potente sensitiva specializzata nel parlare coi i defunti. Finalmente il suo vagabondare aveva una meta.

Pamela lo accolse con con un sorriso e uno sguardo di apprezzamento fin troppo eloquente (ma Dean la ignorò, decisamente non era dell'umore adatto), facendolo accomodare a un tavolino tondo coperto da un drappo nero su cui erano ricamati molti sigilli, di cui solo alcuni erano noti a Dean, e con al centro alcune candele.

«E così tu saresti Dean Winchester. Bobby mi ha detto che saresti venuto» gli disse affabile.

«Si tratta di mio fratello Sam» rispose conciso Dean saltando i convenevoli.

«Sì, Bobby mi ha detto anche questo. Ho contattato alcuni spiriti e mi hanno detto che tuo fratello ha preso residenza nell'attico» disse indicando con il dito il cielo.

«Puoi farmi parlare con lui?» chiese Dean faticando a trattenere l'ansia.

«Certo. Tuo fratello è difficile da raggiungere, è un sorvegliato speciale, ma io non mi spavento facilmente. Vedi Dean, ogni anima dovrebbe stare rinchiusa buona e tranquilla nel proprio Paradiso privato perché agli angeli non piace che se ne vadano in giro liberamente, ma tuo fratello non sembra apprezzare la cosa» rispose Pamela iniziando ad accendere le candele.

«Quindi uno, se fa il bravo, deve passare l'eternità intrappolato nel proprio piccolo mondo, mentre gli angeli dirigono lo spettacolo? Tipo Matrix?» chiese Dean sconcertato. Decisamente questa cosa non gli piaceva per nulla.

«Beh, è sempre meglio che stare nel seminterrato!» concluse Pamela. Poi aggiunse: «Ho bisogno di toccare qualcosa che ha toccato il defunto con cui vuoi parlare».

Lo sguardo Dean si posò su una cicatrice bianca che segnava la sua mano destra, ne tracciò il percorso ricordando quando Sam l'aveva ricucita e la porse alla sensitiva: «Questa va bene?».

Lei assentì, la prese e recitò alcune formule, concentrandosi con gli occhi chiusi, persi a guardare altrove. Poi parlò: «Sam? Ci senti?».

«Sammy?» chiamò di rimando Dean.

«Dean?» la voce di Sam si udì nella stanza.

Una parte di Dean avrebbe voluto urlargli: «Tu, brutto figlio di puttana, cosa cazzo ti è venuto in mente di fare?», ma invece chiese solo con al voce incrinata: «Come stai Sammy? Dove diavolo sei?». Si sentiva come una ragazzina che era pericolosamente sul punto di vomitare un discorso strappalacrime pieno di smancerie.

«Sono in Paradiso! Sai quella cosa che dicono del tunnel, della luce? È una stronzata, io mi sono ritrovato in un sentiero nel bosco dove ci portava Bobby da piccoli! Non riuscivo a crederci quando ho capito dov'ero! Forse non l'avevi notato, ma io avevo combinato qualche guaio ultimamente...». Da quando Dean era caduto addormentato, Sam aveva combinato fin troppi casini (e sperava ardentemente che Dean non fosse venuto a conoscenza proprio di tutti) nel vano tentativo di spezzare la maledizione (e non si pentiva di nulla, per suo fratello sarebbe passato sopra a chiunque). Ciliegina sulla torta, si era pure suicidato, non credeva davvero di meritare questo.

«Beh, qui è fantastico!» continuò Sam, cercando di essere convincente. Certo, come no. Dopo il viaggio nei ricordi, si era ritrovato in pianta stabile in una casetta con un giardino e un garage pieno di un sacco di attrezzi da meccanico. Da solo, se si escludevano un sacco di libri a fargli compagnia, un iPod e il doppio di tutto quanto potesse aver bisogno. Aveva provato a scappare ogni tanto dalla sua piccola prigione dorata, il suo Paradiso privato, giusto per vedere se riusciva a ritrovare qualche amico cacciatore che lo aveva preceduto lassù, e più di tutti la madre e il padre. Qualche volta era pure riuscito a filarsela per un po', ma poi partiva subito uno stupido allarme e lo stormo di piccioni angelici lo rintracciava sempre.

«Non volevo salvarmi a tue spese» mormorò Dean non riuscendo a trattenersi oltre.

«Dean...» incominciò Sam.

«Non avresti dovuto farlo! Come hai potuto? Come hai potuto pensare che potesse esserci qualcosa che avrei messo davanti a te, compreso me stesso? Dovevo occuparmi io di te, era il mio compito!» lo interruppe Dean sull'orlo delle lacrime.

Sam quasi urlò di rimando: «E quale credi che sia il mio di compito? Tu mi hai salvato al vita un mucchio di volte, hai sacrificato tutto per me, non credevi che avrei fatto anche io lo stesso per te? Tu sei mio fratello e non ci sarebbe stato nulla che non avrei fatto per te. Per una volta volevo essere io a salvarti la vita!».

Dean cercò di ricacciare indietro le lacrime incapace di ribattere.

«Per quanto faccia schifo, certe volte va a finire così» si lasciò sfuggire Sam.

«C'è sempre una soluzione! Te la trovo io la pillola rossa per farti uscire da lì!» affermò Dean, la mente più chiara di quanto lo fosse mi stata da quando Sam se ne era andato.

«Dean, non fare cazzate, non cercare una scappatoia perché non ce ne sono!» si preoccupò Sam cogliendo appena il riferimento a Matrix.

«Ha parlato quello che si è tagliato le vene! Posso sistemare tutto. Tu e io, qualunque cosa accada e questo mi sembra qualunque cosa. Io non esisto se non ci sei anche tu».

Avrebbe voluto dirgli altre cose, ma Pamela fu incapace di mantenere più a lungo la connessione.

Mezz'ora dopo Dean Winchester si fermò in mezzo a un incrocio, vicino alle rive di un lago, e aprì la portiera dell'Impala. Sam aveva scelto per lui, ora lui avrebbe scelto per Sam. Essere fratelli significava anche questo.

 

 

NdA

 

Ciao a tutti! Il titolo è un po' inflazionato, ma non ho resistito! Questo capitolo è stato un po' un vagabondaggio anche per me, perché ero partita con un'altra idea, ma alla fine sono soddisfatta di dove sono arrivata. Avevo pensato di concludere il capitolo con Sam che capiva di essere in Paradiso, ma il parallelismo con Dean mi piaceva e mi è stato detto che i Winchester devono stare insieme. Piace anche a voi?

Nella quinta stagione i fratelli Winchester vanno in Paradiso e i ricordi di Sam sono tutti quelli legati a una vita normale, ma ho pensato che dopo aver passato anni a caccia da solo, a vegliare il fratello e dopo essersi sacrificato per lui sia plausibile che siano quelli insieme a lui.

La casa di Sam ha il doppio di tutto e il garage con gli attrezzi perché è pensata da condividere con Dean dopo la morte di quest'ultimo.

Vi lascio il link del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/.

Se avete un attimo, la sciatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate, i vostri consigli sono preziosi!

 

   
 
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