Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: _Agrifoglio_    16/05/2018    22 recensioni
Una missione segreta, un’imboscata vicino al confine austriaco e il corso degli eventi cambia. Il senso di prostrazione dovuto al fallimento, il dubbio atroce di avere sbagliato tutto, un allontanamento che sembra, ormai, inesorabile, ma è proprio quando si tocca il fondo che nasce, prepotente, il desiderio di risorgere. Un incontro giusto, un’enorme forza di volontà e, quando tutto sembrava perduto, ci si rimette in gioco, con nuove prospettive.
Un’iniziativa poco ponderata della Regina sarà all’origine di sviluppi inaspettati da cui si dipanerà la trama di questa storia ricca di colpi di scena, che vi stupirà in più di un’occasione e vi parlerà di amore, di amicizia, di rapporti genitori-figli, di passaggio alla maturità, di lotta fra concretezza e velleitarismo, fra ragione e sogno e della difficoltà di demarcarne i confini, di avventura, di duelli, di guerra, di epos, di spirito di sacrificio, di fedeltà, di lealtà, di generosità e di senso dell’onore.
Sullo sfondo, una Francia ferita, fra sussulti e speranze.
Davanti a tutti, un’eroica, grande protagonista: la leonessa di Francia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sere nere
 
La taverna risuonava delle voci degli avventori, alcune ancora nitide, altre già impastate, ma tutte, indifferentemente, sguaiate, alte e fastidiose.
Nell’aria, si mischiavano gli sgradevoli odori di vino e birra di varie qualità, tutte pessime, giacché quello era un ritrovo tutt’altro che dignitoso. Il locale non era, infatti, dei più puliti e varie chiazze brune, alcune già secche e appiccicose, lordavano il pavimento e i tavolini. Quelle macchie – sozzo residuo dei liquidi fuoriusciti dai bicchieri e dalle bocche dagli avventori – il velo di polvere che ricopriva la mobilia, le briciole, i rimasugli di cibo sparsi un po’ ovunque e il fango impresso dalle pedate dei visitatori testimoniavano che l’igiene non era una delle priorità dell’oste. Del resto, perché investire denaro e cure in un locale mal frequentato che la maggior parte degli avventori, dopo qualche bicchiere di troppo, non sarebbe più stata in grado di apprezzare e che, non di rado, finiva danneggiato dalle risse?
I clienti erano quasi tutti raccolti in gruppi più o meno numerosi anche se taluni preferivano, alla compagnia degli amici, quella di qualche donna appariscente sulla cui occupazione non si sarebbero potute formulare troppe ipotesi.
Soltanto un uomo sedeva da solo in un angolo appartato, come invariabilmente gli accadeva quando si recava là, con il busto che, a ogni nuovo bicchiere bevuto, era sempre più ricurvo sul tavolo. Erano state avanzate varie teorie sull’identità di lui e sulle ragioni che lo spingevano a suggere il dono di Bacco, ma nessuno era approdato a una conclusione soddisfacente né l’interessato si era dimostrato loquace e collaborativo. Si erano, pertanto, dimenticati di lui, lasciandolo a perdersi dietro ai propri fantasmi e facendo altrettanto.
 
Ripenserai agli angeli
Al caffè caldo svegliandoti
 
Chi sa se Oscar, a quell’ora, si era già svegliata. Era stata sempre molto mattiniera, avendo tratto dal Generale suo padre l’abitudine di alzarsi all’alba. Ligia al dovere e spartana in tutto ciò che faceva, era sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene.
Non l’avrebbe più accompagnata negli spostamenti, nelle missioni, nelle pattuglie, nello spasmodico e quasi maniacale adempimento del dovere e in tutto ciò che, in definitiva, riempiva la vita di lei. Che senso avrebbe avuto, pertanto, riguardarsi e curare la propria salute? Si sarebbe lasciato andare, bicchiere dopo bicchiere, notte insonne dopo notte insonne, finché la cecità non l’avesse avvolto completamente col suo tetro e inesorabile mantello, inchiodandolo a una condizione di invalido. L’importante sarebbe stato agire con maggiore discrezione, in modo da non farsi scoprire da sua nonna e da non farla preoccupare.
 
Tra una lite e uno sguardo risuonerà il tuo addio
 
Era stato congedato in modo definitivo. L’ostinazione che aveva dimostrato era servita soltanto a posticipare un esito che era già stato deciso in una fredda notte di marzo quando era emersa la parte più oscura e repressa dell’anima di lui e un’amicizia quasi trentennale aveva subito una burrascosa interruzione.
Non si era rassegnato all’allontanamento e si era intestardito nell’inseguirla, con l’unico risultato di mettere a rischio il successo di una delicata missione e a repentaglio la vita della donna amata e di un Imperatore, con possibile, annesso, scoppio di una guerra. Niente male.
L’inseguimento si era, quindi, concluso con la cacciata definitiva dell’inseguitore, giudicato, non più soltanto inutile, ma, addirittura, pericoloso per la sicurezza dell’intera compagnia. Un brutto colpo al cuore per lui che si era sempre considerato l’unico uomo adatto ad affiancare Oscar e a proteggerla!
 
Mentre passa distratta la notizia di noi due
 
Si era diffusa, in caserma, la voce dell’amore intenso, disperato e unilaterale da lui nutrito per quel biondo e fiero Comandante? In fin dei conti, la notizia che ne era stato, per tanti anni, l’attendente era giunta quasi subito alle orecchie degli uomini. Certo, in quel caso, si era trattato di apprendere un fatto obiettivo, agevolmente ricostruibile sulla base di documenti e di testimonianze mentre i sentimenti appartengono alla sfera interna dell’individuo che è molto più difficile da scrutare. Se, però, Alain non avesse tenuto ben chiusa la bocca o se egli stesso si fosse tradito, coi lampi dell’unico occhio ancora funzionante o con la mimica del volto, all’udire qualche soldato parlare troppo e a sproposito di Oscar?
 
Dicono che mi servirà
Se non uccide fortifica
 
Chi l’ha inventata questa sciocchezza? Ciò che non riesce a uccidere ottiene, comunque, il risultato di ferire e di indebolire. Colui che, colpito da un morbo o da un trauma, non muore rimane, pur sempre, mutilato, rappezzato, afflosciato come un sacco vuoto e, di conseguenza, è mandato via, essendosi tramutato in un inutile fardello. Chi non muore adesso morirà in seguito, perché un pezzo di lui se n’è già andato, è già morto e quel che resta è impegnato in un’insana corsa verso il sepolcro.
Quel pessimo vino aveva tutta l’aria di un ottimo e rapido lasciapassare per il mondo dei morti. Lo avrebbe bevuto sorso dopo sorso, non fosse altro che per sincerarsi della bontà di quel detto: “Se non uccide, fortifica”.
 
Ripenserei che non sei qua
 
Era una fortuna che Oscar non ci fosse. Mai gli avrebbe fatto piacere saperla in quella bettola e, men che meno, sarebbe stato fiero di farsi vedere da lei in quelle condizioni: seduto al tavolino di una fetida e sudicia taverna, fra gli schiamazzi degli altri avventori, inebetito dal bere, incapace di stare dritto sulla sedia, con l’alito puzzolente e lo sguardo appannato…. Era soltanto una patetica caricatura del fedele e inappuntabile attendente che l’aveva accompagnata per quasi venti anni!
Oh, Oscar! Dove sei? Cosa fai? Perché non sei qui con me?
 
Puoi rimanere
Perché fa male, male
Male da morire
Senza te, senza te, senza te
 
Perché lo aveva scacciato? Quella punizione non era durata abbastanza? Possibile che, in quella caserma, non esistesse un qualsiasi incarico d’ufficio che egli avrebbe potuto svolgere proficuamente e senza mettere a repentaglio la sopravvivenza di mezzo mondo?
Si sentiva solo e derelitto perché lei se n’era andata via, aveva tagliato i ponti con un passato a cui anch’egli apparteneva e, nel luogo dove era approdata, non c’era spazio per lui.
Per dimenticare, non c’è niente di meglio che bere, ma come ci si sente male dopo!
Anche se si ubriacava, non sarebbe mai riuscito a non pensare che, presto, anche l’occhio destro non avrebbe più visto la luce del sole. La cosa che più lo faceva soffrire era che non avrebbe più potuto vedere Oscar.
 
Ho combattuto il silenzio parlandogli addosso
E levigato la tua assenza solo con le mie braccia
 
Oscar non lo voleva, ma lui non l’avrebbe mai dimenticata. Non era degno di averla, ma quel poco che possedeva lo avrebbe messo a completa disposizione di lei, qualunque cosa ella avesse voluto farne.
Quel silenzio fatto di gelo era odiosamente impenetrabile e l’assenza di Oscar costituiva un’asperità non levigabile, un roveto di spine spesse e acuminate che gli avrebbe ferito le braccia a ogni tentativo di districarlo.
 
E più mi vorrai e meno mi vedrai
E meno mi vorrai e più starò con te
E più mi vorrai e meno mi vedrai
E meno mi vorrai e più starò con te
E più sarò con te, con te, con te
Lo giuro
 
L’aveva inseguita, aveva passato un’intera vita a inseguirla e lei lo aveva sempre sfuggito. Una volta scacciato, era diventato più ostinato di un segugio nel braccarla.
Non vedendolo più al proprio fianco, nel ruolo di fida e inseparabile ombra, lo avrebbe, forse, desiderato? Sarebbe venuta a cercarlo? Sognare, in fin dei conti, non costa alcunché.
 
Di sere nere
Che non c’è tempo
Non c’è spazio
E mai nessuno capirà
 
Le notti come quella erano il buio dell’anima, il buco nero dell’essere, l’implosione di una vita intera. Rappresentavano quei momenti in cui le idee ossessive, le paranoie corrosive e i nodi irrisolti si affacciano nel punto più oscuro della mente, si riuniscono e si scatenano, a discapito dell’equilibrio mentale e dello spirito di sopravvivenza della vittima.
Alain aveva sottolineato il velleitarismo delle aspirazioni di lui, l’incontentabilità che lo contraddistingueva e la scarsa visione prospettica di cui era fornito. Oscar lo aveva invitato, senza mezzi termini, a lasciarla in pace e a farsi gli affari propri. Il Generale lo aveva giudicato inadatto alla figlia, ai nipoti, ai pronipoti e all’intera famiglia Jarjayes, salvo ringraziarlo in un impeto di compassione finale. La nonna, infine, gli aveva dato, neppure troppo velatamente, dell’egoista e dello smidollato e il bello è che aveva pure ragione quella povera donna. Anzi, avevano ragione tutti e quattro, perché aveva, di sicuro, una bella faccia tosta a lamentarsi quando un amico piangeva la sorella e un altro i figli; ed era proprio un bel tipo a pretendere di dare dei consigli a Oscar quando lui, per primo, non sapeva fare altro che bere come una spugna e mettere sotto spirito il suo cervello, per evitare di sentirgli urlare una verità che tanto, poi, gli avrebbe urlato lo stesso; ed era, di certo, un presuntuoso, povero, cieco, illuso a pensare d’impalmare l’erede di una delle primarie famiglie del regno, presentandosi a lei e al padre di lei con le mani vuote e un occhio in meno; e la nonna lo aveva inquadrato perfettamente, perché era un immaturo, lamentoso, stupido, pigro, debosciato nipote che avrebbe fatto morire di crepacuore colei che aveva costituito l’unico discrimine fra l’orfanotrofio e una vita sicura e rispettabile.
Stupido, stupido, stupido, stupido, André!
Di sere nere che non c’è tempo, non c’è spazio e mai nessuno capirà. Se nessuno – e non semplicemente qualcuno – capirà, è perché si è, senza ombra di dubbio, incomprensibili.
 
Era totalmente immerso nei suoi dolorosi e nichilistici pensieri quando una donna molto giovane gli si avvicinò.
– Ehi, Signore, non state tutto solo, c’è Susanne a farvi compagnia.
– Tenete queste – le disse, con voce incerta e, a tratti, spezzata, sebbene ancora intellegibile mentre le porgeva alcune monete – Compratevi del cibo e…. qualcosa di utile e…. trovatevi un lavoro come si deve….. Non buttatevi via…. Non lasciate che gli altri…. vi facciano questo….. Siete giovane e…. potete fare meglio di così….. Abbiate più rispetto di voi stessa…. e il mondo avrà più rispetto di voi.
Mentre quella poveretta si profondeva in mille inchini e ringraziamenti, si alzò barcollando e si incamminò verso la porta, perché gli era parso di sentirsi, come un ferro rovente, gli occhi di Oscar fissi sul volto, sulla testa, sulla nuca, sulla mano che reggeva il bicchiere e su Susanne che gli si era avvicinata.
Uscito dalla bettola, si diresse verso le scuderie per riprendere il cavallo e andarsene via, quando avvertì un colpo secco alla nuca e delle mani frettolose frugargli nelle tasche e portargli via quei pochi soldi che gli erano rimasti mentre lui era riverso per terra, con la faccia nella polvere.
L’uomo che l’aveva aggredito biascicava furente:
– Questo tirchio maledetto, con l’aria di un damerino e le tasche di uno spilorcio! Se lo divorassero i cani!
Andato via il criminale, tentò di rialzarsi, ma incespicò e cadde di nuovo a terra, col volto ancora più immerso nella polvere.
 
Dicono che mi servirà
Se non uccide fortifica
 
Fu a quel punto che un pungente dolore morale lo colse, ferendogli l’orgoglio e riscuotendolo dal torpore dell’anima. Era stato proprio un bell’ipocrita a consigliare il rispetto di sé a quella povera disgraziata che trascinava le sue giornate in quel buco squallido, alla ricerca di un tozzo di pane, quando lui se ne stava lì, per terra, ubriaco fradicio e con la faccia nella polvere! E lui, a differenza di quella creatura derelitta, aveva un’istruzione, una parente, dei protettori potenti e un lavoro dignitoso e ben retribuito non gli sarebbe mai mancato. Era solito elargire buoni consigli, ma, poi, dava costantemente dei cattivi esempi. Giurò a se stesso che non avrebbe mai più preso in mano una bottiglia e che mai più, per qualsiasi ragione, si sarebbe ridotto in quello stato.
Proprio in quel momento, sentì delle voci a lui note. Alain e altri soldati della Guardia Metropolitana si stavano recando in quella taverna in cui non erano mai stati prima, per un’ultima bevuta prima di finire agli arresti.
Alain scorse la sagoma riversa al suolo e non tardò a riconoscere in essa il suo amico.
– André, ma che hai fatto!
– Mi hanno colpito e derubato….
– E vedo che ti sei preso pure una bella sbronza! Aspetta, vado a chiamare Jacques Leblanc, un vetturino di piazza che mi deve un favore e che, pertanto, non esiterà a portarti a casa nonostante l’orario.
– Io non ho soldi, Alain. Aiutami a montare in sella e me la caverò da solo.
– Neanche per sogno! Non sei in grado di cavalcare. Pagherò io altrimenti a cosa servono gli amici?
Trovato il vetturino, Alain e gli altri soldati aiutarono André a entrare nell’abitacolo della carrozza e legarono dietro di essa il cavallo di lui. Dopo di che, Alain pagò il vetturino di tasca propria e gli fece sapere a quale indirizzo recarsi.








I brani riportati in corsivo sono estrapolati dalla canzone "Sere nere" di Tiziano Ferro.
   
 
Leggi le 22 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: _Agrifoglio_