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Autore: shirleybettemple_    18/05/2018    1 recensioni
Una famiglia greca si muove sullo sfondo di una quotidiana disfunzionalità, cercando a suo modo di disegnare la propria quadratura del cerchio.
Athena Karatzanidi non è mai stata presente nella vita dei suoi figli, e li vede cambiare di fronte a sé a poco a poco e poi tutto insieme, rendendosi conto di aver perso il diritto a una voce in capitolo.
* Il titolo è la traslitterazione di una frase in greco antico rendibile in ciascuno salvi se stesso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La bambina non-difficile di Athena aveva finalmente deciso di dare qualche segno di cedimento. Era il 1996 e nel frattempo le era nata un'altra sorella, che al momento aveva un paio di mesi e, per la gioia di tutti, aveva trattenuto la madre a casa con loro.
Cleopatra avrebbe compiuto sette anni di lì a breve, e aveva dato alla sua mamma una notizia profondamente sconvolgente: l'hobby a cui si era dedicata con ogni singolo battito del suo cuore per così tanto tempo l'aveva stancata.
Sua sorella Iphigeneia aveva abbandonato la danza classica in favore dell'arte da poco - tutti sapevano che ciò fosse dovuto alla morte di Helios, che le aveva lasciato in eredità il vizio del fumo e un accendino con cui mantenerlo, ma come sempre in casa Moysiadis si tendeva a far finta di niente, e così la ragazzina ne aveva parlato solamente col gemello, suo confidente per virtù divina ancor più che per scelta, perché Iphigeneia Moysiadi odiava parlare di ciò che aveva in testa, ma alle volte doveva pur farlo, e i suoi genitori non c'erano mai. 

Quando l'ora non più figlia minore di Athena aveva detto a chiare lettere di voler lasciare il balletto sulle orme della sorella più grande, l'aveva stupita non poco. Già da così piccolina Cleopatra aveva sempre mostrato un animo combattivo e dedito a tal punto da farle scordare qualunque cosa non concernesse anche in minima parte l'obiettivo che si era figurata; la noia, in quel corpicino minuto e sempre avvolto da fiocchi e volant, non sembrava avere spazio d'esistere. Eppure le sue parole l'avevano dipinta di mille colori e poi sbattuta in faccia alla madre, ancora un po' dolorante e nervosa come un uccello in gabbia, come un disegno appena terminato su un banco d'asilo. 
Per un attimo, Athena era stata presa dal timore che la bimba volesse soltanto starsene a casa, come certe volte capitava ai bambini, ma bastò qualche secondo a guardarsi le scarpe e a riflettere, e poi la piccola buttò indietro la testa con indomito entusiasmo e annunciò di aver visto un programma televisivo che l'aveva tenuta incollata allo schermo fino a notte fonda - si chiamava Stars On Ice, e nel cast c'era una certa Katia Gordeeva che era famosissima e acclamata dal pubblico con boati assordanti, anche se Cleopatra il suo nome non è che sapesse proprio pronunciarlo così bene. 
Athena, dal canto suo, non aveva mai sentito nominare né il programma né la persona in questione, e quando chiese spiegazioni alla figlia si sentì rispondere che voleva assolutamente iniziare a fare pattinaggio artistico.

 

Solo l'insistenza di Cleopatra, caramelle all'arancia alla mano e fiocco rosso tra i capelli chiari, era riuscita a smuovere Iphigeneia dal suo personalissimo rifugio antiatomico nella cantina di casa. L'aveva tormentata per ore, sotto consiglio di Athena, perché la accompagnasse insieme a lei a vedere la pista di pattinaggio, che in linea d'aria era perfettamente corrispondente all'Olympiakó Stádio - quella scoperta l'aveva accesa di curiosità verso un posto nuovo che non aveva mai visto.
Dal canto suo, Athena si chiedeva perché mai dovesse far fare a sua figlia, greca figlia di greci e residente ad Atene, proprio pattinaggio artistico, sul ghiaccio, una cosa che ai greci figli di greci residenti ad Atene non era per niente familiare. Le piste permanenti dalle loro parti praticamente non esistevano - lei aveva dovuto guidare fino a ben oltre il Pireo per portare una piccoletta di sette anni a soddisfare il suo bisogno di non stare ferma, e sapeva bene di non poter colpevolizzare nessun altro per quella strana richiesta se non se stessa, e forse un po' Socrates, che dalla morte del fratello passava sempre meno tempo a casa e sempre più chissà dove, e per quella ragione lasciava i figli in balìa della televisione fino a tarda notte, e per questo il mostriciattolo aveva avuto modo di vedere Stars On Ice e di scoprire quella Gordeeva. Sarebbe spettato a lui portarcela per tutto il resto dell'anno, ma in cuor suo Athena sapeva benissimo che ci sarebbe andata con il proastiakò insieme ad Orestes e Iphigeneia, che nel tragitto sembrava essersi risvegliata dal torpore del lutto e stava guardando la strada con troppo interesse perché fosse soltanto casuale. Nel frattempo, usava una mano per fare il solletico alla piccola Artemisia ancorata al seggiolino proprio accanto a lei, e così tenerle compagnia.
Giù dalla macchina e finalmente dentro la struttura, la figlia più grande di Athena teneva in braccio la piccolina, che guardava con tacito interesse il nuovo ambiente sconosciuto, mentre il terremoto in divenire masticava le sue caramelle all'arancia con un'ansia quasi violenta.
A seguire i più piccoli c'era un ragazzo di poco più di vent'anni che si chiamava Spyros come lo stadio*, e al centro della pista un gruppetto di sì e no una decina di bambini si rincorreva in circolo e non si allontanava più di tanto dalla bandiera ellenica incastrata sotto le trame del ghiaccio. 






* Lo stadio olimpico di Atene prende il nome di Spyros Louis, maratoneta medaglia d'oro olimpica nel 1896.

   
 
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