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Autore: Artemysia    20/05/2018    3 recensioni
A tredici anni ho scritto un libro... un libro brutto.
Oggi ve lo ripropongo, in veste di parodia fantasy, con commenti ironici della sottoscritta ventiquattrenne. Perché? Beh, per tre motivi:
- Per darvi un ottimo esempio su cosa NON fare quando si scrive un fantasy;
- Per dimostrare che si migliora tanto, con la pratica;
- Perché questa roba fa davvero sbudellare dal ridere.
Quindi mettetevi comodi, preparatevi a sputare qualche polmone dal ridere delle mie ingenuità e, soprattutto, ricordatevi che il non prendersi sul serio è il primo passo per la perfezione.
Genere: Comico, Fantasy, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ULULATI IN LONTANANZA


[Altresì detto “Il capitolo filler più filler della storia dei filler”]
Intanto il tempo passava velocemente a Centaurorum Vicus: I giorni divennero settimane, e le settimane diventarono a loro volta mesi. Ormai era il giorno di mezz’estate, ovvero l’anniversario del mio arrivo a Knarenn. [Wow, un salto temporale quasi decente!]
Tutto andava più o meno come i mesi precedenti e io continuavo a vivere insieme a Greg, che ora non arrossiva più mentre parlava con Ophelia. Infatti era ormai ufficiale: si erano fidanzati.
Ormai non pensavo più di ritornare al mio isolotto, che era sceso di grado da casa permanente a rifugio utilizzabile solo se strettamente necessario. [No, continuerò a non commentare la classificazione della casa. E comunque, quale idiota tornerebbe mai sull’isolotto? 10 punti intelligenza a Kety per l’intuito, -10 per l’ovvietà]
Naturalmente, io continuavo a pensare a Nick, e a un modo per toglierlo dai guai. Però più pensavo, e più mi convincevo che non c’era proprio [un cervello nella mia testa] modo di parlargli.
Era un po’ di tempo ormai che non mi trasformavo in lupo cominciai a capire che avrei dovuto ricominciare. Infatti era un po’ di tempo che mi sentivo male e mi spuntavano peli su un braccio o su una gamba. [Oh santi numi, questa parte l’avevo rimossa dalla mia memoria! Che è? Un lupo mannaro?] Un centauro molto anziano mi consigliò di non stare molto tempo senza trasformarmi, così cominciai una specie di terapia: almeno un’ora al giorno sotto forma di lupo. [Che in pratica è la versione FENTASI del metadone]
Comunque il giorno di ferragosto fu un giorno abbastanza triste.
Rimasi chiusa nella capanna per la maggior parte del tempo, pensando a Jenny e a White. Il cielo era nuvoloso e nero, e rendeva anche Centaurorum Vicus un posto inospitale.
Nel pomeriggio Greg entrò:
“Dovresti uscire” [Perché il sacrosanto diritto di essere depressi e stare per un giorno a crogiolarsi nella tristezza sotto le coperte non è riconosciuto a Centaurorum Vicus! Tu DEVI essere felice o perdi la cittadinanza!]
“E perché? Lo sai che giorno è oggi?”
“Sì, ma dovresti cominciare a prendere le tue sventure con filosofia. Non puoi diventare triste ogni giorno che ti ricorda qualche avvenimento, anche perché così saresti triste ogni giorno! [Greg ha appena finito di ascoltare le cassette di autoaffermazione che venivano regalate ogni settimana come allegato a DiPiù TV, e ora si crede il nuovo Kant sceso in terra] Pensa che ora mancano solo due anni” [Yuppy! Che gioia! Anche a me manca solo un anno di schiavitù praticantato forense, e sono così felice! YEEE!]
Io non risposi, stavo praticamente cadendo in depressione. [Praticamente, perché teoricamente no]
“Tu hai qualcosa che non va! [Sì, è vero, ma questo non ha a che fare con la tristezza. Si tratta proprio di una cosa congenita] Tirati su, tanto non puoi farci niente!
Cosa dovremmo dire noi centauri? Sono molti secoli che siamo qui.
Stare qui ha significato quasi estinguersi per le ninfe e le sirene, ma se ora ne incontrassi una ti parrebbe la creatura più felice del mondo” [E i bambini in africa muoiono!]
“Tu non capisci! Mi hanno tolto da tutto quello che conosco. Questo anno è durato più di quanto pensassi, e ne mancano ancora due. Mi spiace deluderti Greg, ma non sono una persona ottimista, o almeno non più” [Quest’ultima affermazione da anima distrutta e irrecuperabile te la potevi risparmiare, però! Dai, suvvia, stai pur sempre vivendo per inerzia, e hai un centauro gigante a pararti le chiappe in ogni occasione, non va poi così male!]
“Senti, io sto cercando di consolarti, ma non posso fare altro.”
Ci fu un attimo di silenzio, poi cercai di non far degenerare la situazione
“Scusami. Hai ragione, come al solito. Non posso scaricare la mia infelicità su di te, ma devi capirmi. La vita a me non ha dato mai niente. [WE WE WE, piano con le parole! Ti ha dato un compagno che a quanto pare, sebbene mi piacerebbe dire il contrario, ti vuole ancora bene; ti ha dato amici, ti ha dato case regalate, ti ha dato UN UNICORNO, ti ha dato un esilio che più che un esilio pare una vacanza in agriturismo e, last but not least, il bodyguard sopracitato. Non hai proprio di che lamentarti, Kety! Posso difendere il tuo diritto a essere scoglionata, ma non puoi pretendere che ci sia addirittura una spiegazione razionale per questo] Mi ha tolto i genitori e messa in un collegio ad appena un anno. [Se non li ricordi, non ti mancano. E, comunque, quello non era un collegio, era un parco giochi e tutti ti coccolavano da mattina a sera!] Poi, quando avevo cominciato ad adattarmi e a fare amicizie, mi ha portata qui, in questa foresta morta, dove le piogge sono tossiche e gli animali crudeli” [Uuuuh, scusa, non avevo contato che la NATURAH KRUDELEH potesse essere un problema così grave, soprattutto visto il fatto che né gli animali feroci né le piogge acide ti hanno mai fatto un graffio]
“Nemmeno io sono stato felice nella mia vita. Ma poi, quando meno te lo aspetti, succede qualche cosa che ti rende felice.” [Motivational Greg strikes again! E stavolta con una bella frase che pare un Koan Zen, seconda in classifica solo a “Qual è il suono di una sola mano che applaude?”]
Detto questo se ne andò.
Scese la notte e tutti si addormentarono. Allora uscii dalla capanna. In giro no c’era nessuno e io cominciai a girovagare.
Camminando arrivai al cancello nord, e lì mi fermai.
Non so cosa mi stesse passando per la testa, ma all’improvviso mi trasformai e uscii, senza farmi vedere dalle sentinelle. [I centauri-sentinella, prego. E poi perché non farsi vedere? Non sei prigioniera, no? Puoi uscire, se ti va, è entrare il difficile]
Camminai per qualche ora senza una meta, poi sentii un ululato in lontananza. Mi fermai e decisi di ascoltare ancora. Non era un solo lupo, ma almeno tre, o forse anche di più. Dovevano essere molto lontani, ma decisi comunque di andare da loro. Corsi fino ad arrivare ad un lago, molto più grande del Repercussio o di quello del mio isolotto. Anche se era agosto non era per niente caldo (come era solito nella foresta), anzi, quella fu una delle notti più fredde di tutta la mia permanenza a Knarenn. [Non… non sto capendo. Perché dovrebbe essere agosto il mese più freddo?] C’era anche un po’ di neve sul terreno, ma si sarebbe sciolta presto. [No, io… no. No, non… non capisco. Scusate. Perché dovrebbe sciogliersi la neve se andate verso l’inverno? O Knarenn è nell’emisfero australe?] Sentii un altro ululato, più vicino questa volta. Mi accorsi che c’era un piccolo branco di lupi sull’altra sponda dal lago. Erano grigi e molto grossi [Quale altro modo per descrivere dei lupi? Imponenti, intimidenti, fieri? No. Molto grossi. La stessa caratteristica di tutto ciò che è a Knarenn, dai centauri agli alberi. Che stile, ragazzi! Che capacità narrativa!]; all’inizio ne vidi solo tre, poi ne apparve un altro da dietro gli alberi. Anche loro mi guardavano immobili, allora io abbaiai. [“per far loro capire che avevi capito”? cit.] Il più grosso ululò e continuò a guardarmi. In realtà non capivo esattamente cosa volesse dirmi, [Voleva dirti che ha capito che tu l’avevi capito] ma l’istinto mi faceva più o meno capire. [Appunto] Il lupo, forse il capo branco, mi aveva chiesto chi fossi.
Io risposi abbaiando, sempre guidata dall’istinto. [Per fargli capire che avevi capito che lui aveva capito che tu avevi capito?] Lui abbaiò e ululò ripetutamente. [Per farti ripetutamente capire che ha capito che avevi capito che aveva capito che…] In pratica aveva detto di raggiungerlo. Io allora mi guardai intorno e cominciai a costeggiare il lago correndo, poi arrivai finalmente dai lupi. Loro non dissero niente e ricominciarono ad ululare tutti insieme, [Tutti hanno capito!] poi il capo branco si fermò e mi invitò, sempre abbaiando, ad unirmi a loro. [“Vieni, capiamoci insieme!”]
Intanto a Centaurorum Vicus udirono degli ululati in lontananza. [Ah, che poeticità! Che gran modo di ricollegarsi al titolo del capitolo!]
Continuammo ad ululare per tutta la notte, [Capirsi è una questione seria che richiede parecchie ore] poi venne l’alba chiarissima [Non “molto grossa”?] e io mi congedai.
Cominciai a correre per ritornare a Centaurorum Vicus, ma quando fui a circa duecento metri di distanza, un altro ululato mi fermò. [Ferma! Non hai capito l’ultima cosa da capire!] Era di nuovo il capo branco che mi salutava a modo suo. Io risposi ugualmente, [No, no, capito tutto!] poi il branco se ne andò scendendo dalla parte opposta della collina.
Continuai il mio viaggio e, nel giro di qualche ora, arrivai al cancello nord. Le sentinelle ora erano raddoppiate, [Ma che senso ha? Non dovrebbero essere di più durante la notte?] ma io mi trasformai in Kety e mi lasciarono passare. Le domande non furono poche:
“Come avete fatto ad uscire dal villaggio passando inosservata” [Qui le danno addirittura del VOI! Mai registro comunicativo fu più inadatto, davvero]
“Ero sotto forma di lupo! I lupi sanno essere silenziosi e furtivi” [Ihihihihihih, ke birikina!]
“Conoscete le regole: nessuno esce dal villaggio dopo il tramonto, è una questione di sicurezza” [Aaah, era per la sicurezza il coprifuoco! Ho capito qualcosa anch’io. Bau! Auuu!]
“Beh, eccomi qui, non mi è successo niente”
Tutti i centauri presenti si guardarono negli occhi, poi uno sospirò e disse:
“Potete passare, ma che non accada nuovamente”
“Statene sicuri” risposi facendo un inchino profondo. [Sento la bugia fin dentro al colon, guarda]
Avevo imparato che i centauri gradivano molto gli inchini ad ogni congedo, anzi, non farlo era un sorta di offesa. [Informazioni a random sugli usi e costumi evolutissimi dei centauri…]
Attraversai l’ingresso e mi diressi verso Greg, che stava parlando (casualmente) con Ophelia. Ero decisamente in forma e non ero più triste come la sera prima.
“Dove sei stata tutta notte?”
“Con i miei simili” [Ragazzine decerebrate?]
“Lupi? [Ah, no, i lupi. Giusto] Comunque ora ti vedo più serena”
“Sì, lupi. Mi ha proprio fatto bene passare una notte un po’ diversa.”
“Ah, eravate voi a disturbare il sonno perfetto di noi centauri” disse Ophelia [Sì, comunque vorrei ricordarvi che il branco era lontano “qualche ora” dal villaggio, quindi come hanno fatto a sentirli?]
“Sì, era proprio questo il nostro scopo principale! Comunque credo che questo ululato della notte di mezz’estate diventerà un rito” [Non è che lo credi, lo SAI, perché la tua scrittrice voleva dirlo al lettore in modo poco poco sgamabile]
“Lo spero” disse Greg.
“Se ti fa così bene!”
   
 
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