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Autore: terryoscar    21/05/2018    11 recensioni
Questo racconto è cominciato come un one shot, ma poi gli ho dato un proseguo. Il primo capitolo in realtà è: "Semplicemente ti amo." seguito da "Primi tormenti" e "Disperazione". Sono tutti ispirati dalle puntate dell'anime; di mio ho aggiunto i pensieri e gli stati d'animo dei nostri beniamini, dando voce così a ciò che non abbiamo visto e magari avremmo voluto vedere. Grazie a tutti voi che leggerete la mia storia e buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Non ti riconosco più
 
Sono con Fersen davanti alle scuderie, sono nuovamente scappata da lui.
Eravamo in salotto a bere un buon bicchiere di vino, parlavamo  tranquillamente  quando mi ha raccontato di uno strano incontro avvenuto circa di un ballo a corte qualche tempo fa. Sono sbiancata in volto perché parlava di me, senza mezzi termini mi ha detto: “Sono certo  che  quella donna misteriosa siate voi. Se proprio lo volete sapere, è stato il vostro  comportamento a tradirvi.”
Le sue parole mi hanno gettata nella disperazione più profonda, ho provato vergogna, ancora una volta mi sono sentita umiliata.
Non sopportavo il suo sguardo, sono fuggita ma Fersen mi ha raggiunto. Adesso sono qui, davanti alle scuderie, lui è alle mie spalle vuole parlarmi ma io non riesco a sostenere il suo sguardo. Mi vergogno, piango, sono disperata.
“Oscar se solo avessi saputo che …”
“Non aggiungete altro, andate via Fersen, è inutile parlare! ... Voi appartenete a lei. Sono io ad aver sbagliato tutto, non dovevo farmi illusioni, ciò che sento è una questione che riguarda me soltanto, adesso vi prego andate via.”
Piango sono ancora più disperata di prima, non mi volto per guardarlo, ho l’impressione di essere entrata in un vicolo cieco.
Sento lui che mi dice: “Addio Oscar.”
Non rispondo, non voglio che ascolti le mie parole rotte dal pianto, i suoi passi sono sempre più lontani, spero di non rivederlo più.
Si allontana, mi giro, lo guardo andare via nel buio della notte, gli auguro di essere felice... adesso tocca a me prendere in mano la mia vita, non posso continuare a piangermi addosso, devo reagire.
Torno in casa, percorro il corridoio fino ad arrivare nel salotto dove fino a poco prima ero con lui, sento ancora le lacrime scendere, ormai sono inarrestabili. Vedo i bicchieri frantumati riversati sul pavimento, raccolgo i cocci, alle mie spalle c’è Andrè che mi guarda con malinconia, lui ha visto e ascoltato ciò che Fersen mi ha detto in questa stanza.
Sa tutto di me, come io so tutto di lui, come pure sono consapevole che mi ama.
“Posso aiutarti Oscar?”
“No.”
Gli dico appena come se lo mandassi via, voglio stare da sola, vado in camera per non vedere nessuno, magari domani mattina starò meglio e poi la notte porta consiglio.
 
Il sole è già alto, mi sveglio, sono  stanca,  vorrei rimanere a letto ma non posso, il dovere mi chiama, devo andare ma stavolta non è come gli altri giorni.
Ho deciso: andrò da sua maestà per chiedere il mio trasferimento in un altro reggimento. Desidero allontanarmi da Versailles per non vedere ne lui e nemmeno la donna che ama, sarebbe troppo per me.
 
 
Stamattina ho parlato con la regina le ho detto delle mie intenzione, non voleva darmi il suo assenso, ho dovuto insistere. Per fortuna l'ho convinta.
 
Non voglio tornare più a Versailles per quanto mi sarà possibile.
Sono davanti al camino, ho freddo, tremo, ho a mala pena una giacca sulle spalle. Sono pensierosa, lo sguardo cade sui ceppi che ardono sul fuoco, non mi accorgo nemmeno del tempo che passa e il fuoco  sta per spegnersi.
Sono talmente assorbita dal mio dolore che non odo nemmeno i passi di Andrè.
“Buona sera Oscar.”
Continuo a guardare i ceppi e rispondo appena: “Buona sera Andrè.”
“Il fuoco si sta spegnendo, non te ne sei accorta!?” dico mentre lo ravvivo.
“Andrè sono stata da sua maestà … ho lasciato la guardia reale, aspetto di conoscere il mio nuovo incarico.”
Andrè non dice nulla ma il suo sguardo è gelido, mi alzo e sussurro: “ Buona notte.”
Mi accingo a salire le scale quando mi giunge la sua voce: “Sei soltanto una vigliacca.”
Le sue parole rompono il silenzio come il tuono squarcia il cielo.
Mi arrabbio e ribatto urlando: “Stavolta hai oltrepassato la misura Andrè!”
“Io? Allora tu cosa stai facendo? Se fuggire fosse una soluzione Oscar, sarei fuggito da te tanto tempo fa!”
Mio Dio cosa sta dicendo?! Non voglio che continui.
Mi precipito per le scale, corro in camera mia, apro la porta, sento dal basso ancora la sua voce.
“Dove vai? Non ho ancora finito, basta chiuderci nei nostri silenzi, ho anch’io qualcosa da dirti.”
Temo le sue parole, gli urlo:  “No, Andrè va via! Non voglio ascoltarti.”
Chiudo la porta, il mio respiro è affannato, sento avanzare dei passi, sono quelli di Andrè, si avvicina, non voglio vederlo tento di girare la chiave ma lui è più veloce di me fa irruzione nella mia stanza .
 Siamo faccia a faccia, lo guardo, tento di mantenere un controllo che ormai non ho più, anche Andrè mi guarda, finge una calma che non possiede, dice con tono perentorio: “E’ così che vorresti risolvere i problemi? Allontanarti dalla regina per te è come allontanarti da Fersen!”
Il mio tono diventa severo, sono davvero adirata, alzo la voce: “Smettila Andrè, ti proibisco di parlarmi in questo modo!”
“Così come? Ti da fastidio che ti dica la verità?”
“Ho detto di smetterla …”
“No, mi devi ascoltare …”
Gli do le spalle.
“Andrè vattene, esci, non voglio che tu rimanga un minuto di più in camera mia.”
“Non siamo più dei ragazzini Oscar, non puoi trattarmi come allora!”
“Ma cosa dici? Io … io …”
Alcuni passi ed è lì davanti a me, siamo nuovamente faccia a faccia, mi guarda severo, lo guardo anch’io, gli dico: “Non ho più bisogno di te …”
Vedo i suoi occhi sgranarsi.
“D’ora in poi non voglio più  dipendere da te, voglio vivere come un uomo.”
Vedo Andrè stringere le labbra, sorride, in quel sorriso percepisco tutto il suo dolore.
“Vivere come un uomo dici? Si, Oscar, tuo padre sicuramente ne sarà felice … ma c’è un piccolo particolare … tu non sei un uomo.”
 
 
Vedo l’azzurro spalancarsi, Oscar è furiosa, fuori di sé, mi urla addosso: “Come ti permetti Andrè!? Della mia vita ci faccio quello che voglio e tu non hai alcun diritto di parlarmi in questo modo!”
“Questo lo so Oscar, so perfettamente che non rappresento nulla per te, invece tu per me sei molto importante …”
Vedo i suoi occhi spalancarsi ancora e continuo: “Tutto mi sarei aspettato da te, tranne che un giorno tu mi avresti liquidato in questo modo. E così non hai più bisogno di me Oscar? Ti sbagli …”
“Ti ho detto di andartene!”
“Va bene come vuoi, me ne vado ma devo dirti ancora  una cosa prima di andarmene … non potrai mai essere ciò che non sei.”
Il suo sguardo non promette nulla di buono, prendo la via della porta quando mi dice alterata: “ No, adesso dove vai?”
“In camera mia, come mi hai ordinato.”
“Ordinato? Non fare la vittima non lo sopporto dopo avermi detto una cosa simile …”
La interrompo non ce la faccio più, la mia voce diventa severa, la guardo, le dico: “ Ti ho detto la verità e la verità quasi sempre fa male, ma adesso dovrai ascoltarmi ... una rosa è una rosa non potrà mai diventare un lillà.”
Mi accingo a lasciare la sua stanza quando la vedo avanzare, mi afferra per la camicia, mi urla addosso: “Vorresti dire che una donna rimane sempre una donna qualsiasi cosa faccia?”
Non le rispondo, lei è fuori di sé, continua: “Rispondimi Andrè …”
Il suo bellissimo viso, dolce  e adirato, è così vicino al mio, sento il suo profumo, sento il cuore battere all’impazzata, di fronte a me ho una donna bellissima e arrabbiata, mi sento dapprima confuso ma poi mi rendo conto che so perfettamente quello sto per fare, voglio che capisca che è una donna ed io l’amo, l’amo come un disperato.
Afferro i suoi polsi che sono ancora stretti tra le mie mani, la guardo, mi perdo sulle sue labbra, stavolta non dorme, non è ubriaca, stavolta è cosciente quanto me … la bacio.
Sento che mi resiste, tenta di vincolarsi, ma io non glielo permetto, avanzo, lei indietreggia, non so come ma finiamo sul letto, le nostre labbra si separano, vedo il suo volto stravolto, urla con tutta la rabbia che ha dentro: “Lasciami Andrè o chiamo aiuto!”
Non capisco più nulla, non so come sia potuto accadere, forse la rabbia o l’amore disperato che provo per lei da sempre … non lo so, so solamente che afferro la sua camicia e gliela strappo, scoprendole il petto.
Mi rendo conto di avere commesso un azione imperdonabile.
 La ragione prende il sopravvento, mi alzo da lei, dal mio amore, dalla donna che amo come un disperato, la vedo piangere mi sussurra: “ Bene e adesso cosa vuoi farmi Andrè … Cosa vorresti provare …”
Piange, si arrende alla mia aggressione, vorrei morire per il gesto sconsiderato che ho fatto, le lacrime scendono sul mio viso, la guardo, sussurro: “Ti prego Oscar, perdonami, giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa simile in vita mia …”
Il mio amore sta piangendo, so di averla offesa, umiliata, mio Dio cosa ho fatto.
La copro con un lenzuolo sono sul ciglio della porta mi appoggio, sento le gambe che mi sostengono appena, le dico: “Per vent’anni ho vissuto per te, solo per te … io ti amo Oscar … credo di averti sempre amato … ancora una volta ti chiedo perdono …”
La sento singhiozzare continuo a rimproverarmi: Dio cosa ho fatto!?  Ho fatto del male alla donna che amo da tutta una vita ed è la donna della mia vita! 
Perdonami Oscar ….   
 
Esco da palazzo in presa alla confusione, nella mente rimbombano le parole che le ho detto, vedo il suo viso bagnato dalle lacrime, mi ripeto all’infinito: cosa ho fatto?
Sello il mio cavallo e lo lancio al galoppo come un disperato.
“Come potrai perdonarmi, se io stesso non potrò mai perdonarmi!? 
 Ti amo Oscar … ormai sono certo, non potrò mai dimenticarti perché sei entrata nel mio cuore, sei una parte di me ...
   
 
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