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Autore: Recchan8    22/05/2018    2 recensioni
"Dopo la fine ci sono sempre speranza e rinascita".
La comparsa di Master Pharoh 90 risvegliò la bella Guerriera della Morte e della Rinascita. La falce di Sailor Saturn venne puntata verso il basso e la Terra venne distrutta e ricreata, e con lei tutte le anime presenti sulla sua superficie.
Kunibert è al primo anno di università; ancora non sa di essere la reincarnazione del comandante degli Shitennou, Kunzite, e di aver ricevuto in dono dalla silenziosa guerriera una preziosa seconda possibilità.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Shitennou/Generali
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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-”Che cazzo ti è preso? Eh?!”-.
Regina, con la schiena e le spalle attaccate all'umido intonaco di un vecchio palazzo non molto lontano da Piazza delle Tavole, non batté ciglio. La vicinanza del volto irato di Kunibert non la faceva sentire a suo agio, per niente, ma non voleva che il ragazzo se ne accorgesse. Kunibert batté un pugno sul muro, vicino alla testa di Regina, e serrò la mascella. La ragazza strinse gli occhi e incassò il capo nelle spalle.
-”Vuoi rispondermi?”- sussurrò lui cercando, con scarso successo, di contenere la sua rabbia.
Regina aprì prima un occhio e poi l'altro. Pensò che il freddo e distaccato Kunzite non si sarebbe mai comportato così. Il braccio teso di Kunibert tremava e una minacciosa vena aveva preso a pulsare nella sua tempia destra. Le persone attorno a loro giravano alla larga, avvertendo la tensione che aleggiava tra i due e non volendo avere niente a che fare col ragazzo dagli occhi di ghiaccio che sembrava essere a poco così dal fare una strage.
-”Perché non mi hai detto la verità?”- gli domandò sfidandolo con lo sguardo.
Kunibert tolse la mano dal muro, fece un passo indietro e, passandosi pesantemente una mano sul volto, si guardò attorno come se fosse in cerca e in trepidante attesa di aiuto.
-”Me lo stai davvero chiedendo?”- disse allargando le braccia. -”Pensaci, Regina. Usa quella cazzo di testa che ti ritrovi e prova ad arrivarci da sola!”- sbraitò picchiettandosi l'indice alla tempia.
Regina si irrigidì e spalancò gli occhi violetti. Lo scatto d'ira di Kunibert l'aveva talmente sconvolta che si era persino dimenticata di offendersi per l'insulto appena piovutole addosso. Kunibert intuì i pensieri della giovane dai capelli corvini. Chiuse gli occhi, si strinse il setto nasale tra l'indice e il pollice e sospirò rumorosamente.
-”...Wow”- riuscì a dire Regina dopo un minuto di tesissimo silenzio. -”Inquietante”-.
Kunibert le lanciò un'occhiataccia fulminante. Le diede le spalle e si portò una mano alla bocca. Pensò che far conoscere Nehemias a Regina non era stata una buona idea. Fare affidamento su Regina non era stata una buona idea. Mars era una ragazza intuitiva e impulsiva, completamente inadatta all'osservazione e al ragionamento. Avrebbe chiesto l'aiuto di Mackenzie se in gioco non ci fosse stato Nephrite.
-”Perché hai agito di testa tua?”- le domandò dopo un po' con voce stanca.
-”Perché non mi hai detto la verità?”- insistette la giovane.
-”Saresti andata a dire tutto a Mackenzie”-.
Regina incrociò le braccia al petto e fece schioccare la lingua. Il tintinnio dei braccialetti di metallo infastidì Kunibert.
-”Mi stai confondendo con Venus, per caso? Non sono una pettegola”-.
Al solo sentir pronunciare quel nome, il cuore di Kunibert ebbe un sussulto. Il ragazzo, istintivamente, si portò una mano al petto. Non aveva detto niente a Regina per la pura e semplice paura che Mackenzie, in un modo o in un altro, venisse a sapere che Nephrite l'aveva sostituita; in realtà si fidava di Mars.
Regina iniziò a intravedere delle crepe sulla dura e apparentemente impenetrabile corazza di Kunibert. Il ricordo di Kunzite si era imposto con forza sulla sua mente e sulla persona di Kunibert, nascondendo ciò che il ragazzo dai capelli argentati, in quella nuova vita, era diventato.
Perché tutti si ostinano a guardare il passato?”.
-”La situazione, come hai potuto vedere, è complicata”- disse Kunibert dopo un po'. Si sfilò i guanti e se li infilò alla buona nelle tasche dei pantaloni. -”E tu non l'hai di certo migliorata”- aggiunse con un'occhiataccia. -”Cosa volevi da Amina? L'hai terrorizzata”-.
-”L'ho solo messa in guardia”- ribatté Regina alzando il mento.
-”Oh, ma certo!”- esclamò il ragazzo con sarcasmo. -”Come se potesse capire!”-. Girò su se stesso e irrigidì le mani all'altezza del volto. -”Amina, il tuo ragazzo non è chi pensi che sia ed è destinato a proteggere la Terra!”- scimmiottò Regina.
Regina, stizzita, si staccò dal muro e avanzò di un passo verso Kunibert.
-”Perché, non è la stessa cosa che lei...?”-.
Regina si zittì improvvisamente e serrò le labbra. Distolse lo sguardo dagli occhi grigi di Kunibert e lo gettò a terra, su quei maledetti e sgangherati sampietrini su cui inciampava tre volte sì e una no. Capì, in pochi secondi, di aver frainteso tutto; capì di aver sbagliato target e di aver scoperto qualcosa che era sfuggito a Kunibert, troppo impegnato a preoccuparsi del suo compagno per rendersi conto di aver preso, per ironia della sorte, due piccioni con una fava.
Due piccioncini.
Gli Amanti. I tarocchi glielo avevano detto! Non si stavano riferendo a Mackenzie e a Kunibert, ma a quei due ragazzi, a Nehemias e ad Amina! Ecco perché Kunibert non voleva che Jupiter entrasse in contatto con Nehemias! Il loro amore era sbagliato, un errore, un...
...Un abominio?”, si interrogò corrugando la fronte e dando le spalle al perplesso Kunibert.
Che diritto aveva di giudicare i loro sentimenti? Anche se avevano perso i loro ricordi, i sentimenti che provavano l'uno per l'altra erano sinceri. Perché rovinare la loro relazione e le loro vite, dannarli a un'eterna lotta ingrata, obbligarli a ricordare e a soffrire? Regina pensò di aver commesso un gravissimo errore; non sarebbe mai dovuta partire alla ricerca del ragazzo della kunzite.
Se potessi tornare indietro nel tempo...”.
Sentì il corpo irrigidirsi e un moto di rabbia e rimpianto pervaderla. Kunibert la chiamò e le posò una mano sulla spalla. Dal suo tono di voce Regina capì che il ragazzo stava iniziando a preoccuparsi. Infastidita, si scrollò di dosso la mano di Kunibert e si voltò a guardarlo. Eccolo lì, il comandante dei Quattro Generali Celesti, Kunzite; l'uomo a cui importava solo di ritrovare Venus; la persona che utopisticamente credeva alla durata eterna dell'amore. Gli angoli della bocca rubino di Regina si contrassero in una smorfia di disgusto.
-”Che ti prende?”- le domandò Kunibert allarmato.
Così sicuro e convinto dei propri ideali... Kunibert non avrebbe mai permesso a Nehemias e ad Amina di restare insieme; Mackenzie non avrebbe mai permesso loro di rinunciare al proprio dovere.
-”Siete degli egoisti del cazzo”- sussurrò Regina con disprezzo.
Kunibert, confuso dallo stranissimo comportamento della ragazza, sbatté le palpebre un paio di volte e non riuscì a rispondere alle parole cattive appena sentite. L'occhiata che gli lanciò Regina era carica di odio, più del solito. Ripercorse rapidamente la conversazione, domandandosi cosa avesse potuto far arrabbiare Mars. Regina, guardandolo boccheggiare, scosse la testa con derisione.
-”E' inutile che ci provi. Tu e Jupiter non potete capire”-.
Guardando Regina allontanarsi camminando sui tacchi come una top model, Kunibert, nonostante il momento tragico, non poté fare a meno di constatare di non aver mai assistito a un ragequit elegante e d'effetto come quello appena eseguito dalla ragazza dai capelli corvini. Non le corse dietro, non ci provò nemmeno; sapeva benissimo che se lo avesse fatto lei lo avrebbe letteralmente incenerito.
Non riuscì a capire cosa l'avesse fatta infastidita così tanto.
Non riuscì a capire perché, semplicemente, non poteva farlo.

 

 

Mackenzie non amava la vita notturna. Non era una ragazza da aperitivi, da locali con musica dal vivo e nemmeno da discoteche. Odiava quei luoghi e detestava chi ne era un assiduo frequentatore. Nonostante sua nonna le dicesse sempre di non giudicare qualcuno dalle apparenze, Mackenzie non poteva farne a meno: per lei le prime impressioni erano importantissime.
Quando, con in mano il libro comprato il giorno prima in quella piccola libreria in Corso Nazionale che amava tanto, si avvicinò alla finestra che dava sul fronte della fioreria, vide un ragazzo starsene in piedi in mezzo alla strada. Nonostante la serata non fosse delle più fredde, indossava un parka verde militare e ai piedi portava degli anfibi. Aveva le mani infilate nei tasconi del parka e a Mackenzie parve che stesse fissando proprio la sua finestra. Inquietata ma al tempo stesso incuriosita, la ragazza, dopo averci riflettuto per qualche secondo, spalancò le ante della finestra. Posò il libro per terra e si appoggiò coi gomiti al davanzale. L'aria fredda della sera le smosse i capelli castani.
-”Qualcosa non va?”- gli domandò con un sopracciglio alzato.
Il ragazzo scosse la testa e sorrise.
-”Mia madre ha ricevuto in regalo una pianta di questo negozio. Una pianta molto bella. Volevo vedere che tipo di negozio fosse”-.
Ovviamente è un fioraio, imbecille”, avrebbe risposto Regina; ma Mackenzie, troppo gentile e disponibile per prendere in giro qualcuno senza motivo, sorrise a sua volta, senza scherno.
-”Un negozio di fiori”- rispose.
Il ragazzo inclinò la testa di lato.
-”Fin qui c'ero arrivato”- disse ridendo. -”Non sapevo ci fosse un negozio del genere in questa zona. Soprattutto, non sapevo fosse gestito da una ragazza così bella. Per caso... ci siamo già visti da qualche parte?”-.
Mackenzie sussultò.
-”In che senso?”-.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo, come se ciò che stava per dire lo mettesse particolarmente a disagio.
-”Non spaventarti, ma è come se ti avessi già incontrata prima”-.
Mackenzie si sentì come se fosse stata appena investita da un treno in corsa. Quelle parole... Sicuramente non poteva essere un caso che un individuo misterioso, a quell'ora della sera e nel preciso momento in cui si era avvicinata alla finestra, si fosse palesato e le avesse detto quelle parole.
...Come se ti avessi già incontrata prima”.
Era ormai notte e l'illuminazione era scarsa, non riusciva a distinguere il volto dello sconosciuto, ma lei, dentro di sé, lo sapeva bene: solo una persona avrebbe potuto parlarle in quel modo, una persona che Jupiter stava attendendo da quando aveva recuperato la memoria.
Mackenzie, in uno slancio improvviso carico di gioia e speranza, si staccò dal davanzale, afferrò le chiavi di casa e corse fuori, saltando gli scalini delle scale e fiondandosi fuori dal portone di casa. Quando uscì in strada il ragazzo misterioso non c'era più; svanito, con una rapidità impressionante. Al suo posto, adagiato sul grigio selciato, c'era un piccolo fiore azzurro dai petali a punta. Mackenzie lo riconobbe subito (del resto era il suo lavoro) e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Le mani tremanti di emozione della ragazza raccolsero e strinsero al petto quel piccolo nontiscordardimé.
Sua nonna glielo diceva sempre: mai giudicare un libro dalla copertina.
Mackenzie si sarebbe presto accorta di quanto sua nonna avesse ragione.











NOTE DELL'AUTRICE:
Sono tornata con un nuovo capitolo in cui assistiamo alla presa di coscienza di Regina e a una misteriosa interazione di Mackenzie con un ragazzo sconosciuto. Vorrei davvero poter scrivere e aggiornare con maggiore costanza, ma mi risulta sempre difficile a causa dei vari impegni che ho (in primis l'università) :/
Grazie a tutti per seguire la mia storia <3
Alla prossima! ^^

   
 
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