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Autore: Il_Signore_Oscuro    24/05/2018    2 recensioni
Il mondo si ricorda solo dei grandi personaggi, di coloro che hanno avuto un ruolo centrale negli eventi più importanti del suo tempo. Mentre il grande meccanismo della Storia divora tutto il resto, precipitandolo nell'oblio. Io però ho scavato e scavato, consegnando alla vostra memoria una storia diversa, una storia che era rimasta nell'ombra. Una guerra più profonda, e combattuta lontano dagli occhi dei molti...
Da oltre dieci generazioni i Cangramo sono i leali alfieri degli Argona, i potenti sovrani della costa orientale di Clitalia, la terra divisa fra i molti re. I Cangramo dominano su una piccola contea nell'estremo sud-est, una contea che comprende il Porto del Volga, la Valspurga alle pendici del Monsiderio e l'antica Rocca Grigia, costruita su un'altura a strapiombo sul mare. I quattro fratelli Cangramo cercheranno di ritagliarsi un posto in un mondo violento e insidioso, intessuto di amori, battaglie, inganni e segreti. Mentre lontano dagli occhi, un male a lungo dimenticato, antico e potente, getta la sua ombra sul futuro degli uomini...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo XXX
 Il lupo
(Arturo)
 



Arturo, accomodato sul calesse, spostò lo sguardo dai suoi stivali e spiò dalla finestra della carrozza Miranda, Vittorio e Carne-di-corda che, disposti in fila, lo osservavano andare via, scortato dai pretoriani di suo cognato, affinché il viaggio potesse procedere tranquillo e sicuro sino al monastero (difatti negli ultimi tempi la guardia personale di Vittorio era stata rimpinguata di nuovi elementi, inviati direttamente dalle Terre Centrali, magari per supplire alla mancanza dei soldati partiti per la guerra).
Fino a poco tempo prima c’era anche Mowan ad assistere, prima che il fabbro le sussurrasse qualcosa nell’orecchio e lei andasse via, recandosi chissà dove.
Arturo si morse le labbra fin quasi a farle sanguinare. Non poteva crederlo, non poteva credere che suo padre avesse infine deciso per quella strada, ma le sue parole erano scritte nero su bianco, e finché Severo Cangramo fosse stato Conte, ciò che decideva era legge in tutta Rocca Grigia e nelle terre sue vassalle. Neanche uno dei suoi figli poteva opporsi al volere del padre.

Aveva creduto ingenuamente che i progressi portati avanti negli ultimi tempi gli avrebbero aperto la strada verso il cavalierato, ma evidentemente il suo futuro era stato già deciso tempo addietro.
Chiuse gli occhi, gli strinse tanto forte da sentire dolere i muscoli del volto. Ma quel dolore gli faceva bene, sì, quel dolore non gli consentiva di piangere.
Una lettera era stata sufficiente per infrangere qualsiasi sogno di gloria avesse coltivato per tutto il corso della sua vita. Era come essere morto, ma una morte viva e dolente. Senza il sollievo dell’incoscienza.

Miranda e Vittorio erano in lacrime quando i cavalli presero a consumare con gli zoccoli il terreno sotto di loro. Le ruote del calesse cigolarono, sussultando un poco. I cancelli si levarono con il loro sussurro metallico, come per salutarlo… come per dirgli addio.
Arturo si avvicinò alla finestrella sulla carrozza e lasciò che almeno il panorama lenisse un poco del suo dolore, che con tanta furia, con tanta rabbia, gli scavava dentro. E mentre avanzavano, mentre si inoltravano per la cupola di alberi della Selva Scura, Arturo ebbe l’impressione di vedere fra i tronchi contorti e silenziosi, un uomo vestito di stracci e con una lunga barba ramata che gli scendeva giù per il petto. Nella mano destra stringeva un bastone, con la mano sinistra carezzava il capo dell’enorme lupo accanto a lui: vello nero come la notte e occhi rossi d’inferno. “Non è la prima volta che li vedo” pensò Arturo, mentre il battito nel suo petto accelerava e l’odio e la rabbia scavavano più a fondo nelle sue vene.
La bestia emise un lungo e profondo ululato: un ululato che aveva la melodia dei suoni notturni, degli incubi e di tutte le ossessioni. Arturo poté sentire il cuore battere più forte, con le unghie graffiò il sedile della carrozza in cui sedeva. Poi l’uomo sorrise  e la carrozza si arrestò.
«Cosa succede?!» gridò Arturo, levandosi in piedi, mentre la furia in sé pian piano si affievoliva.
Qualcuno fece per aprire la porticina della carrozza, ma subito dopo vi fu un sibilo e poi un altro ed un altro ancora, mentre delle urla di terrore prendevano a riempire l’aria. Il ragazzo si avvicinò allo spiraglio della porta, spiando dal poco spazio che s’era ricavato. Un pretoriano giaceva al suolo, la gladio ancora stretta nella mano “Ma sta dormendo…”  gli ci volle un istante per scorgere il corpo sottile d’una freccia sporgere dalla sua gola “No, non sta dormendo. Lui, lui è mor-“ ma non ebbe il tempo di finire quella frase, perché la sua mente si riempì di altro. Si riempì dei respiri mozzati, del sibilare dei dardi e del canto del metallo sguainato vanamente. Suoni, rumori, che si ripetevano incessanti ancora e ancora e ancora, senza voler mai finire. Senza voler mai cessare…


NdA: Ciao, ragazzi. Scusatemi la lunga attesa ma avevo bisogno di riprendermi un attimo dall'esame xD che, a proposito, ho passato! Avvicinandomi un passo di più alla laurea. Ma parlando del capitolo, siamo all'inizio della fine. Ormai si sarà capito, conto di concludere le Cronache nel giro di 5 (o forse 6) capitoli. Mi scuso per la qualità non ottimale, ma quando si riaccenderà in me la scintilla del fantasy sono certo che rimetterò mano a questa storia e le ridarò ciò che le sta mancando ultimamente. 
Intanto vorrei ringraziare tutto coloro che hanno seguito, tutti coloro che hanno recensito fino ad adesso, e in particolare Polx e Fan of the Doors, che fra tutti sono coloro che più stanno credendo nelle Cronache nonostante gli innegabili difetti :)

Un abbraccio,
Il Signore Oscuro

 
   
 
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