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Autore: sara criso    24/05/2018    5 recensioni
Tom Riddle è pronto a trasformarsi in Voldemort, è pronto ad eliminare gli ostacoli di fronte a sé; è pronto ad uccidere gli eredi delle case di Hogwarts.
Ma c’è un ostacolo che per lui è difficile da affrontare e non avrebbe mai potuto credere che sarebbe mai successa una cosa simile.
(Personaggi del film italiano, uscito su YouTube, Voldemort: origin of the heir. Se non l'avete visto, vi consiglio di farlo)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Mancava veramente poco anzi, doveva eliminare solo Lazarus, Grisha e Wiglaf ed il suo piano si sarebbe realizzato in pochissimo tempo.
Era sicuro di poterli eliminare, ma doveva essere certo che i suoi sentimenti non lo intralciassero. Non sapeva perché, ma c’era una vocina nella sua testa che gli diceva che non ce l’avrebbe fatta, ma lui voleva dimostrare che non era così.
Prese la bacchetta, per prima cosa, doveva andare a prendere la coppa di tassorosso, era veramente importante per il suo piano.
Ma fra lui e la coppa si mise in mezzo Lazarus; il ragazzo voleva dimostrare di essere forte, di essere un buon erede e di poter difendere quindi la coppa della sua casa.
Riddle si rigirò la bacchetta fra le mani, poi la puntò contro di lui e disse “È da tempo che voglio vedere la tua faccia quando morirai per mano mia”
L’adrenalina e la voglia di uccidere era nata in lui e bruciava come un fuoco ardente.
Quando il ragazzino vide la bacchetta, i suoi occhi color nocciola si sgranarono e Tom ghignò.
Nel suo sguardo poteva vedere la paura, la consapevolezza che era troppo tardi.
Non avevano bisogno di uno scontro per dimostrare quanto lui fosse più forte, in fondo Lazarus era solo un ragazzino che non poteva immaginare in cosa Tom si sarebbe trasformato.
“Avada Kedavra!” L’incanto colpì il giovane come un lampo di un fulmine e lo fece cadere a terra con un tonfo.
Il serpeverde si chinò, prese la coppa e silenziosamente lo osservò; Lazarus era il primo, di tanti ragazzini che sarebbero morti per una battaglia che non potevano affrontare, ne tanto meno capire.
La seconda, che Tom avrebbe dovuto affrontare, era Grisha che, improvvisamente, sembrava essere scomparsa, ma non era come pensava, non era scappata, non era una codarda come credeva anzi, come lui la cercava, lei faceva altrettanto.

I due si incontrarono a Bath, cittadina vicino a Londra e lì, nei campi desolati e coperti di neve, si affrontarono.
“Tom, non sei così” Sussurrò la ragazza mentre teneva la bacchetta tesa contro di lui. Non poteva credere che il ragazzo si sarebbe trasformato in un assassino.
Non voleva credere che avesse ucciso Lazarus e che voleva uccidere anche lei e Wiglaf.
“Oh, vedo che non mi conosci come pensi allora” Sussurrò con un ghignò Riddle che si leccò le labbra.
“Avanti, prova a sconfiggermi o sei venuta qui solo per chiacchierare?” La sfidò con provocazione e Grisha non si fece aspettare, strinse con forza la bacchetta e pronunciò “expelliarmus!”
“Protego” Si difese Tom che con un movimento veloce del polso, ribatté con crucio che fece cadere a terra la ragazza che gridò e si dimenò per i dolori che sentiva; lame affilate e invisibili colpivano il suo corpo e più cercava di scappare, più il dolore aumentava.
Il serpeverde tenne costantemente la bacchetta puntata contro di lei, voleva farle male, voleva che soffrisse per come lo guardava, per come gli lanciava quello sguardo penoso. La odiava per essersi innamorata di lui, la odiava per come lo trattasse come un cucciolo indifeso.
Dopo una mezz’ora, l’incanto si interruppe, ma Grisha non rimase a terra come credeva anzi, si alzò e lo affrontò.
“Non permetterò che tu faccia del male ad altre persone” Sussurrò con difficoltà, ansimando pesantemente, con il corpo tremante.
Tom ne rimase stupito, la grifondoro era la prima a dimostrargli che avrebbero potuto, ora e in futuro, affrontarlo delle persone tenaci e coraggiose.
Peccato che tutti avessero un punto debole.
Si lasciò volontariamente disarmare e la ragazza gli tenne la bacchetta contro “E ora andiamo, devi essere punito per quello che hai fatto”
Lui sorrise e lentamente camminò verso di lei.
“Non ti avvicinare!” Gridò, ma Tom continuò a camminare fino a che non la raggiunse.
“Perché, invece, non mi fai fuori ora?”
La mano della grifondoro tremò.
“Perché non lo fai?
Una ragazza come te, che crede nella giustizia, dovrebbe odiare uno come me, che ha ucciso un ragazzino”
“La giustizia è portarti e farti processare, non ucciderti” Ribatté Grisha convinta, Tom sorrise.
Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò “Questa non è giustizia, questa è debolezza. Sei una codarda”
Velocemente le bloccò il polso, con cui teneva la bacchetta, la buttò a terra malamente e riprese la propria puntandola contro di lei.
La ragazza tossì per l’impatto, che le mozzò il fiato e si morse le labbra. “Come puoi fare questo?
Come puoi uccidere senza nemmeno avere rimorso?”
“Non sono legato, come voi, ai miei sentimenti, non permetto che si mettano in mezzo fra me e la mia ambizione”
“Questa non è ambizione” Mormorò lei quando Riddle le puntò la bacchetta contro la fronte, pronto ad ucciderla. “Questa è follia”
E quelle furono le sue ultime parole, prima che la sua anima abbandonasse il suo corpo.

Tom si alzò e come aveva fatto con Lazarus, guardò Grisha. Trovava interessante osservare come i suoi occhi sembrassero volergli comunicare qualcosa; ci sarebbe sempre stato qualcuno che lo avrebbe affrontato.
Si girò e si allontanò lasciando lì il corpo della ragazza. Era sola, circondata dal bianco della neve e da un unico fiore, sbocciato in mezzo a quel paesaggio innevato, sporco di una goccia di sangue che era scivolata dalle labbra di Grisha, fino ai suoi petali.

Ora che aveva ucciso i due, mancava solo Wiglaf.
Non sapeva dove potesse essere, non era come loro, non sarebbe andato da lui e non lo avrebbe affrontato, se non aveva un piano, quindi toccava al ragazzo trovarlo.
Ma dove poteva essere?
Sbuffò, era distrutto, ma nonostante volesse attuare velocemente il suo piano, aveva bisogno di riposo per trovarlo e ucciderlo.
Come sarebbe stato uccidere il corvonero?
Era curioso di vedere come lo avrebbe affrontato in battaglia e come avrebbe perso
. Sicuramente non si sarebbe fatto cogliere impreparato o sconvolto come Lazarus e non avrebbe cercato di fermarlo con le parole come Grisha; sarebbe stato più intelligente.
La notizia della morte dei ragazzi si diffuse in tutto il mondo magico e la paura iniziò a crescere; stava nascendo un mostro. Loro l’avevano creato e ora non potevano fermarlo, era troppo tardi.

Tom, nascosto, quella notte decise di riposarsi e di dormire, non temeva di essere trovato, sapeva che non ci sarebbero mai riusciti.
Si lasciò cadere in quel mondo magico e creato unicamente dai pensieri della sua mente, che lo trascinarono a Hogwarts.
Erano i primi anni e aveva iniziato da poco a scrivere sul diario quindi non aveva ancora in progettazione di uccidere i compagni di scuola.
“Tom, è da tutto il giorno che ti cerco” Riddle alzò il viso dal diario e guardò confuso Wiglaf; egli raramente lo chiamava per nome.
“È successo qualcosa?” Chiese, il corvonero sorrise e lo prese improvvisamente per il colletto, baciandolo.
“Si, ti sei dimenticato del nostro appuntamento” Ma le parole di Sigurdsson vennero immediatamente dimenticare dal serpeverde che era ancora paralizzato dal gesto di lui.
Perché l’aveva baciato?
Di che appuntamento stava parlando?
E perché sognava cose del genere?

Wiglaf lo prese per mano e lo trascinò via dalla stanza, facendo cambiare il loro mondo. Non erano più a Hogwarts, erano in una stanza, in una casa che non conosceva.
Il corvonero lo abbracciava, lo stringeva e lo accarezzava e lui non capiva perché lo facesse. Wiglaf non era mai stato cosi spontaneo e soprattutto, non si era mai comportato così con lui.
“Dammi un bacio” Sussurrò Sigurdsson.
Tom avrebbe voluto rifiutarsi, ma il suo corpo, la sua mano precisamente, si mosse senza che lui lo volesse e gli accarezzò il viso.
Riddle osservò meglio gli occhi azzurri del giovane e si ritrovò incantato da essi; erano meravigliosi, di azzurro così intenso da sembrargli pietre preziose.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare al sogno, facendo incontrare le loro labbra. Esse si mossero piano, si accarezzarono, ma nonostante lo volesse, quel bacio non fu approfondito.
Quando aprì gli occhi scuri però non era più in quella casa, era inginocchiato per terra e davanti a lui c’era il corpo sdraiato di Wiglaf, sanguinante.
Sgranò gli occhi e cadde per terra spaventato.
Chi era stato?
Tremò e si tenne la mano davanti alla bocca sentendo il proprio stomaco ribaltarsi e un senso di vomito nascere.
“Tom…” Lo richiamò Wiglaf che allungò la mano ed accarezzò il suo viso impallidito. “Mi dispiace” Riddle scosse il capo, come se sapesse per cosa si stesse scusando.
“No, non è colpa tua” Si affrettò a dire. Sul viso di Sigurdsson nacque un sorriso.
“Si, invece. Potevo salvarti, ma ho avuto paura” L’altra mano tenne il suo capo e lo avvicinò a sé facendo avvicinare i loro visi e sfiorare le loro labbra.
“No, ho voluto io questo. Non compatirmi, non tu” Wiglaf sorrise e unì le loro labbra in un bacio sporco di sangue e dolore.
“Lo so. Non potevo salvarti dalla tua ambizione, ma potevo salvare il tuo cuore”
Poggiò la mano sul petto di lui e disse “Uccidimi, è giunto il momento di farlo”
Ma Tom non voleva farlo, non ora, non si sentiva pronto.
Era troppo presto, non voleva che tutto finisse, non voleva. No.
“No, non voglio”
“Si, invece”

Il corvonero sospirò e fece incontrare i loro sguardi, ma Tom non ebbe il coraggio di tenere quel confronto e abbassò il suo.
“La cosa peggiore che puoi fare è arrenderti alla morte, Tom e lasciar vincere, su di te, la vita” Gli prese il viso e glielo alzò.
“Non abbassare mai il capo, nemmeno lo sguardo. Nessuno deve avere la consapevolezza di poterti uccidere”
Il serpeverde strinse i pugni e si alzò, era furente, non voleva ammettere di aver abbassato davvero il viso con qualcuno e quello non era Wiglaf, doveva ricordarsi che era solo un sogno.
“Non sto parlando con il vero Wiglaf, tu sei solo la mia coscienza”
Egli rise e si alzò in piedi pulendosi il sangue dalla bocca.
“Sei molto intelligente. Allora te lo farò capire con parole e i modi che solo tu puoi capire”
Strinse i pugni e con un ghigno sadico, si avvicinò a lui, sussurrandogli all’orecchio “Sei un codardo”

Riddle urlò e si svegliò ansimante e con il cuore che batteva a mille, spaventato. Si tappò la bocca e rigettò il conato che aveva in gola.
Non poteva davvero credere al sogno che aveva fatto. Doveva dimostrare a se stesso che non era un codardo.
Si mise il cappuccio e si diresse verso Londra dove incontrò, poco fuori la città, Wiglaf.
“Finalmente ci vediamo, è da tempo che aspettavo questo momento” Sussurrò con voce dura.
Sigurdsson rimase in silenzio e semplicemente alzò la bacchetta facendo sgranare gli occhi scuri di Tom.
Nei suoi occhi color cielo, egli lesse che sapeva che sarebbe morto e che gli avrebbe chiesto, come nel sogno, di ucciderlo.
Ma ci sarebbe riuscito?
   
 
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