Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: shinigami di fiori    24/05/2018    2 recensioni
Un giorno...Tu capirai.
Capirai perché il mondo non meriti la pietà di nessuno...Poiché persino un eroe altri non è che una vittima dell'ingiustizia.
La Strega Blu, dopotutto, è tornata davvero in circolazione.
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sentiva la testa pulsare...Non si era mai sentita così male prima d’ora.
Un bruciore lancinante la costrinse ad aprire gli occhi.
Era difficile mettere a fuoco, ma capì di trovarsi su una sedia...Niente corde, o catene.
I capelli le caddero disordinatamente sul viso esausto e calcato dalla fatica.
Una dolce melodia, bassa, molto bassa, la spronava a tenere gli occhi aperti.
Ma per quello che le riguardava...Poteva benissimo essere solo un dolce sogno.
Era pallida, pareva fatta di latte.
I pochi ricordi rimasti nella sua mente erano proprio quelli che aveva tanto sperato di perdere...
Il dolore lancinante della sua ferita permanente.
Con la coda dell’occhio riuscì a vedere che qualcosa mancava al suo lato destro.
Una medicazione spartana sporca di sangue e...Non aveva più un braccio.
Quando i suoi occhi smisero di tremare vide chiaramente quel grande vuoto sotto la spalla...
Non aveva più un braccio.
Non sentiva dolore...Non quanto si sarebbe aspettata...Ma non aveva più un braccio.
Fissava...Fissava quel qualcosa che ormai non sarebbe mai più tornato al su posto.
Non aveva il coraggio di muoversi...
Cosa sarebbe stata senza il suo braccio destro? Davvero lo aveva perso per sempre?
Ci sarebbero state tante cose a cui avrebbe potuto pensare...
Come avrebbe usato la sua lama spezzata? Pensare che la giovane aveva anche intenzione di tramutare quell’arma rotta in una vera e popria lama doppia, in futuro.
Come avrebbe potuto utilizzare ancora il trucco del costume infiammabile? Aveva lavorato giorno e notte a disegnare il progetto su cui la Yuei avrebbe basato il prodotto finito.
Non sarebbe più riuscita a fare peso con il braccio, a fare perno...Non sarebbe più riuscita a migliorare e addestrarsi con i suoi compagni.
Compagni...Chissà se li avrebbe rivisti.
E suo padre? Avrebbe retto anche alla sua perdita?
Non voleva rovinare ancora di più quella piccola, ormai rotta, famiglia.
Sarebbe riuscito a guarire dalla sua ansia? Anche se lei non ci fosse più stata?
 
 
 
Ma il primo pensiero a cui dedicò attenzione non fu nessuno di questi.
 
 
 
 
Le labbra della ragazza si mossero da sole.
I suoi occhi luccicarono, brillarono di rugiada e tristezza.
 
 
 
 
-Ri..ver...- sussurrò.
 
 
 
 
 
Pensò alle sue recite al piccolo teatro, pensò ai suoi piccoli concerti...Pensò alla giovane River ricoverata in ospedale, intenta a suonare il violino con un sorriso sulle labbra.
Anche se dopo la morte della sorella maggiore aveva smesso di suonare il violino come era solita fare...La melodia dolce di River non l’aveva mai abbandonata.
Avrebbe sempre amato sentire la sorella suonare per lei.
Non avrebbe mai rinunciato alla sua musica.
Al suo amore.
Quella melodia in sottofondo finalmente si colorò, restituendo un pizzico di umanità agli occhi spenti e scuri di Eva.
Quella musica...L’aveva suonata la sera nel parco vicino a casa sua, una serata in cui le stelle e la costellazione della strega offrivano una vista stupenda, in cui lo scettro rappresentatao dalla luna brillava come quando era bambina.
Quella musica era il suo abbonamento per poter tornare indietro.
River lo era...E tutto ciò che le aveva insegnato.
 
 
Ridotta in quello stato...
Quella melodia fin troppo debole per coprire quello che provava.
Capì che, come River, la forza emanata da quella melodia...Era morta.
Non vi era più nulla che potesse fare per sistemare le cose...Non vi era più nulla da sistemare.
Probabilmente sarebbe morta da lì a poco...L’avrebbero uccisa.
Non poteva tornare indietro...Non questa volta.
Non aveva più un braccio e, nel pensare a tutto quello che il suo corpo stava accumulando, si ritrovò a piangere.
Piangeva silenziosamente, come era solita fare ormai da tempo.
Perchè piangere ad alta volce quando nessuno può sentirti?
Tanto vale piangere dentro, ed evitare di sentirsi un idiota.
Ancora, le sue labbra si schiusero in un muto sospiro.
Le labbra secche e rotte...Avrebbe tanto voluto bere qualcosa.
Era riuscita a piangere rumorosamente, però.
Avrebbe voluto tirarsi un pugno, quel giorno.
Katsuki l’aveva afferrata per il colletto della camicia, come si fa con i gatti.
L’aveva strattonata e insultata...Ma non si era fatta scrupoli a piangere in sua comagnia.
Aveva pianto...Aveva pianto in modo così sincero quando aveva scoperto di poter vivere come una persona, e non come figlia di un criminale.
Poter vivere così era stata la cosa più bella da accettare.
Non le importava della malattia...La gente si ammala tutti i giorni, la gente muore tutti i giorni.
Con lei non sarebbe stato differente.
 
Credeva di star trasportando un peso sulle spalle, il peso di una maledizione.
Ma solo in quel momento la ragazza si rese conto di avere sulla schiena un intero mondo collassato.
E la sua, di schiena, non era così forte come pensava.
Non aveva più un braccio...Non avrebbe potuto trasportare nemmeno un sacchetto della spesa, figurarsi un’intera esistenza distorta.
I vivaci volti dei suoi compagni scomparirono dalla sua vista.
L’incubo si contorce vorticosamente, senza fine.
Sollevò con fatica la testa e, con labbra tremanti, parlò alla figura davanti a lei.
Seduta su una grande scatola di legno.
 
 
Quella che uscì dalla bocca della giovane strega non fu una risata colma di odio, solo un singhiozzo colmo di comprensione e lacrime.
 
-Non potrò più suonare il violino...- sorrise, mentre una lacrima scendeva lungo il suo naso.
 
La melodia, nelle mani di quella persona sconosciuta, si fece sempre più debole.
Si stava spegnendo.
Stava morendo.
Eva temeva quel momento...Il silenzio più totale.
Le note smisero di danzare nell’aria, si fermarono e si ritirarono chissà dove.
Era come se tutto nella sua vita, fosse destinato a spegnersi troppo presto.
Elegantemente, quella figura si fermò davanti alla ragazza distrutta, nel corpo e nell’anima.
 
-Si è rotto...Ma ho voluto ascoltarla fino alla fine- sussurrò quella voce.
 
Eva non sentiva più il dolce sottofondo che la spronava, che la pregava di tornare indietro, che la tratteneva in un dolce abbraccio.
Solo il freddo silenzio di un luogo straniero.
 
-Era bella, eh-? sussurrò Eva.
 
La donna davanti a lei non rispose, si limitò a posare la piccola scatola musicale su un tavolo polveroso che vi era lì vicino.
 
-Ho imparato a suonarla anche io...Ma non sono brava come lei...-
 
-Storpi ancora le note-?
 
-Un pochino...-
 
-E la manutenzione del’archetto-?
 
-...Lo sai che non sono mai stata capace-
-Alla fine ne hai fabbricato uno tuo-?
 
-Ci ho provato, ma sono troppo impacciata-.
 
-...Allora, ne hai comprato uno-?
 
-Non voglio chiedere troppi soldi a papà per questo-.
 
-...Stai usando ancora il suo-?
 
-Ha le corde rovinate, e la polvere che c’è dentro ha ancora l’odore dell’ospedale-.
 
 
La donna rimase in silenzio, osservando la grave ferita di Eva.
Non potendo focalizzare la gravità di quella nell’animo, si concentrò su quella del corpo.
 
-Evangeline, mi dispice per...Ho espressamente detto loro di non farti del
male...Me ne sono già occup...-
 
 
 
 
 
 
-Cosa vuoi da me-?
 
 
 
 
 
 
 
La donna schiuse appena le labbra.
Era una domanda tirata fuori con le pinze, era una domanda stanca, esausta.
La sua espressione era saggia, ma incredibilmente rotta e distorta.
 
-Voglio che tu stia con me, Evangeline...-
La giovane sospirò.
 
-Perchè proprio ora...-?
 
La donna le posò una fredda mano sulla guancia, carezzandola piano.
 
-Perchè ho visto come sei cresiciuta...Ho visto quello che sei diventata, ho visto il tuo ardore...Il tuo coraggio-.
 
-Questo...Tu lo chiami coraggio? Ardore-? Sussurrò, senza scansare la mano.
 
La donna si inginocchiò davanti a lei, posandole la fronte sulla sua.
 
-Evangeline...Fa del mondo il tuo nemico, come me-.
 
-Il mondo...Non è il mio nemico-.
 
-Lo è...A causa di quello che è successo il mondo ci considera spazzatura, senza chiedersi il perchè delle nostre azioni, semplicemente giudicando da quello che vede-.
 
-Il mondo non è il mio nemico- disse di nuovo Eva, senza staccare gli occhi dal terreno.
 
Un rumore crudo occupò la stanza, prese il posto di quella melodia tanto dolce che, piano piano, si era spenta.
Due grandi ali spuntarono dalla schiena di Evangeline, costringendo la donna a indietreggiare e pararsi con le sue, grandi e nere, e deformi.
 
Le enormi ali scure sfregarono sul pavimento per aiutare la donna a frenare, facendola inginocchiare subito dopo.
 
-...Tu, invece...- sussurrò, mentre gli arti piumati aumentavano, avvolgevano la sua schiena, le sue gambe.
 
Lo spazio riservato al suo braccio destro si sivestì di piume scure come la pece, i suoi capelli si alzavano e fluttuavano, gli occhi ridotti a due fessure.
Lo sguardo della giovane si posò sulla grande ala deforme davanti a lei.
Chiuse gli occhi piano, ormai comprensiva.
 
-Non ne hai fatta una giusta...- sussurrò, mettendo in mostra i lunghi canini.
 
Le grandi ali della Strega Blu ondeggiarono piano.
 
-Ne sei sicura? Come speri di tornare indietro ora-? sussurrò, osservando la propria figlia tramutarsi in qualcosa di mostruoso.
 
-E tu-?
 
-Io non ho...-
 
-Bisogno di tornare indietro, giusto-? Chiese, mentre le piume arrivavano anche in viso, le coprivaano le guance, le contornavano gli occhi.
 
Iri la fissò...Era come guardarsi in uno specchio.
 
-Non ho più bisogno di tornare indietro...- sussurrò Eva, con un sorriso sulle labbra, dipinto dalla più totale amarezza.
 
 
“Bugia bianca...” sorrise la donna, forse con un sorriso che, di malavagio, non aveva nulla.
 
 
-Tutta la vita ho sognato...Poter sistemare questa faccenda a modo mio...- disse Eva, sollevandosi dalla sedia, finalmente.
Barcollava, ed era dolorante....
 
-E credi di poterlo fare, Eva-? chiese la donna.
 
-Ho sempre creduto di poterlo fare...-
 
-Vuoi uccidermi...Evangeline-?
 
Le grandi ali della ragazza si aprirono, come un fiore a primavera.
 
-Credo...Di volerlo-.
 
 
Aizawa si teneva la tempia con una mano.
Davanti a lui, un uomo con davanti una tazza di caffè fumante.
 
-Capisco...Grazie per avermi contattato- disse, sorridendo tristemente e osservando il proprio riflesso nel caffè.
 
-Mi creda...La cosa mi addolora moltissimo, la ragazza era sotto la nostra responsabilità, sarebbe dovuta essere al sicuro- disse Ereased, assottgiliando gli occhi stanchi.
 
Era rimasto tutta la notte insieme alla polizia e ai signori Katsuki che, grazie al loro carattere forte, era certo avrebbero reagito positivamente.
E ci aveva azzeccato.
 
-Il mio ragazzo è forte, sono sicura che starà bene- aveva sorriso con occhi lucidi la signora Bakugo, con lo sguardo determinato di suo marito e la sua grande mano sulla spalla a sorreggerla.
Shouta si era inchinato profondamente e scusato dal profondo del cuore.
In quanto insegnante era rimasto profondamente deluso da sé stesso.
 
L’uomo davanti a sé sorrise tristemente.
 
-Evangeline è forte, non è come me...Lei è coraggiosa, io non lo sono per niente- aveva detto.
 
Aizawa lo osservò, conosceva benissimo la situazione di Evangeline, quella di suo padre.
 
-La troveremo...Stia pure tranquillo che la riporteremo da lei...Quindi...-
 
L’uomo alzò lo sguardo spento verso l’insegnante.
 
-Faccia del suo meglio per rimanere in buona salute fino al suo ritorno, per favore- sorrise stanco il professore.
 
Gli occh spenti dell’uomo ispitarono un piccolo luccichio di speranza.
 
-La ringrazio...- sussurrò, posandosi le mani in viso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le due mostruose creature erano ferme a fissarsi.
Iri osservava sua figlia, la contemplava e solo in quel momento si rese conto di quanto fosse cresciuta.
Dall’altra parte, la figlia era ricoperta di scure piume nere e sangue, gli occhi ridotti a due fessure puntati sulla donna davanti a lei.
 
 
-Sei sempre stata sola-? chiese la donna, spezzando il silenzio.
 
Eva non rispose, solo un leggero ringhio in sottofondo.
 
-...Mi dispiace di non essere stata la madre che avrei dovuto...-
 
Lo sguardo di Evangeline non aveva intenzione di cambiare, nemmeno un pò.
 
Cominciò a camminare, trascinandosi dietro quelle grandi ali come fossero stati l’incredibile peso della sua vita.
 
-...Volevo solo proteggervi..-
 
Eva si morse il labbro, ringhiando basso come un gatto.
 
-...Volevamo solo che tu stessi con noi...- disse a voce bassa, continuando a camminare.
 
Iri la osservò comprensiva.
La giovane arrivò davanti alla madre.
Grazie alle ali era diventata più alta e queste ultime minacciavano di chiudersi pesantemente su loro stesse, crollando sul Vilesangue davanti a lei.
 
La Strega Blu si era ritirata quasi d’istinto, abbassando la testa e tirandosi indietro con la schiena.
 
Eva puntava il viso e guardava la donna dall’alto al basso.
 
Era come vedere la lotta per il potere tra due leoni, lo spodestamento del capobranco anziano in favore di quello più giovane.
 
-E invece hai rovinato tutto...River è morta per colpa tua- ringhiò.
 
Iri la osservava senza dire una parola.
 
-E io...Io avrei fatto la sua stessa fine...E anche papà..-
 
La Strega Blu schiuse le labbra, ma alla fine non disse nulla.
 
Il cuore le si scaldò in una dolce presa...Era suo marito, dopo tutto.
 
-Ha rischiato di ammazzarsi...Non mi importa se sia giusto o sbagliato...- sussurrò ancora, i canini lunghi e affilati tra le labbra.
 
Iri scosse le ali, pronta a difendersi.
 
-Sono tua madre, Evangeline...- sussurrò Iri, indietreggiando.
 
Eva schioccò la lingua, cercando di ignorare il dolore al cuore.
 
Era un dolore strano...Non sembrava essere collegato alla sua malattia.
 
-No...Non lo sei...- spalancò le ali.
 
Lo scontro era imminente...E la strega più giovane non si sarebbe arresa senza aver prima visto il sangue della donna versato a terra.
 
 
 
 
 
 
 
 
-OHI, STREGA-! si sentì.
 
Gli occhi di Eva si sollevarono verso il soffitto, poi verso le pareti luride.
 
 
-CHE CAZZO CREDI DI FARE?-! continuò quella voce.
 
Iri assottigliò gli occhi, abbassando la guardia solo dopo che Eva avesse posto attenzione altrove.
 
-APRI I TUOI FOTTUTI OCCHI-!
 
La Strega Blu incrociò le braccia al petto.
 
-Quel ragazzino....- sussurrò.
 
-GLI EROI NON UCCIDONO LE PERSONE...FICCATELO IN QUELLA DANNATA TESTA-!
 
 
 
 
 
 
Le ali di Eva si ammosciarono sul terreno.
I suoi occhi ripresero a brillare, anche se debolmente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Angolo autrice-
 
Salve, sono ufficialmente uscita dalla sessione (con successi e non XD) fino a metà giugno, quindi perdonatemi per l’attesa, ma ora è ufficialmente finita!
Vorrei noleggiare un Present Mic per poterlo urlare a tutti, ma credo che qui vada comunque bene.
Ringrazio chi ha pazientato e spero che siate ancora qui, a leggere <3
Vi mado un enorme abraccio e vi saluto <3
Alla prossima!
-Shinigami di fiori-

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: shinigami di fiori