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Autore: shirleybettemple_    24/05/2018    1 recensioni
Una famiglia greca si muove sullo sfondo di una quotidiana disfunzionalità, cercando a suo modo di disegnare la propria quadratura del cerchio.
Athena Karatzanidi non è mai stata presente nella vita dei suoi figli, e li vede cambiare di fronte a sé a poco a poco e poi tutto insieme, rendendosi conto di aver perso il diritto a una voce in capitolo.
* Il titolo è la traslitterazione di una frase in greco antico rendibile in ciascuno salvi se stesso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era la settimana dopo l'ottavo compleanno di Cleopatra e lei era seduta sui grandi spazi pubblicitari a margine della pista, e dondolava i piedi senza pattini mentre Spyros Ioannopoulos la rimproverava, cercando di nascondere alla bell'e meglio il sorrisetto fiero che tentava di farsi strada tra le pieghe morbide delle sue labbra.
Nessun hai capito perché non si deve fare? riusciva a porre freno al moto d'orgoglio della bambina - finalmente Loukas l'aveva pagata e lei non avrebbe mai potuto essere più felice. L'aveva visto uscire dallo spogliatoio coi capelli sparsi in testa come il pelo rado di un cane con la rogna, i ciuffi stretti in pugno e le nocche bianche, in netto contrasto con le guance rosse, livide di rabbia.
Aveva urlato il suo nome a gran voce per farlo presente a Spyros, e far sì che lui facesse qualcosa.
Venne fuori che Spyros sapeva benissimo dei contrasti tra i due piccoli partner, e che era stato ad aspettare, per tutto quel tempo, che fosse Cleopatra a fare una mossa eclatante come quella. Nel muoverle la sua critica impacciata rideva sotto i baffi.
Quando i capelli di Louka ricrebbero del tutto, erano pronti per le Regionali. 



Il 25 Settembre del 1996, Loukas Rhodia e Cleopatra Moysiadi si tenevano per mano come campioni ufficiali dell'Attica, medaglie d'oro al collo e fiori gialli e azzurri e rosa tra le braccia, il numero uno poco sotto i loro pattini.
Era la prima volta che Loukas la prendeva per mano fuori dalle figure, e nessuno dei due sapeva ancora che sarebbe stata una pietra miliare della storia sportiva dell'intera Grecia.
​Insieme ai capelli, il ragazzino aveva perso chili e chili di prepotenza, e aveva imparato ad ascoltarla descrivere le nuvole nel cielo, a sentirla parlare del tempo e delle speranze che iniziavano ad avere in comune, che si insinuavano fin troppo spesso forse più in un'intercapedine di silenzio che non nelle loro conversazioni quotidiane.
Da quando avevano assegnato loro un allenatore, e non più solo un maestro, i due avevano iniziato a vedere fiori dappertutto, e ad intonare sottovoce l'Ýmnos is tin Eleftherían mentre si allacciavano i pattini, e a ripassare perfino nel sonno.
Il coach Giorgos Alafouzos corse incontro ai bambini e li abbracciò così stretti da tirarli giù dal podio con sé, come a prefigurarsi già quanto sarebbe stato fiero di loro di lì a dieci anni. 

   
 
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