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Autore: rose07    04/07/2009    5 recensioni
Sarah Gilmore frequenta il suo quinto anno a Hogwarts.
Sarah e Fred Weasley sono migliori amici, nonché segretamente amanti; il ragazzo prova qualcosa di più per lei, ma i sentimenti della ragazza verranno messi a dura prova a causa di un'inaspettata conoscenza.
Il rapporto fra i gemelli Weasley sembra vacillare quando George bacia una Serpeverde in Sala Grande.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'I will always love you'
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Dopo essersi preparata per la notte, Sarah, con una vestaglia addosso e delle ciabattine, sgattaiolò fuori dalla sua stanza per raggiungere i dormitori maschili.
Per fortuna, dopo aver varcato la soglia, non trovò in giro nessun ragazzo visto che la maggior parte era ancora in sala comune o a finire la cena.
Corse fino alla camera di Fred, da dove provenivano delle voci.
Si appoggiò alla porta per capire a chi appartenevano.
«Oh, Friden, non preoccuparti! Io e tuo fratello andremo in camera mia. Vero, Geo?»
Sarah associò quella voce petulante a Pansy Parkinson.
«Oh, io...» sentì farfugliare a George.
«Su, non vergognarti! Siamo fortunati. Le mie compagne di dormitorio stasera dormono da una di Corvonero, perciò saremo solo noi» canzonava maliziosa.
«Ma sei sicura? Insomma, non vorrei che ci fossero problemi» continuava a ribattere George, poco convinto.
«Avanti, fa sguazzare tuo fratello Friden questo bel sabato sera!» probabilmente si era voltata a guardare Fred in modo malizioso «Potete darci dentro, Friden! Domani niente lezioni, perciò avete tutta la notte a disposizione!» squittiva allegramente la ragazza.
Sentì Fred emettere un colpo di tosse. Sarah scosse la testa. Ma che diamine stava blaterando, quel carlino?
«Adesso, andiamocene, tesoruccio» disse infine, rivolgendosi a George che era ancora incerto sul da farsi.
«Ma non ho preso il pigiama!» si lamentò.
«Oh, non ti servirà!» esclamò quella, ammiccando «Stanotte faremo il nostro incontro di box!» alluse a qualcosa di sporco e prese a ridere ininterrottamente.
«Ma che-?» biascicò George.
Fred tossicchiò di nuovo.
«Andiamo!» esclamò poi Pansy, aprendo d’un tratto la porta e trovandosi faccia a faccia con Sarah che stava origliando «Oh, guarda chi c’è! Sarah, suppongo tu sia venuta per Friden!» urlò fastidiosamente.
La ragazza pensò che lo aveva fatto di proposito.
Sarah guardò Fred, il quale fece un gestaccio dietro le spalle di Pansy.
«Beh, io... Sì» mormorò poi.
«Lo sapevo!» batté le mani  «Allora, George, ti muovi o no?» cinguettò poi al proprio ragazzo che farfugliava un “Eccomi”.
«Bene, vi lasciamo. Bye!» uscì dalla stanza e fece per andarsene, ma Sarah la bloccò nel corridoio.
George, nel frattempo, era andato avanti con il pigiama nascosto sotto la divisa.
«Scusa, Pansy» le disse.
«Sì?» si voltò a guardarla giuliva, unendo le labbra a cuore.
Sarah fece una smorfia.
Si chiedeva se ci era veramente o ci faceva soltanto.
«Ma lo fai apposta a chiamarlo Friden?» bisbigliò in direzione del ragazzo che si trovava da solo in stanza.
La Serpeverde annuì gioconda, strizzandole l’occhio. La Grifondoro scrollò le spalle sorridendo in modo rassegnato.
Stava per andarsene, quando però Pansy la fermò da un braccio.
«Ah, Gilmore, quasi dimenticavo» tirò fuori qualcosa di piccolo e gliela mise in una mano.
Poi si allontanò con un sorriso enigmatico, lasciandola nel corridoio a guardarla perplessa.
Non sapeva ancora come considerarla, Pansy Parkinson. Era una ragazza strana, malefica e svampita, ma in fondo simpatica.
Forse George non aveva fatto una scelta del tutto sbagliata.
 
Appena le voci di George e Pansy furono lontane, aprì incuriosita il pezzetto di pergamena che questa le aveva dato.
 Ti devo un favore, l’hai detto tu. Se ti va, mercoledì alle 18.00 nell’aula d’Incantesimi. Ripetizioni di Pozioni per una schiappa.
Sacrificherò il mio tempo.
D. M. 
Era stato Malfoy a mandarle quel pezzo di carta che adesso le sembrava incandescente; o forse era lei ad avere improvvisamente caldo.
Non se lo sarebbe mai aspettato e non sapeva né che dire, né cosa fare. Il cuore aveva preso ad andare più veloce, forse per la sorpresa, ma di certo non poteva dire che non provasse niente.
Sentì Fred che la chiamò dalla camera, e subito nascose il pezzo di carta nella tasca della vestaglia.
Entrò e chiuse la porta dietro di sé. Si guardarono negli occhi un paio di secondi, tanto che lei pensò che aveva visto che le era arrivato un messaggio, ma poi lui le disse:
«Vieni»
Sarah si sdraiò su letto accanto a lui, e Fred le mise un braccio intorno alla vita. Continuarono a guardarsi entrambi nelle loro pupille azzurre, fino a quando lui l’accarezzò pian piano e scostandole i capelli, le prese il viso e la baciò.
Sarah ricambiò con voglia inaspettata e di rimando, incominciò ad allungare le mani nel suo petto, ma lui la fermò per i polsi.
«Non avere fretta, faccio io» le sussurrò.
Dopo averla vista annuire, il ragazzo le tolse la vestaglia-ebbe paura che il foglietto cadesse- e le sfilò la canottiera, lasciandole intravedere il suo bel seno.
Incominciò a baciarla, partendo dalla parte inferiore della sua pancia fino ad arrivare all’incavo del suo collo. Sarah sentì un lungo brivido percorrerle la schiena.
Fred, velocemente, si levò la maglia, rimanendo a torso nudo. Sarah gli accarezzò il petto piano, sentendo il desiderio aumentare.
Non era indifferente a Malfoy, era vero, ma quando stava con Fred non faceva altro che volere lui ancora e ancora...
Lui sorrise a quel tocco e la baciò con trasporto.
Quando stava con Fred si chiedeva se non fosse così fortunata che lui avesse scelto lei...
«Perché proprio io?»  le venne da chiedere.
«L’amore ha bisogno di follia» le canticchiò una canzone lui all’orecchio.
Sarah non riuscì a trattenere un risata, accompagnata poi da un lungo sospiro.
Follia...
Che tipo di follia?
Malfoy poteva essere quella follia?
Lui continuava a cantare.
«Meglio rischiare, sai, che non concedersi mai»
Era stata bene con lui, ma… Non c’era niente, non voleva, non… Meglio non pensare…
Magari avrebbe accettato le ripetizioni di Pozioni, ma non sarebbe successo niente...
«Sarah» la riportò la presente Fred, chiamandola.
E lei si innamorò del suo sguardo.
«Mi dispiace per quella scenata di ieri» lo sentì sospirare, mentre le baciava il collo.
Lei negò con la testa.
Fammene venti di scenate se poi devi farti perdonare in questo modo, pensò desiderosa.
Poi però aprì gli occhi e fece uno sguardo strano.
«Ti stai davvero scusando?» chiese scettica, ma faceva finta «L’orgoglioso Fred Weasley?» sottolineò.
Lui ridacchiò, accarezzandola.
«Sei così convinta che io faccio finta? O non vuoi darmela vinta?» continuò a cantare sottovoce.
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
«Mi prendi in giro con questa canzoncina?» chiese, ma lui la baciò senza darle il tempo di dire altro.
Poi si morse le labbra.
«Ron sa di noi» le rivelò.
Sarah spalancò gli occhi.
«Davvero?»
Fred continuò a baciarla dovunque e annuì.
Fu una notizia che da un lato la rallegrò perché quello significava che avrebbero potuto uscire allo scoperto, ma da un lato la fece spaventare.
Era pronta a diventare la ragazza di Fred Weasley?
E lui avrebbe voluto essere il suo ragazzo?
«Meglio rischiare sai, che non concedersi mai» continuava con quel motivetto, e lei non riuscì a rispondergli perché lui le aveva tolto lentamente i pantaloncini e le mutandine e la stava toccando proprio lì.
Lanciò un gemito e si aggrappò al suo collo.
Lo voleva così tanto, era così bello... non voleva più aspettare...
«Possiamo iniziare il nostro incontro di box?» scherzò lui d’un tratto per rendere tutto più giocoso.
Lei, che aveva trattenuto il fiato per tutto quel tempo, scoppiò a ridere e trascinò anche il ragazzo.
«Parkinson for president!» proclamò Sarah ad alta voce.
«E dai, che mi si ammoscia se la nomini!» fece una smorfia Fred, ma stava sorridendo.
«Zitto, non fare il porco!» lo apostrofò lei, ma poi con un sorriso malizioso scese giù e si preparò a fargli un servizietto.
«Mh, che porca ipocrita abbiamo qui...» commentò il ragazzo chiudendo gli occhi e lanciando un gemito di piacere, mentre lei faceva su e giù con la bocca.
«Ma dai, che sono umana anch’io!» canticchiò lei quando si rialzò.
Sapeva anche lei quella canzone, che credeva?
Fred sorrise e l’afferrò, d’un tratto, scambiando le posizioni. Continuò a baciarla e a toccarla, e quando fu il momento, la penetrò facendola quasi urlare.
Spingeva dentro di lei sempre più forte e in quel momento entrambi non volevano essere da nessun altra parte.
Stiamo abbracciati così, a far l’amore fino a lunedì, diceva la canzone e desiderarono fosse realmente così.
 
Appena finirono, la ragazza si accoccolò a lui e gli accarezzò i capelli rossi che erano più scompigliati del solito, che lo facevano sembrare il solito birbante, ma con i lineamenti più dolci, più belli, più da Fred.
Ad interrompere quella gamma di sospiri e risatine, furono delle parole pronunciate con tanta devozione.
«George, aveva ragione» mormorò il ragazzo.
Sarah alzò la testa, interrogativa.
«Eh?»
Lui, regalandole un sorriso, disse:
«Caso strano, con te non mi sento strano»
Vuoi veder che ti amo?, pensò accarezzandole la schiena e stringendola in un abbraccio.
Sarah sorrise felice e chiuse gli occhi.
Fred la guardò.
Glielo avrebbe detto prima che l’avrebbe fatto qualcun altro?
In quel momento tutto gli parve superfluo, guardandola dormire beatamente accanto a lui, pensando che gli bastava.
Era tutto ciò che poteva desiderare e il resto non aveva importanza.







   
 
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