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Autore: Stardust Revolution    25/05/2018    0 recensioni
Una breve storie di tre capitoli dove Dick e Damian si trovano a confidare i propri sentimenti l'uno verso l'altro. E Damian capirà di poter lasciarsi andare con il ragazzo che è più di un compagno di squadra , è un fratello .
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damian Wayne, Dick Grayson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori gli uccelli cinguettavano lieti. Un sole pallido faceva capolino ogni tanto da delle nuvole grigie. Damian si svegliò. Aprì lentamente gli occhi e si ritrovò il viso di Dick davanti a se. Il ragazzo dormiva ancora. Allungò gli occhi sull’orologio: erano appena le nove. Dick aveva allungato un braccio su Damian durante la notte , e il ragazzino ora trovava difficile muoversi. Restò allora per qualche istante fermo , il braccio del ragazzo che lo avvolgeva , quasi in un abbraccio. Era una bella sensazione. Essere avvolti dal calore delle coperte e dal calore di qualcuno quando fuori fa freddo. Il calore di qualcuno. Forse troppo?
Damian allungò una mano sulla fronte di Dick: bruciava. Si tirò su e il ragazzo si svegliò al suo movimento.
“Damian… ?” , sussurrò.
“Dick , scotti. Credo ti sia salita la febbre durante la notte.” ,gli disse Damian.
Il ragazzo si portò una mano sulla fronte e tra i capelli un po’ bagnati di sudore , poi gemette irrigidendo i muscoli e stringendo i denti.
“Ehi, stai bene?”, Damian saltò giù dal letto con un balzo.
Dick si portò una mano sul fianco.
“Ma che bel risveglio … .” , sussurrò tra i denti.
“Aspetta , vado a chiamare Alfred!” ,disse Damian correndo fuori dalla stanza prima che Dick potesse dire qualcosa.
Al piano di sotto  Bruce stava facendo colazione mentre sbadigliava. Era rientrato leggermente prima del solito dalla pattuglia notturna e aveva dormito quelle quattro ore che per i suoi standard era come se fossero state otto. Sentì i passi svelti di Damian che scendeva le scale.
“Damian , sei sveglio.” , lo salutò  Bruce , voltandosi.
“Dick ha la febbre!”, esordì il ragazzino.
Alfred si affacciò dall’altra stanza , tra le mani i piatti bagnati.
“Davvero?”.
Damian annuì. Bruce salì le scale seguito dal figlio e da Alfred. Quando entrarono nella stanza Dick era raggomitolato su un lato. Vedendoli arrivare alzò il capo dal cuscino.
“Buongiorno a tutti.”, sorrise stancamente.
Bruce gli si avvicinò e lo accarezzò sulla testa.
“Damian ha ragione. Scotti.”.
“Sto bene.”, sorrise Dick.
“Non dire stronzate , per favore.”, intervenne Damian.
Alfred gli misurò la febbre e iniziò a bagnargli la fronte con un panno freddo dopo che ebbe dato un’occhiata alla ferita sul fianco.
“La ferita è ok , la febbre non è dovuta ad un’infezione, state tranquilli. Deve solo riposare ,signorino Richard.” , gli disse Alfred, con quel suo tono sempre rassicurante.
“Sono tre giorni che riposo , mi pare.”, protestò Dick.
“E a riposo resterai.”, lo ammonì Bruce.
Dick si strinse nelle spalle , quando Bruce usava quel tono non ammetteva repliche, mai.
“Come mai tu sei già sveglio , piuttosto ?”, gli domandò il ragazzo.
“Ho un’intervista oggi , quindi starò fuori per gran parte della giornata.”, spiegò Bruce.
“Mh, giornataccia.”, ridacchiò Dick.
“Già. Ti lascio nelle mani di Alfred.”, disse mentre usciva dalla stanza , “E , mi raccomando , anche nelle tue , Damian.”, sorrise al figlio prima di uscire.
 
Dick era sdraiato sul fianco sano, teneva una mano sulla ferita  l’altra sotto il cuscino. Sulla fronte il panno bagnato. Ogni tanto Damian glielo bagnava e glielo rimetteva a posto.
“Non hai niente di meglio da fare?”, gli domandò Dick aprendo gli occhi.
“Mio padre non c’è , lo sai. E … anche se ci fosse no, non avrei niente di meglio da fare. E non posso allenarmi con nessuno se lui non c’è e tu sei fuori uso.”.
“Potresti allenarti con Alfred. Non sembra , ma ci sa fare.”, rise Dick, ma gemette per via del dolore al fianco.
“Vuoi un altro antidolorifico?”, gli domandò Damian.
“No. Non ti preoccupare.”.
“Allora dormi un altro po’. Ok?”.
Gli occhi dei due si incrociarono per qualche istante. Dick sorrise, annuì e chiuse i suoi.
 
 
Il pubblico lo acclamava. Acclamava lui e i suoi genitori. Era lassù, in alto , poteva quasi toccare la sommità del tendone da circo dai mille colori. Poteva sentire le grida della gente , felice ed entusiasta. Poteva vedere sua madre e suo padre volteggiare in aria, come due splendidi aironi. Eleganti , sicuri , sorridenti. Sua madre e suo padre erano bellissimi. E lui era lassù che li guardava , aspettando il suo turno. Che mai arrivò. La corda si spezzò , i due persero la presa e caddero. Caddero. Caddero. Caddero. La caduta non si fermava , il baratro sembrava essere sempre più profondo , sempre più oscuro. Lui aspettava l’orrendo rumore dei corpi che si schiantavano al suolo , ma quel rumore non arrivava e lui poteva solo restare lassù, appollaiato come un uccellino terrorizzato , a fissare i suoi cadere senza mia raggiungere il pavimento , in un buio che li inghiottiva e inghiottiva anche lui. In un grido senza fine.
Poi eccolo. Il pavimento. Lo schianto.
 
Si alzò di scatto gridando , il cuore in gola, gli occhi sbarrati , la pelle sudata , la ferita che gli pulsava , la testa che gli pulsava. Nelle orecchie quel rumore , lo schianto dei corpi dei suoi genitori che , oramai inerti , giacevano sul pavimento. Poi una voce. Era Damian. Il ragazzino lo chiamava a gran voce , tenendolo per un braccio. Sembrava spaventato anche lui. Allora Dick smise di gridare , si forzò e serrò la mandibola.
“Che diamine ti prende!?”, gli stava dicendo Damian , ma smise subito di alzare la voce  perchè vide che il ragazzo stava piangendo. Dai suoi begli occhi blu scendevano copiose lacrime che andavano a mescolarsi con le gocce di sudore.
“Che cos’hai? Hai avuto un incubo?”, la voce di Damian si fece più quieta.
Dick si portò le mani sul viso e tornò lentamente a stendersi. I suoi capelli ricaddero sul cuscino candido. Restò per qualche istante così, col volto coperto dalle mani , piangendo in silenzio. Damian non sapeva che fare , gli sfiorò appena un braccio e Dick scostò una mano.
“Scusami. Non volevo  spaventarti. Di nuovo.”, gli disse, ma senza il suo solito bel sorriso.
“Che cosa hai sognato?” , gli domandò Damian sedendosi accanto a lui , sul letto.
“I miei genitori. Che cadevano dal trapezio. Ma il pavimento non c’era . Cadevano in questo … burrone nero e infinito. E io li guardavo cadere dall’alto … aspettando che arrivassero a terra … ma la terra non c’era. E mia madre gridava. E io gridavo. Poi lo schianto.” , la sua voce si incrinò , chiuse gli occhi , stringendoli forte. Altre due lacrime gli rigarono il viso pallido e sudato.  
Damian voleva dire qualcosa , ma non gli venivano le parole.
“I tuoi genitori … com’erano?”, gli uscì solamente dalle labbra.
Dick allora riaprì lentamente gli occhi , guardandolo.
“Erano … gentili. Amorevoli. Dolci. Mi hanno insegnato l’amore e il rispetto. Mi hanno insegnato la gioia di vivere e di volare.” , disse mentre piangeva.
“Dovevano essere due belle persone … .”, disse Damian.
Dick sorrise tristemente.
“Si. Lo erano. Lo erano.”.
“Deve essere bello crescere con due genitori così. Che ti vogliono bene.” , sussurrò Damian guardando il pavimento.
“Tuo padre ti vuole bene , Damian. E hai ancora la possibilità di stare con lui. Sei fortunato”, intervenne subito Dick.
“Lo so. Ma è diverso. Intendo … mi chiedo come è vivere in una famiglia … normale.”.
“Ehi , la mia non era poi così normale. Vivevamo nel circo e del circo.” , sorrise il ragazzo.
“Sai cosa intendo … crescere con una madre e un padre , tutti assieme , che si amino … che ti amino. Non dover scegliere , non dover ... .”, Damian si zittì. Nella stanza cadde il silenzio.
“Lo so che per te è stato ed è difficile. Ti hanno rubato l’infanzia , non sei mai stato un bambino , non hai mai potuto essere spensierato.” , fu Dick a rompere quel silenzio soffocante.
“Ho sempre dovuto dimostrare di essere qualcosa … qualcuno. A volte però … io … vorrei solo … solo … .”.
“Vorresti solo essere te stesso. Giusto?”.
Damian si voltò. I suoi occhi si incrociarono con quelli del ragazzo steso sul letto. Di nuovo il silenzio, ma stavolta era  diverso. Damian annuì.
“Esatto. Come fai a saperlo?” , gli chiese.
“E’ la stessa cosa che provavo io quando all’inizio stavo con Bruce. Insomma … Batman … e io ero Robin. Come dovevo fare per compiacerlo? Come dovevo fare per non essere da meno , per raggiungerlo o , perlomeno , per non intralciarlo e essergli utile? Come potevo essere quello che lui voleva? Ma nemmeno io sapevo cosa voleva , cosa io volevo. Non sapevo chi ero. Mi sentivo confuso. Lo so che non è la stessa cosa ma … forse è simile a come ti senti tu.”.
Damian annuì di nuovo.
“Si. E’ simile.”, ammise.
“Damian. Voglio che tu sappia una cosa : a me non importa chi tu sia.  Non mi importa se sei un Al Ghul , travagliato o se sei figlio di Bruce Wayne. Sei Damian. E basta.”.
Damian si sentì gelare il sangue per un momento. Una sensazione forte gli strinse il petto.
“E … chi è Damian?”, sussurrò.
E Dick sorrise.
“E’ tutto quello che desidera essere.” , gli disse.
Il ragazzino voltò il viso , trattenendo le lacrime con tutte le sue forze. Dick era ferito. Era stanco . Era perseguitato dai suoi incubi. Eppure trovava sempre le parole giuste per lui. Sempre. Dick Grayson non era come gli altri.
“Tu sei diverso.”, gli disse all’improvviso.
“Come? In che senso?” , fece Dick , non capendo.
“Sei diverso da tutti gli altri che ho conosciuto. Mi dici quello che devo fare , è vero , e spesso questo mi fa arrabbiare. Certe volte vorrei picchiarti.”.
“Anche io , anche io.”, rise Dick.
“Però sei diverso. Tu sei sempre gentile alla fine. Forse lo sei perché te lo hanno trasmesso i tuoi genitori. L’hai detto tu che erano gentili , amorevoli … dolci.”.
Di nuovo i due si guardarono. Dick sorrise , commosso.
“Oh , Damian. E’ vero che molte cose ci vengono trasmesse dai nostri genitori , ma tante altre ce le abbiamo noi dentro. E credo che tu dentro di te abbia tanto. Dovrai solo tirarlo fuori , a mano a mano.”.
Dick sollevò una mano e lo accarezzò sul viso. Damian lo lasciò fare.
“Bruce non è un cattivo padre. Però credo che se ne avessi uno normale … uno che non fosse Batman , di una famiglia comune … credo che sarebbe come te.” , disse il ragazzino.
Dick sorrise.
“Sono giovane , non voglio avere ancora figli. Però … ho molti fratelli sai. Puoi essere uno di loro se ti accontenti.”.
Damian lo guardò  e gli sorrise.
“Si.”, disse , “Come fratello va bene.”.
  
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