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Autore: Colarose    27/05/2018    4 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Era pur sempre suo fratello...

Ehi Jamie!

Ti sto scrivendo questa lettera nel cuore della notte, se mia madre mi dovesse beccare sono nei guai. Ma tanto vale, personalmente non me ne importa più di tanto. Anzi, spero che le sue urla contro di me prima o poi finiranno per farle perdere la voce. Ma sto divagando. Come va a Hogwarts? Tu e Harry vi state divertendo? È bello lì il Natale? L’anno prossimo resto lì, non ne voglio sapere niente. Qui a Grimmauld Place il Natale è un abominio. È tutto così freddo qui. L’unica cosa che sembra far capire che è Natale, è l’albero nell’angolo. Per il resto è tutto uguale: freddo. Sinceramente non ho voglia di fingermi allegro, quindi ti sto per scrivere delle parole pessimiste che sicuramente non apprezzerai.
Appena arrivato, il benvenuto di mia madre sono state le sue sonore urla e come se questo non bastasse, Reg mi ha chiuso la porta in faccia. Bel fratello, eh? È più distaccato e a malapena riesco a parlargli. Non credo di riuscire a cambiarlo, non quando non mi lascia parlare e non quando lo incontro solo a pranzo e a cena. Concorderai che non posso fare discorsi morali e assolutamente ragionevoli di fronte ai miei genitori che probabilmente se me li sentissero fare mi troverebbero un posto in mezzo alle tante teste di elfi domestici sulla parete accanto alle scale. Diventerà come loro, ormai gli hanno fatto il lavaggio del cervello e lui si è offerto volentieri per farselo fare. E sono sicuramente la persona meno adatta a fare questo compito. Non sono paziente e né una persona di cui sangue è fatto interamente di zucchero per dire frasi sdolcinate. Sinceramente non so che fare.

Dalla pecora bianca delle famiglia Black

Sirius



James sospirò e passò la lettera a Harry per fargliela leggere. Dopodomani sarebbe stato Natale, ma dalla lettera di Sirius sembrava che fosse tra un anno, talmente era l’amarezza che si avvertiva da quelle parole. James andò a prendere una pergamena e una piuma e iniziò a scrivere. Quando finì la piegò e se la mise in tasca.

«Vado un attimo in Guferia» disse rivolto a Harry. Lui annuì e James uscì dalla Sala Comune. Salì numerose scale e percorse vari corridoi per raggiungere la sua meta. Chiamò Cacao, un gufo dal piumaggio color… cacao. James non era certo di poter spedire la lettera in quel momento, doveva essere consegnata di notte, ma lui non sapeva quanto fosse lontana Grimmauld Place quindi era meglio spedirla ora per sicurezza. Legò alla zampa, oltre alla lettera, anche un pacchetto.

«Cacao, devi spedire questa lettera di notte, quando solo Sirius sarà sveglio» disse. Il gufo parve aver capito e dopo avergli beccato la mano giocosamente, si alzò in volo con la lettera legata alla zampa.

James tornò alla Torre di Grifondoro e trovò Harry a parlare con una ragazza. James la guardò attentamente. Non era forse un’amica della Evans?

«Oh… mi dispiace» disse Harry. La ragazzina fece spallucce.

«Non la conoscevo poi molto. Certo mi dispiacerà per mio padre che forse perderà sua madre» disse.

«Ehi Harry! Stai facendo conquiste?» chiese James avvicinandosi con un sorriso malizioso. Marlene arrossì leggermente.

«Stavamo solo parlando, Potter» rispose restando comunque a testa alta «Tu parli con le ragazze solo per conquistarle?» chiese poi accennando un sorrisetto. James si buttò sul divano.

«Oh beh, altrimenti per cosa? In verità non c’è neanche bisogno che io parli, cadono ai miei piedi guardandomi soltanto!» rispose compiaciuto.

«Certo! Il grande James Potter!» esclamò Marlene divertita. Essendo una delle amiche di Lily, sapeva perfettamente quanto il ragazzo fosse arrogante e permaloso ma lei, personalmente, lo trovava piuttosto divertente. Le battutine che faceva a Lily l’avevano sempre fatta sorridere, a differenza della rossa che si irritava.

«È leggermente permaloso, non dargli retta» disse Harry alzando gli occhi al cielo.
«Ehi!» esclamò James indignato. Marlene e Harry risero.
«A proposito, da quanto vi conoscete?» chiese incuriosito James.

«Ci siamo conosciuti a notte fonda, mentre tu te ne stavi a dormire nel letto» rispose Marlene.

«In una posizione assurda, aggiungo. Come fai a dormire con la fronte fuori dal letto, un braccio penzolante e le gambe spalancate?» chiese Harry divertito. Marlene rise immaginandoselo. James sorrise beffardo.

«E vogliamo parlare di te, Harry? Che ti rigiri in continuazione fino a che le coperte non ti avvolgono le gambe come delle anguille?» disse sorridendo, Harry gli gettò un’occhiataccia, imbarazzato «Ah, giusto, sai che una volta è caduto dal letto di mattina?» aggiunse James rivolgendosi a Marlene che aveva una mano sulla bocca.

«E tu invece? Ti ricordi quando ti sei trovato steso orizzontalmente sul letto e nel tentativo di scendere hai sbattuto la testa sul pavimento?» disse Harry alzando un sopracciglio in segno di sfida. Quella espressione a James ricordò molto quella della Evans. Sorrise divertito, mentre Marlene sfoggiava la sua risata cristallina.

«Ok, basta ragazzi.» disse riprendendo fiato «Basta» ripeté quasi supplichevole quando James aprì bocca per ribattere.



Passarono due giorni e Marlene passava gran parte del tempo con i due Malandrini. La mattina di Natale si svegliò riposata e si alzò. Mise la vestaglia e un paio di ciabatte e scese in Sala Comune. Sotto all’albero che era stato messo lì c’erano un bel po’ di regali, probabilmente alcuni erano suoi, altri di Harry,altri di James e altri di quel Grifondoro del quarto anno. Guardò indecisa i regali, soffermandosi su quelli di James e Harry . Doveva svegliarli per aprirli tutti insieme? O doveva aprirli da sola? Adocchiò le scale del dormitorio maschile e decise di svegliarli. Si scartavano i regali in compagnia, no?

Stava giusto per salire il primo gradino, quando notò di essere in ciabatte, vestaglia e pigiama. Per qualche assurdo motivo non voleva farsi vedere così. Soprattutto da Harry. Arrossì a quel pensiero e si diresse spedita verso il suo dormitorio.

Si cambiò mettendosi un maglioncino bordeaux e un pantalone. Si diede una sistemata ai capelli e si lavò la faccia. Poi scese di nuovo giù e prese a salire le scale del dormitorio. Osservò le varie porte lungo il piccolo corridoio finchè non trovò quella che cercava.


Dormitorio Maschile
Primo anno Grifondoro
Alunni:
Sirius Black, Peter Minus, James Potter, Remus Lupin, Harry Potter.


Bussò alla porta, ma dal momento che nessuno gli rispose, decise di entrare. Aprì la porta esitante, adocchiando la camera piuttosto disordinata. E se due Malandrini erano capaci di fare questo, non immaginava quanto ne potessero fare cinque. James dormiva placidamente, con la testa poggiata sul cuscino -che era in senso verticale- abbracciato dal proprietario. Le coperte gli arrivavano fino al mento e un piede spuntava sul bordo. Harry invece dormiva su un fianco e le coperte erano leggermente attorcigliate sulle sue gambe. Aveva un'espressione accigliata e mugugnò, rigirandosi dall’altra parte.
Marlene sorrise guardandoli e si diresse verso il letto di Harry. Con quell’espressione doveva aver bisogno di un risveglio allegro. Marlene sorrise con una punta malandrina e trattenne il fiato. Mise da parte l’imbarazzo e saltò sul letto del suo amico come una leonessa.

«Harry! Ragazzi! È Natale!» urlò saltando in continuazione, seduta sopra Harry. Quest’ultimo si svegliò di soprassalto, come James.

«Marlene?!» strillò sorpreso. Marlene sorrise sorniona, accantonando il fatto che sentiva le guance accaldarsi.

«Ci sono i regali! Su forza scendete!» disse balzando via da Harry, che era ancora stordito dal risveglio. Harry si riprese totalmente e scese giù in poco tempo seguito da James che sorrideva entusiasta.
Scartarono i regali insieme. James ricevette dai suoi genitori un kit di manutenzione per la sua scopa (che era a casa), da Remus il libro “Il Quidditch Attraverso i Secoli”, da Peter delle varie leccornie e Cioccorane, da Harry alcuni oggetti proveniente sicuramente da Zonko e da Sirius… uno specchietto.



Probabilmente ti starai chiedendo se stando qui, a Grimmauld Place, sia ancora mentalmente stabile. Non pensare che io ti abbia regalato questo specchietto per farti rimirare ogni volta che ti pare, non è così, mi dispiace. Questo specchietto non è un semplice specchietto: è uno specchio gemello. Gemello al mio, di specchietto. Con questo puoi metterti in comunicazione con me anche se siamo distanti di chilometri. Basta pronunciare il mio nome e io ti risponderò, apparendo nel riflesso. Se ho voglia di risponderti, si intende.
Buon Natale James!

Dal bellissimo e geniale
Sirius Black

P.S Una copia di questo specchio, forse, ma forse, ce l’avrà anche un’altra persona



James osservò lo specchio ammirandolo, per poi metterselo in tasca. Lo avrebbe chiamato più tardi.



​ *


«Madre, Padre» salutò Regulus scendendo dalle scale. «Buon Natale» disse.

«Buon Natale anche a te, Regulus. Scarta i regali se vuoi» disse sua madre. Regulus corse verso l’albero di Natale prendendo a scartare regali. I suoi genitori gli avevano regalato degli eleganti e pregiati guanti neri e una sciarpa con i colori di Serpeverde, Cissy una bella camicia, Bella delle scarpe e zio Alphard un libro sulle Pozioni. Ma Regulus notò l’assenza di un regalo, e questo, lo fece divenire malinconico, per poi rimproverarsi di questa reazione. Non gli importava niente di suo fratello, non più almeno. Vero?

«E allora perché quel regalino? Ti sei forse scordato che quel regalo è per lui e in questo momento è nella tua camera?» disse una vocina nella sua testa. Regulus la scacciò.

«Sirius?» chiese rivolto al padre.

«Credo che stia dormendo» rispose Orion.



Sirius invece non stava affatto dormendo. Anzi, era seduto sul letto adocchiando in continuazione un pacchetto posato ai piedi del letto. Doveva darglielo o no? E se faceva la figura dello scemo? Sospirò frustato e suoi occhi si andarono a posare sulla lettera di James sulla scrivania. La prese e i suoi occhi si soffermarono su una parte della lettera in particolare.



“Una volta, da piccolo, avevo litigato con mia madre. Ho fatto i capricci e ho detto cose che non pensavo affatto. Le ho detto che la odiavo e che era la peggior madre del mondo. La ferì e quando me ne resi conto, non sapevo che fare. Mio padre mi suggerì di scusarmi, e disse una frase che dimenticherò difficilmente «Metti da parte l’orgoglio, James, ne vale la pena… Ho visto persone litigare e non parlarsi più perché erano troppo orgogliose per scusarsi. In generale, l’orgoglio è alla base di tutti i grandi errori». Mi fece capire che quelle parole non si riferivano solo a quella piccola litigata con la mamma, ma anche alle possibili litigate che avrò in futuro. Quindi, se ne vale davvero la pena, devi mettere da parte l’orgoglio. E sono sicuro, che per tuo fratello, ne vale la pena, Sirius”



Sirius si alzò di scatto, prendendo il pacchetto e mandando a farsi fottere l’orgoglio e le incertezze. Aprì la porta, in tempo per vedere la porta della camera di Regulus chiudersi. Posò la mano sulla maniglia della porta che dava alla camera di Reg, ad un tratto esitante.

«E se non lo accetta? E se non riesco a cambiarlo?» pensò incerto.



«Allora saprai che hai fatto il massimo per lui nonostante tutto» la frase di Remus gli tornò in mente. E facendosi coraggio («Sono un Grifondoro o no?» pensò Sirius) aprì la porta.



​ *


Lily scese entusiasta le scale fiondandosi sotto l’albero di Natale seguita da Petunia, imbronciata. Lily era piombata in camera sua svegliandola e l’aveva obbligata a scendere. Comunque, quell’espressione sparì leggermente quando vide i regali sotto l’albero.

«Buon Natale!» esclamò Lily rivolta ai suoi genitori, che osservavano le due sorelle scartare i regali. Lily ricevette un romanzo dai i suoi genitori, un maglioncino soffice rosa scuro da Alice, da Mary delle piume e pergamene di riserva, da Marlene una collanina argentata con attaccato un ciondolo che raffigurava una L, da Harry un libro di Incantesimi (la sua materia preferita) e da sua nonna una sciarpa fatta a mano. Da Petunia non aveva avuto niente… si voltò ferita verso Petunia che la ignorò totalmente continuando a scartare regali. Arrivò il turno del regalo di Lily. Era una boccetta con un liquido dentro.

«Che cos’è?» domandò brusca alla sorella allontanando la boccetta.

«È una pozione Lisciaricci. Ti basterà metterla sui tuoi capelli e diventeranno in un attimo lisci» spiegò incerta Lily. Petunia, infatti, aveva i capelli ricci e talvolta se ne lamentava, dicendo che avrebbe preferito avere i capelli lisci, in modo che potesse fare più acconciature e pettinare i capelli senza stare ore davanti allo specchio. Petunia guardò la pozione disgustata.

«Io non voglio niente che provenga da quella scuola di matti!» strillò Petunia buttando la fiala che andò a frantumarsi.

«Non è una scuola di matti!» esclamò Lily indignata.

«Mi è bastato vedere gli assurdi vestiti che si era messa quella donna ad agosto per capire che son tutti matti!» strillò Petunia riferendosi alla McGranitt, venuta lì per spiegare la situazione.

«Non voglio rovinarmi i capelli con una pozione fatta da quelli!» continuò. Lily si alzò.

«Siamo uguali a tutti gli altri esseri umani, soltanto che abbiamo la magia!» sibilò.

«Certo come no! Non è normale che si usino scarafaggi da trasformare in bottoni, zampe di ragno, occhi di insetti, erbe e tante altre cose schifose per fare delle stupide pozioni! Non è normale far volare gli oggetti e tante altre cretinate che fate solo voi mostri! Sei un mostro, Lily, perché una strega non può essere altro che questo!» strillò Petunia sotto gli sguardi sconvolti dei suoi genitori e quello di Lily. Lily aveva gli occhi lucidi, ma combatteva per non fare uscire neanche una lacrima.

«Bene!» esclamò Lily arrabbiata «Sei io sono un mostro allora tu sei peggio! Io ho la magia in me e non posso farci un bel niente ! Io sono una strega e voglio essere una strega! Quindi smettila di fare l’invidiosa Petunia e comportati da sorella!» esclamò Lily. Petunia si irrigidì e uscì dalla stanza.



​ *


Regulus alzò di scatto la testa quando sentì la porta aprirsi. Sulla soglia, colui che non si era per niente aspettato, c’era Sirius. Quest’ultimo nascondeva qualcosa dietro la schiena. Sirius si fece avanti imbarazzato e esitante.

«Regulus» disse, facendo un piccolo sorriso. Regulus lo guardò sorpreso, per poi accigliarsi.

«Cosa vuoi, Sirius?» chiese. Sirius deglutì, e tirò fuori la mano dietro la schiena. Teneva stretto un pacchettino, avvolto in una carta verde scuro (Sirius non aveva trovato altra carta in casa). Regulus guardò il pacchetto con la bocca poco elegantemente spalancata.

«Per me?» boccheggiò. Sirius annuì. Reg lo prese esitante.
«Perché?» chiese contemplandolo.
«Come perché? È Natale, no?» rispose Sirius sorridendo.
«Perché?» chiese di nuovo Regulus, non cascando in quella stupida battuta. Sirius sospirò.
«Perché sei comunque mio fratello Reg» rispose con fermezza. Regulus inghiottì la coscienza e qualsiasi affetto fraterno per dire quel che disse.

«Ma io non ti voglio come fratello» Sirius chiuse gli occhi e incassò il colpo.



«Calma, Sir. Con la rabbia non concluderai niente, ignora i suoi insulti e oltrepassa le sue difese» disse la Voce-Remus nella sua testa.
«È logico che mente, Sirius. Tutto quel che avete combinato insieme non si cancella in tre mesi» disse la Voce-James.
«Fagli capire che ha altre scelte oltre a quella di seguire gli ideali della sua famiglia» disse la Voce-Harry.
«Ti vuole ancora bene, Sirius. Non arrenderti» disse la Voce-Peter.



Sirius trattenne un sorrisetto. I Malandrini erano lì a sostenerlo anche se non erano presenti. Si guardò intorno, prendendo tempo per cercare una risposta adatta. Poi notò un pacchettino in fondo alla scrivania. Regulus seguì il suo sguardo, e si impanicò, si alzò di scatto dal letto per prenderlo prima di Sirius, ma suo fratello fu più veloce. Sirius contemplò il pacchettino trovandoci un biglietto "Per Sirius" diceva.

Sirius sorrise.

«Strano, mi hai detto che non mi vuoi come fratello, ma mi fai il regalo di Natale, Regulus» chiese voltandosi verso il fratellino che se ne stava pietrificato a guardarlo.

«Ho cambiato idea» disse velocemente Regulus allungando una mano per riprendersi il pacchetto. Sirius se lo mise protettivamente dietro la schiena.

«Vuoi diventare come loro?» chiese Sirius appoggiandosi al muro, in modo da sbarrare qualsiasi via per andargli dietro le spalle.

«Voglio diventare un vero Black. Non voglio essere un traditore del proprio sangue come te.»

L’insulto irritò ancor di più Sirius. Non per il significato dell’insulto in sé, ma piuttosto per chi lo diceva. Quindi, per suo fratello non era altro che questo… Possibile che avesse dimenticato tutti i giochi, le risate che avevano condiviso? Possibile che avesse dimenticato chi lo consolava quando la madre lo sgridava? Chi, facendo un passo avanti, si prendeva qualsiasi colpa attribuita a Regulus? E chi, si subiva Cruciatus in più per lui?

Anche se il fatto della Cruciatus Regulus non lo sapeva ancora. Era ignaro, il suo fratellino, delle punizioni che gli davano.

«I Black non sono altro che matti attratti dalla Magia Oscura» Disse freddamente Sirius.

«Se fossero matti non sarebbero rispettati» ribattè Regulus.

«La maggior parte della gente è intimorita dai Black, non li rispettano. Probabilmente si mettono paura di subirsi una Cruciatus, o altre torture atroci. Oppure perdere il lavoro perché i Black hanno corrotto tutti con i loro schifosi soldi» rispose Sirius mentre sentiva l’irritazione crescere.



«Calma!» esclamò la Voce-James che Sirius ignorò completamente.



«Noi non usiamo le Cruciatus, Sirius» Rispose Regulus. Questo era un affronto, e ignorando la coscienza che gli diceva di calmarsi, buttò fuori tutta la rabbia che si era trattenuto per quattro infernali giorni.

«Sai cosa ho visto a sette anni, Regulus? Lo sai? Bene! Allora te lo racconto! Così hai una vaga idea di quanto siano dei mostri i nostri genitori! Stavo cercando nostra madre per chiedergli non mi ricordo cosa e stupidamente sono andato a cercarla in cantina. Ho aperto la porta senza far rumore e indovina cosa ho visto?! Nostra madre fare una Cruciatus a una bambina, mentre un signore, sicuramente il padre, legato e imbavagliato era costretto a guardarla! Babbani! Erano Babbani! Così a caso! Quelli non avevano fatto un bel niente, ma nostra madre li torturava lo stesso! Io ho visto una parte del suo viso, Reg, e ti posso giurare che aveva un disgusto e una furia glaciale nello sguardo. E mica quella era l’unica volta! Certo che no! Tu dove pensi che sia una volta al mese nostra madre? Credi che vada a bersi un drink al Paiolo Magico?! No! Invece se ne sta a torturare Babbani! E neanche nostro padre è tanto diverso! Sai in cosa consistono le mie punizioni Reg? 10 minuti di cruciatus! Si, Reg, vengo Cruciato ogni volta che faccio qualcosa di sbagliato! Tu dimmi Reg, spiegami davvero! Quale padre fa una cosa del genere al proprio figlio?! I nostri genitori non ci considerano neanche veri e proprio figli! Per loro siamo solo qualcosa di loro, una proprietà! Di cui farsene quel che si vuole! Siamo utili solo per sfornare eredi!» concluse Sirius furioso.



«Razza di deficiente ritardato! Ma si può sapere che Merlino hai fatto!? Dovevi controllarti! Hai praticamente sconvolto tuo fratello con la forza di un uragano!» urlò la Voce-Remus.



Infatti, Regulus lo guardava sconvolto. Sirius si maledì ripetutamente in mente e si lasciò scappare un imprecazione. Aveva abbattuto le sue difese, ma non nel modo in cui desiderava. Cercò di usare un tono dolce.

«Torturano Babbani per degli stupidi ideali. Noi non siamo meglio di loro, Reg. I Nati Babbani sono esattamente come noi, ad esempio, c’è una ragazza a scuola -Sirius si bloccò non credendo di star nominando proprio quella ragazza- che è una Nata Babbana ed la più brava del nostro anno, oppure un mio amico, che non è purosangue, ma riesce a fare tantissimi incantesimi al primo colpo e ne sa altri che non abbiamo ancora studiato. E poi c’è Tiger, un tizio del sesto anno, purosangue, e dicono che a malapena ricordi il suo nome.»

«E che mi dici dei Babbani, Sirius?» chiese Regulus cercando di usare un tono freddo e altezzoso, ma facendone uscire un tono esitante. Si stava aggrappando all’ultima piccola certezza. Sirius gli aveva fatto tante volte un discorso del genere, ma riusciva sempre a convincersi che non era vero, sopprimendo la ragionevolezza. Ma in quel momento non aveva la forza di farlo. Non dopo tutto quel che gli aveva detto Sirius. Ad un tratto gli sembrava che tutto quel che usciva dalla bocca di Sirius in quel momento, non fosse altro che verità.

«I Babbani sono geniali, Reg. Hanno creato cose che neanche ci immaginiamo di creare. Riescono a vivere senza magia con nessuna difficoltà. A differenza nostra, che impazziremmo» rispose Sirius «Ha detto Remus che hanno trovato un modo per volare nel cielo senza magia, di parlare in tempo reale con delle persone senza la Metropolvere. E sicuramente tante altre cose che io non so» continuò sorridendo. Regulus deglutì.

«Quindi quelle sono stupidaggini?» chiese Regulus. Sirius annuì.

La consapevolezza che i suoi genitori torturavano, che tutti quegli ideali non fossero altro che stupidaggini sparate da dei purosangue permalosi e che suo fratello venisse torturato dal suo stesso padre lo abbattè.
Sirius si avvicinò indeciso, e lo abbracciò. Regulus suo malgrado ricambiò la stretta, affondando la testa nell’incavo del collo di Sirius. Gli era mancato, era pur sempre suo fratello.

Non sapeva, Sirius, che le sue parole, avevano lasciato un segno in Regulus. In quei tre mesi, quando sentiva i commenti sprezzanti sui Babbani da parte dei suoi genitori, gli erano tornate in mente le parole di Sirius, e si era chiesto se forse suo fratello avesse ragione. Oppure, quando era suo fratello, a essere insultato. Oh, lì Regulus si era maledetto. Era frustrante aprire bocca per cercare di difendere qualcuno ma non trovare la forza di farlo. Era frustante rendersi conto che era una codardo, uno senza spina dorsale. Come era frustante rendersi conto che lui, Sirius, suo fratello, lo avesse sempre difeso a spada tratta. E lui che faceva, come ricambiava? Standosene zitto senza dire niente, acconsentendo, addirittura, a quello che dicevano. Il fratello peggiore della Terra, si insultava.

Regulus strinse le labbra, abbracciando inconsciamente un po’ più forte Sirius.

Fin da bambino, aveva sempre un po’ ammirato Sirius. Per il suo differenziarsi, per la sua determinazione, il suo coraggio, per il suo affrontare a testa alta qualsiasi cosa, per la sua forza nel difendere sempre quel che lui pensava, senza esitazioni. Era diventato addirittura un suo modello. Che tuttavia, non riusciva a imitare. Poi lo aveva accantonato, quando aveva visto la faccia infuriata di sua madre. Suo fratello… un Grifondoro. Ma da una parte un po’ se lo aspettava, suo fratello era sempre stato diverso. Sempre stato troppo coraggioso per essere un Serpeverde.

«Regulus…» lo chiamò Sirius richiamandolo al presente. Regulus si accorse che era abbracciato a Sirius da troppo tempo. Sapeva che a Sirius non dava fastidio, ma per Regulus era un po’ imbarazzante.

«Scusami» disse Regulus «Per come… mi sono comportato» concluse, asciugandosi frettolosamente gli occhi, che prima, senza che lui se ne rendesse conto, avevano fatto scendere qualche lacrima. Sirius sorrise.

«Non fa niente, ti ho già perdonato» rispose Sirius.

«Hai ragione» disse Regulus deglutendo, riferendosi chiaramente a quel che diceva Sirius a proposito degli ideali. «Ma non voglio gettare ulteriormente i nostri genitori nella vergogna.»

«Perché dovremmo importarcene della loro vergogna se a loro non importano le nostre idee?» chiese Sirius alzando un sopracciglio. Regulus tacque un attimo per poi annuire sospirando, dando di nuovo ragione a suo fratello.

«È che…» iniziò esitante.
«Che?»
«Io non sono forte come te. Solo io contro loro perderei chiaramente» disse «per non parlare delle conseguenze. Non riuscirei ad affrontare tutto questo» concluse nascondendo l’imbarazzo.

«Primo -Sirius alzò l’indice- sono sicuro che hai tanta forza, hai bisogno solo di un po’ di grinta per tirarla fuori. Secondo -Sirius alzò un altro dito- io non ho mai detto che sarai solo. Ci sarò e affronteremo le conseguenze insieme» disse sicuro. Regulus spalancò gli occhi, ma poi il suo sguardo divenne incerto.

«Tu starai a Hogwarts, Sirius» disse. Sirius sorrise malandrino.

«Starò sempre con te, qui» disse toccando il petto di Regulus «Ma ho trovato anche un altro modo per parlarci. Infatti, qui entra in gioco questo» disse prendendo il pacchetto dalle mani di Regulus, che non si era neanche accorto di tenerlo ancora in mano. Regulus lo guardò interrogativamente.

«Scartalo» lo esortò. Regulus lo aprì e ci trovò uno specchietto.

«Questo è uno Specchio Gemello» disse Sirius a mo' di spiegazione. Così fece una breve spiegazione dell’oggetto e quando finì Regulus sorrideva.

«Ah, anche a James, James Potter, ho regalato uno di questi. Sono tutti e tre collegati. Oltre che chiamare me, puoi chiamare anche lui, ma non penso che lo farai» aggiunse.

«Dove li hai trovati?» chiese Regulus continuando a contemplare lo specchietto.

«Erano in quella stanza in fondo al corridoio, al terzo piano. Dentro un armadietto» rispose Sirius. Poi Regulus prese il suo regalo e lo porse a Sirius. Il primogenito lo scartò con un sorriso. All’interno c’era un bracciale di cuoio, nero, molto semplice ma elegante, con una piccola scritta argentata "Brothers". Mentre Sirius lo contemplava, Regulus andò verso il comodino vicino al letto, aprì il primo cassetto e prese un bracciale uguale a quello di Sirius. Se lo mise al polso sinistro subito imitato da Sirius.

«Figo» commentò semplicemente Sirius, con un sorriso che diceva molto di più.

























 
Angolo Autrice
Ciao a tutti! Si, il capitolo è più lungo del previsto, soprattutto a causa delle scena dei fratelli Black che ci ho messo più pagine per scriverla. Marlene e James si sono conosciuti, le sorelle Evans hanno litigato davanti ai loro genitori e Regulus e Sirius si sono riappacificati. Questo è forse uno degli eventi che più fa capire che la linea temporale stia cambiando. Come avete visto esistono tre specchi gemelli. In verità da nessuna parte c’è scritta una cosa del genere, l’ho inventata io. Magari nella linea temporale originaria Sirius ne prese solo due perché non sapeva a chi dare il terzo. E probabilmente l’avrebbe dato a Natale del 1972, poiché non sarebbe tornato a casa per Natale e quindi non li avrebbe trovati. Comunque, avevo bisogno che ce ne fossero tre. Nella parte in cui ho scritto i pensieri di Reg, sinceramente non ne sono interamente soddisfatta. Volevo immedesimarmi di più nel personaggio ma non ci sono riuscita nonostante ci abbia provato varie volte. Ma alla fine ho capito che dato che era la prima volta che facevo una cosa del genere, non potevo pretendere troppo da me. Ci vuole più pratica. Mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.
Un Bacio!

Capitolo gentilmente revisionato da lilyy e Nag, grazie!



 

 
   
 
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