Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: swimmila    29/05/2018    5 recensioni
Quel vestito che Oscar si è rifiutata di indossare per difendere la principessa austriaca in arrivo sulle sponde del Reno. Ora non ha scelta. Dopo tanti anni quella Francia non è più la stessa....Manga, anime, tutto mischiato insieme. Anche le carte della cronologia degli eventi
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In un mare di guai

È successo qualcosa. Fersen sembra folgorato. Come se avesse visto un fantasma. E’ bianco come un cencio, mentre Oscar ha tutta l’aria di starsi divertendo. Ma che succede? Vorrei essere una mosca per sapere che cosa si stanno dicendo, quei due, da quattro ore a questa parte. Vorrei stordirmi con fiumi di vino per non essere costretto a vedere la donna che amo nella braccia dell’uomo più affascinante del Nord Europa. Dell’uomo di cui lei è innamorata.
Dio, perché devo essere costretto ad assistere a tutto questo?
Cosa c’era nel tuo sguardo, Oscar, oggi pomeriggio, nelle scuderie? Possibile che abbia immaginato tutto? Che non sia più in grado di leggere nella tua anima? Eppure, mi è sembrato di vedere un mare di amore dentro quei laghi azzurri al tramonto. Ma ora che ti vedo fra le sue braccia mi sento precipitare nella disperazione.
Hanno ripreso a danzare. Fersen sembra aver recuperato un po’ della sua compitezza, ma si vede che è turbato. Oscar, che cosa gli hai detto? Non gli starai ingiungendo di partire per l’America, come quando lo hai rispedito in Svezia, anni fa? No, ma che stupido, non lo manderesti mai al macello. Laggiù si stanno battendo per vivere in un mondo migliore. Partire per l’America significherebbe molto probabilmente non tornare più. E tu moriresti se succedesse qualcosa al tuo Fersen. Al tuo Fersen…..
Mi sento impazzire. I miei pensieri sono come sciami di mosche stordite che vorticano su se stesse. Ho bisogno di prendere aria. Ho bisogno di respirare. Ho bisogno di te, Oscar. Aiutami.
Percorro il lungo salone delle danze con le falcate dello sconforto. La musica giunge sempre più tenue, alle mie orecchie. Esco sul Cortile di Marmo. Scendo di corsa i gradini. Mi faccio sedurre dall’oscurità e mi inoltro verso il Bacino di Latona. Gli zampilli della fontana sono un balsamo per la mia pelle che brucia d’angoscia.
Le luci del palazzo, dietro di me, mi ricordano la follia che si sta consumando dentro. L’onore della regina da difendere. A qualunque costo. Anche quello di farsi male.
Sono un vigliacco. Mentre lei sta compiendo il suo dovere, e Dio solo sa a prezzo di quale sofferenza, io sono qui a cercare di scrollarmi di dosso questo tormento pestilenziale che mi imputridisce l’anima e corrompe la mente.
Perdonami Oscar. Un attimo ancora e torno da te. Un attimo solo.
 
Ho cercato per tutta la sera una scia di brividi sulla mia pelle sfiorata dalla sua.
Ho cercato la corrente che mi scuotesse la schiena al tocco delle sue mani forti.
Ho cercato la voglia delle sue labbra sulle mie.
Ho cercato il desiderio di annullare la distanza fra i nostri corpi.
Ho cercato.
Ma quello che ho trovato è stato sconvolgente come una rivelazione.
Ho risentito i brividi del tocco della tua mano che ha preso la mia, in fondo alla scalinata di palazzo Jarjayes.
Ho risentito la corrente che mi ha percorso la schiena mentre i tuoi occhi guidavano i miei piedi inusualmente calzati.
Ho risentito la voglia delle tue labbra di nuovo sulle mie, come quella volta in cui pensavi che mi fossi addormentata fra le tue braccia, dopo quella sera balorda in osteria.
Ho scoperto in me il desiderio di annullare sempre più spesso la distanza fra i nostri corpi con una carezza, un tocco lieve delle mani.
Ho cercato nella mia anima. E ho trovato te. Ti cerco nella sala. Non ti vedo. Sento una fastidiosa sensazione di urgenza crescermi dentro. E desidero solo che questo interminabile ballo volga al termine.
Da quanto tempo reprimo questa consapevolezza? Quand’è che ho cominciato ad affezionarmi ad un dolore seppellito?
Guardo questi occhi grigi in cui tante volte ho fantasticato di perdermi. E sento i miei pensieri scalpitare.
Dovrei essere io a rimanere senza parole; a perdere il ritmo di questa assurda danza; ad inciampare nei miei passi; a farmi salvare dalla sua presa decisa da una rovinosa caduta. Perché ho capito che questo grigio non tinge più i miei pensieri. Questo fatto mi fa provare una gioia immensa.
Ho voglia di sfilarmi da queste braccia. Di urlare la felicità che sento esplodere dentro. Di assaporare, ingorda, il gusto di questa nuova libertà. Sono libera. Libera dal dolore di un amore storpio che mi ha deformato l’anima sin dall’adolescenza.
Mi costringo a rimanere incastrata in queste braccia. Avvinghiata al mio dovere. Il mio dovere. Fersen. Un dovere.
Oscar François de Jarjayes, se tutto questo è il frutto del maleficio di questo dannato vestito, da domani sei in un mare di guai.
 
Mi tuffo di nuovo negli umori della sala. Fa caldo. C’è odore di stanchezza. Di amori proibiti. Di noia disperata. Di sudore. Di vino.
Trovo l’azzurro dei tuoi occhi. Non lo lascio. Ci guardiamo. E per un attimo tutto sparisce attorno a me. Non ho potuto dirti quanto sei bella, mentre scendevi le scale, a palazzo Jarjayes. Tuo padre mi ha travolto con il suo ordine imperioso prima che potessi aprire bocca. Tuo padre. Ancora non posso credere alle parole che ha voluto dirmi, mentre tu eri già in carrozza. Che diavolo sta succedendo? La mia Oscar in abito lungo, tra le braccia di Fersen. Il Generale Jarjayes che dice che io sono l’unico che saprebbe renderti felice. Mentre lo diceva i suoi occhi già viravano alla malinconia. Quella malinconia di chi sa che non può concludere la frase; di chi sa che la battaglia dentro di sé è ancora furiosa: il suo sconfinato amore per la figlia, da un lato; l’incrollabile senso di lealtà verso le regole di un regime che sta dissolvendoglisi attorno, dall’altro.
Non ho risposto a quel condizionale. Abbiamo fuso le nostre tristezze in un unico sguardo. Poi sono salito a cassetta e ti ho portato qui.
La regina Maria Antonietta ha lasciato il ballo già da un po’. Prima di andare via è venuta a salutarmi. Mi ha sfiorato il braccio con il suo ventaglio, gli occhi colmi di liquida riconoscenza. “Grazie Oscar per quello che avete fatto per noi questa sera. Non lo dimenticherò mai. Ora, se lo desiderate, andate pure a casa. Sarete stanca”.
Mi sono inchinata al suo volere e mi sono congedata da lei. Il mio compito è finito.
Fersen mi ha guardata con un’espressione insistente, mentre prendevo congedo anche da lui. Ha trattenuto i miei occhi nei suoi come se non volesse lasciarmi andare via. “Oscar, vi sarò sempre grato per quello che avete fatto stasera”. Parlano all’unisono, Maria Antonietta e Fersen. I loro cuori sono uniti in un’unica anima. Spero che da qualche parte ci sia posto per la loro felicità. Ma mi sento opprimere dall’agonia che brilla nei loro occhi. Vorrei fuggire da questo abisso di disperazione in cui il mio sguardo è risucchiato. Lasciami andare via, Hans. Lasciami andare. “E’ stato un onore, per me, avervi avuta fra le mie braccia per quest’unica volta”. Sappiamo entrambi che non ce ne sarà un’altra. Fino a pochi mesi fa queste parole mi avrebbero annientata di struggente malinconia. Avrebbero aperto in me una voragine che nessun ricordo avrebbe mai potuto riempire. “Non dimenticherò mai questa serata.” È la verità. Come potrei mai dimenticarla?
Volto le spalle al mio passato. E stavolta ti trovo. Trovo il verde dei tuoi occhi e non lo lascio. Avanzo decisa verso di te. Non mi curo del mio incedere, che torna militare sotto l’urgenza di raggiungerti. Devo essere uno spettacolo grottesco. Gesti maschili in abiti femminili. Non importa. Sei a dieci passi da me. I miei occhi non ti mollano. Le mie labbra si schiudono in un sorriso.
Mi sorridi. Siamo abbastanza vicini da poterci sfiorare allungando un braccio.
“André Grandier. Un ultimo ballo e andiamo via”. Che delicatezza! Il mio è praticamente un ordine.
Per un attimo non capisco. Stai dicendo che hai ancora un ballo da fare con Fersen? Sto per risponderti che va bene, che ti aspetto, come sempre. Ma tu mi prendi le mani, mi alzi le braccia e le modelli attorno a te. Balliamo insieme. Sento tutto il vino che ho bevuto stasera fare improvvisamente il suo effetto. Ho la testa vuota, le orecchie che ronzano, il cuore furioso, le gambe molli, la gola secca. Stai ballando con me, nel salone delle feste di Versailles, davanti alla nobilità, al clero, ai principi del sangue. Solo le loro maestà si sono già ritirate, ma d’altronde, se così non fosse il tuo dovere di stasera ti imporrebbe di danzare ancora con Fersen.
Ritorno l’ufficiale che sono. Guido le braccia di André su di me, perché gli sia chiaro che voglio ballare con lui.
Voglio che il mio ultimo ballo, questa sera, sia con te. Voglio cancellare la scia delle sue mani con il tocco delle tue. Voglio sostituire il suo braccio che ha cinto la mia vita con il tuo. Voglio tingere il grigio dei suoi occhi col verde meraviglioso dei tuoi. Voglio combattere contro questo desiderio di sentire di nuovo le tue labbra sulle mie. So di essere troppo vicina a te, più di quanto le lezioni di danza e la decenza impongano, ma sei sempre troppo distante.
In un attimo i miei dubbi evaporano come sospiri. Si, c’era amore, per me, nei tuoi occhi, oggi pomeriggio. Ora, c’è la gioia di averlo riconosciuto dentro di te.
Oscar François de Jarjayes, se tutto questo è il frutto del maleficio di questo dannato vestito, da domani sei in un mare di guai.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: swimmila