Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: blackwizard    05/07/2009    2 recensioni
Il piccolo essere,venuto al mondo da meno di dieci minuti,udì il grido di dolore della madre:fissava il corpo inerte,gli occhi rivoltati,le braccia abbandonate al suolo,il rivolo di sangue che scendeva silenzioso dalla sua tempia. Il neonato non sapeva quello che era successo. Non capiva che la vecchia signora aveva fatto uccidere sua madre per appropriarsi di lui. Non capiva che tra meno di due ore sarebbe stato venduto per una miseria ad un’infelice coppia senza bambini. Non sapeva che un giorno l’avrebbe fatta pagare a quella levatrice. Non sapeva che l’avrebbe fatta pagare a chiunque gli avrebbe fatto un torto. Non capiva che sarebbe diventato un DEMONE...spero di aver catturato la vostra curiosità...my second ff...commentate please!!!
Genere: Triste, Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ON THE EDGE OF BREAKING DOWN

ON THE EDGE OF BREAKING DOWN

 

SAMUEL

Samuel era ubriaco.

Il ragazzo camminava, barcollando e ridendo, con la bottiglia di vodka in mano. Niente aveva più importanza per lui.

“La vita…è questa signori e signore! Una grandissima perdita di tempo…un dolore continuo…per colpa tua!!! John IO ti ammazzo!!”.

I pugni sanguinavano per le troppe percosse date all’albero che aveva di fronte. Si sedette. Pianse. Piangeva come un bambino a cui era stato tolto il giocattolo preferito.

“perché?!...perchè a me…”ripeteva continuamente le stesse parole.

La gelida brezza notturna lo fece rabbrividire. Si alzò e si diresse verso la strada. Tutto ai suoi occhi appariva sfocato,i colori si mischiavano.

Non era il tipo di ragazzo che reggeva più di un bicchiere di birra; la vodka era decisamente troppo. Qualcosa di davvero strano,però, attirò l’attenzione del ragazzo ubriaco,una volta imboccata la strada,su cui era situata la propria casa. Uno strano spettacolo di luci e ombre gli appariva di fronte. Ciò che di più lo colpi era un albero…una quercia…anzi,non una quercia…la quercia. La quercia di Hanna e John…

Samuel cadde a terra con un tonfo. Gli doleva terribilmente tutto il corpo. La terra sotto di lui si dissolse velocemente. Mentre il dolore diveniva a poco a poco lancinante e insopportabile,riusciva ad avvertire un brivido,che sentì partire dalla punta dei piedi,e arrivare al cervello.

Il dolore cessò di colpo.

Una visione.

 

Un Samuel decisamente più giovane procedeva ridendo e scherzando con un gruppetto di ragazzi della sua stessa età. Il ragazzino era abbastanza alto rispetto ai suoi amici; tra questi spiccava come una sorta di capo branco. Avanzava per la strada che di solito prendeva per tornare a casa;con passo sicuro e deciso,assumendo quell’aria di sfida che figurava spesso sul suo volto,conduceva il branco di ragazzi all’interno di un parco pubblico,situato accanto alla strada. Sapeva chi avrebbe trovato seduta ai piedi di una quercia: la ragazza più bella della scuola,per la quale aveva una cotta tremenda.

Prima di entrare bloccò il gruppetto,il quale si ammutolì, in ciò che sembrava rispettoso silenzio.

“Amici…questa è la mia occasione. Dentro questo schifo di parco,ai piedi di una quercia c’è lei…la ragazza che mi fa sognare. Dovete appoggiarmi a pieno,perché abbiamo un problemino che prende il nome di John,lo sfigato.”

Una fragorosa risata seguì le parole del ragazzo.

Si atteggiava come un grande oratore.

“non so ancora cosa farò…voi appoggiatemi e stasera…offro io!”

Il gruppo di ottusi provvide immediatamente ad elogiare il proprio leader con uno scroscio di applausi.

Samuel,sghignazzando,procedette all’interno del parco,quando,arrivato davanti alla quercia,la vide. Li vide. Erano così vicini. Le labbra di lei stavano per toccare quelle di lui e scoccare in un innocente bacio,quando… la ragazza si ritrasse velocemente,avendo notato il gruppo di Samuel.

“brutto figlio di pu…”

“zitto Jay…fermi tutti”

Il capo branco bloccò immediatamente l’istinto aggressivo degli altri.

Con passo lento,procedette verso John.

“alzati” aveva assunto una voce profonda,che lasciava trasparire la sua determinazione a fare scoppiare la rabbia che aveva dentro,da un momento all’altro.

“Samuel non è come pensi,lascialo stare…ti prego…” la ragazza aveva le lacrime agli occhi. Sapeva di cosa era capace quel ragazzo.

“alzati” ripeté per la seconda volta,guardando gli occhi rossi e determinati dell’avversario.

Con grande sorpresa di tutto il pubblico che si era venuto a creare intorno,John si alzò senza alcun timore.

Ora che erano faccia a faccia,si notava ancor di più la differenza tra due.

L’uno alto,robusto,la tipica figura del “bullo” amato da tutti e famoso;l’altro basso,magro,la tipica figura del “secchione” odiato da tutti e impopolare. Il secchione prese a parlare per la prima volta.

“che vuoi fare?”

“hai paura?”

“ti piacerebbe”

“forse un po’…”

“sarai deluso”

“no…mi piacerebbe presentarti Mr. SeMiSfidiSeiMorto”

L’atmosfera di tensione creata dal rapido scambio di battute fu spezzata dal pugno di Samuel che vibrò violentemente contro lo zigomo sinistro di John. Il ragazzino spavaldo fece la conoscenza di Mr. SeMiSfidiSeiMorto con una dolorosa caduta. Nonostante il dolore,si rialzò sorridendo.

“Mr. SeMiSfidiSeiMorto? Sei simpatico…brutto stronzo!”

Prese la rincorsa e sbatté furiosamente la testa contro il petto di Samuel.

Il gruppo del bullo era totalmente inebetito. Doveva essere la prima volta che assistevano ad una caduta del loro leader in una lotta.

Sorpreso e con fatica,il bullo si alzò.

“No. Questo non lo dovevi fare.”

I due iniziarono una zuffa tremenda. Pugni,calci,morsi. Una lotta senza esclusione di colpi.

Infine quell’ultimo pugno che ruppe il setto nasale a John…

 

Era una notte umida.

I fili d’erba che Samuel si ritrovò in bocca erano umidi.

Strisciando, il ragazzo raggiunse la vicina siepe e vomitò. Non aveva una mente lucidissima in quel momento,ma riusciva a capire che ciò che era successo poco prima non poteva essere semplicemente effetto dell’alcool. Era sinceramente spaventato.

Cosa diavolo stava succedendo?

Si voltò verso la luce che aveva scorto appena entrato nel parco. Stordito dall’alcool,trovava difficile individuare i particolari della scena,tantomeno cercare di comprendere ciò che stava accadendo a pochi metri da lui. Individuava solo una persona seduta ai piedi di una quercia e una macchia argento;un argento particolarmente brillante e intenso,che proprio in quel momento prese forma umana. L’uomo argento sembrava stanco,spossato,ma si riprese presto. Quello avanzò subito verso Samuel. Il ragazzo terrorizzato tentò invano di scappare,ma fu rapidamente catturato.

Tra quelle braccia Samuel si sentiva stranamente stanco.

Non voleva abbandonarle.

Non voleva reagire.

Voleva semplicemente rimanere lì per l’eternità.

Poi un sussurro.

“tu farai ciò che ti dico…” era una voce familiare.

“quindi ti addormenterai al mio tre…” si,era decisamente una voce familiare.

“uno…” una strana sensazione pervase il suo corpo.

“due…” non gli importava della voce,lui doveva addormentarsi.

“tre…” senza che opponesse la minima resistenza crollò in un sonno profondo.

 

 

JOHN

John aveva notato Samuel.

Il ragazzo era improvvisamente caduto a terra e non si era rialzato per un breve lasso d tempo.

Quando lo vide iniziare a muoversi ancora, decise di prendere forma umana e usare i suoi poteri da demone. Si sentiva magnificamente nella sostanza argentata in cui poteva avvolgersi.

Adagiò Samuel sul prato accanto alla famosa quercia,poi si dedicò completamente ad Hanna.

“chi sei?!” Hanna era spaventata,ma troppo debole per poter cercare di reagire in qualche modo.

Con un cenno della mano,John fece dissolvere la sostanza argentea.

Hanna aveva davanti ai suoi occhi John,esattamente come era in vita.

Pianse. John la prese tra le sue braccia e le baciò la fronte.

“ci sono io. Basta piangere. Non ti succederà nulla.”

“John sto per morire…guardami!”i singhiozzi divennero più forti.

Il ragazzo le prese delicatamente il polso.

Una strana luce verde avvolse la ferita. Quest’ultima velocemente si richiuse.

Era come se non fosse successo niente.

 

 

HANNA

Nello stesso momento in cui la ferita si rimarginò,Hanna ritrovò tutte le forze.

Era davvero come se non fosse successo niente.

La ragazza si gettò in un abbraccio carico di amore,paura e felicità.

Lei e John rimasero lì,stretti in un abbraccio,a piangere per diversi minuti.

La luna piena risplendeva in quella notte particolarmente stellata. Illuminava quel parco come un cono d’ombra proiettato su quei tre strani personaggi,attori del triste dramma delle loro vite.

“John…credevo fossi morto…”

“lo sono.”

La ragazza lo guardò con aria spaventata.

“Sono un demone. Posso convivere con i vivi,ma credimi…il mondo dei morti è un luogo più accogliente…non è certo frizzante e movimentato come questo però. E’ tranquillo,e tutta quella tranquillità non è adatta a persone come me. E’ triste.”

Il ragazzo parlava con la voce profonda di un saggio. Nei suoi occhi si intravedeva l’enorme tristezza.

“Un demone può salvare vite umane ?” Hanna era molto incuriosita.

“La maggior parte degli uomini immagina i demoni come piccoli diavoli saltellanti,che vanno in giro per il mondo a seminare il male. Non siamo così. Siamo esseri destinati a vivere nella morte. Siamo esseri destinati a vivere tristemente tra un mondo e l’altro,sapendo di non appartenere completamente a nessuno dei due.”

Gli occhi di lui si posarono su quelli di lei.

“John io ti amo”

Un lieve sorriso comparve sul volto del demone.

“anche io”

Lentamente si avvicinarono. Chiusero gli occhi. Le labbra si incontrarono e…

 

 

SAMUEL

Samuel sognava.

Era uno strano sogno.

Camminava nel buio e sentiva la stanchezza nelle gambe;doveva camminare da ore.

Decise di fermarsi.

“ecco cosa sei…un fallito!”

Si guardò intorno cercando quella voce nel buio.

“hai già rinunciato? Non raggiungerai mai la tua meta se t fermi!”

“fatti vedere!chi sei?!” era spaventato.

Si aprì una porta in quel muro di tenebre,e ne uscì una versione identica di se stesso.

Si muoveva con passo sicuro e indossava un magnifico smoking bianco.

Si sedette su un trono appena apparso,anch’esso bianco.

“mio caro…sono te. Una parte di te,direi, molto più elegante ed intelligente” sorrise.

“cosa vuoi?”

“solo informarti che mentre tu stai dormendo beatamente, John è accanto ad Hanna. Le cura le ferite. Forse si è fatta male anche ad un labbro;e sai come si dice no? Un bacino e passa tutto…”

“BASTA! Cosa devo fare per arrivare da loro?!” il Samuel meno elegante era furioso.

“corri attraverso quella porta. Corri e non smettere finché non ti svegli”.

Il ragazzo avanzò a grandi passi verso la porta.

“ehy…arrivederci…si dice così,quando si va via. Salve,arrivederci,buona serata,ciao…l’educazione non è mai stata il tuo forte” si accese una sigaretta.

Senza badare alle parole dell’altro,Samuel attraverso la porta e iniziò a correre.

I suoi passi echeggiavano.

 

 

JOHN

John si bloccò.

Un improvviso urlo di rabbia aveva spezzato quella fantastica atmosfera.

Samuel si era stranamente ripreso. Aveva un’espressione furiosa.

Si precipitò subito verso John.

“TU! ANCORA!”

John,calmo, avanzò.

“siamo stati l’uno la peggior minaccia dell’altro,per tutta la vita…pensavi di aver cambiato le regole del gioco?”

“ERI MORTO!”

“Sono morto,mio caro”

Samuel aveva avuto sempre strane espressioni; quando cercava di capire qualcosa di totalmente inconcepibile assumeva l’espressione più strana e buffa che John avesse mai visto.

“Non tentare di comprendere ciò che non puoi comprendere,Samuel.”

“Parli come se fossi un vecchio saggio” pareva più rilassato.

“So cose che tu nemmeno immagini…direi che posso permettermi di fare il saggio con te”

I due si guardarono negli occhi.

John conosceva a memoria le scene successive e sapeva che Samuel le conosceva altrettanto bene.

 

 

HANNA

Rannicchiata ai piedi della quercia,Hanna assisteva alla scena.

Zitta e immobile,esaminava con cura i due ragazzi,come se non li avesse mai visti prima.

Samuel alto,forte e robusto. La mascella pronunciata,i corti capelli a spazzola e quegli occhi,così determinati e pieni di rancore;

John magro,esile,debole all’apparenza. Con quei tratti somatici così strani e così in conflitto tra se stessi. Quasi come se fossero indecisi se voler essere completamente diversi da quelli umani o conservare qualcosa di questi ultimi.

Poi quegli occhi: vispi,intelligenti,dolci,ma se necessario determinati e furiosi peggio di quelli di Samuel.

Hanna sapeva cosa sarebbe successo da lì a poco.

Succedeva sempre così. Si guardavano a lungo negli occhi e dopo un breve scambio di battute scattava il primo pugno.

Ma quella sera,la ragazza aveva la strana sensazione che qualcosa sarebbe stato diverso.

“Come fai ad essere ancora qui?”

“Non è necessario che tu lo sappia,tantomeno che te lo debba spiegare io”

Anche le loro voci erano totalmente diverse.

Quella di Samuel aspra e pungente; quella di John calma e rilassata.

“che vuoi fare?” Samuel nascondeva la sua paura.

“hai paura?” John aveva colto nel segno.

“ti piacerebbe” Samuel rimandava pateticamente lo scontro.

“forse un po’…” John era sicuro di sé.

“sarai deluso” Samuel stava riprendendo una posizione.

Ad Hanna incominciò a girare la testa.

Tutto il parco girava.

O forse stava girando lei.

La testa le faceva male.

Cadde a terra e rimase lì,inerte.

Una visione.

 

Il secchione prese a parlare per la prima volta.

“che vuoi fare?”

“hai paura?”

“ti piacerebbe”

“forse un po’…”

“sarai deluso”

“no…mi piacerebbe presentarti Mr. SeMiSfidiSeiMorto”

Aveva già sentito quelle parole,già visto quella scena.

John e Samuel avevano iniziato una zuffa tremenda dopo quelle parole.

Era una visione strana. Hanna era dentro la scena e nessuno sembrava darle retta.

Vide una versione più piccola di se stessa che assisteva alla scena a metà tra terrorizzata e preoccupata.

Arrivò il custode del parco a separare i due ragazzi e ad allontanare il cerchio di persone che si era venuto a creare.

“Piccoli idioti! Questo parco non è una palestra,né un campo di battaglia. Le lotte fatele a casa vostra! E voi! State qui a guardare senza muovere un dito?? Sciò,via…tornatevene a casa vostra,lo spettacolo è finito”. Il grasso custode si era poi rivolto ad Hanna.

“e tu? Ho detto chiaramente di tornare a casa. Il parco oggi chiude prima.”

“Signore, loro sono miei amici” disse indicando i due lottatori.

“Faresti meglio a controllarli,tu che sembri una ragazzina intelligente” disse l’uomo.

Poi scomparve nella sua casetta di legno. Quando ritornò,portava una valigetta del pronto soccorso.

“ecco…io non sono molto pratico” disse imbarazzato.

“se mi aiuta possiamo finire in fretta. Mi passi disinfettante e bende,per favore.”

Nel parco deserto, i due in mezz’ora medicarono i ragazzi.

“se volete vi riaccompagno a casa” il custode si era dimostrato molto gentile.

“no…non ho bisogno di te” sbottò Samuel scortesemente andandosene.

“lo perdoni…fa sempre così…” disse Hanna con una nota di rammarico.

“fa niente…voi piuttosto, avete bisogno di un passaggio?”

“abitiamo vicini,non si preoccupi. Grazie mille comunque” intervenne John.

I due ragazzi procedettero a passo rapido verso casa,tanto che l’ Hanna attuale dovette quasi rincorrerli. Ricordava bene quella scena.

“ehy scusa per prima…” iniziò John tenendo gli occhi bassi.

“per cosa?” quel giorno la ragazza doveva avere altre cose per la testa per non ricordarlo.

“bhè…ci siamo avvicinati…poi è arrivato Samuel.”

Arrossirono entrambi.

Lei scoccò un bacio sulla guancia di lui.

L’Hanna attuale si rese conto solo in quel momento di quanto fosse diventato rosso il ragazzo,quando…

L’erba umida e il buio della notte la riportarono alla realtà.

Con fatica si alzò,ma non fece in tempo nemmeno a capire cosa stava succedendo,che un braccio le cinse la vita con forza.

 

 

SAMUEL

Improvvisamente Hanna era caduta.

Samuel stava riprendendo lucidità.

Corse insieme a John verso il corpo inerte della ragazza.

“cos’è successo?!” Samuel sembrava spaventato.

“Deve essere svenuta…hai un cellulare? Chiamiamo il pronto soccorso.” Parlò l’altro con aria professionale.

Samuel prese a frugarsi nelle tasche.

“Deve essermi caduto…” incominciò a tastare l’erba.

Niente.

All’entrata del parco,però, giaceva abbandonata la vuota bottiglia di vodka.

Uno strano impulso pervase ogni minima parte del suo corpo.

Doveva farlo.

Prese la bottiglia di vetro e con passo lento arrivò alle spalle di John.

“Samuel muoviti...sembra stia peggiora…”

Senza esitazione l’altro gli frantumò l’oggetto in testa.

Il demone,colto alla sprovvista cadde al suolo dolorante.

Nel momento in cui John cadde,Hanna si rialzò.

Impulsivamente,Samuel agguantò la ragazza e la prese come ostaggio puntandole alla gola la parte della bottiglia spezzata che gli era rimasta in mano. L’oggetto spezzato presentava una sola punta aguzza e tagliente,che Samuel premette pericolosamente contro la gola dell’altra. Un rivolo di sangue incominciò a scendere lentamente lungo il candido collo.

“Sam ti prego…lasciami…” Hanna boccheggiò.

“lasciami…sei tu quella che lascia qui…” il ragazzo ripensò tristemente al momento in cui la ragazza lo aveva lasciato per John. “Guarda a cosa siamo ridotti. Chiediti di chi è la colpa”aggiunse sprezzante premendo ancor di più “l’arma” sul collo dell’altra.

Mentre Hanna emise un lamento sommesso,John lentamente si rialzava massaggiandosi la nuca.

“liberala…lei non centra” il demone era leggermente confuso.

“qui è l’unica che dovrebbe soffrire caro John…è lei la causa della rovina delle nostre vite”.

Dopo queste parole, Samuel sentì che il suo ostaggio si era abbandonato ad una strana,triste rassegnazione.

 

 

HANNA

In quel momento capì.

Era stata davvero lei il fulcro di tutto,la rovina delle vite dei suoi due amici.

Quell’attaccamento alla vita che era sopraggiunto in lei non appena John l’aveva salvata da morte certa, svanì improvvisamente.

Era meglio se fosse morta. Solo così sarebbe riuscita a scappare da quella situazione, a nascondersi da tutti i sensi di colpa che la stavano assalendo.

I due ragazzi parlavano,discutevano,urlavano; Hanna,con lo sguardo perso verso il buio,non li sentiva più.

Non resistette più a Samuel. Si abbandonò.

-spero che mi uccida- pregava con insistenza.

La punta della bottiglia spezzata bruciava conficcata nella pelle.

Immaginò il dolore che si doveva provare ad averla conficcata tutta nella gola. Non le importava;quando…

 

 

JOHN

-non può aver fatto ciò- pensò il demone sconvolto.

 

 

SAMUEL

-non posso aver fatto ciò- pensò il ragazzo in preda al panico.

 

Note: non uccidetemi vi prego xD! Lo so,il mio ultimo capitolo risale a 5 mesi fa…xD perdonatemi…momenti difficili,mille sconvolgimenti…prima storia d’amore andata male…capitemi!xD. Cercherò di aggiornare molto presto,per non farvi morire di suspence,naturalmente se ho ancora lettori…mi sa che li ho persi tutti xD

Grazie mille a tutti i lettori che hanno recensito e recensiranno.

 

                                                                                                  Blackwizard      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: blackwizard