ON THE EDGE OF BREAKING DOWN
SAMUEL
Samuel era ubriaco.
Il ragazzo camminava,
barcollando e ridendo, con la bottiglia di vodka in mano. Niente aveva
più importanza per lui.
“La vita…è
questa signori e signore! Una grandissima perdita di tempo…un dolore continuo…per
colpa tua!!! John IO ti ammazzo!!”.
I pugni sanguinavano per le
troppe percosse date all’albero che aveva di fronte. Si sedette. Pianse.
Piangeva come un bambino a cui era stato tolto il giocattolo preferito.
“perché?!...perchè
a me…”ripeteva continuamente le stesse parole.
La gelida brezza notturna lo
fece rabbrividire. Si alzò e si diresse verso la strada. Tutto ai suoi
occhi appariva sfocato,i colori si mischiavano.
Non era il tipo di ragazzo
che reggeva più di un bicchiere di birra; la vodka era decisamente
troppo. Qualcosa di davvero strano,però, attirò
l’attenzione del ragazzo ubriaco,una volta imboccata la strada,su cui era
situata la propria casa. Uno strano spettacolo di luci e ombre gli appariva di
fronte. Ciò che di più lo colpi era un albero…una
quercia…anzi,non una quercia…la quercia. La quercia di Hanna e
John…
Samuel cadde a terra con un
tonfo. Gli doleva terribilmente tutto il corpo. La terra sotto di lui si
dissolse velocemente. Mentre il dolore diveniva a poco a poco lancinante e
insopportabile,riusciva ad avvertire un brivido,che sentì partire dalla
punta dei piedi,e arrivare al cervello.
Il dolore cessò di
colpo.
Una visione.
Un Samuel decisamente più giovane procedeva
ridendo e scherzando con un gruppetto di ragazzi della sua stessa età.
Il ragazzino era abbastanza alto rispetto ai suoi amici; tra questi spiccava
come una sorta di capo branco. Avanzava per la strada che di solito prendeva
per tornare a casa;con passo sicuro e deciso,assumendo quell’aria di
sfida che figurava spesso sul suo volto,conduceva il branco di ragazzi
all’interno di un parco pubblico,situato accanto alla strada. Sapeva chi
avrebbe trovato seduta ai piedi di una quercia: la ragazza più bella
della scuola,per la quale aveva una cotta tremenda.
Prima di entrare bloccò il gruppetto,il quale
si ammutolì, in ciò che sembrava rispettoso silenzio.
“Amici…questa è la mia occasione.
Dentro questo schifo di parco,ai piedi di una quercia c’è
lei…la ragazza che mi fa sognare. Dovete appoggiarmi a
pieno,perché abbiamo un problemino che prende il nome di John,lo
sfigato.”
Una fragorosa risata seguì le parole del
ragazzo.
Si atteggiava come un grande oratore.
“non so ancora cosa farò…voi
appoggiatemi e stasera…offro io!”
Il gruppo di ottusi provvide immediatamente ad elogiare
il proprio leader con uno scroscio di applausi.
Samuel,sghignazzando,procedette all’interno del
parco,quando,arrivato davanti alla quercia,la vide. Li vide. Erano così
vicini. Le labbra di lei stavano per toccare quelle di lui e scoccare in un innocente
bacio,quando… la ragazza si ritrasse velocemente,avendo notato il gruppo
di Samuel.
“brutto figlio di pu…”
“zitto Jay…fermi tutti”
Il capo branco bloccò immediatamente
l’istinto aggressivo degli altri.
Con passo lento,procedette verso John.
“alzati” aveva assunto una voce profonda,che
lasciava trasparire la sua determinazione a fare scoppiare la rabbia che aveva
dentro,da un momento all’altro.
“Samuel non è come pensi,lascialo
stare…ti prego…” la ragazza aveva le lacrime agli occhi.
Sapeva di cosa era capace quel ragazzo.
“alzati” ripeté per la seconda
volta,guardando gli occhi rossi e determinati dell’avversario.
Con grande sorpresa di tutto il pubblico che si era
venuto a creare intorno,John si alzò senza alcun timore.
Ora che erano faccia a faccia,si notava ancor di
più la differenza tra due.
L’uno alto,robusto,la tipica figura del
“bullo” amato da tutti e famoso;l’altro basso,magro,la tipica
figura del “secchione” odiato da tutti e impopolare. Il secchione
prese a parlare per la prima volta.
“che vuoi fare?”
“hai paura?”
“ti piacerebbe”
“forse un po’…”
“sarai deluso”
“no…mi piacerebbe presentarti Mr.
SeMiSfidiSeiMorto”
L’atmosfera di tensione creata dal rapido
scambio di battute fu spezzata dal pugno di Samuel che vibrò
violentemente contro lo zigomo sinistro di John. Il ragazzino spavaldo fece la
conoscenza di Mr. SeMiSfidiSeiMorto con una dolorosa caduta. Nonostante il
dolore,si rialzò sorridendo.
“Mr. SeMiSfidiSeiMorto? Sei
simpatico…brutto stronzo!”
Prese la rincorsa e sbatté furiosamente la testa
contro il petto di Samuel.
Il gruppo del bullo era totalmente inebetito. Doveva
essere la prima volta che assistevano ad una caduta del loro leader in una
lotta.
Sorpreso e con fatica,il bullo si alzò.
“No. Questo non lo dovevi fare.”
I due iniziarono una zuffa tremenda.
Pugni,calci,morsi. Una lotta senza esclusione di colpi.
Infine quell’ultimo pugno che ruppe il setto
nasale a John…
Era una notte umida.
I fili d’erba che
Samuel si ritrovò in bocca erano umidi.
Strisciando, il ragazzo
raggiunse la vicina siepe e vomitò. Non aveva una mente lucidissima in
quel momento,ma riusciva a capire che ciò che era successo poco prima
non poteva essere semplicemente effetto dell’alcool. Era sinceramente
spaventato.
Cosa diavolo stava
succedendo?
Si voltò verso la luce
che aveva scorto appena entrato nel parco. Stordito dall’alcool,trovava
difficile individuare i particolari della scena,tantomeno cercare di
comprendere ciò che stava accadendo a pochi metri da lui. Individuava
solo una persona seduta ai piedi di una quercia e una macchia argento;un
argento particolarmente brillante e intenso,che proprio in quel momento prese
forma umana. L’uomo argento sembrava stanco,spossato,ma si riprese
presto. Quello avanzò subito verso Samuel. Il ragazzo terrorizzato
tentò invano di scappare,ma fu rapidamente catturato.
Tra quelle braccia Samuel si
sentiva stranamente stanco.
Non voleva abbandonarle.
Non voleva reagire.
Voleva semplicemente rimanere
lì per l’eternità.
Poi un sussurro.
“tu farai ciò
che ti dico…” era una voce familiare.
“quindi ti
addormenterai al mio tre…” si,era decisamente una voce familiare.
“uno…” una
strana sensazione pervase il suo corpo.
“due…” non
gli importava della voce,lui doveva addormentarsi.
“tre…”
senza che opponesse la minima resistenza crollò in un sonno profondo.
JOHN
John aveva notato Samuel.
Il ragazzo era
improvvisamente caduto a terra e non si era rialzato per un breve lasso d
tempo.
Quando lo vide iniziare a
muoversi ancora, decise di prendere forma umana e usare i suoi poteri da
demone. Si sentiva magnificamente nella sostanza argentata in cui poteva
avvolgersi.
Adagiò Samuel sul
prato accanto alla famosa quercia,poi si dedicò completamente ad Hanna.
“chi sei?!” Hanna
era spaventata,ma troppo debole per poter cercare di reagire in qualche modo.
Con un cenno della mano,John
fece dissolvere la sostanza argentea.
Hanna aveva davanti ai suoi
occhi John,esattamente come era in vita.
Pianse. John la prese tra le
sue braccia e le baciò la fronte.
“ci sono io. Basta
piangere. Non ti succederà nulla.”
“John sto per
morire…guardami!”i singhiozzi divennero più forti.
Il ragazzo le prese
delicatamente il polso.
Una strana luce verde avvolse
la ferita. Quest’ultima velocemente si richiuse.
Era come se non fosse
successo niente.
HANNA
Nello stesso momento in cui
la ferita si rimarginò,Hanna ritrovò tutte le forze.
Era davvero come se non fosse
successo niente.
La ragazza si gettò in
un abbraccio carico di amore,paura e felicità.
Lei e John rimasero
lì,stretti in un abbraccio,a piangere per diversi minuti.
La luna piena risplendeva in
quella notte particolarmente stellata. Illuminava quel parco come un cono
d’ombra proiettato su quei tre strani personaggi,attori del triste dramma
delle loro vite.
“John…credevo
fossi morto…”
“lo sono.”
La ragazza lo guardò
con aria spaventata.
“Sono un demone. Posso
convivere con i vivi,ma credimi…il mondo dei morti è un luogo
più accogliente…non è certo frizzante e movimentato come
questo però. E’ tranquillo,e tutta quella tranquillità non
è adatta a persone come me. E’ triste.”
Il ragazzo parlava con la
voce profonda di un saggio. Nei suoi occhi si intravedeva l’enorme
tristezza.
“Un demone può
salvare vite umane ?” Hanna era molto incuriosita.
“La maggior parte degli
uomini immagina i demoni come piccoli diavoli saltellanti,che vanno in giro per
il mondo a seminare il male. Non siamo così. Siamo esseri destinati a
vivere nella morte. Siamo esseri destinati a vivere tristemente tra un mondo e
l’altro,sapendo di non appartenere completamente a nessuno dei
due.”
Gli occhi di lui si posarono
su quelli di lei.
“John io ti amo”
Un lieve sorriso comparve sul
volto del demone.
“anche io”
Lentamente si avvicinarono.
Chiusero gli occhi. Le labbra si incontrarono e…
SAMUEL
Samuel sognava.
Era uno strano sogno.
Camminava nel buio e sentiva
la stanchezza nelle gambe;doveva camminare da ore.
Decise di fermarsi.
“ecco cosa sei…un
fallito!”
Si guardò intorno
cercando quella voce nel buio.
“hai già
rinunciato? Non raggiungerai mai la tua meta se t fermi!”
“fatti vedere!chi
sei?!” era spaventato.
Si aprì una porta in
quel muro di tenebre,e ne uscì una versione identica di se stesso.
Si muoveva con passo sicuro e
indossava un magnifico smoking bianco.
Si sedette su un trono appena
apparso,anch’esso bianco.
“mio caro…sono
te. Una parte di te,direi, molto più elegante ed intelligente”
sorrise.
“cosa vuoi?”
“solo informarti che
mentre tu stai dormendo beatamente, John è accanto ad Hanna. Le cura le
ferite. Forse si è fatta male anche ad un labbro;e sai come si dice no?
Un bacino e passa tutto…”
“BASTA! Cosa devo fare
per arrivare da loro?!” il Samuel meno elegante era furioso.
“corri attraverso
quella porta. Corri e non smettere finché non ti svegli”.
Il ragazzo avanzò a
grandi passi verso la porta.
“ehy…arrivederci…si
dice così,quando si va via. Salve,arrivederci,buona
serata,ciao…l’educazione non è mai stata il tuo forte”
si accese una sigaretta.
Senza badare alle parole
dell’altro,Samuel attraverso la porta e iniziò a correre.
I suoi passi echeggiavano.
JOHN
John si bloccò.
Un improvviso urlo di rabbia
aveva spezzato quella fantastica atmosfera.
Samuel si era stranamente
ripreso. Aveva un’espressione furiosa.
Si precipitò subito
verso John.
“TU! ANCORA!”
John,calmo, avanzò.
“siamo stati
l’uno la peggior minaccia dell’altro,per tutta la vita…pensavi
di aver cambiato le regole del gioco?”
“ERI MORTO!”
“Sono morto,mio
caro”
Samuel aveva avuto sempre
strane espressioni; quando cercava di capire qualcosa di totalmente
inconcepibile assumeva l’espressione più strana e buffa che John
avesse mai visto.
“Non tentare di
comprendere ciò che non puoi comprendere,Samuel.”
“Parli come se fossi un
vecchio saggio” pareva più rilassato.
“So cose che tu nemmeno
immagini…direi che posso permettermi di fare il saggio con te”
I due si guardarono negli
occhi.
John conosceva a memoria le
scene successive e sapeva che Samuel le conosceva altrettanto bene.
HANNA
Rannicchiata ai piedi della
quercia,Hanna assisteva alla scena.
Zitta e immobile,esaminava
con cura i due ragazzi,come se non li avesse mai visti prima.
Samuel alto,forte e robusto.
La mascella pronunciata,i corti capelli a spazzola e quegli occhi,così
determinati e pieni di rancore;
John magro,esile,debole
all’apparenza. Con quei tratti somatici così strani e così
in conflitto tra se stessi. Quasi come se fossero indecisi se voler essere
completamente diversi da quelli umani o conservare qualcosa di questi ultimi.
Poi quegli occhi:
vispi,intelligenti,dolci,ma se necessario determinati e furiosi peggio di
quelli di Samuel.
Hanna sapeva cosa sarebbe
successo da lì a poco.
Succedeva sempre così.
Si guardavano a lungo negli occhi e dopo un breve scambio di battute scattava
il primo pugno.
Ma quella sera,la ragazza
aveva la strana sensazione che qualcosa sarebbe stato diverso.
“Come fai ad essere
ancora qui?”
“Non è
necessario che tu lo sappia,tantomeno che te lo debba spiegare io”
Anche le loro voci erano
totalmente diverse.
Quella di Samuel aspra e
pungente; quella di John calma e rilassata.
“che vuoi fare?”
Samuel nascondeva la sua paura.
“hai paura?” John
aveva colto nel segno.
“ti piacerebbe”
Samuel rimandava pateticamente lo scontro.
“forse un
po’…” John era sicuro di sé.
“sarai deluso”
Samuel stava riprendendo una posizione.
Ad Hanna incominciò a
girare la testa.
Tutto il parco girava.
O forse stava girando lei.
La testa le faceva male.
Cadde a terra e rimase
lì,inerte.
Una visione.
Il secchione prese a parlare per la prima volta.
“che vuoi fare?”
“hai paura?”
“ti piacerebbe”
“forse un po’…”
“sarai deluso”
“no…mi piacerebbe presentarti Mr.
SeMiSfidiSeiMorto”
Aveva già sentito quelle parole,già
visto quella scena.
John e Samuel avevano iniziato una zuffa tremenda dopo
quelle parole.
Era una visione strana. Hanna era dentro la scena e
nessuno sembrava darle retta.
Vide una versione più piccola di se stessa che
assisteva alla scena a metà tra terrorizzata e preoccupata.
Arrivò il custode del parco a separare i due
ragazzi e ad allontanare il cerchio di persone che si era venuto a creare.
“Piccoli idioti! Questo parco non è una
palestra,né un campo di battaglia. Le lotte fatele a casa vostra! E voi!
State qui a guardare senza muovere un dito?? Sciò,via…tornatevene
a casa vostra,lo spettacolo è finito”. Il grasso custode si era
poi rivolto ad Hanna.
“e tu? Ho detto chiaramente di tornare a casa.
Il parco oggi chiude prima.”
“Signore, loro sono miei amici” disse
indicando i due lottatori.
“Faresti meglio a controllarli,tu che sembri una
ragazzina intelligente” disse l’uomo.
Poi scomparve nella sua casetta di legno. Quando
ritornò,portava una valigetta del pronto soccorso.
“ecco…io non sono molto pratico”
disse imbarazzato.
“se mi aiuta possiamo finire in fretta. Mi passi
disinfettante e bende,per favore.”
Nel parco deserto, i due in mezz’ora medicarono
i ragazzi.
“se volete vi riaccompagno a casa” il
custode si era dimostrato molto gentile.
“no…non ho bisogno di te”
sbottò Samuel scortesemente andandosene.
“lo perdoni…fa sempre
così…” disse Hanna con una nota di rammarico.
“fa niente…voi piuttosto, avete bisogno di
un passaggio?”
“abitiamo vicini,non si preoccupi. Grazie mille
comunque” intervenne John.
I due ragazzi procedettero a passo rapido verso
casa,tanto che l’ Hanna attuale dovette quasi rincorrerli. Ricordava bene
quella scena.
“ehy scusa per prima…” iniziò
John tenendo gli occhi bassi.
“per cosa?” quel giorno la ragazza doveva
avere altre cose per la testa per non ricordarlo.
“bhè…ci siamo avvicinati…poi
è arrivato Samuel.”
Arrossirono entrambi.
Lei scoccò un bacio sulla guancia di lui.
L’Hanna attuale si rese conto solo in quel
momento di quanto fosse diventato rosso il ragazzo,quando…
L’erba umida e il buio
della notte la riportarono alla realtà.
Con fatica si alzò,ma
non fece in tempo nemmeno a capire cosa stava succedendo,che un braccio le
cinse la vita con forza.
SAMUEL
Improvvisamente Hanna era
caduta.
Samuel stava riprendendo
lucidità.
Corse insieme a John verso il
corpo inerte della ragazza.
“cos’è
successo?!” Samuel sembrava spaventato.
“Deve essere
svenuta…hai un cellulare? Chiamiamo il pronto soccorso.” Parlò
l’altro con aria professionale.
Samuel prese a frugarsi nelle
tasche.
“Deve essermi
caduto…” incominciò a tastare l’erba.
Niente.
All’entrata del
parco,però, giaceva abbandonata la vuota bottiglia di vodka.
Uno strano impulso pervase
ogni minima parte del suo corpo.
Doveva farlo.
Prese la bottiglia di vetro e
con passo lento arrivò alle spalle di John.
“Samuel
muoviti...sembra stia peggiora…”
Senza esitazione
l’altro gli frantumò l’oggetto in testa.
Il demone,colto alla
sprovvista cadde al suolo dolorante.
Nel momento in cui John
cadde,Hanna si rialzò.
Impulsivamente,Samuel
agguantò la ragazza e la prese come ostaggio puntandole alla gola la
parte della bottiglia spezzata che gli era rimasta in mano. L’oggetto
spezzato presentava una sola punta aguzza e tagliente,che Samuel premette
pericolosamente contro la gola dell’altra. Un rivolo di sangue
incominciò a scendere lentamente lungo il candido collo.
“Sam ti
prego…lasciami…” Hanna boccheggiò.
“lasciami…sei tu
quella che lascia qui…” il ragazzo ripensò tristemente al momento
in cui la ragazza lo aveva lasciato per John. “Guarda a cosa siamo
ridotti. Chiediti di chi è la colpa”aggiunse sprezzante premendo
ancor di più “l’arma” sul collo dell’altra.
Mentre Hanna emise un lamento
sommesso,John lentamente si rialzava massaggiandosi la nuca.
“liberala…lei non
centra” il demone era leggermente confuso.
“qui è
l’unica che dovrebbe soffrire caro John…è lei la causa della
rovina delle nostre vite”.
Dopo queste parole, Samuel
sentì che il suo ostaggio si era abbandonato ad una strana,triste
rassegnazione.
HANNA
In quel momento capì.
Era stata davvero lei il
fulcro di tutto,la rovina delle vite dei suoi due amici.
Quell’attaccamento alla
vita che era sopraggiunto in lei non appena John l’aveva salvata da morte
certa, svanì improvvisamente.
Era meglio se fosse morta.
Solo così sarebbe riuscita a scappare da quella situazione, a
nascondersi da tutti i sensi di colpa che la stavano assalendo.
I due ragazzi
parlavano,discutevano,urlavano; Hanna,con lo sguardo perso verso il buio,non li
sentiva più.
Non resistette più a
Samuel. Si abbandonò.
-spero che mi uccida- pregava
con insistenza.
La punta della bottiglia
spezzata bruciava conficcata nella pelle.
Immaginò il dolore che
si doveva provare ad averla conficcata tutta nella gola. Non le importava;quando…
JOHN
-non può aver fatto
ciò- pensò il demone sconvolto.
SAMUEL
-non
posso aver fatto ciò- pensò il ragazzo in preda al panico.
Note: non uccidetemi vi prego xD! Lo so,il mio ultimo
capitolo risale a 5 mesi fa…xD perdonatemi…momenti difficili,mille
sconvolgimenti…prima storia d’amore andata male…capitemi!xD.
Cercherò di aggiornare molto presto,per non farvi morire di
suspence,naturalmente se ho ancora lettori…mi sa che li ho persi tutti xD
Grazie mille a tutti i lettori che hanno
recensito e recensiranno.
Blackwizard