Note autrice: /



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♦ Scorci di vita ♦
5. Perché sa anche sorridere
 

Le parole del suo vecchio risuonavano spesso alle sue orecchie negli ultimi tempi e, con il senno di poi, con l'ulteriore maturità raggiunta dopo aver affrontato una guerra in cui la sua vita era stata messa a dura prova più di una volta, aveva realmente compreso il loro significato. Sua madre era sempre stata una donna testarda, dal pugno di ferro e poco incline a dare la pigrizia tipica del Clan per buona, eppure i suoi migliori e unici sorrisi gli regalava all'uomo di cui si era innamorata e che aveva sposato — alle volte, in rare occasioni, donava quei sorrisi anche a lui. 
Con una certa età sulle spalle, però, aveva compreso di desiderare con tutto se stesso altre labbra, altri sorrisi, altre noie, altri battibecchi, altre seccature. 

«Oi, Shikamaru!» latrò la kunoichi, cercando di attirare per l'ennesima volta l'attenzione dell'altro. «Mi stai ascoltando?»
Lui, in risposta, spalancò di colpo le palpebre, ridestandosi dai propri pensieri; puntò il proprio sguardo spaesato sulla ragazza al suo fianco, senza sapere cosa dire. Era rimasto senza parole, pochi minuti prima, mentre aveva potuto ammirare per la terza volta in pochi giorni un veritiero e sentito sorriso da parte della kunoichi. 
«Allora? Hai capito o no?» continuò lei, imperterrita. 
«No, Temari» sbuffò, alzando il capo verso il cielo. «Ripeti.»

«Maledizione... sei sempre il solito!».