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Autore: angelo_nero    30/05/2018    9 recensioni
[Attenzione! Possibilità di spoiler per chi non ha seguito/ segue DB Super]
Dal primo capitolo:
"Guerrieri, la maggior parte, con grande forza combattiva e dall’enorme potenziale, amministrati da un Lord potente quanto pazzo, astuto quanto sadico, che desiderava l’intero universo ai propri piedi pur non muovendo un dito. Un tiranno che non si faceva scrupoli ad eliminare chi gli era d’intralcio. Fu egli stesso a sterminare la razza a lui più fedele temendo una loro possibile rivolta, i Saiyan, spazzandola via assieme al pianeta che portava il nome del loro sovrano. Non ne rimaneva che una manciata di questi guerrieri, di cui ancora meno purosangue, e un buco buio lì dove risiedeva il pianeta. "
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nappa, Radish, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L’edificio era immenso non solo all’esterno, l’enorme ingresso che si apriva davanti a loro e il soffitto altissimo servivano per mettere in soggezione chiunque vi entrasse. L’arredamento spartano e austero, fatta eccezione per gli stendardi con lo stemma non vi era niente di personale che potesse far comprendere qualcosa degli abitanti. Pareti vuote, prive di qualsiasi quadro, foto o ritratto. Niente oggetti, niente mensole, niente specchi, solo un enorme spazio vuoto. Il lungo tappeto rosso drappeggiato d’oro era l’unico tocco di colore in quel posto asettico, freddo. Qualche macchia non ben identificata sulle candide pareti che nessuno si era preso la briga di coprire, probabilmente un memoriale per chi metteva piede all’interno.
Lunghi corridoi si estendevano in ogni direzione, due rampe di scale, una a destra e una a sinistra, di marmo dividevano l’ambiente in più spazi. In mezzo ad esse un altro lungo corridoio che portava davanti a una grande porta di legno, più piccola di quella d’entrata ma ben sorvegliata anch’essa. Altri due soldati tentarono di impedire loro l’accesso ma vennero spinti via con il semplice movimento d’aria che Vegeta creò liberando parte della sua aura, sbattendo ed aprendo le pesanti porte per poi finire, svenuti, a terra inermi.
All’interno, le due enormi sedute erano completamente vuote nessuno che vi sedesse sopra a reclamare un posto non suo. Il principe ci rimase quasi male, moriva dalla voglia di spaccare la faccia di quei due. Si guardò attorno, alla ricerca visiva dei suoi obiettivi chiedendosi se si fossero dileguati prima che lui potesse arrivare o non erano proprio presenti all’interno.
Il suono prodotto dalla caduta di un vassoio d’argento ruppe l’irreale silenzio che si era venuto a creare dopo la prorompente entrata del legittimo erede.
La donna che portava l’oggetto si portò le mani al viso, incredula a ciò che i suoi occhi vedevano: era cresciuto, sì, ma non poteva sbagliarsi.
- Principe Vegeta!- esclamò con un filo di voce.
Si voltarono tutti verso di lei, Vegeta e famiglia compresi, puntandole gli occhi addosso.
Il principe squadrò la donna che lo aveva riconosciuto, cercando nella sua memoria qualche ricordo che potesse aiutarlo a capire il perché. Non ricordava molto della sua infanzia prima di Freezer ma il viso di quella Saiyan gli era particolarmente famigliare, lo accostava a quello di sua madre, unica persona che lo avesse mai veramente amato prima di Bulma, e se ne chiese il motivo.
- Principe Vegeta!-
Si levò un brusio prepotente tra i presenti nella sala del trono e uno alla volta si inginocchiarono ai loro piedi, riconoscendo finalmente in Vegeta il loro legittimo sovrano.
Bulma osservò la folla inginocchiarsi affascinata: lei godeva di un immenso rispetto come donna e scienziata sulla Terra ma lì si era su un altro livello.
Un giovane guerriero si avvicinò loro correndo, quasi si buttò a terra quando arrivò al cospetto del suo principe. Allungò le braccia e gli porse a testa bassa un medaglione dorato con una pietra rossa incastonata al centro.
- Mio signore, questo è vostro.- mormorò il ragazzo.
Vegeta osservò l’oggetto per qualche istante poi lo ignorò e passò oltre, raggiungendo il centro della sala per osservare meglio i presenti. Bulma lo seguì a ruota, mollando la responsabilità della sorellina a Trunks, che ancora fissava incredulo le persone inginocchiate davanti a lui.
Un anziano si avvicinò alla coppia, quando fu abbastanza vicino chinò il capo porgendo loro rispetto e umiltà.
- Mio signore.- disse mantenendo il capo chino. - Mia signora.- aggiunse rivolgendo la propria attenzione a Bulma.
- Tu parli la mia lingua?- chiese stupita la donna.
Vegeta la guardò storto: un anziano guerriero Saiyan, reduce da miliardi di battaglie, chinava il capo al suo cospetto chiamandola “mia signora” e lei si stupiva del fatto che parlasse la sua lingua? Chiunque se ne sarebbe fregato di quel dettaglio e sarebbe rimasto esterrefatto dal modo in cui gli si porgeva. Mah quella donna era sempre stata strana.
Tornò a riportare la propria attenzione sull’anziano guerriero, riconoscendolo nonostante l’età avanzata.
- Allistar. Sei invecchiato.- lo prese in giro.
Allistar sollevò di poco il capo e accennò un piccolo sorriso cordiale.
- Sono passati più di quarant’anni, mio signore. Sono felice che mi abbiate riconosciuto.-
- Come dimenticare colui che ha aiutato mia madre a mettere in salvo mio fratello modificando la rotta della sua navicella.-
L’uomo sollevò il capo finalmente e si permise di fissare il principe negli occhi, avendo con lui una sorta di confidenza estranea al resto della “servitù”. I capelli brizzolati erano l’unico segno evidente di vecchiaia, il corpo allenato era ancora forte e scattante sotto l’armatura nera e verde da lui indossata. Però nei suoi occhi si poteva leggere una storia lunga decenni, chissà quanti anni aveva.
- Sono felice di rivedervi sano e salvo, mio principe. Tutti ormai vi davano per disperso o morto.- disse irrigidendo la postura e incrociando le braccia dietro la schiena. - E vedo che non è tornato da solo, deduco che questa giovane è la sua sposa.-
Bulma sussultò quando la parola “sposa” detta in lingua Saiyan le arrivò alle orecchie, l’uomo aveva capito il loro legame senza che nessuno dei due parlasse. Era intuitivo? O semplicemente non era usale che un reale portasse a palazzo una donna che non fosse sua moglie?
Si levò un brusio di sottofondo, in cui l’ultima parola pronunciata dal guerriero saltava da una bocca a un’altra. Pronunciata con sgomento, con rammarico, con schifo. Bulma si sentì al centro di un’attenzione che non sentiva benevola.
- Mia signora, potrei sapere il vostro nome per cortesia?- le chiese l’attempato Allistar.
- Bulma.-
- Che splendido nome, adatto a una regina. Sa cosa significa nella nostra lingua?-
Bulma lanciò uno sguardo curioso al marito che non le aveva mai accennato minimamente che il suo nome potesse avere qualche significato nella sua lingua. Vegeta però fece orecchie da mercante e, guardando altrove, evase la sua domanda inespressa.
L’azzurra lo fissò male poi tornò a concentrarsi sull’uomo di fronte, fece no con la testa provocando una specie di sorriso nel guerriero.
- Dea delle guerriere.-
L’espressione di Bulma si fece sorpresa di fronte a tale scoperta. Sembrava qualcosa di importante per loro.
Vegeta continuò a guardare altrove, ignorando la conversazione che si stava svolgendo a pochi centimetri da lui.
Allistar fece di nuovo lo stesso strano sorriso ad entrambi e poi si rivolse ai due mezzosangue che si fissavano ancora attorno spaesati.
- Loro due devono essere i nuovi principi, i vostri eredi Mio Signore.- azzardò l’uomo. - Piccolo principe avvicinatevi e portate con voi anche vostra sorella.-
Di nuovo il tizio ci aveva visto lungo, anche se comunque non c’erano molte altre spiegazioni alla presenza di due bambini con colori così atipici insieme ai reali.
Trunks prese la sorellina per mano e si avvicinarono insieme lentamente ai genitori, il più grande squadrò Allistar dubbioso, gli avevano insegnato a non fidarsi delle prime apparenze di chi non fosse terrestre.
- Come vi chiamate?- chiese
- Trunks. E lei Bra.- rispose il piccolo mezzosangue.
Il guerriero anziano chinò ancora una volta il capo, stavolta in direzione dei bambini, i quali lo fissarono incuriositi da tale gesto inusuale.
- I miei omaggi principe Trunks, principessa Bra. Vi auguro una lunga e felice vita.-
Trunks fissò quasi sconvolto l’uomo che gli si stava inchinando davanti: sapeva di essere figlio di un principe, sapeva che suo padre era figlio di un re, sapeva che se il pianeta non fosse esploso il genitore sarebbe diventato il sovrano della razza Saiyan, sapeva anche che di fronte a dei reali ci si comportava in un certo modo ma mai nei suoi quattordici anni di vita lo aveva sfiorato l’idea che qualcuno si potesse inchinare, o addirittura inginocchiare, di fronte a lui, o a sua sorella, e chiamarlo “principe”. Non sapeva come reagire, non sapeva cosa fare quindi cercò disperatamente lo sguardo del padre in cerca di qualsiasi tipo di aiuto.
Vegeta semplicemente annuì, come per dirgli che andava tutto bene e che era normale.
Il mezzosangue dai capelli glicine tornò a guardare il tizio chinato al suo cospetto, dubbioso più che mai sul da farsi.
- Fratellone, chi è?- chiese Bra tirandogli i pantaloni.
- Non lo so, Bra.- disse sincero.
Allistar si rialzò di botto, spaventando Bra che si appiccicò alla gamba del fratello. Il guerriero si rivolse alla folla, allargò le braccia e si inchinò nuovamente, sta volta mettendosi in ginocchio.
- Rendiamo omaggio e rispetto al nostro principe ritrovato e alla sua dama. LUNGA VITA ALLA FAMIGLIA REALE.- esclamò con solennità.
- Lunga vita alla famiglia reale! Lunga vita alla famiglia reale! Lunga vita alla famiglia reale!- esclamò la folla in coro.
Bulma rimase tramortita da tanta enfasi, non credeva possibile tale evento. Aveva sposato un principe, sì, ma di un regno ormai morto e sepolto! Chi diamine si immaginava che sarebbe stata acclamata regina appena messo piede su quel pianeta.
- Ma stiamo scherzando?- disse qualcuno dal fondo, interrompendo l’acclamazione. - Questa non è la famiglia reale, è una stronzata.-
Un guerriero probabilmente della stessa età di Vegeta, si fece largo tra i presenti mettendo tutti al corrente del suo sdegno verso quella che lui non poteva reputare la nuova sovranità del regno.
- Andiamo! Che razza di governo potranno mai darci, eh? Magari hanno anche intenzione di farci colonizzare dal pianeta da quale provengono o venderci come ha fatto il vecchio Re, che quantomeno non aveva figli mezzosangue.- disse con sdegno sputando poi sul pavimento lucido. - Mi fate schifo, la mia merda è più reale di tutti voi messi insieme. Fenomeni da baraccone, altro che famiglia reale!-
La sala ammutolì, colpita da tanta rabbia e sdegno verso qualcuno che neanche conoscevano.
- Non si giudica mai l’apparenza, Mek, potrebbero essere migliori di ciò che pensi.- intervenì qualcuno timidamente, chiamando il guerriero per nome.
- Ma che cazzo dici, qua l’apparenza conta eccome! Sono reali non teste di cazzo qualunque. Un principe che non si fa vivo da quarant’anni rispunta a caso con al seguito una puttana terrestre e due bastardi come figli.-
Mek fu scaraventato improvvisamente dall’altra parte della sala, impattando con violenza contro il muro di marmo. Nessuno riuscì a capirne il motivo, era semplicemente volato da una parte all’altra senza spiegazione.
Calò il silenzio, la tensione si potè tagliare con il coltello mentre tutti attendevano di sapere come ci fosse finito addosso a quella parete spoglia sulla quale ora c’era un buco abbastanza importante.
Il guerriero con indosso il rilevatore di colore rosso tentò di rialzarsi a fatica, aveva subito una bella botta e si sentiva intontito. Come diavolo ci era finito lì se un secondo prima era al centro della stanza?
La figura del principe entrò nel suo campo visivo un pezzo alla volta: piedi, gambe, bacino, busto e testa. Il suo sguardo emanava rabbia furiosa nonostante la sua postura fosse la solita ingessata con le braccia conserte. Dalla sua posizione il guerriero, pur non essendo molto alto, sembrava gigantesco e imponente, quasi divino. Poteva quasi toccare la furia che lo circondava, gli occhi neri tipici della razza Saiyan emanavano un odio profondo nei suoi confronti tanto grande che se avessero potuto l’avrebbero incenerito all’istante. Fu percorso da un brivido di fronte a tale sentimento, così prepotente e tangibile.
- Ti chiami Mek, giusto?- chiese tagliente il principe.
Il guerriero fu stupito dalla piattezza e dalla calma con cui la sua voce uscì, si sarebbe aspettato un ringhio, un tono colmo di rabbia e tremendamente in collera. Invece sembrava che tutta quell’ira non trasparisse in alcun modo all’esterno se non attraverso il suo sguardo d’ossidiana.
- Sì, mio Signore.- gli rispose sogghignando e marcando in tono sarcastico l’appellativo.
Vegeta non mosse un muscolo, continuò a fissarlo dall’alto in basso, osservando impassibile il ghigno derisorio che il guerriero d’élite gli rivolgeva. Credeva forse che tale espressione avrebbe scatenato la sua rabbia? Come si sbagliava.
- Ho per caso offeso la Vostra persona in qualche maniera? Mi dispiace.- continuò Mek con lo stesso tono. - Non me ne frega un cazzo però.-
Vegeta ghignò, si voltò e fece un paio di passi nella direzione opposta del guerriero. La sala non emetteva un suono, nessuno parlava, quasi non respiravano talmente tanta era la tensione. Nemmeno quando il principe voltò momentaneamente le spalle al suo avversario qualcuno osò commentare. Tutti osservavano impietriti ogni suo singolo movimento, aspettandosi da un momento all’altro qualche scatto di rabbia improvviso, più che giustificato da tale affronto, o qualche azione violenta. Ma Vegeta si limitava a rimanere immobile, mani in tasca e sguardo puntato sulla propria famiglia.
- Immagino tu abbia una squadra al tuo comando.-
- Cosa vuoi fare? Uccidere ogni mio compagno davanti ai miei occhi come punizione, sai quanto me ne frega.- rispose l’altro.
Vegeta non reagì neanche a quella risposta provocatoria. Non gli interessava il suo modo di fare né il tentativo palese di farlo arrabbiare, semplicemente voleva fargliela pagare per la sua lingua lunga. In un decimo di secondo gli arrivò a un palmo dal naso, facendolo sussultare sorpreso. Lo fissò negli occhi, abbassandosi alla sua altezza. L’espressione del principe era immobile, non un muscolo della sua faccia si mosse, bastavano i penetranti occhi scuri piantati in quelli dell’altro a fargli capire cosa stesse trattenendo dentro di sé.
Mek deglutì a fatica cercando di mantenere la stessa faccia da schiaffi e non far trasparire il terrore che quelle pozze nere gli trasmettevano. Non aveva mai visto occhi più comunicativi di quelli che si ritrovava di fronte al muso, sembravano volerlo inghiottire in un buco nero infinito senza via di scampo. Ne sentiva maggiormente il peso ad ogni secondo che passava e non sapeva quanto ancora poteva sopportarlo.
- Ascoltami bene, bamboccio, non me ne fotte un emerito cazzo se insulti me, se mi dai del traditore o quello che ti pare.- disse mantenendo un tono piuttosto regolare ma minaccioso. - Ma se ti sento ancora una volta insultare la mia famiglia, ti giuro che ti scuoio con le mie mani davanti alla tua intera squadra così che l’ultima cosa che tu possa vedere siano i loro sguardi schifati nella tua direzione. Ti verrò a prendere anche ai confini dell’universo se sarà necessario, ci puoi contare.-
Detto ciò si alzò con tutta la calma del mondo e voltò nuovamente le spalle al guerriero che, volente o nolente, tremava come una foglia pur mantenendo l’espressione da cazzo stampata in faccia.
Tentò di alzarsi, Mek, ma le gambe gli tremavano talmente tanto che lo dovettero sorreggere in due e scortarlo fuori dalla sala.
Vegeta si riunì alla propria famiglia, precedendoli nel corridoio dal quale erano entrati diretti alle rampe di scale viste prima, che li avrebbero portati nei piani superiori.
- Ehm sire, mi dispiace disturbarvi ma ci sono delle piccole questioni di cui dovremmo discutere.- disse lo stesso ragazzo che gli porse il medaglione quasi cadendo. - È urgente.-
Vegeta, fermo sulla soglia, squadrò il ragazzino che sembrò quasi tremare quando incrociò il suo sguardo. Lanciò un’ occhiata alla consorte, che lo fissava interrogativo, e i figli, che lo guardavano in attesa. Poi riportò l’attenzione sul giovane guerriero.
- Prendete la rampa di sinistra e fatevi scortare fino all’ala designata per noi.- disse più rivolto a Bulma che ai bambini. - Non combinate casini.-
L’azzurra accigliò lo sguardo e s’imbronciò: fino a due minuti fa quello che stava facendo casino era lui. Stizzita gli fece una linguaccia prima di voltargli le spalle e dirigersi fuori dalla stanza, seguita dai figli che non emisero un suono. Alle loro spalle i due soldati, precedentemente stesi in un colpo da Vegeta, chiusero le porte e ripresero il loro posto, anche se un po’ malconci.
Salirono la rampa, davanti Bulma borbottava qualche insulto nei confronti del Saiyan che aveva sposato. La donna continuò a lanciare imprecazioni contro il marito anche una volta arrivati in cima e proseguì il suo cammino, senza avere la minima idea di dove stessero andando.
Trunks, a quanto pare l’unico in quella famiglia ad avere un po’ di sale in zucca che non se ne andava a farsi un giro al primo insulto del sesso opposto, si guardò attorno finché non trovò quella che sembrava una balia o comunque qualcuno addetto alla zona notturna.
- Ciao, scusa non abbiamo idea di dove andare, puoi indicarci le stanze reali?- chiese il ragazzino.
La Saiyan lo fissò dapprima senza capire: il ragazzino aveva occhi azzurri e capelli lavanda, la bambina al suo fianco occhi e capelli azzurri, la donna che continuava a imprecare in qualche lingua strana idem. Come facevano ad essere reali se non erano nemmeno Saiyan?
- Ehm, si vi ci accompagno subito principe. Il Re non vi ha detto dove risiederete?- disse la balia dopo un primo momento di smarrimento.
- No, mio padre è momentaneamente occupato a fare non-so-cosa.- borbottò il ragazzino alzando le spalle. - Mamma! Da questa parte!-
Bulma, che fino a quel momento aveva proceduto tipo automa sempre dritto senza sapere minimamente la direzione che stesse seguendo, si guardò finalmente attorno capendo di non avere idea di dove si trovasse. Il corridoio era enorme, sembrava infinito, probabilmente girava tutto attorno all’edificio, e come il resto del posto era asettico, spartano e senza personalità, il ripetersi del tridente reale era l’unica decorazione su quei muri bianchi.
- Mamma!- urlò nuovamente Trunks.
L’azzurra si volto nella sua direzione e si affrettò a raggiungerlo, non voleva perdersi in quel posto immenso.
La donna Saiyan li guidò a lungo, sorpassarono stanze su stanze, la maggior parte chiuse, alcune con le porte di vetro, altre di metallo. Forse dipendeva dall’uso che se ne faceva, come faceva anche Bulma a casa sua riservando le porte di metallo per i laboratori e la camera gravitazionale mentre quelle di vetro per il giardino.
Quel corridoio impersonale le metteva tristezza, lei era abituata alla mania della madre di attaccare quadri e foto su ogni singolo spazio libero di ogni singola parete, quindi dei muri senza alcun tipo di decorazione erano decisamente brutti a suo dire.
Nonostante l’immensa lunghezza non avevano ancora incontrato nessuno che provenisse dalla direzione opposta o che entrasse in qualche stanza che loro avevano superato. Finalmente la donna Saiyan si fermò davanti a una porta di legno, decorata con ghirigori dorati e lo stemma al centro. Almeno lì c’era un po’ allegria.
- La porta di entrata è unica ma all’interno si estendono varie stanze tutte comunicanti. Vi auguro un buon riposo, mia signora.- si congedò inchinandosi e dileguandosi alla velocità della luce.
Bulma mise la mano sul pomello e fece per aprire quando due voci, in un certo senso familiari, vennero loro incontro svoltando l’angolo e rivelandone i proprietari.
Radish e Napa passeggiavano per il corridoio ridendo e urlando, raccontandosi eventi probabilmente di poco interesse pubblico nonostante il tono della loro voce sembrasse dire altro.
Si fermarono di botto quando Bulma, Trunks e la piccola Bra entrarono nel loro campo visivo.
Scese il silenzio e Bulma si chiese se fossero sul punto di attaccarli o fare qualcosa di spiacevole a loro discapito. Prese in braccio la più piccola e attese.
-Ehi ma io ti conosco!- esclamò Radish indicando l'azzurra.
Bulma lo guardò facendo finta di niente, Bra tra le sua braccia si voltò per osservare il viso del Saiyan dai capelli lunghi.
-Che!? Come diavolo fai a conoscere un umana!?- gli urlò addosso Napa.
Radish si girò a guardarlo: -Era insieme al moccioso di Kakaroth quando sono andato a recuperarlo.-
Napa studiò il volto di Bulma con lo sguardo accigliato. Aveva dei colori piuttosto atipici e ciò lo incuriosiva. Spostò poi lo sguardo lungo il suo corpo, soffermandosi un po' troppo sulle forme generose della donna. Ghignò chiedendosi che effetto avrebbe fatto affondare le mani tra quelle rotondità così morbide, nessuna donna Saiyan aveva quel corpo in quanto troppo muscolosa. La sua mente cominciò a correre in pensieri poco casti e a Bulma venne un brivido gelido osservando il ghigno dell'omone.
Il suono quasi inesistente di passi da predatore distrasse Napa dalle sue fantasie erotiche facendolo invece scattare sull'attenti non appena riconosciuta la figura che stava percorrendo il corridoio nella loro direzione. Radish lo imitò dopo un primo momento di confusione. Erano anni che non lo vedevano ed era anche piuttosto cambiato.
Bulma, spinta dalla curiosità di sapere cosa spaventasse a tal punto i due energumeni davanti a lei, si voltò scorgendo la figura familiare del marito, il quale avanzava a passo svelto e con i pugni stretti lungo le gambe.
- Oh, Vegeta. Che è successo?- gli chiese quando fu abbastanza vicino.
- Che bello rivederti, Vegeta! Ne è passato di tempo!- esclamò Napa quasi parlando sopra l’azzurra.
Radish annuí.
Vegeta però li ignorò bellamente, fermandosi pochi passi prima, davanti alla propria compagna che lo fissava stranita.
Bulma mise giù Bra, sperando che non scappasse chissà dove, e sfiorò il braccio del marito con la mano per attirare la sua attenzione.
Il Saiyan l'attirò a sé, premendola contro il proprio corpo, e catturò le sue labbra in un bacio famelico, stupendola. Quando avvertì la sua risposta al bacio, la strinse di più a sé approfondendo il dolce contatto.
I due uomini rimasero a fissarli con la faccia da pesce lesso, stupiti dal gesto impulsivo quanto a loro sconosciuto del principe. Non aprirono bocca, o meglio, l'aprirono ma non ne uscì alcun suono. Quando Vegeta decise di fermarsi e di staccarsi da lei, Bulma lo guardò attraverso le ciglia ancora intontita dalla veemenza con la quale l'aveva afferrata. Si chiese il perché di quel gesto quasi disperato, non da lui. Lo guardò interrogativa, senza però fiatare.
- Mi fanno innervosire e avevo bisogno di qualcosa per calmarmi.- borbottò il Saiyan.
- E quel "qualcosa" sono io?- chiese quasi retoricamente Bulma.
Vegeta non le rispose limitandosi a lanciarle una lunga occhiata, prima che la sua attenzione fosse calamitata dai due Saiyan che se ne stavano lì a fissarli con una faccia che la diceva lunga.
- Ah, ci siete anche voi.- asserì.
- Non ti eri accorto di noi!?- esclamarono i due risentiti, eppure non passavano di certo inosservato.
Vegeta li guardò con il suo solito cipiglio serio senza aggiungere altro. Non si era minimamente accorto della loro presenza, troppo concentrato nel trovare una boccata d'aria fresca in Bulma. Probabilmente le loro auree erano talmente irrisorie rispetto alla propria che non si era neanche scomodato a prestare loro attenzione. Oramai era abituato a percepirne solo di forti più o meno quanto la sua e a scartare tutte le altre, con l'eccezione ovviamente della sua famiglia e, alle volte, dell'intera combriccola di "amici".
- Cos'era quella cosa?- chiese Radish quasi schifato riferendosi al bacio.
- Perchè giri con la terrestre a fianco?- chiese invece Napa. -È forse una delle tue put...-
La frase dell'omone fu, fortunatamente, interrotta dall'urlo di dolore del compagno d'armi. Si voltò a guardarlo, così come la coppia davanti a loro, per capire cosa diavolo avesse da urlare, pronto a colpirlo per farlo tacere.
- Piccolo demonio! Vieni qui, meriti una lezione!- ringhiò Radish, tenendosi la gamba destra.
Bra rise e corse a rifugiarsi dietro la figura paterna, consapevole si e no di averla fatta grossa. Fece una pernacchia alla sua vittima guadagnandosi un’occhiata omicida.
Prima ancora che Radish, o Napa, potesse fare un passo in direzione della bambina, con intenti ben poco pacifici, Vegeta prese la figlia in braccio che non poté essere più contenta di sentirsi ancora più protetta da lui.
La piccola fece una linguaccia al fratello di Goku, che moriva dalla voglia di strappargliela a mani nude. Radish non si chiese minimamente per quale assurdo motivo il principe avesse preso le sue difese e l'avesse presa tra le braccia, troppo accecato dalla rabbia e umiliazione per far lavorare un minimo il proprio cervello.
Napa, invece, il cui cervello aveva qualche rotella in più di quello dell’altro Saiyan, si dipinse in faccia l’espressione di chi aveva qualche dubbio ma non ci arrivava da solo. Prese per l’armatura il compagno, che era già partito alla carica contro la bambina all’ennesima smorfia che lei gli regalò, fermandolo.
- Vegeta, per quale motivo stai proteggendo la mocciosa terrestre?- chiese alla fine il pelato con i baffi.
- Già perché stai proteggendo lo sgorbietto?- ringhiò di rimando il capellone, ancora trattenuto dall’amico.
Vegeta accigliò ancora di più lo sguardo, non contento del modo in cui i suoi ex compagni d’armi avevano appellato la sua adorata figlioletta. Guardò prima la figlia, che continuava imperterrita a provocare Radish, il quale, invece di ignorarla come avrebbe fatto qualsiasi adulto, le dava corda incazzandosi sempre più, poi spostò lo sguardo sui due, cambiando diametralmente espressione. Non che sorridesse alla figlia a trentadue denti, però di certo rivolgeva uno sguardo più rancoroso ai due Saiyan.
- Prima di tutto lo “sgorbietto”, o “mocciosa” qualunque sia il modo in cui l’avete chiamata, ha un nome che non vi è pervenuto sapere.-
Vegeta tornò a guardare la bimba tra le sue braccia che ricambiò fissandolo confusa e con il pollice in bocca. Gli regalò poi uno splendido sorriso luminoso che gli strappò una specie di piccolo sorriso.
- In secondo luogo non è un’umana, ma una Saiyan.-
Nell'esatto momento nel quale pronunciò la parola “Saiyan”, Bra sciolse la coda dalla posizione intorno alla vita e la lasciò libera di muoversi, di fronte agli occhi stupiti di Radish e Napa.
- E terzo,- iniziò riportando lo sguardo sui due commilitoni - Ho un motivo più che valido per proteggerla e tenerla lontano da voi due. È mia figlia.-
- Cosa!?- esclamarono i due Saiyan allo stesso tempo.
- Come diavolo fa ad essere una Saiyan con quei colori!?- urlò Napa a pieni polmoni.
- Come diavolo fai ad avere una figlia!?- disse invece Radish.
Vegeta osservò le espressioni sgomentate dei due, senza darci particolare attenzione. Non rispose a nessuna delle due domande che gli posero, preferendo mettere giù la figlia e rivolgersi alla moglie dicendole che dovevano registrare i figli nel programma di nascita del pianeta altrimenti non sarebbero stati riconosciuti.
- È anche prevista una visita medica generale.-
- Eh? Sti cazzi di ciò che pensano sti quattro scimmioni!- rispose la donna.
Vegeta alzò le spalle come a dirle che non poteva farci niente.
Trunks fece una smorfia, aveva sentito tutto e l’idea non lo entusiasmava per nulla, lui non amava frequentare i medici dato che gli veniva sempre e costantemente ripetuto quanto fosse veloce la sua crescita, che fosse molto robusto per la sua età e altre cose simili che detestava sentirsi dire. Lo sapeva benissimo da sé che non era un bambino normale, era per metà alieno grazie che la sua crescita era spropositamene veloce.
Sperò che in quell’occasione non gli venisse ripetuto che superava ogni standard conosciuto.
- Dobbiamo andare dal dottore?- chiese candidamente Bra guardando il padre.
- Sì tesoro, ma è una visita veloce.- le rispose la madre rivolgendole un sorriso.
Trunks alzò gli occhi al cielo e preferì osservare i due Saiyan davanti a sé, che lo fissavano come fosse qualcosa di strano. Non poteva dargli torto, dopotutto di Saiyan con dei colori diversi da quelli standard della razza non ce n’erano molti, però non amava essere fissato e la cosa lo metteva a disagio.
A salvarlo arrivò un Saiyan che annunciò loro che l’infermeria li attendeva per la registrazione.
- Seguitemi per favore.-
La famigliola voltò le spalle a Radish e Napa, che rimasero immobili ai loro posti intenti a metabolizzare le nuove informazioni, e seguì il soldato per i lunghi e intrigati corridoi. Scesero nuovamente le scale e svoltarono a destra, in fondo al corridoio la loro meta era nascosta da una porta di metallo. Il soldato che li scortava bussò un paio di volte e l’uscio si aprì, rivelando l’infermeria del palazzo; la stanza non era molto diversa da quella che era stata allestita alla Capsule Corporation dopo che Vegeta aveva iniziato ad allenarsi prima dei cyborg: grande abbastanza da ospitare più di due persone contemporaneamente, puzzava di disinfettante, in un angolo la camera di rigenerazione – di cui Bulma aveva sentito parlare da Vegeta- e vari tavolini con su oggetti chirurgici e medici. La parete di fronte all’entrata era ricoperta da computer, completi di monitor che analizzavano senza sosta i dati dei guerrieri che ne entravano e ne uscivano. Seduto davanti ad essi vi era un Saiyan con un camice bianco da laboratorio, probabilmente un cervellone dal basso livello combattivo sbattuto là dentro per evitare di essere spedito su qualche pianeta.
L’uomo si voltò appena la porta si aprì e il guerriero che li aveva scortati si dileguò.
- Vostra Maestà, i miei omaggi.- disse inchinandosi al cospetto del principe.
Vegeta lo ignorò limitandosi a una smorfia poco convinta, doveva farci l’abitudine. Mise a terra Bra, che si andò ad appiccicare alla madre, incrociò le braccia al petto e si appoggiò alla parete di fianco alla porta.
- Facciamo in fretta, non ho tutto il giorno.-
Il medico si raddrizzò.
- Farò il più in fretta possibile, mio Signore.- rispose rivolgendo poi l’attenzione sull’azzurra. - Vostra Maestà, potrei cortesemente sapere i nomi dei Vostri eredi?-
Bulma fissò l’uomo un po’ titubante però gli si avvicinò ugualmente tenendo Bra per mano, che fissava tutto incuriosita. Trunks le seguì a ruota, pregando che quella tortura finisse presto.
- Trunks e Bra.-
Il Saiyan digitò sulla tastiera i loro nomi e sul monitor apparvero scritti in caratteri a lei sconosciuti. A malapena masticava qualche parola di quella lingua, figuriamoci se sapeva come leggerla.
- Età?-
- Quattordici e tre.-
- Non sono Saiyan puri immagino.- disse voltando la sedia nuovamente nella loro direzione, osservando con cura i due bambini dai colori assurdi.
Trunks aggrottò le sopracciglia, non sapeva perché ma quella puntualizzazione gli sapeva di insulto. Che i mezzosangue non fossero ben accetti in quella società lo aveva intuito più che bene.
- Sono mezzosangue, ibridi. Qualche problema a riguardo?- intervenì Vegeta fissando storto il medico.
L’uomo sussultò spaventato e scosse la testa con veemenza, tornando a digitare sulla tastiera a testa bassa. Non voleva intercorrere nell’ira del principe, aveva sentito del guerriero che neanche mezz’ora prima aveva avuto l’ardire di insultarli che non era riuscito ad uscire con le sue gambe dalla sala. Deglutì: non ci teneva proprio a sfidarlo.
- Mia Regina, p-potrebbe far salire i due principi su questa p-pedana? U-uno alla volta ovviamente.- chiese con voce tremante.
Trunks alzò gli occhi al cielo e si offrì volontario per primo, voleva uscire da lì il prima possibile e quella gli sembrava la soluzione migliore. Salì sulla pedana, dando le spalle a una specie di metro digitale che si mise a lampeggiare non appena lo sfiorò con la testa.
Il medico osservò i risultati con stupore: non aveva visto mai quei dati in un bambino di quell’età. Premette un tasto e avvenne una specie di scansione sul corpo di Trunks, riportando dati importanti quali massa corporea, peso, percentuale di sangue Saiyan, percentuale di crescita, livello combattivo base, massima potenza rilevabile e tanti altri.
L’espressione del Saiyan di fronte al computer si fece mano mano più incredula osservando i numeri continuare a salire senza fermarsi. Si abbandonò contro lo schienale della sedia, stupefatto.
- Non ci credo! Vostro figlio è diverso da qualsiasi altro Saiyan mai esistito!- esclamò. - Il suo fisico è potenziato nonostante non sia neanche a metà della sua vita, la percentuale di crescita è immensa, ha solo il 50% di sangue Saiyan ma la sua forza combattiva è ben oltre i limiti dei bambini della sua età!-
Trunks alzò gli occhi al cielo sentendosi dire per l’ennesima volta quanto fosse anormale il suo stato fisico. Che palle persino i Saiyan si stupivano dei suo poteri.
Vegeta sogghignò di fronte allo stupore del medico. Lui sapeva alla perfezione che suo figlio non era lontanamente paragonabile a nessun altro quattordicenne Saiyan, il miscuglio dei geni dei genitori, il suo sangue non puro, lo rendevano al di fuori di qualsiasi schema. E ciò lo rendeva immensamente orgoglioso.
Bulma invece non fece una piega, sia perché già sapeva delle grandi potenzialità del figlio sia perché non aveva capito una mazza di quello che aveva farfugliato il Saiyan. Si limitò ad osservare i movimenti isterici dell’uomo davanti al computer e la faccia annoiata di Trunks.
- Posso scendere?- chiese quasi arrabbiato.
- S-sì.-
Il ragazzino scese dalla pedana e si andò a sedere su una sedia girevole lasciata in giro per la stanza, attendendo pazientemente il via libera per andarsene di lì.
Fu il turno di Bra che, felice come una pasqua, si arrampicò sulla pedana incuriosita da tutto quel trambusto. Poi amava essere la centro dell’attenzione.
Lo scanner passò anche su di lei e per poco il Saiyan con il camice non cadde dalla sedia.
- Non ci credo… Anche lei ha dei dati completamente sballati rispetto alla norma. Come diavolo è possibile?-
- Sono mezzosangue. Il miscuglio di due razze diverse ha scatenato un picco in tutte le caratteristiche.- spiegò Vegeta pur tenendosi a debita distanza.
Il medico fu tentato di urlare e fuggire via: in tutti gli anni in cui aveva visto guerrieri di ogni tipo entrare lì dentro, credeva di aver appurato che i mezzosangue fossero quelli più soggetti a malattie, basso livello di combattimento e reticenza alla lotta. Invece quei mezzosangue avevano i dati più alti mai visti in quell’età.
- Vorrei studiare questo fenomeno, se mi permettete di avere un po’ del loro sangue io...- iniziò in preda al panico.
- Scordatelo.- lo liquidò semplicemente il principe, voltando le spalle a tutto ed uscendo.
Bra scese con un balzo, salutò con la mano il Saiyan e si affrettò a raggiungere la madre che le porgeva la mano.
Fuori dall’infermeria li aspettavano il soldato di prima insieme a quei due idioti di Radish e Napa, Vegeta si chiese se dovessero seguirlo ovunque come facevano vent’anni fa. Non diedero loro molta considerazione, piuttosto proseguirono il loro cammino per i corridoio scortati sempre dal guerriero.
I due però non demorsero e si affettarono a seguire la famiglia, tampinando il principe che voleva soltanto vederli sparire. Rimasero per fortuna in silenzio, osservando il modo di relazionarsi di Vegeta con la compagna.
- Dove stiamo andando?- chiese l’azzurra.
- In sala consiglio, mia Signora.- rispose inaspettatamente il soldato.
- Come fai a conoscere questa lingua?-
Il Saiyan andò ad indicare il rilevatore che portava addosso.
- Non la conosco, mi viene tradotta in tempo reale.-
Figo, i rilevatori fungevano anche da traduttore in altre lingue. E lei che pensava di aver fatto la scoperta del secolo quando armeggiando con il vecchio rilevatore di Radish aveva capito che potessero essere usati anche in quel modo. Poco male, quantomeno serviva un intermediario solo per lei.
- Perchè in sala consiglio?- chiese rivolgendosi sta volta al marito.
- Perchè i vecchi che si occupano delle decisioni vogliono parlare di alcune cose con entrambi. Non so altro.- ripose Vegeta.
- E io che volevo andarmi a riposare, dormire seduta in un camion di metallo non è certo la comodità assoluta.-
- Hai tutta la notte per dormire.-
Bulma lo guardò con un sopracciglio alzato dubbiosa.
- Sì certo, come se non ti venissero strane idee dopo il tramonto.- gli rispose. - Soprattutto con la luna nuova.-
Vegeta le lanciò un’occhiataccia, come ad ammonirla per aver rivelato fin troppo della loro intimità davanti ad estranei. Non gli piaceva che lei dicesse certe cose a voce alta, dovevano rimanere solo e soltanto loro.
- Dobbiamo presenziare alla riunione, altrimenti quelli non ci lasceranno un secondo di pace.- disse sottolineando la parola “dobbiamo” per farle capire che non era una scelta.
Bulma sbuffò alzando gli occhi al cielo.
- Io credevo che in una monarchia decidesse tutto il Re, a che serve rendere conto a un consiglio?-
- A meno che tu non possegga il dono dell'obliquità non puoi avere ogni cosa sotto controllo. Avere qualcuno che ti guarda le spalle è utile.-
- Sarà ma di sicuro non trovo giusto che ci obblighino a fare come dicono loro.-
- Già.-
Bulma sospirò arrendendosi all’idea che probabilmente avrebbe dovuto avere a che fare con un gruppo di vecchi e brontoloni, con la mentalità arretrata e la voglia di ascoltare nuove idee di un bradipo addormentato.
Sfiorò la mano del compagno involontariamente e si rese conto solo in quel momento che Vegeta non li stava precedendo ma le si era affiancato rallentando il passo. In quel modo era impossibile che qualcuno le si avvicinasse senza che lui o Trunks se ne accorgessero, a quel punto capì che la stava proteggendo pur senza scoprirsi troppo. Gli sorrise quando lui si voltò a guardarla e gli si avvicinò ancora un po’, senza toccarlo.
Radish e Napa, dietro a Trunks che ogni tanto lanciava loro un’occhiata furtiva, osservarono la scena in silenzio, studiando il modo in cui quei due parlassero e si muovessero apparentemente in modo casuale, senza trovarne un motivo. Non si spiegavano come mai quella terrestre fosse arrivata a partorire i figli di Vegeta, quando egli stesso sembrava assolutamente indifferente, e quasi schifato, all’idea di generare eredi bastardi. A loro era sconosciuto il motivo del suo avvicinamento alla terrestre, anche perché Vegeta non avrebbe aperto bocca. Erano tentati però di chiederglielo ma sembrava essere incollato alla donna dai capelli azzurri. Avrebbero atteso il momento propizio.
Il soldato si fermò davanti a una porta a doppio battente e bussò tre volte, attese l’invito ad entrare prima di aprire. L’enorme sala aveva le pareti in marmo e il pavimento in pietra, al centro vi era un enorme tavolo circolare in legno scuro, il resto della sala era piuttosto anonimo: anche lì le decorazioni scarseggiavano al di fuori di qualche riproduzione di strane armi appese alle pareti. Bulma si disse che, non appena sarebbe stata ufficialmente proprietaria di quel posto, avrebbe aggiunto una marea di dettagli in ogni singola stanza, persino il bagno sarebbe sembrato quello delle pubblicità!
Attorno al tavolo, una decina di guerrieri, più giovani di quanto l’azzurra si aspettasse, li attendevano seduti in silenzio. Nessun mormorio, nessun commento. Si alzarono e si inchinarono all’unisono quando lei e Vegeta fecero la loro entrata, e rimasero in quella posizione fin quando non si sedettero ai loro posti.
Trunks e Bra furono fermati sull’uscio e invitati ad andare a giocare altrove mentre i sovrani facevano il loro dovere. Trunks prese la sorellina per mano e fece quanto gli fu detto, girando i tacchi e dirigendosi lontano dalla sala, le cui porte furono chiuse lasciando fuori anche Radish e Napa.
All’interno si era alzato un brusio intenso dato che i guerrieri avevano iniziato a parlare l’uno sull’altro, senza far capire niente di quello che dicevano.
Bulma, che conosceva quella lingua praticamente per niente, rimase ancora più confusa e frastornata dalla quantità di parole che uscivano fuori dalle bocche dei consiglieri. Per fortuna un servitore le porse un rilevatore dal vetrino rosso, per aiutarla a comunicare con tutti gli altri, ma rimpianse velocemente di non capire nulla quando calzò l’oggetto e fu invasa dalla miriade di discorsi sconnessi l’uno dall’altro.
- Dobbiamo rimediare ai danni fatti da quei due sconsiderati!- urlò uno dei tanti.
- Hanno sperperato quasi tutti i soldi della corona per i loro porci comodi!- disse un altro.
- Stavano mandando il regno verso il collasso!.- esclamò un terzo.
Le voci si sovrapponevano, le parole si mischiavano e i discorsi perdevano senso: economia, politica estera, politica interna, progetti, regole, leggi. Niente era più chiaro né a loro né a Bulma e Vegeta che li guardavano come se fossero pazzi.
- Ehi, parlate uno alla volta! Non si capisce nulla!- intervenì l’azzurra che però fu ignorata.
I guerrieri continuavano a sbraitare problemi e soluzioni, a litigare tra loro su quale fosse la cosa più urgente e quale la più importante. Era diventato un casino in cui non si riusciva a capire dove iniziava uno e dove finiva l’altro.
Vegeta, spazientito dalla confusione e dalla mancanza di rispetto che stavano tenendo i guerrieri di fronte a lui e alla consorte, digrignò i denti e corrugò le sopracciglia.
- Fate silenzio razza di idioti!- urlò il principe sovrastando le voci di tutti.
Si zittirono tutti all’istante e chi in piedi tornò seduto come un bravo cagnolino, temevano l’ira del principe più di qualsiasi altra minaccia. E facevano bene, Vegeta se avesse voluto avrebbe potuto spazzarli via con uno schiocco di dita.
Bulma, che invece non temeva affatto il marito, anzi gli avrebbe tirato volentieri uno scappellotto per i modi barbari che, come sempre, utilizzava per farsi rispettare. L’intimidazione non era l’arma adatta a tenere buona gente del genere. Okay, forse in quel caso aveva funzionato perché su quel pianeta funzionava tutto con la legge della giungla però non era comunque così che doveva agire.
Uno alla volta, i rappresentanti delle varie categorie di governo si alzarono in piedi ed esposero, con calma, i problemi chiedendo al principe una soluzione vincente. Alla fine si rivelarono tutti piuttosto semplici da risolvere, in più di un’occasione si aiutarono tra di loro senza che Vegeta dovesse intervenire.
- Sì, però le casse sono quasi vuote, dobbiamo trovare il modo di reintegrare il denaro perso.- disse un guerriero dall’armatura completamente nera.
- Potremmo tornare a conquistare e rivendere pianeti al miglior offerente, come facevamo per Freezer.- azzardò qualcuno.
- Oppure potremmo trovarci qualcuno come Freezer che ci dia una mano a racimolare denaro.- commentò qualcun altro.
L’idea non sembrò piacere a molti, dato che il brusio iniziale di persone che sottovoce parlano tra di solo si ripresentò. Alcuni erano d’accordo con l’idea di tornare a “lavorare” per qualcun altro di superiore e mano mano che il mormorio aumentava, anche i favorevoli a una nuova schiavitù, perché era quello di cui si trattava, crescevano.
Bulma li osservò sconcertata capendo che la ormai maggioranza era bendisposto a sottostare ai comandi di qualche Lord dispotico che voleva soltanto il proprio tornaconto. Possibile che quella razza di guerrieri non conosceva altri modi per racimolare denaro? Qualcosa che possibilmente non comporti i disagi del periodo sotto il comando di Freezer e che li porti a crearsi una sorta di indipendenza economica.
- Aspettate, fermi un secondo!- esclamò sperando che l’ascoltassero.
Quando il brusio nella sala si fermò, lei riprese a parlare:
- Mi state dicendo che siete disposti a farvi schiavizzare di nuovo? Perché quello con Freezer non era di certo una collaborazione lavorativa.- disse guardandoli ad uno ad uno. - Non so se lo sapete, ma è stato il vostro carissimo Lord Freezer ad aver distrutto il pianeta. Non un meteorite.-
L’intera tavolata ascoltava in silenzio le parole dell’azzurra, che aveva intuito che lì seduti non vi erano i primi allocchi che passavano ma persone con un’intelligenza di un certo spessore. Sapeva che avevano le capacità per raggiungere una conclusione migliore, doveva solo spingerli a pensare.
- Insomma, un popolo di indomiti guerrieri con la forza per distruggere interi pianeti che vuole sottostare nuovamente al potere di qualcun altro, solo perché non sanno trovare una soluzione con le loro teste? Andiamo! Non credo che voi siate così stupidi da permettere a qualcuno di comandarvi ancora. Dovreste aver imparato la lezione.-
- Allora cosa suggerisci, terrestre?- le chiese il guerriero dall’armatura nera, ancora in piedi.
Bulma si alzò e guardò uno ad uno tutti i guerrieri seduti al tavolo rotondo. Quando fu certa di avere l’attenzione completa di tutti tornò a parlare.
- Invece di conquistare pianeti per altri fatelo per voi, per la vostra economia.- disse appoggiandosi al tavolo con le mani.
- Si andiamo a sterminare qualche popolazione e a rivendere il pianeta al miglior offerente! I miei uomini non vedono l’ora di uccidere qualche insulso essere.- esclamò uno dei guerrieri alzandosi in piedi e battendo un pugno contro la superficie lisci del tavolo, rischiando di romperlo.
Bulma lo guardò storto, probabilmente era l’unico senza cervello in quel posto. Doveva essere qualche capitano importante.
- Scusatelo, mia Signora. È il comandante generale a capo di tutte le squadre di guerrieri di rango inferiore. Non dategli ascolto e continuate per favore.-intervenì un altro guerriero.
- Non intendevo dire che dovete rivendere pianeti ma costruire alleanze.-
Di nuovo il mormorio si alzò tra le fila, durò poco più di qualche secondo senza che nessuno gli intimasse di smetterla. Bulma attese che gli animi si calmarono prima di proseguire con la sua spiegazione, sperando che rinunciassero alla scelta di tornare a saccheggiare e depredare interi pianeti.
- Potete offrire protezione alle popolazioni con scarsa forza combattiva in cambio di una cospicua ricompensa. Oppure dare loro dei rifornimenti per i loro guerrieri e guadagnarci lo stesso. Senza spargimenti di sangue, senza uccidere nessuno. Certo, ci vorrà un po’ di diplomazia ma sono certa che la cosa possa funzionare molto meglio del vostro metodo attuale.-
Silenzio. Nella sala regnò il più completo silenzio per due minuti buoni, nessuno aprì bocca o commentò neanche con il vicino di sedia. Non una sillaba uscì dalle labbra del consiglio per momenti talmente lunghi che a Bulma sembrarono infiniti. Alla fine un terzo guerriero, con addosso un rilevatore blu e un armatura mono spalla, si alzò dal proprio posto con estrema lentezza.
- Mia Signora, noi siamo guerrieri non diplomatici. Non siamo capaci di usare mezzi diversi dalla nostra forza fisica.- iniziò con tono solenne, al che l’azzurra pensò che stava per bocciare a priori la sua idea. - Tuttavia credo non sia un obiettivo impossibile, mettendoci un po’ d’impegno per imparare sono certo che riusciremo alla perfezione in questo intento di negoziazione.-
Il viso di Bulma si illuminò all’istante e si trattenne dal saltare in preda alla gioia come una bambina, piuttosto mantenne il controllo e una postura composta degna di una Regina. Era riuscita ad imporsi su quella popolazione di amanti della guerra con la sola forza della propria intelligenza, Vegeta, seduto accanto a lei, la guardava orgoglioso della sua vittoria su quel gruppo di guerrieri di alto rango.
- Ottimo, possiamo iniziare a preparare il primo viaggio.-
- Sì, mia Signora, mi occupo subito delle procedure. Avete già qualche pianeta in mente?- chiese un quarto uomo, rimanendo però seduto al proprio posto.
Bulma scosse la testa, non conosceva nessun pianeta in quella galassia. Avrebbero fatto meglio a scegliere da soli.
- Magari iniziate da qualcosa di semplice, qualcuno che abbia bisogno di una guardia militare.-
Il guerriero annuì in silenzio.
L’uomo con il rilevatore blu tornò a sedersi sotto lo sguardo degli altri, compresi Vegeta e Bulma.
- Perfetto, possiamo dichiarare finita la nostra riunione e concludere che cominceremo a tessere buoni rapporti con le popolazioni a noi vicine.-
Si alzarono tutti all’unisono, fecero un inchino e si congedarono, lasciando marito e moglie soli in quell’enorme stanza che sembrava ancora più vuota.
Bulma si lasciò cadere sulla sedia e sospirò, stanca ma soddisfatta. Ancora una volta la mente aveva vinto sulla forza bruta. Si voltò verso il suo Saiyan, sedutole di fianco, che non aveva fiatato per tutto il tempo lasciandole piena libertà di scelta e di parola, rispettando le sue idee e la sua voglia di farsi rispettare anche dal resto degli occupanti della stanza.
Vegeta le regalò un piccolo sorriso guardandola dritto negli occhi, fiero del modo in cui aveva tenuto testa alle critiche spiegando in modo chiaro e conciso la sua idea, senza girarci troppo attorno. Era sicuro che ce l’avrebbe fatta, per questo non era intervenuto neanche una volta.
Bulma gli sorrise di rimando prima di essere distratta da un bip proveniente dal proprio rilevatore, che l’avvisava di una chiamata in arrivo. Guardò il marito non sapendo cosa fare e lui le indicò il tasto laterale, lei lo premette e la chiamata iniziò.
- Mia Signora?- disse una voce dall’altra parte.
- Si?-
- Volevo comunicarvi che il principe Trunks è nella camera di allenamento al secondo piano insieme a Napa, mentre la principessa Bra è nei giardini sul retro con una balia. Se non avete impegni, voi e vostro marito potete assistere all’allenamento del principe Trunks. Sembra che ci tenga particolarmente alla presenza del padre.-
Bulma tornò a guardare Vegeta mentre il guerriero dalla parte opposta parlava.
- Arriviamo immediatamente. Grazie, ehm… qual è il tuo nome?-
- Sedrik, mia Signora.-
- Grazie, Sedrik raggiungeremo Trunks al più presto.- disse e chiuse la chiamata, togliendosi anche il rilevatore.
- Andiamo, dove?- le chiese Vegeta.
- Trunks si sta allenando con Napa, in una specie di camera al secondo piano. Sai dov’è?-
Il principe annuì, ovvio che lo sapeva ci si allenava lui da piccolo. Si alzò e percorse la stanza con passo sostenuto, seguito a ruota dalla compagna. Uscì dalla porta a doppio battente, trovando ai due lati due guardie che prima non aveva notato, e proseguì verso le rampe. Presero quella a destra e le salirono a passo svelto, non avevano propriamente fretta ma erano entrambi curiosi di sapere cosa stesse combinando il figlio maggiore.
La camera d’allenamento menzionata da Sedrik non era molto lontana dalla cima delle scale, giusto un paio di porte più giù c’era la porta di metallo automatizzata. Si aprì da sola appena vi passarono davanti, rivelando all’interno alcuni guerrieri intenti ad osservare attraverso un vetro lo scontro tra Trunks e Napa. Si avvicinarono per osservare meglio e Vegeta potè notare senza grande stupore che l’ex compagno di missioni era in difficoltà contro il ragazzino, che al contrario non sembrava star risentendo dello scontro.
Trunks, in piedi al centro della stanza, osservava un po’ deluso il Saiyan pelato che si rialzava a fatica dopo l’ultimo colpo. Lui pensava che un purosangue fosse un po’ più resistente, non come suo padre che aveva ormai un ki divino, ma che quantomeno potesse sopportare un po’ più a lungo i suoi colpi. Non si era neanche trasformato in Super Saiyan, e per fortuna che doveva essere un guerriero élite, Napa, a lui sembrava solo un pallone gonfiato.
- Allora? Intendi rimanere a terra ancora a lungo? Mi sto annoiando.- si lamentò il ragazzino guardandolo dall’alto in basso.
Napa ringhiò infastidito dalle parole del piccolo guerriero, rialzandosi finalmente dal pavimento. Lo guardò e cercò di spaventarlo incatenando il suo sguardo nero con quello azzurro del ragazzino.
Trunks alzò un sopracciglio confuso, doveva colpirlo non minacciarlo con lo sguardo. Si mise le mani sui fianchi e ricambiò lo sguardo, per niente intimorito dal guerriero di fronte a sé.
- Tutto qui quello che sai fare? Guardarmi male?- lo provocò incrociando poi le braccia al petto. - Con il mio coetaneo sulla Terra mi diverto di più.-
Una vena sul testone pelato di Napa iniziò a pulsare testimoniando la sua rabbia crescente di fronte a quelle provocazioni nella sua direzione.
- Sta zitto, moccioso!- urlò partendo all’attacco.
Trunks semplicemente lo schivò, gli fece lo sgambetto e lo calciò alla parte opposta della stanza. Diamine se era scarso, perdeva precisione a ogni secondo che passava. Si chiese secondo quale standard venissero fatte le selezioni nelle varie classi sociali o se semplicemente Napa fosse troppo debole per lui.
L’omone tornò alla carica, tentando di colpirlo alle spalle usando la velocità ma Trunks lo anticipò e lo schivò saltando all’indietro. Ora era lui alle spalle del Saiyan.
- Ti hanno mai detto che colpire alle spalle è sleale?- gli chiese il ragazzino.
Napa tentò di colpirlo con un pugno, poi con un calcio e infine con un raggio di energia. Trunks li schivò tutti quanti e rispose per le rime tirandogli un calcio in pieno viso, rispedendolo nuovamente dalla parte opposta.
Sbuffò e raggiunse il suo avversario levitando, posò i piedi proprio davanti la sua faccia. Si piegò in avanti quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi.
- Sono deluso, ti credevo meglio. Facevi parte della squadra di mio padre, pensavo fossi quantomeno forte la metà ma mi sbagliavo.- disse con la faccia di chi ci è rimasto male.
Tornò dritto e gli voltò le spalle volontariamente, dirigendosi verso l’uscita della stanza.
- Ehi, moccioso! Non mi prendere per il culo! So benissimo che ti stai trattenendo!- urlò Napa.
Trunks si voltò a guardarlo incuriosito dalle sue parole.
Napa rise davanti alla nuova attenzione che il ragazzino gli stava dando, vedeva nei suoi occhi la stessa scintilla che aveva visto anni fa negli occhi del piccolo principe Vegeta. Nonostante avesse dei colori assurdi, nascondeva un enorme orgoglio Saiyan, immenso quasi quanto quello paterno e se si metteva in dubbio la sua forza scattava come una molla.
L’energumeno si alzò a fatica, rimettendosi in piedi. Non aveva intenzione di continuare a combattere, non era così stupido da continuare uno scontro dal quale non sarebbe uscito vincitore. La prima sconfitta -e successiva morte- ai tempi del primo approdo sulla Terra gli era bastata come lezione.
- Forza, fammi vedere la tua massima potenza. Voglio capire se lo stupido mezzosangue di Vegeta è in grado di portare alto il nome dei Saiyan.- gli disse l’energumeno.
Il ragazzino lo guardò per qualche istante, poi sorrise ed alzò le spalle.
- Okay.-
Trunks si allontanò dalla porta e si portò al centro della stanza nuovamente. Chiuse gli occhi e si prese qualche secondo per concentrarsi, voleva sentire il potere scorrergli nelle vene come un fiume prima di liberarlo.
Dalla parte opposta del vetro, i guerrieri che osservavano con attenzione lo scontro erano curiosi quanto Napa di vedere le capacità del principe Trunks. Tendenzialmente gli ibridi perdevano in forza, nonostante il sangue Saiyan fosse dominante su qualsiasi altro. Però non quando si incontrava e mischiava con quello terrestre, a quel punto il nascituro sembrava covare dentro di sé un enorme quantità di forza.
Vegeta guardava il figlio con un leggero sorriso sulle labbra fine, braccia conserte e sguardo fiero rivolto alla figura del ragazzino al centro della stanza. Lui sapeva ma era curioso di vedere le reazioni degli altri Saiyan attorno a loro.
Trunks riaprì gli occhi azzurri, prese un respiro e digrignò i denti mentre il potere iniziava a fluire. Urlò poi a pieni polmoni, gli occhi divennero verdi e i capelli si alzarono tingendosi d’oro, il suo corpo fu avvolto da un’aura dello stesso colore ma lui non si fermò.
I rilevatori dei presenti scoppiarono di fronte alla troppa potenza, incapaci di calcolare un simile livello. I Saiyan, ad eccezione ovviamente di Vegeta, osservavano increduli la scena. Il vetro di protezione si incrinò, così come il pavimento e le pareti ma Trunks non accennava a fermarsi.
Napa a mala pena si reggeva in piedi, rischiava di essere spazzato via da tanta energia.
La vetrata cedette quando il ragazzino diede libero sfogo all’ultimo gradino della sua energia, superando inaspettatamente il limite, e volarono pezzi di vetro da tutte le parti. Il pannello di comando iniziò a dare segni di cedimento mandando scintille e fumando. I Saiyan si dovettero proteggere ereggendo una barriera, la quale fu spazzata via dopo poco lasciandoli scoperti.
Trunks finalmente si fermò: capelli d’oro, occhi verdi e delle scariche elettriche a circondare il suo corpo insieme all’aura dorata. Nei suoi occhi lo sguardo spensierato era sparito, lasciando il posto a quello di un guerriero pronto alla battaglia.
Tutti lo fissarono stupefatti, increduli ai propri occhi.
- A quanto ammonta il suo livello di combattimento?- chiese uno dei Saiyan.
- Non lo so! Gli strumenti sono fuori uso!- gli rispose un guerriero seduto davanti al pannello di controllo che emanava scintille.
Bulma osservò il figlio trasformato senza troppo stupore, era abituata a vederlo in quello stato, anche se il vederlo cambiare atteggiamento da un momento all’altro era ancora strano. Però c’era qualcosa di diverso nel suo aspetto, che lei ricordasse il Super Saiyan di primo livello non aveva le scariche elettriche nell’aura.
- Vegeta, ma Trunks ha… superato il limite del Super Saiyan?- chiese Bulma al marito.
Vegeta osservava il ragazzino con un’ espressione più stupefatta del solito, si era accorto che ultimamente era diventato più forte ma non così forte. E lui non gli aveva detto nulla. Accigliò lo sguardo pensando che il ragazzino glielo avesse tenuto nascosto per qualche arcano motivo.
- A quanto pare. Quello è il Super Saiyan di secondo livello.- le rispose indicandolo con il mento.
Trunks non staccava gli occhi di dosso a Napa, che lo fissava sconcertato dal cambiamento. Mai avrebbe pensato che potesse nascondere una tale potenza in quel corpo da quattordicenne, da ciò che ne sapeva lui di ragazzini non era normale che possedessero una tale forza, neanche i figli dei guerrieri élite raggiungevano quei livelli! Dal vetro ormai distrutto gli arrivò la parola “Super Saiyan” che lo mise in allarme.
- Cosa!? Questo moccioso ha raggiunto lo stadio leggendario di Super Saiyan!?-urlò passando da una lingua all’altra.
- Super Saiyan?-
- Quello della leggenda?-
- Ma allora è vero.-
- Che sia quello l’aspetto del potente leggendario guerriero?-
I Saiyan parlottarono tra loro, esprimendo sgomento, incredulità e scetticismo davanti a un mezzosangue che aveva raggiunto tale stadio.
- Non credevo che questo posto potesse cedere in questa maniera.- disse sottovoce Vegeta.
Si era allenato lì dentro da piccolo un sacco di volte ed aveva resistito sempre perfettamente nonostante il suo potere non fosse esattamente convenzionale. Eppure aveva ceduto davanti alla forza strabiliante di suo figlio, aveva sopravvalutato quella stanza in base ai suoi ricordi. Anche se Trunks era diventato molto più forte di quanto lui stesso sapesse, nonostante lo avesse sotto il naso ogni singolo giorno non aveva mai notato un tale cambiamento in crescendo nella sua aura.
- Trunks.- lo richiamò.
Il ragazzino si voltò verso il padre con ancora lo sguardo di chi è pronto all’attacco. Non sembrava molto contento della sua nuova trasformazione, probabilmente perché glielo aveva nascosto
- Esci di lì.-
- Oh, sì.-
Il ragazzino disperse la propria aura ed uscì dalla stanza sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti e si ricordò solo in quel momento che, se per lui, suo padre e gli altri era una cosa normalissima, per i Saiyan era una leggenda mai realizzata. Poco male, lo avrebbero rispettato maggiormente di lì in avanti.
Raggiunse il padre, che lo guardò in maniera strana, contrariato da quel piccolo segreto che aveva deciso di tenersi per sé.
- Andiamo a recuperare tua sorella.- disse superandolo.
Trunks lo seguì un po’ perplesso ma non fiatò.
Insieme alla madre scesero al pian terreno e attraversarono praticamente l’intera tenuta prima di raggiungere il giardino nel quale Bra correva felice sotto lo sguardo di una Saiyan addetta alla cura dei figli dei nobili, tipo una baby-sitter. Bulma si diresse subito verso la sua amata bambina dai codini azzurri, che le si buttò in braccio senza pensarci due volte.
Trunks e Vegeta osservarono la scena dall’uscio della porta, rimanendo estranei alla cosa ma non del tutto.
Il ragazzino lanciò un’occhiata al padre che fissava con la solita espressione seria madre e figlia rotolarsi sul prato.
- Papà?- lo richiamò. - Sei arrabbiato con me?-
Il Saiyan incrociò gli occhi azzurrissimi del figlio e sospirò.
- No.-
Ed era sincero. Il fatto che glielo aveva nascosto gli dava fastidio ma non era arrabbiato con lui, non se lo guardava con quei lapislazzuli chiarissimi che aveva al posto delle iridi. L'espressione mortificata che gli si dipinse in faccia lo fece intenerire e quando lo vide abbassare lo sguardo pentito si sentì in colpa per aver pensato solo un secondo di potergli portare rancore. Era suo figlio, dannazione, come poteva?
Gli posò una mano sulla testa e gli scompigliò i capelli in un gesto affettuoso, al quale ancora doveva fare l’abitudine.
-Lascia perdere. - gli disse. - Se me lo hai nascosto avevi i tuoi buoni motivi.-
Trunks annuì guardandolo finalmente in faccia, pur con l’espressione pentita di prima.
- Volevo imparare a padroneggiarlo per bene prima di mostrartelo. Mi dispiace papà, non accadrà più. Promesso.-
- Da quanto tempo sei in grado di farlo?-

Trunks sembrò pensarci su qualche istante. - Due settimane circa. Allenandomi con Goten ho provato per gioco a superare i miei limiti e ci sono riuscito senza rendermene conto.-
Doveva rivedere i suoi pensieri nei confronti della compagnia del Son, a quanto pare i loro allenamenti davano ottimi frutti nonostante fosse più un gioco.
Gli scompigliò di nuovo la chioma lilla e sta volta il ragazzino rise divertito. I due si scambiarono uno sguardo e Vegeta rispose al sorriso enorme del figlio con uno più accennato, ma sincero.
- Quindi sei riuscito a superare il limite del Super Saiyan tutto da solo.-
- Già.- gli rispose il ragazzino sorridendogli a trentadue denti.
- Cosa state borbottando voi due?-
Bulma si infilò nella loro discussione all’improvviso, attirando l’attenzione dei due su di sé e sulla bambina che aveva in braccio.
- Che c’è?- chiese quando si rese conto che i suoi due uomini la fissavano straniti.
- Mamma, ehm, hai qualcosa tra i capelli.- disse Trunks indicando la madre.
- Eh?-
Vegeta allungò una mano e tirò fuori dal caschetto azzurro della moglie un ciuffo d’erba, rimasto probabilmente incastrato durante il rotolamento di poco prima. Glielo fece vedere, trattenendo una risata, ma non perdendo occasione di prenderla in giro.
- Dovevi proprio rotolarti lì in mezzo come una ragazzina? Quanti anni hai, sei?-
Bulma si imbronciò e fissò il marito con un’espressione che doveva essere incattivita ma che in quel momento risultava solo una storpiatura tenera del tentativo di ammonirlo con lo sguardo.
Trunks si mise entrambe le mani davanti la bocca per evitare di scoppiare a ridere e far infuriare la madre.
- Papà! Lo sai che ho giocato a nascondino? E ho vinto!- disse entusiasta la bimba.
- Ah sì?- le rispose il Saiyan poco convinto.
- Sì! Però non capisco quello che dice. Perché papà?- chiese Bra.
- Perchè parlano un’altra lingua, Bra.- le rispose il genitore guardandola negli occhi. -Una lingua che tu non conosci.-
- E perché?-
Vegeta alzò gli occhi al cielo.
- Perchè è complicata, sai a mala pena parlare la tua.-
- E perché?- chiese di nuovo la bambina.
- Perchè siamo su un altro pianeta.- le rispose il padre iniziando a perdere le staffe.
Bra inclinò la testolina di lato, continuando a fissare il padre negli occhi.
- Cos’è un pianeta?-
- È quello su cui cammini.- la liquidò sperando che non se ne uscisse con altre domande.
La boccuccia di Bra formò una “o”, stupefatta da quella nuova consapevolezza.
- E come si chiama?-
- Cosa?-
- Il pianeta.- disse candidamente la bambina.
Vegeta si massaggiò la base del naso, esasperato dalle continue domande della figlia, mentre Trunks e Bulma osservavano la scena divertiti.
- Se ti rispondo la finisci con le domande?-
Bra annuì convinta, attendendo con trepidazione la risposta del padre con occhi scintillanti.
- Vegeta-sei- le rispose senza guardarla.
La testa azzurra di Bra si inclinò nuovamente i lato, confusa dal fatto che quel pianeta strano su cui si trovavano aveva lo stesso nome del suo papà.
Vegeta tirò internamente un sospiro di sollievo quando la bambina smise di parlare e di porgli domande, lo metteva in crisi certe volte quella sua voglia di sapere tutto. Era curiosa e impicciona come la madre, non si accontentava di risposte veloci e detestava quando le si diceva di no.
- Perhè si chiama come te, papà?-
- Avevi detto che non avresti fatto più domande!- esclamò il Saiyan fissando gli occhioni azzurrissimi della sua bambina.
Bra lo guardava in attesa di una risposta e, Vegeta ne era sicuro, con altre duemila domande in testa da porgli.
Fu tentato di voltarsi e non risponderle ma fece il madornale errore di incrociare quelle iridi azzurre come quelle materne. A quel punto non poteva più tirarsi indietro.
- Perchè sì.- borbottò voltandole le spalle e incamminandosi nella direzione opposta.
Bra non fu molto felice della risposta monosillabica del padre e s’imbronciò, divincolandosi dalle braccia della madre per poterlo seguire ed esigere una risposta migliore. Non si sarebbe arresa fin quando non ne sarebbe venuta a capo, a costo di assillare il padre.
Trunks nel frattempo sghignazzava di fronte alla difficoltà di Vegeta nel rispondere alle domande della bambina senza poterla liquidare con qualche borbottio sconnesso. Lui e la madre seguirono la piccola di casa che rincorreva il padre lungo il corridoio, curiosi di vedere come sarebbe andata a finire.
Vegeta proseguiva a passo sostenuto, guardando dritto davanti a sé ed evitando qualsiasi ostacolo incontrasse, guerrieri e oggetti inanimati, seguito dalla figlia minore, che continuava a riempirlo di domande a cui non voleva rispondere. Si chiese per quale assurdo motivo la bambina non si arrendeva all’evidenza che lui non le avrebbe risposto.
Da una porta sulla sinistra spuntò un guerriero dai capelli brizzolati che costrinse Vegeta a fermare la sua marcia, o per meglio dire fuga. Bra gli andò letteralmente addosso, fermandosi per forza maggiore, e il contraccolpo la fece cadere seduta sul pavimento. Vegeta le lanciò un’occhiata per verificarne l’incolumità e si voltò soltanto quando la bimba si rialzò senza l’aiuto di nessuno.
- Vostra Maestà, stavo per venirvi a cercare.- disse il guerriero.
- Allistar!- esclamò Bulma riconoscendo il guerriero che per primo si era inchinato davanti a loro quella mattina.
- Mia Signora.- la salutò chinando il capo in segno di rispetto. - Principe Trunks.-
- Cosa vuoi, perché mi stavi cercando?- gli chiese Vegeta.
Allistar riportò l’attenzione sul Saiyan purosangue, distogliendola dagli occhi azzurri del principe mezzosangue, incrociando il suo sguardo severo con umiltà, senza alcun tipo di sfida o provocazione. Semplicemente per una questione di rispetto verso il suo interlocutore.
- Sire volevo informare voi e la vostra consorte che la cerimonia pubblica di incoronazione avverrà nel tardo pomeriggio.- disse fermandosi un secondo per lanciare uno sguardo anche agli altri tre presenti. - È ovviamente richiesta la divisa con il simbolo reale, mio Signore.- specificò osservando l’abbigliamento, ai suoi occhi assurdo, di tutti e quattro.
- Divisa?- chiesero in coro Bulma e Trunks.
Vegeta invece aggrottò le sopracciglia, sapendo benissimo di cosa stava parlando Allistar.
- È obbligatorio?- chiese Vegeta.
Allistar strabuzzò gli occhi incredulo di fronte a quella domanda, pensava che al principe importasse di rendere il suo titolo, ora fittizio, di Re ufficiale. Quantomeno per una questione burocratica e d’orgoglio, il trono spettava a lui e così doveva andare.
- Mio principe, sì è obbligatorio. Pensavo che fosse nel vostro interesse ufficializzare la cosa. Come ben sapete nonostante per me e tutti gli altri siete già il Re, per diritto di nascita, ma se dobbiamo costruire alleanze come suggerito dalla Regina c’è bisogno di non avere nessun margine di dubbio. Soprattutto sulla vostra discendenza.- spiegò con calma.
Vegeta sbuffò, odiava tutte quelle cerimonie ufficiali in cui si trovava al centro dell’attenzione e l’incoronazione non faceva eccezione. Spostò lo sguardo su Bulma che sostava alle sue spalle con più punti interrogativi che pensieri: sicuramente avrebbero dovuto celebrare la loro unione anche nella maniera Saiyan, non bastava il piccolo segno che lei aveva sul collo, né tanto meno l’anello dorato al dito, a rendere la cosa valida per chiunque su quel pianeta. Per la prima volta in tutta la sua vita desiderò non essere nato reale ma un semplice guerriero élite, si sarebbe risparmiato tutta quella roba noiosa.
Riportò lo sguardo su Allistar, che attendeva in silenzio un suo segno.
- Tra quanto?-
- Più o meno un paio d’ore.-
- Ma avevi detto nel tardo pomeriggio.- protestò Trunks che non aveva la minima intenzione di partecipare a quella cosa.
- Principe Trunks, l’inizio ufficiale sarà tra due ore ma la vostra presenza non sarà richiesta prima di altre quattro.- gli rispose Allistar.
Ci volevano ben sei ore per preparare il tutto? Che razza di cerimonia era? E soprattutto quanta gente ci sarebbe stata? Bulma pensò che fosse quasi più lunga di un matrimonio terrestre.
Allistar si congedò con un inchino, lasciando la famiglia a riflettere su quanto annunciato.
- Perchè quel signore ha chiamato papà in quel modo?- chiese Bra sempre più curiosa.
Bulma le si avvicinò e si abbassò alla sua altezza.
- Ti ricordi che ti ho detto che papà è un principe di un regno che non c’è più?-
La piccola annuì, si ricordava di quella storia che la sua mamma le aveva raccontato più di una volta.
- Ecco, tesoro, per qualche motivo quel regno adesso c’è e il tuo papà deve guidarlo. E per farlo deve diventare il Re.- le spiegò con calma usando parole semplici.
Bra sembrò pensarci qualche secondo, forse stava collegando i vari eventi di quella giornata.
- Se papà è Re, tu sei la sua Regina?- chiese indicandola.
Bulma le sorrise: - Sì piccola e tu sei la principessa.-
- Come quelle delle favole?-
- Sei meglio di loro.- borbottò Vegeta, che stava facendo finta di non ascoltarle. - Sei una principessa guerriera.-
Il visino della bimba s’illuminò ancor di più alle parole del padre: non sapeva cosa ci fosse di diverso dalle sue amate principesse delle favole ma se glielo dice il suo papà allora era di certo qualcosa di bello. Dimenticò così la marea di domande che voleva porgere al genitore, concentrandosi maggiormente sulla consapevolezza di essere una principessa.
Consapevoli di dover attendere almeno altre due ore prima della cerimonia, Buma pensò bene di proporre a Vegeta di fare un sorta di tour del palazzo con ovviamente lui come guida, essendo l’unico a conoscere quel posto alla perfezione. Però il Saiyan bocciò la proposta, dicendo che non aveva intenzione di aggirarsi per quel posto più del necessario.
L’azzurra non prese bene la cosa e decise di esplorare il posto da sola.
- Trunks, vieni con me?-
Il ragazzino guardò prima il padre, poi la madre.
- Scusa mamma, preferisco rimanere con papà.-
L’azzurra sospirò, in un certo senso se l’aspettava che il figlio maggiore scegliesse di rimanere con il padre, e spostò lo sguardo sulla sua piccola principessa dai codini azzurri.
- Bra? Vieni tu con la mamma? Facciamo un giro nel palazzo.-
La piccola però si aggrappò alla gamba del padre, non intenzionata a scollarsi dal genitore per nulla al mondo.
- Okay, fate come vi pare.- disse esasperata voltando loro le spalle.
Decise di partire dall’ingresso e prendere uno dei tanti corridoio che si diramavano. Finì nell’ala est della tenuta, dove alcuni guerrieri si trastullavano con donne di diversi pianeti ben poco vestite.
La donna dovette assistere al vomitevole spettacolo di uno dei tanti guerrieri che stava avendo un rapporto sessuale con un aliena dalla pelle azzurra e i capelli che le ricordavano Medusa davanti a tutti, fregandosene altamente di coprire i propri genitali o i seni della ragazza.
Girò l’angolo appena possibile quando il suo guardo incrociò un altro guerriero che stava limonando alla grande un’altra giovane donna dalle fattezze aliene.
Bulma si chiese se fosse normale nella cultura Saiyan fare certe cose davanti a tutti in un ambiente pubblico. Probabilmente loro non si facevano problemi a sfogare i propri istinti animali dove e come capitava, pregò di non incontrarne più.
Proseguì la sua esplorazione aprendo una porta a caso, oltre la quale c’era una sala un po’ spoglia con un lungo tavolo e nient’altro. Ne aprì un’altra e trovò una stanza, probabilmente inutilizzata dato lo stato perfettamente ordinato nel quale si trovava.
Passò oltre e girò a sinistra incontrando l’entrata per lo stesso giardino nel quale aveva trovato Bra.
Quel posto era immenso e più si rigirava più trovava stanze su stanze, alcune più ordinate di altre. Un paio le trovò chiuse e non provò neanche a bussare, immaginandosi dai gemiti che sentiva attraverso ciò che vi stava succedendo oltre.
Incrociò un guerriero ubriaco, che però non la degnò di uno sguardo. Era il primo pomeriggio e già bevevano in quella maniera, mah.
Neanche si accorse di aver fatto il giro quando si ritrovò di nuovo davanti le scale.
Svoltò a destra e proseguì il suo cammino, incontrando sta volta tutte porte di metallo. L’idea che potessero essere laboratori la mandò in visibilio. Aprì una porta a caso e vi sbirciò all’interno: macchinari, attrezzi, computer e pezzi di metallo ovunque. Aveva trovato Eldorado!
Qualcuno le toccò la spalla da dietro, facendola sussultare e voltare spaventata. Quando si accorse che era semplicemente una Saiyan si rilassò.
- Mia Signora.- disse la giovane ragazza guerriera. - Mi dispiace interrompervi ma tra poco inizierà la cerimonia. Dovete prepararvi.-
Bulma guardò la ragazza stranita, e non perché non avesse capito ciò che diceva, in quanto calzava il rilevatore che fungeva da traduttore, piuttosto si chiedeva cosa dovesse mai fare per preparasi da esigere che qualcuno l’andasse a chiamare.
- Okay.- disse poco convinta.
- Seguitemi per favore.-
Bulma seguì la donna senza fare domande, in silenzio attraversarono l’intera ala est del palazzo sorpassando la sala da pranzo principale, le cucine e alcune delle sale di ricevimento più piccole. L’azzurra continuò a guardarsi intorno, scrutando quell’ambiente asettico senza decorazioni e confermando ancora una volta la sua volontà di riempirlo di roba inutile soltanto per dargli un po’ vita.
Salirono la rampa di scale a sinistra, la stessa già percorsa qualche ora prima per capire dove fossero ubicate le stanze reali. La guerriera si fermò esattamente dove Bulma ricordava si fosse fermata l’altra, davanti a quella porta di legno di ciliegio decorata con il tridente reale. Le aprì la porta e la invitò ad entrare.
L’azzurra si fermò qualche istante ad osservare la stanza: era gigantesca, forse il doppio di quella che aveva sulla Terra, con al centro un letto matrimoniale con lenzuola rosse e un spalliera in ferro battuto nero. Due comodini ai lati di un legno più chiaro. Le pareti erano di leggerissimo color azzurro cielo, mentre il pavimento era in pietra levigata. Un grande armadio era poggiato su una di esse, probabilmente poco più grande del proprio, sulle cui ante era intagliato il simbolo reale.
Anche quella stanza non aveva nulla di personale, tutto piuttosto spartano ed essenziale. Sulla parete di fronte a lei probabilmente era il bagno, mentre quella laterale doveva portare alle altre stanze.
- I vostri abiti sono sul letto, vi lascio preparare.- si congedò la ragazza chiudendo la porta.
Bulma si avvicinò al grande letto cremisi con passi piccoli, continuando a scrutare la grande stanza che, per qualche tempo, sarebbe stata sua e di Vegeta. Chissà come avrebbe reagito il Saiyan alla vista delle pareti azzurrine.
Sulle lenzuola rosse, un lungo vestito nero era adagiato con cura. Bulma si aspettava di dover indossare una battle suit simile a quelle che aveva visto sulle altre guerriere di sesso femminile, non un lungo abito con spacco vertiginoso su entrambi i lati.
Allungò la mano per toccarlo e si stupì di sentire sotto le dita né seta né lino, ma lo stesso tessuto resistente di cui erano composte le battle suit che lei aveva avuto tanta difficoltà a riprodurre. Elegante sì ma anche pratico e comodo. Senza spalline, lungo probabilmente fino ai piedi.
Sfiorò il simbolo ricamato su un fianco, grande più o meno cinque centimetri, dello stesso punto di rosso delle lenzuola. Con esso c’erano anche i guanti bianchi tanto amati da Vegeta e un medaglione dorato con una pietra blu incastonata. Niente scarpe, stivali o calzature di alcun genere. Strano, sembravano tutti così meticolosi lì dentro.
L’azzurra accarezzò la pietra con delicatezza, specchiandosi all’interno, riconoscendo il fantomatico accessorio, di cui Vegeta le aveva solo accennato, che sostituiva la classica corona d’oro indossata da Re e Regina nelle popolazioni monarchiche terrestri.
Indossò l’abito e si rimirò allo specchio posto accanto all’armadio: il tessuto elasticizzato le aderiva perfettamente ad ogni curva, nascondendo quei minuscoli difetti che lei detestava guardare, esaltando la vita stretta e i fianchi larghi. Infilò i guanti bianchi, anche se con riluttanza, scoprendo che si sposavano perfettamente con il vestito e mise il medaglione al collo.
Ovviò al problema scarpe tirando fuori da una scatola, precedentemente incapsulata, un paio di sandali gioiello con tacco dodici. Non erano niente di pretenzioso ma davano quel tocco personale a quell’abbigliamento formale.
Fece una piroetta osservando nello specchio l’abito aprirsi lungo le gambe grazie ai sensuali, ma non volgari, spacchi laterali. Sorrise constatando che nonostante il tessuto non fosse dei più pregiati, era comunque un ottimo capo d’abbigliamento.
Lanciò un’ultima occhiata allo specchio e uscì dalla porta, davanti alla quale l’aspettava la stessa giovane guerriera di prima, calzata in una battle suit nera e verde.
- State d’incanto, mia Signora.- si complimentò la giovane donna.
- Ti ringrazio.- rispose Bulma, pronunciando le poche parole che conosceva in quella lingua.
La guerriera accennò un piccolo sorriso e le fece segno di seguirla, di nuovo, giù dalle scale fino alla sala del trono. Bulma ondeggiava sui tacchi alti con grazia e sicurezza, un piede davanti all’altro.
La Saiyan bussò due volte e la grande porta a doppio battente venne spalancata da due guardie rivelando non solo l’enormità di quella stanza ma anche la quantità impressionante di gente all’interno.
Una musica ritmica e quasi primitiva si fece largo, due Saiyan si misero alle spalle dell’azzurra e altri due davanti, tutti e quattro a sua protezione. La sala gremiva di gente e la sicurezza per la Regina non era mai abbastanza, soprattutto se non Saiyan.
La folla di persone avevano lasciato un corridoio sul quale era steso un tappeto rosso con i contorni dorati. L’azzurra riprese a camminare dopo un secondo di titubanza, scortata dai quattro guerrieri, sotto lo sguardo incuriosito di tutti.
D’improvviso le sue guardie che la precedevano si fecero da parte, dandole modo di osservare i quattro troni rialzati in cima a una piccola scalinata di marmo. In piedi, davanti alle regali sedute, in tutta la sua bellezza Vegeta l’attendeva calzato nella sua battle suit, non quella blu solita, ma quella nera che lei gli aveva regalato in occasione del suo allenamento con Wish. Sull’armatura era stato stampato il simbolo reale in un rosso acceso.
Lo squadrò da capo a piedi come se non lo avesse mai visto, per qualche motivo le sembrava più bello del solito. Gli occhi neri non si staccavano dai propri, brillavano di una luce che lei conosceva bene: era la stessa che gli aveva illuminato le iridi scure il giorno del loro matrimonio, quando l’aveva vista camminare verso di lui in abito bianco.
Bulma salì quei pochi scalini che la separavano dal suo principe e si perse nei suoi occhi di pece, dimenticando per un istante quanto stava per succedere.
Allistar si mise tra di loro ed iniziò ad invocare il consenso della folla, composta prevalentemente dei guerrieri d’alto rango. Poi presentò sia Vegeta, descrivendolo come il principe legittimo erede al trono, che Bulma, osannando la Regina terrestre con un linguaggio piuttosto elevato.
La platea iniziò a schiamazzare, facendo intendere ai due reali che il popolo li sosteneva.
Allistar tornò a prestare loro attenzione, sfilò il medaglione dal collo di Bulma e lo posò su un tavolo accanto a un altro identico.
- Datemi le vostre mani sinistre.-
Entrambi obbedirono porgendo al guerriero l’arto richiesto, egli tolse loro i guanti bianchi lasciando di stucco Bulma e indifferente Vegeta.
La forte luce bianca proveniente dai led sul soffitto fece brillare entrambi gli anelli dorati ai loro anulari, attirando l’attenzione di Allistar su di essi. Lanciò uno sguardo ad entrambi ma non fece domande.
- È il metodo terrestre.- disse semplicemente Vegeta,
Il Saiyan non si espresse, continuando invece con la cerimonia: alzò le loro mani verso il cielo e pronunciò alcune parole di rito.
- Dei della guerra, Dea Luna, nostra madre e fonte di potenza. Accogli come legittimi sovrani il nostro principe e la sua donna terrestre.-
Il Saiyan posizionò le loro mani sopra i due medaglioni e tirò fuori un piccolo pugnale. Fece un taglio prima sulla mano di Vegeta poi su quella di Bulma, che sussultò colta alla sprovvista. Le riprese e le voltò in modo che qualche goccia di sangue cadde sulle gemme.
- Sangue al sangue, giuramento di vita, promessa di sovranità assoluta e complice.- mormorò fissando le gocce del liquido cremisi.
La sala si era ammutolita, rapita dalla solennità con la quale il guerriero dai capelli brizzolati stava eseguendo quel rito tanto semplice quanto profondo. Tutti fissavano le loro mani ferite e il sangue che ne fuorusciva, attenendo con trepidazione il prossimo gesto di Allistar.
Il Saiyan fece voltare Vegeta e Bulma in modo che si guardassero in faccia, alzò nuovamente al cielo le loro mani.
- Due vita, due anime, due esistenze. Unite nel sangue ora e per sempre, oltre la morte oltre il destino.-
A quel punto fece combaciare le due mani, le cui dita si intrecciarono in un gesto spontaneo, e mischiare il sangue che ne scaturiva unendo simbolicamente, di nuovo, le loro esistenze per sempre.
Allistar si avvicinò poi a Trunks, che Bulma non aveva notato fino a quel momento, e gli disegnò lo stemma reale sulla fronte con il sangue dei genitori. Idem fece per Bra, che lo fissò non capendo il motivo del gesto.
- Che gli eredi della casata reale di Vegeta-sei siano sempre protetti e rispettati. Gli dei della guerra vi guideranno lungo il vostro percorso.-
Quando Allistar si spostò, Bulma ebbe modo di osservare, attraverso il vetrino colorato del rilevatore che indossava, i figli calzati nelle battle suit blu con lo stemma sull’armatura. Trunks sembrava una miniatura del padre: stesso sguardo severo e concentrato con le sopracciglia aggrottate, la posa rigida degna di un guerriero ben addestrato, le labbra fine strette l’una all’altra in una piega senza espressione.
Il Saiyan cerimoniere, calzato in un’armatura nera e blu, tornò dai due adulti, che sciolsero le mani, e mise, prima ad uno poi all’altra, i due medaglioni al collo ripuliti dal sangue con il quale erano stati battezzati. Poi si inchinò facendo qualche passo indietro e stese le braccia davanti a sé, invitando i sovrani a sedere sul Trono che spettava loro. Si voltò poi verso la folla che attendeva trepidante.
- Salutiamo il nostro Re e la nostra Regina. Lunga vita alla famiglia reale!-
- Lunga vita alla famiglia reale!- urlò in coro tutta la platea.
Bulma e Trunks fissavano incantati quella grande quantità di gente che li acclamava. Mai si sarebbero sognati tale accoglienza da quel popolo di guerrieri.
Vegeta invece guardò tutti con sufficienza, la cosa gli importava ben poco, se ne fregava del giudizio di quel popolo che era suo per diritto di nascita e le loro acclamazioni gli scivolavano addosso. Indifferente all’intera faccenda, l’unica cosa che gli interessava era che la sua famiglia fosse ak sicuro e che nessuno osasse provare a toccarli.
- Diamo inizio ai festeggiamenti!- urlò qualcuno dal fondo della sala.
Ovviamente nessuno protestò, anzi iniziarono immediatamente ad entrare i camerieri con ingenti quantità di cibo proveniente da pianeti diversi. Inutile dire che ogni Saiyan presente iniziò a divorare qualsiasi cosa gli si mise sotto il naso. Bevvero e mangiarono senza ritegno, urlando, schiamazzando e ridendo a più non posso.
Uno dei camerieri porse a Bulma un calice di cristallo, contenente un liquido rosso che assomigliava tanto a quella famosissima bevanda alcolica terrestre che veniva ricavata dall’uva, che lei guardò un po’ scettica.
- È semplice vino. Non verrai avvelenata.- la informò Vegeta prendendo un sorso dal proprio calice.
Bulma prese allora il bicchiere e bevve un piccolo sorso. Buono.
- Esiste un tipo di frutto molto simile all’uva terrestre su questo pianeta, da cui si ricava il vino.-
La donna fissò il liquido rosso nel bicchiere.
- Sono tutti così i matrimoni qui? Così… spartani?- chiese indugiando un po’ sull’aggettivo da utilizzare.
- All’incirca. Solitamente sono molto più lunghi e contorti da ciò che ricordo.- le rispose guardando un gruppo di soldati litigarsi un pazzo di carne. - Hanno accorciato le tempistiche dato che la cosa era già ufficiale.-
E Bulma sapeva che non si stava riferendo al loro matrimonio terrestre, nonostante le fedi nuziali avessero destato l’attenzione del cerimoniere. Si passò una mano sul collo, ove quel piccolo segno di un morso che era quasi invisibile sulla sua pelle candida simboleggiava molto più di quel che si potesse pensare. Che se ne fosse accorto più di qualcuno?
- Eppure non si vede neanche.- borbottò Bulma.
- Dipende da come lo guardi.- le disse voltandosi a guardarla. - Ti ricordo che i Saiyan sono predatori. -
L’azzurra osservò gli occhi neri del marito, sperando di cogliere qualche parola da lui non detta come era solita fare. Vi ci trovò solo la consapevolezza di non essere più come qualsiasi altro Saiyan presente in quella sala, d’élite o meno. Conservava, sì, il suo istinto animale e tutte le caratteristiche di un guerriero ma non si basava più su dei semplici impulsi per prendere le proprie decisioni. A dir la verità mai lo aveva fatto, ciò che lo distingueva principalmente da tutti gli altri era il suo mettere al primo posto il cervello e poi la forza fisica. Unire una mente geniale a un corpo forte era un’arma vincente, secondo Vegeta. Era consapevole che il tempo passato sulla Terra aveva aiutato a sviluppare questa sua caratteristica, facendo lavorare il cervello prima di azionare le mani.
Vegeta si voltò a guardare la sala, si sentiva sotto indagine dagli occhi azzurri di Bulma e, per quanto gli piacesse avere le sue iridi cerulee addosso, quello non era né il luogo né il momento.
Bulma rispettò questa sua silenziosa richiesta e si concentrò sull’ingente quantità di cibo che gli addetti alle cucine stavano portando anche a loro, ovviamente per le pietanze più pregiate, degne di una Regina, serviva più tempo.
E mentre i Saiyan nella grande sala banchettavano pensando ben poco alle buone maniere, Vegeta, Trunks, Bulma e persino Bra evitarono di buttarsi come animali sul cibo, sia perché faceva loro schifo l’idea di farlo sia per una questione d’immagine. Anche se di quest’ultima ai Saiyan fregava ben poco.
I commensali se ne fregavano dell’etichetta e, indistintamente da rango sociale, forza, sesso ed età, si buttavano a capofitto su ogni singola pietanza. Se le litigavano quasi, alcuni mangiavano addirittura con le mani per evitare che il vicino gli rubasse il piatto di fronte. Bevevano a volontà, i guerrieri, forse pure troppo dato che qualcuno molto più che brillo cadde mancando di brutto la sedia sulla quale voleva sedersi e qualcun altro provava a picchiare il compagno di fronte senza però centrare il bersaglio.
Bulma si ritrovò a ridere a crepapelle per quelle scene tutt’altro che degne di orgogliosi guerrieri.
Trunks, che si stava divertendo da matti soltanto a guardare, fu preso di peso da alcuni di loro e trascinato in mezzo alla sala tra acclamazioni e ovazioni. Il ragazzino fu lanciato da una parte all’altra della stanza, da un paio di braccia a un altro senza tanti complimenti. Qualcuno gli scompigliò i capelli glicine.
- Certo che hai dei capelli assurdi per essere un Saiyan.- gli fece notare un Saiyan con la barba.
- Probabilmente dipende dal fatto che è un mezzosangue.- gli rispose un altro con l’armatura simile a quella di Radish.
- Ha pure gli occhi chiarissimi.- osservò una donna dai capelli lunghi e selvaggi infilandosi tra i due uomini.
- Però il taglio è quello della nostra razza e il suo sguardo assomiglia a quello del Re in modo impressionante.- fece notare un quarto Saiyan con un boccale di birra tra le mani.
- E tu non lo hai visto combattere! È assurdo!- esclamò la donna battendo le mani sul tavolo. - Ha messo k.o. Napa in pochi attimi.-
- Ho sentito che è in grado di raggiungere lo stato di Super Saiyan.- borbottò il secondo uomo.
Trunks fu sul momento di rispondere che era seriamente in grado di diventare Super Saiyan ma qualcuno lo sollevò di peso dal proprio posto. Alzò lo sguardo per incontrarne uno non nuovo.
- Scusate ma devo riportare il principe dai suoi genitori, prima che uno dei dei vi stacchi la testa.- disse Shu fissando sorridente il gruppo.
I guerrieri seduti al tavolo protestarono per essere stati privati del principe mezzosangue ma furono ignorati.
Shu mise giù Trunks, che gli lanciò un’occhiataccia, solo dopo essere giunto al cospetto dei suoi genitori. Si inchinò davanti a loro riconoscendone l’autorità.
- Ma guarda chi si rivede.- disse sarcastico Vegeta, poggiando un gomito sul bracciolo e appoggiando la testa sulla mano dello stesso.
- Mio Re, mia Regina. Vostra Maestà a saperlo prima chi foste avrei provveduto a farvi viaggiare in modo più degno.- disse Shu, sinceramente costernato per gli eventi.
Vegeta alzò gli occhi al cielo e Bulma ridacchiò accavallando le lunghe gambe.
- Non preoccuparti. Non potevi saperlo.- gli disse dando per scontato che il suo rilevatore traducesse.
Shu tenne comunque la testa bassa, non aveva le caratteristiche per poter guardare negli occhi i suoi sovrani, tranne che sotto specifica richiesta.
- Shu, alza la testa.- lo richiamò il Re.
Il guerriero ubbidì e si ritrovò a fissare prima gli occhi nerissimi del sovrano poi quello azzurrissimi della Regina. Lo sguardo gli scivolò sul seno prosperoso e sulle lunghe gambe, lasciate scoperte dallo spacco del vestito, per poi fissarsi sul medaglione che la donna portava al collo. L’oggetto sembrava brillare come ammonimento e Shu si sentì colpevole di uno sguardo di troppo.
- Vostra Altezza, sarei onorato se mi concedeste di entrare a far parte della vostra guardia personale.- osò chiedere il ragazzo tornando a guardare l’uomo davanti a sé.
- Non ho bisogno di una guardia personale, sono più forte di tutti voi messi assieme.- gli rispose annoiato.
- Ne sono assolutamente sicuro, vostra Maestà, ma un paio d’occhi in più fanno sempre comodo.-
- Vedrò dove posso infilarti. Ora vattene.- gli disse senza neanche guardarlo.
Shu accennò un sorriso e si congedò, andando a sedersi in mezzo agli altri Saiyan che lo accolsero tirandogli addosso qualcosa di non bene identificato.
I festeggiamenti si protrassero per ore, fino a tarda sera, e le persone ancora in possesso delle proprie facoltà mentali diminuivano a causa dell’eccessiva quantità di alcol a loro disposizione. Tra risse, schiamazzi e cadute di ben poco stile, c’era anche chi tentava un approccio con il sesso opposto. Principalmente uomini particolarmente su di giri, che allungavano troppo le mani sulla Saiyan più vicina e si guadagnavano un cazzotto sul naso. In pochi riuscirono a trascinarsi una guerriera in camera, sotto le ovazioni e i complimenti dei compagni di squadra, mentre la ragazza in questione continuava a tirare calci e pugni.
Più Bulma li osservava e più si rendeva conto che erano più animali che persone, ci mancava solo che alzassero la gamba per marcare il territorio. Lanciò uno sguardo al marito, sedutole di fianco, che fissava la scena un po’ schifato: lui era un principe e mai si sarebbe comportato in quella maniera in pubblico.
Trunks fu nuovamente rapito da un gruppo di Saiyan, il piccolo principe riscuoteva grande successo sia tra gli adulti che tra i bambini. Gli fu addirittura chiesto da qualcuno di loro di aiutarli negli allenamenti per diventare più forte.
Ma, ovviamente, nonostante la stragrande maggioranza di guerrieri adorassero i nuovi sovrani, c’era qualcuno a cui invece quella nuova sistemazione non piaceva. Lo stesso guerriero che aveva osato parlare male di Bulma davanti a Vegeta e che poi si era beccato una strigliata dal principe, se ne stava seduto in un angolo buio in silenzio. Non partecipava ai festeggiamenti, anzi guardava tutta quell’euforia con aria schifata: lui non ci vedeva niente di bello in una Regina terrestre e dei principi mezzosangue, non gli interessava neanche sapere cosa fosse passato nella testa del Re quando aveva scelto quella donna come madre dei suoi eredi. Posò il bicchiere sul tavolo, si alzò e lasciò la sala senza una parola.
Nessuno si accorse della sua uscita di scena come nessuno sapeva che fosse lì in un angolo, tanto meno Vegeta che iniziava ad annoiarsi nonostante tutto il cibo e “l’intrattenimento”.
Soltanto a mezzanotte passata anche l’ultimo commensale si ritirò alla propria abitazione, salutando Re e Regina con un inchino.
Bulma tirò un sospiro di sollievo, alzandosi finalmente da quella comoda quando appariscente seduta. Non vedeva l’ora di potersi sgranchire un po’ le gambe e andarsi a riposare. Raggiunsero le loro stanze tutti e quattro insieme, Bra addormentata in braccio a Bulma e Trunks che li seguiva silenzioso guardandosi in giro.
- Buonanotte mamma.- affermò il bambino, arrivato davanti alla seconda porta che portava ad altre stanze, abbracciando la madre.
- Buonanotte tesoro.- gli rispose lasciandogli un bacio leggero tra i capelli lilla.
- ‘Notte papà.- disse guardando negli occhi il genitore ma rimanendo a debita distanza.
- ‘Notte.- disse il Saiyan senza espressività.
Il ragazzino sparì oltre la porta nel buio della stanza che gli spettava.
- Porto Bra a letto.- disse l’azzurra al marito.
Vegeta annuì e seguì con lo sguardo la donna fino nella stanza adiacente, dove era stato sistemato un lettino con le sbarre per la bambina. Si appoggiò con la schiena allo stirpe della porta, senza distogliere lo sguardo dalle due.
Bulma adagiò la piccola Bra con delicatezza nel lettino troppo grande, le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte. La bimba si voltò dalla parte opposta, catturando tra le braccia il peluche che si portava dietro da tutto il giorno.
L’azzurra sorrise e lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
- Sono distrutta, mi fanno male i piedi e la testa.- si lamentò la donna buttandosi a peso morto sul materasso. - Troppa confusione.-
Vegeta, che nel frattempo si stava spogliando della divisa, liberandosi per prima cosa dei guanti, l’ascoltò lamentarsi senza però esprimersi in merito. Anche lui risentiva della baraonda creata dai Saiyan presenti ai festeggiamenti, ben poco propensi a fare le cose con calma e in silenzio. Si sedette sul materasso accanto a lei, sotto il suo sguardo attento, e si tolse gli stivaletti bianchi posando poi i piedi scalzi sul pavimento freddo. Fece per togliersi l’armatura ma sentiva gli occhi della compagna fargli la radiografia, quindi si voltò a guardarla scoprendola sorridente.
- Cosa?- le chiese.
- Mi è sembrato di sposare un militare.-
Vegeta alzò gli occhi al cielo, aspettandosi chissà quale perla di saggezza e ricevendo invece una stronzata delle sue. Si tolse finalmente l’armatura e con essa la maglietta al di sotto, rimanendo con i soli pantaloni della battle suit.
Bulma si tolse le costose scarpe e si lamentò nuovamente sottovoce: belle quanto scomode, perché non esistevano un paio di tacchi comodi? Fece per togliersi il vestito ma la mano di Vegeta la fermò. Alzò la testa ed incrociò i suoi occhi neri bruciare di passione. Non fece in tempo a proferir parola che il Saiyan salì sul letto e la sovrastò con il suo corpo massiccio, spingendola a retrocedere e a sdraiarsi sotto di lui sul comodo materasso. Non riuscì a staccare gli occhi da quelle iridi pece che la guardavano con tanta intensità da farla fremere. All’interno poteva leggere a chiare lettere la voglia che lui aveva di lei. Lo vide leccarsi le labbra e involontariamente arrossì: era così sensuale e bellissimo quando la guardava in quel modo. Si sentiva piccola piccola mentre lui la mangiava con lo sguardo, percorrendo le forme del suo corpo messe in risalto dal vestito. Si sentiva bruciare eppure lui ancora non l’aveva toccata.
Vegeta, d’altro canto, si divertiva parecchio a sentirla rabbrividire solamente respirandole addosso. Eppure lui subiva lo stesso effetto che aveva su di lei: quegli occhi grandi e limpidi, velati dall’eccitazione crescente, lo mandavano in estasi ancor prima di iniziare a toccarla. Il tessuto attillato dell’abito non faceva altro che accentuare ancor di più quel ben di dio che lei possedeva. Sfiorò una gamba nuda, beandosi della morbidezza della sua pelle delicata. Salì con la mano lungo tutta la coscia fino all’inizio dello spacco, accarezzandola con calma e lentezza strappando un sospiro alla donna. Si chinò su di lei, fino a sfiorare la pelle del collo con le labbra e le respirò addosso solleticandola. Iniziava ad avere il respiro corto, non vedeva l’ora di toglierle quel vestito. Con l’altra mano le sfiorò la spalla tirando giù una delle spalline, lasciò un bacio sulla spalla nivea e scese con le labbra lungo tutto il braccio. Fece la stessa cosa con l’altra spallina, percorrendo con una scia di baci l’altro braccio.
Bulma si morse il labbro e chiuse gli occhi: a mala pena la stava sfiorando eppure lei si sentiva bruciare.
Vegeta continuò la sua tortura percorrendo la scollatura con le labbra, saggiandone centimetro per centimetro mentre le mani si andarono ad infilare sotto al vestito e iniziarono a tirarlo su con lentezza. Passò a baciare il ventre piatto, appena sopra l’orlo degli slip, lasciandosi dietro una scia umida fin sotto al seno. A quel punto le tolse definitivamente l’abito tirandolo via con un gesto veloce, baciò entrambi i seni soffermandosi prima su uno e poi sull’altro mentre Bulma sospirava e gli accarezzava la schiena nuda provocandogli un brivido caldo. Le sue mani tornarono a percorrere il suo corpo fino a fermarsi sugli slip. Attese qualche secondo e poi li tirò giù facendoli scivolare sulle gambe. Si tirò su e la guardò nella sua interezza, cercando di imprimersi nella testa la sua bellezza. La baciò d’impeto e lei ne approfittò per infilare le mani sui suoi pantaloni e tirarli giù insieme ai boxer neri. Il Saiyan scalciò via gli indumenti rimasti e la guardò di nuovo perdendosi in quegli occhi limpidi.
Bulma gli sorrise lasciva, gli infilò le mani nei capelli e lo tirò a sé per un altro bacio.
Quella notte, per la prima volta da quando era stato edificato quel palazzo, le mura di quella stanza respirarono amore e lussuria fusi insieme mentre Re e Regina si rotolavano tra le lenzuola in una lotta senza vinti né vincitori.



Angolo autrice:

*coffcoff* forse dovrei alzare il rating *coffcoff*
Buonasalve gente! Ecco qui il terzo capitolo di questa mirabolante avventura (?) Non siamo ancora nel vivo della situazione però cominciamo a rendere il tutto più ufficiale. Vegeta e Bulma sono incoronati Re e Regina, per la gioia dell'intero popolo. Anche se qualcuno non è d'accordo.
Avrà in mente qualcosa? Chi lo sa.
Per la felicità di qualcuno sono spuntati fuori anche Radish e Napa. No Vegeta non si è dimenticato che gli hanno fregato il posto, sta soltanto prendendo tempo :3
Il quarto capitolo è in via di stesura, se tutto procede per il meglio dovrei pubblicarlo tra un paio di settimane -3-
Nel frattempo attendo le vostre recensioni con i vostri pareri :D
Alla prossima,
angelo_nero

 

  
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