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Autore: lmpaoli94    31/05/2018    2 recensioni
Correva l’anno 1917.
Mario aveva appena compiuto 21 anni.
Un compleanno destinato a trascorrerlo sulle pendici del Carso.
Il freddo pungente gli oltrepassava i capelli.
I ricordi di una famiglia destinata a rimanere tali.
Doveva combattere una guerra.
Doveva combattere per la patria.
Ma quella sera era diversa.
Diversa perché quella sera avrebbe trovato il suo “angelo caduto dal cielo”.
Ma cosa sarebbe successo se il suo angelo l’avesse portato a limiti che credeva di non oltrepassare mai?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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I soldati del battaglione che si era spostato verso Caporetto stavano per cominciare a combattere.
Il freddo gelido di quella notte non faceva che aumentare le pene di quei poveri uomini.
«Mario, secondo te quando ne usciremo?»
«Non lo so, Germano. Sembra che questa agonia sia destinata a durare in eterno.»
«Avanti, ragazzi. La speranza è l’ultima a morire» fece Michele issando il fucile sulla sua spalla.
«Tu la fai facile. I tedeschi e gli austriaci sono molto più forte di noi.»
«Vedrete che la fortuna non ci volterà le spalle.»
«Questa non è solo questione di fortuna…»
Mentre i tre uomini stavano conversando tra di loro, una serie di bombe esplosero nelle vicinanze.
I tedeschi avevano già cominciato a combattere.
«Uomini! Preparatevi!»
I soldati italiani, ancora non del tutto organizzati, cercarono di fronteggiare il nemico.
«Se continua di questo passo, finiremo tutti male!»
«Adesso basta parlare, Germano. Continua a sparare.»
Le bombe che vennero scagliate contro la trincea degli italiani continuarono ancora per molti minuti.
Ma gli italiani non si arresero, riuscendo a resistere in maniera valorosa.
Una volta finite le munizioni, i tedeschi batterono in ritirata.
«Questo è il momento. Andiamo!»
«Dove sta andando, soldato Cerrosi?» fece il generale bloccandolo prima che uscisse dalla trincea.
«Signore, il nemico si sta ritirando. Questo è il momento buono per attaccarlo» spiegò Mario.
«Ma non vedi come sono ridotti i tuoi commilitoni?»
Girando lo sguardo e vedendo più attentamente, Mario non si era reso conto quale carneficina aveva scatenato il nemico.
«Mi scusi, generale.»
«Meglio se impari a stare al tuo posto, soldato Cerrosi. Altrimenti finirai male come gli altri.»
I soldati che non erano stati feriti in modo grave, aiutarono i loro compagni.
Alcuni erano morti a causa delle bombe.
Altri invece, erano feriti in maniera grave.
Quando Mario si diresse verso i feriti, notò Michele in condizioni alquanto pietose.
«Michele!»
Il soldato era ferito ad una gamba.
«Michele. Resisti.»
«Mi fa un male cane!»
«Cerchiamo di fermare l’emorragia» fece uno dei soldati.
Mario e il soldato di cui ignorava il nome, cercarono di fermare la fuoriuscita di sangue con uno straccio.
Ma era inutile.
Il sangue continuava a sgorgare incessantemente.
«Adesso che cosa facciamo?»
«Non c’è un medico da queste parti?» domandò Mario esasperato.
«Purtroppo l’unico medico che abbiamo è impegnato con altri feriti.»
“Questa non ci voleva…”
Era una situazione surreale.
Michele doveva essere curato al più presto.
«Ti chiedo di resistere ancora un po’, Michele.»
«Mario… non so ancora per quanto tempo potrò farlo» fece il soldato con le lacrime agli occhi.
«Devi resistere per i tuoi figli. Per tua moglie…»
Michele stava soffrendo di dolore.
Un dolore talmente grande che a stento riusciva a sopportare.
«Mario, cosa succede?» fece Germano appena i due si incontrarono dopo la battaglia.
«Michele… E’ ridotto male.»
«Come ridotto male?»
Anche Germano poté vedere come stava soffrendo il povero soldato.
«Deve essere trasferito immediatamente in un ospedale.»
«Ma quale ospedale, Germano? Non lo vedi che siamo in un posto dimenticato da Dio? Se non lo curiamo immediatamente con le nostre mani, Michele non passerà la notte.»
«Noi non siamo in grado di curarlo. E tu lo sai bene.»
«Dobbiamo cercare subito un medico. E alla svelta.»
Dopo altri minuti di attesa, un medico della croce rossa italiana visitò il povero soldato.
«Ormai quest’uomo non ha più speranza» fece il dottore.
«Cosa?»
«Dottore, non ci dica questo. Ci deve essere qualcosa che possiamo fare!» insistette Mario.
«Trasportarlo in ospedale è inutile. Non può sostenere un cammino così lungo.»
«Quindi secondo lei dovremmo lasciarlo qui a morire come un cane?!»
«Mi dispiace, ma non so cos’altro potrei fare…»
Mario non si voleva dare per vinto.
Avrebbe aiutato il suo amico anche a costo della vita.
Dopo la spiegazione che non poteva curarlo, il medico se n’andò come se nulla fosse.
Il giovane soldato stava ribollendo di rabbia.
Era davvero frustante non riuscire a fare niente.
«Mario…» fece Michele con voce flebile.
«Michele, ti giuro sul mio onore, che non ti lascerò morire in questo modo.»
«Ti prego di non fare promesse che non puoi mantenere… So di avere le ore contate. Questo è il mio destino… Ma non il tuo. Tu hai tutta una vita dinanzi.»
«Questo non possiamo saperlo, Michele.»
«Dammi retta una buona volta, sciocco che non sei altro» protestò il soldato sforzandosi di parlare.
«Stai calmo, Michele. Ti stai agitando troppo» fece Germano stringendogli la mano.
«Non ti preoccupare… Mario, promettimi che conoscerai quella donna. Che la ritroverai…»
Nel sentire quelle parole, Mario ripensò a quella sera di due giorni fa’.
A quel suo sorriso.
A quel suo sguardo.
«Ormai è un capitolo chiuso. Non la rivedrò più…»
«Tu non hai ancora capito che il destino gioca brutti scherzi» fece Michele sorridendogli «Vedrai che nel giro di poco tempo, farai di nuovo il suo incontro.»
«Se non morirò…»
«Tu non morirai!» gridò Michele «E adesso vai. Non voglio sapere che tu mi vedrai crepare in questo modo.»
«Ma Michele…»
«Andatevene. Tutti e due. Questo è il mio ultimo desiderio» fece Michele prima di addormentarsi definitivamente.
«Mario, secondo te dovremmo lasciarlo così?»
Il giovane soldato fece un respiro profondo.
«E’ il suo ultimo desiderio… Non ci resta che esaudirlo…»
 
 
Ormai erano passate all’incirca ventiquattr’ore da quando i soldati italiani si erano spostati a Caporetto.
Mario non riusciva a dormire.
Sapere che un soldato, nonché un suo fedele amico era morto in condizioni tragiche, non lo faceva riposare in pace.
“Perché la guerra deve essere così brutta? Perché noi uomini combattiamo tra di noi?”
Mario cercò di darsi tutte le spiegazioni del genere.
Ma era impossibile.
Da qualche tempo a questa parte, viveva in condizioni a dir poco scabrose.
Il freddo era addirittura più insopportabile di quello percepito quando era sul Carso.
Per cercare di distrarsi in qualche modo, il soldato decise di scrivere una lettera pensando a quella donna di cui si era innamorato:
 
 
Non so come ti chiami.
Non so come tu vivi.
Ma di certo sei sempre nei miei pensieri.
Non ho molte parole da dedicarti.
Ma spero tanto che un giorno di questi, io possa incontrarti di nuovo.

 
 
Le poche parole di Mario erano coincise e piene di sentimento.
Voleva davvero rivedere quella donna.
Per il solo piacere di guardarla e di parlarci anche solo per pochi secondi.
 
 
Il sole stava risorgendo su quelle montagne ricoperte di sangue.
Stava per cominciare un’altra agognata battaglia.
Senza il suo compagno Michele, la battaglia non era più la stessa.
«Questa volta saremo noi i primi ad attaccare. Il nemico si è indebolito notevolmente dopo aver finito le munizioni di ieri.»
«E questo che cosa centra? Potrebbero essersi ricaricati» protestò Mario
«Se avrò bisogno di un consiglio, mi rivolgerò a lei. Ma in questo momento è meglio che stia zitto se non vuole essere spedito verso la corte marziale.»
Mario, alquanto inorridito, decise di non dire nulla.
I soldati italiani presero a marciare verso il confine austriaco.
Ma non si resero conto che stavano marciando verso la morte.
Una volta arrivati a tiro di fucile, le mine sotterrate nel terreno cominciarono ad esplodere.
Il generale italiano aveva condannato a morte certa i suoi soldati.
«Torniamocene indietro!» gridò Germano.
Ma era troppo tardi.
I soldati tedeschi uscirono allo scoperto sparando a raffica verso tutti coloro che gli capitavano a tiro.
I soldati italiani furono completamente massacrati.
Solo pochi fortunati di loro riuscirono a sopravvivere., due dei quali furono Mario e Germano.
«Maledetto! Ci ha condannato al macello!» urlò esasperato Germano mentre i colpi dei tedeschi non accennavano a diminuire.
Solo proteggendosi con i corpi dei suoi compagni i due soldati riuscirono a resistere.
«Dobbiamo fuggire di qui. E alla svelata.»
I due italiani scesero la valle a gran velocità, allontanandosi definitivamente dal nemico.
I nostri compagni… tutti coloro che hanno combattuto finora con noi… morti.»
«Credi che il nostro generale ci abbia venduto?»
«Non so cosa pensare, Mario. So soltanto che è un vile e un miserabile.»
«E adesso cosa facciamo?»
«Se fosse per me, me ne ritornerei a casa.»
«A casa? Nel bel mezzo di una guerra?»
«La mia vita è più importante della patria intera!» si sfogò Germano.
«Hai ragione… Intanto cerchiamo un rifugio tra queste case… Poi penseremo sul da farsi.»
   
 
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