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Autore: Riflessi    31/05/2018    4 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 20
Quella maledetta voce

 
 
Erano ormai passati cinque mesi da quel lontano giorno in cui Draco Malfoy, al teatro l'Unicorno bianco, si era ritrovato al fianco di Hermione Granger ed aveva scoperto la maledizione del suo bracciale. Allora, si era trattato di un episodio apparentemente di poco conto, come tante altre cose che gli capitavano durante il corso della propria vita: l'incontro casuale con un anziano amico di suo padre, una piccola discussione con qualche affittuario che tardava a pagare, i profitti delle sue tenute che a volte non quadravano ma poi rifacendo i conti si accorgeva che aveva sbagliato un'operazione, o sua madre che lo tartassava convinta che lui dovesse uscire da quello stato di apatia e deprimente solitudine per trovarsi una donna...
Invece, quella sera era stata diversa, profondamente diversa rispetto ogni altro banale avvenimento che aveva scandito il ritmo delle sue giornate: la serata all'Unicorno bianco aveva sancito il lento ed irrecuperabile cambiamento del suo io più profondo, portandolo a scoprire lati di sé che non avrebbe mai immaginato di possedere. Aveva assaporato il desiderio di aiutare qualcuno e di sentirsi quasi felice nel farlo, aveva scovato nei recessi della sua anima quel briciolo di altruismo che era sicuro gli mancasse totalmente, aveva abbattuto il muro spesso del disprezzo per esporsi ai sentimenti più sinceri senza imbarazzo, aveva saggiato l'emozione del proprio cuore che batteva di un sentimento finalmente diverso dalla paura...
 
Draco Malfoy aveva scoperto che l'amore era l'emozione più violenta che un essere umano potesse provare. Più forte perfino dell'odio... e lui lo sapeva bene.
E finalmente, alla soglia dei trent'anni, Draco era riuscito a capire che Lord Voldemort era stato tanto spietato, semplicemente perchè non aveva mai conosciuto la potenza incontrollabile dell'amore più profondo. E finalmente, Draco ebbe pure la comprensione più completa di ciò che Albus Silente, in vita, aveva tentato incessantemente di spiegare: che solo l'amore poteva sconfiggere il male, che solo l'amore dava la forza per andare avanti, che solo l'amore rendeva migliori...
Stava cambiando? Forse si. Ma perchè?
 
Il viso pulito e regolare di Hermione Granger apparve a tradimento nella sua mente, dandogli quella risposta che non avrebbe mai voluto pronunciare a voce alta.
 
Stava calpestando i marciapiedi della città, in una rara quanto incomprensibile escursione nel centro di Londra. Nel suo completo totalmente nero, si faceva accarezzare il viso ed i capelli biondi dal venticello frizzante di metà marzo, osservando serenamente i lampioni di Regent Street che si erano appena accesi per l'approssimarsi dell'imbrunire. Superò una vetrina piena di peluches dagli occhioni dolci, e si fermò di botto, tornando indietro. Rimase a guardarli assorto, senza pensare a nulla di particolare, o piuttosto, facendo FINTA di non pensare a nessuno in particolare! Entrò nel negozio, con la sua aristocratica eleganza, facendo voltare i clienti: lo osservarono un paio di donne, incantate dalla sua bellezza fredda, e lo osservarono anche tutti gli altri, semplicemente perchè la sua figura stonava nella vivacità dell'ambiente.
Ne aveva fatte tante di stronzate nella sua vita Draco, e considerò che questa non sarebbe stata né peggiore né più compromettente delle altre, e comunque aveva ammesso già da un pezzo che il suo cervello bruciato se n'era andato in vacanza! Afferrò per le orecchie un orsacchiotto marrone, e pensò a come (chissà perchè) tutte le donne adorassero quei cosi pelosi che si riempivano puntualmente di polvere. Lo gettò poi sul bancone, e guardò la cassiera con aria di sfida, come a dirle: Cosa c'è? Non posso comprare un pupazzo, forse? Ma Draco non era un babbano, e non sapeva che alla commessa non importava proprio nulla di cosa lui stesse comprando.
 
"E' un regalo, vero?" La voce disinteressata della commessa lo meravigliò non poco, lui che era già pronto a rispondere con quanta più acidità gli fosse possibile.
Rimase interdetto: "S-si." Balbettò.
Draco la osservò poi trafficare con l'orsacchiotto, allacciargli alla vita una scatolina di cioccolatini, farci un bel fiocco, e riconsegnarglielo sotto il suo sguardo sbigottito.
N-non... non poteva, no... cioè... era ridicolo... I cioccolatini no... Il fatto era che...
"Sono trenta sterline, grazie!" La voce della cassiera lo svegliò dalla trance.
Come? Cosa? Draco tornò subito con i piedi per terra, riprendendosi dai suoi scompigli mentali. Trenta sterline? Maledizione, aveva dimenticato di trovarsi nella Londra babbana... e lui in tasca aveva solo Galeoni! Ma come diavolo aveva fatto a dimenticarsi una cosa del genere? Era diventato più tonto di Neville Longbottom ai tempi di scuola!
 
Ma la giovane improvvisamente cambiò espressione, i suoi occhi si fecero vacui, assenti, e sorridendo come un automa, ringraziò quel bizzarro cliente dai capelli troppo biondi, augurandogli buona giornata. Draco sorrise beffardo, allentando la presa dalla bacchetta, poi afferrò la busta ed uscì dal negozio, riprendendo a camminare per Regent Street.
 
Essere un mago, aveva sempre i suoi notevoli vantaggi...
 
 
***
 
 
Toc toc toc.
Erano le undici del mattino di una soleggiata domenica di marzo. Tre colpi leggeri sulla porta dello studio di Grimmauld Place n 12 disturbarono i due occupanti, intenti silenziosamente a trovare possibili soluzioni al loro caso più complicato, e soprattutto più preoccupante a livello emotivo. Harry lasciò Draco Malfoy a riflettere, invitando sua moglie ad entrare nella stanza. Ginny si affacciò, facendo dondolare la fulgida chioma rossa tipica della razza Weasley, e la sua figura appesantita dalla gravidanza si fece un poco avanti, attirando l'attenzione:
"Vorrei sapere se avrò il dispiacere di averti anche per pranzo, Malfoy! Sai... per prepararmi psicologicamente!"
Ma nonostante l'aria sarcastica, Ginny alla fine sorrise, ammorbidendo l'asprezza delle parole. Era sempre stata un po' troppo peperina, ma la saggezza dell'età adulta aveva bilanciato naturalmente quel suo eterno istinto all'insolenza. E poi, si era accorta anche lei dell'impercettibile cambiamento di Malfoy, che negli ultimi anni era quasi totalmente sparito dalla circolazione rifugiandosi nella sua enorme villa, per isolarsi dal disprezzo che suscitava nella gente. E all'inizio ne era stata pure tremendamente soddisfatta Ginny, che aveva pensato mille volte a come gli stesse bene a quell'infame, codardo, malvagio ed altezzoso, di rimanere solo come un cane a leccarsi le ferite, maltrattato, criticato e schifato da tutto il mondo magico, così che finalmente capisse quanto dolore potesse provocare il razzismo su di una persona. Poi però, col tempo, era subentrata la maturità, la tendenza al perdono, la bontà e l'altruismo tipico della famiglia Weasley... e Draco Malfoy aveva cominciato a farle quasi pena.
Qualche giorno prima, Harry le aveva raccontato cosa stava succedendo ad Hermione, e Ginny aveva deciso definitivamente di provare con tutto il cuore a non odiare più Draco Malfoy che, o per ricatto o per reale senso del dovere, aveva deciso comunque di aiutare suo marito a salvare la loro amica da quel bracciale e dallo spirito malvagio che vi abitava. E così, Ginevra aveva inghiottito l'ultimo boccone amaro, rinchiuso a doppia mandata i deboli residui d'astio, per dare una chance a quello che, per tutti loro, era stato prima il bulletto della scuola, e poi il nemico che aveva fatto entrare i Mangiamorte ad Hogwarts.
 
"Allora, Malfoy?" Lo sollecitò, per farsi dare una risposta.
Draco Malfoy non si era offeso per il sarcasmo, o forse non lo diede a vedere, ma si voltò a guardare Ginny Potter con sguardo serio, perdendosi ad osservare la rotondità prominente del suo ventre. Raramente aveva avuto a che fare con una donna incinta, e non poteva negare che fosse uno spettacolo strano, vedere un corpo alterato in una tale maniera: un essere umano che conteneva e proteggeva un altro essere umano! Disturbante, quasi. Non gli piaceva molto a dire il vero! Però, un pensiero traditore si affacciò rapido alla sua mente, dicendogli che no, in realtà non poteva disturbarlo la visione di una donna con la pancia tesa ed il corpo trasformato dalla gravidanza! Gli sarebbe piaciuta eccome, se solo quella donna fosse stata... beh... un'altra, ecco! E se quel ventre gonfio fosse stato opera sua...
 
"Ti ringrazio per il desiderio dimostrato nel volermi avere a pranzo a tutti i costi, ma avevo già altri programmi, Signora Potter! Spero di non farti morire di dolore per il rifiuto!"
Draco la guardò con l'espressione sarcastica, e Ginny scoppiò a ridere. "Tranquillo Malfoy, andrò subito ad ingurgitare una pozione antidepressiva!" E a quel punto, anche Draco rise sommessamente, mentre Harry invece sospirava, rilassando finalmente i muscoli tesi delle gambe e delle braccia.
Quando sua moglie era entrata parlando a Malfoy con la sua aria strafottente, un rivoletto di sudore freddo gli aveva attraversato la schiena, convinto che nel giro di un minuto avrebbe dovuto mettere mano alla bacchetta per sedare gli animi. Aveva immaginato le solite parole forti uscire dalla bocca di entrambi; si era figurato Malfoy allargare le narici per il nervosismo e sputare il suo veleno, Ginny sogghignare soddisfatta per la sua vittoria tutta femminile... ed invece non era successo nulla. Non era successo assolutamente nulla.
Ed improvvisamente, Harry fu travolto dalla pesantezza degli anni che si erano succeduti uno dietro l'altro, dal tempo che era passato da quei giorni lontani, dai miglioramenti avvenuti in tutti loro. Erano cambiati: era diventato più assennato lui, era diventata più adulta Ginny, era diventato più serio e composto Ron, era diventato più malleabile Malfoy, si era liberata dalla sua estrema rigidità anche Hermione... Ma soprattutto, si era INNAMORATA del suo vecchio nemico, Hermione! E Malfoy aveva una luce diversa nei suoi occhi chiari, una luce che Harry non gli aveva mai visto prima.
 
Si alzarono dalle poltroncine della scrivania, e si diressero tutti al piano inferiore. Draco, in realtà, non aveva nessun impegno, nessun altro programma per quel giorno ma, restare a pranzo a casa di Harry Potter, gli era sembrato veramente troppo, da sopportare.
Mentre si congedavano nell'ingresso però, suonò il campanello, e Ginny aprì la porta in un gesto istintivo. Rimasero tutti a guardarsi senza pronunciare parola per una decina di secondi abbondanti. C'era Hermione Granger sull'uscio spalancato, che posava il suo sguardo dall'uno all'altro alternativamente, con l'aria stupefatta e la tentazione di dire qualcosa come: Cosa ci fa Draco Malfoy a casa di Harry Potter? Infatti aprì bocca un paio di volte, indecisa, ma l'idea di parlare la abbandonò quando il piccolo James arrivò di corsa dalla cucina, sbandando con la sua camminata ancora un po' incerta, ed abbracciarle affettuosamente le gambe.
 
"Beh... Ciao Hermione! Che fai sulla porta!?! Vieni, entra!" Ginny spezzò così l'imbarazzo generale, e le sorrise sincera, mentre Hermione prendeva in braccio il bambino, baciandolo dappertutto. Harry le fece l'occhietto, e Draco invece la guardò di sfuggita, indeciso su come comportarsi, troppo a disagio per l'imprevisto di ritrovarsela davanti.
"Sono passata per vedere come stai Ginny!" Hermione fingeva di giocare col piccolo James, anche se gli occhi non potevano fare a meno di fuggire di tanto in tanto dal visetto rotondo del pupo per soffermarsi rapidi sul volto di un uomo troppo serio...
 
"Io vi saluto. Grazie per l'accoglienza, Potter!" Disse Draco con fare piuttosto rigido, poi sollevò il capo anche in direzione di Hermione, per non fare la figura del maleducato. Tanto era inutile pensare e ripensare mille volte al giorno a come comportarsi con lei, a cosa dirle, a cosa fare; se lasciarsi andare o lasciarla andare! Con lei si vergognava come un ragazzino quando un adulto gli offre le caramelle! Ogni buon proposito svaniva nel nulla, il cervello gli andava in fumo, ed una sirena cominciava a suonare l'allarme per avvisarlo di scappare.
Draco era diventato una contraddizione vivente in quei pochi mesi: pregava costantemente di riuscire a dimenticarsi l'amore per lei, due minuti dopo invece, desiderava la sua bocca; tornava ad odiarla, poi comprava un maledetto orsacchiotto pensando a lei, e si vergognava a darglielo. Voleva parlarle, per chiarire qualche punto sul loro strano rapporto, e quando l'aveva davanti, fuggiva. Esattamente quello che stava facendo adesso.
 
Ma le cose non andarono come al solito. Successe qualcosa di diverso, e successe nel giro di pochi attimi...
 
Hermione, improvvisamente, perse il contatto con la realtà, vedendo tutto sfocato di fronte a sé. Una rabbia cieca ed assolutamente non sua la invase; ebbe l'impressione che qualcosa volesse usarla per comunicare. Parlò senza avere la percezione di ciò che diceva, quasi che non fosse davvero lei a pensare. Ed in effetti NON era lei a pensare.
L'entità malvagia era riuscita a superare lo scoglio della sua incredibile forza spirituale, prendendo il controllo della sua mente. Da quando sbadatamente aveva tolto la fasciatura, era precipitata di nuovo nel baratro. Guardava Draco fisso negli occhi, e lo vedeva diverso, come se lo stesse osservando dal punto di vista di un'altra persona. Dalla gola la sua voce sbucò fuori  roca, quasi maschile, e più profonda del normale, mentre lei invece lottava disperatamente per impedirle di uscire:
"Il signorino è riuscito a sfangarla, a quanto vedo! Troppo nobile per essere sbattuto ad Azkaban come tutti gli altri, vero? Piccolo, lurido codardo. Sei un infedele: ecco cosa sei! Tu e la tua famiglia, avete sempre agito secondo il vento che tirava!" Sputò Hermione, che aveva il viso congestionato dall'ira dello spirito, ma soprattutto dallo sforzo di combatterlo. James, che era ancora tra le sue braccia, scoppiò a piangere disperato, urlando impaurito.
 
Draco rimase scioccato.
Quella voce...
Quella maledetta voce gli ricordava qualcuno. E non era affatto un ricordo piacevole. Lo investirono sensazioni moleste, memorie dolorose, amare, insopportabili. Gli mancò l'aria, faticò a riempire i polmoni; l'angoscia lo annichilì al punto di fargli quasi scoppiare il cuore nel petto. Ma non riuscì a capire a chi appartenesse quella voce. Nei recessi più oscuri della sua mente ne conosceva il proprietario, ma la sua coscienza non riusciva a tirarlo fuori dal nascondiglio. Ansimò violentemente, alla ricerca affannosa di ossigeno, lottando contro l'impressione che i suoi organi di respirazione si stessero accartocciando su se stessi; iniziarono a fischiargli violentemente le orecchie per la pressione prepotente del sangue, gemiti strozzati uscirono dalla sua gola nel tentativo di riprender fiato, tremiti incontrollabili gli scossero il corpo... finchè vide tre cose insieme: Harry Potter accorrere in sua direzione puntandogli preoccupato la bacchetta sul viso, Ginny scattare impaurita per riprendersi James viola di pianto, ed il bracciale di Hermione Granger brillare sul suo polso, libero dalla fasciatura protettiva che lui gli aveva fatto tempo prima...
 
 
Continua...
 
 
 
 
   
 
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