Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Helena Hufflepuff    01/06/2018    1 recensioni
Per evocare un Patronus bisogna ricorrere al ricordo più felice che si abbia. Ma quali sono i momenti scelti dai protagonisti della saga?
---
Capitoli:
1) Harry Potter;
2) Ron Weasley;
3) Hermione Granger;
4) Ginny Weasley;
5) Luna Lovegood;
6) Neville Paciock;
7) Cho Chang;
8) Remus Lupin;
9) Sirius Black;
10) James Potter;
11) Lily Evans;
12) Severus Piton;
13) Minerva McGranitt
14) Albus Silente
15) Arthur e Molly Weasley
16) Ninfadora Tonks - 1
17) Ninfadora Tonks - 2
18) Fred e George Weasley
19) Draco Malfoy
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Esercito di Silente, Ordine della Fenice
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DRACO MALFOY

“L’esame del M.A.G.O. di Difesa contro le Arti Oscure non sarà facile, soprattutto per chi di voi ha già dichiarato di voler proseguire gli studi in un qualche ramo specialistico della magia. I risultati della Seconda Guerra Magica sono ancora presenti in molti ambiti della vita quotidiana, e…”

Ma qui il cervello di Draco Malfoy si disconnesse. Sapeva cosa sarebbe successo quando si fosse presentato davanti alla commissione d’esame: un ex Mangiamorte che fa l’esame di Difesa contro le Arti Oscure non aveva scampo.

Involontariamente si toccò l’avambraccio sinistro: poteva vederlo, percepirlo, quel marchio della sua infamia. Lo sentiva pulsante, vischioso, purulento, come una febbre che non accennava ad andarsene. No: poteva fare qualunque cosa, ma nessuno avrebbe mai più visto Draco dietro il giovane Mangiamorte Malfoy. Era per quello che aveva finto un malore il giorno in cui aveva saputo che avrebbero provato l’Incanto Patronus: sapeva che avrebbe fallito miseramente.

Vedendola da fuori non aveva avuto un’infanzia difficile: circondato da ogni lusso e comfort, era cresciuto nell’idea di essere parte dell’élite, nutrito a pane e grandezza, servito e riverito in ogni desiderio e capriccio. Tutti lo tenevano in grande conto: era l’erede dei Malfoy, un virgulto maschio che avrebbe portato avanti il nome nella cerchia dei Sacri Ventotto, un vero Purosangue, un sicuro Serpeverde, un nuovo seguace del culto della purezza nella trasmissione magica. Aveva tutto e tutti attorno a sé, tranne qualcuno che lo vedesse per quello che era: un bambino che voleva amore.

Si trattenne a stento dal dare un pugno al muro della stanza vuota nel quale s’era rifugiato, ma un gemito di esasperazione gli scappò comunque, e involontariamente l’occhio gli cadde sul Marchio, ben visibile dal braccio pallido oltre la manica arrotolata (lusso che ormai si permetteva solo quando non c’era nessuno nei paraggi).

“Scusa, me ne vado subito”

Teso com’era non s’era accorto che in un angolo della stanza, riparata da una pila di sedie sfondate, c’era un altro occupante – anzi, dalla voce era un’altra.

“Resta, me ne vado io” disse Draco, mentre a sguardo basso si dirigeva verso la porta.

Una mano lo trattenne per il polso sinistro: non era una presa particolarmente forte, ma qualcosa gli disse di fermarsi, e così decise di voltarsi verso quella persona.

Era una ragazza di qualche anno più giovane, ma in realtà non si ricordava d’averla mai vista – anche perché negli ultimi tre anni era stato troppo impegnato prima a vantarsi e poi a nascondersi da quel che era diventato. Anche l’aspetto di lei, del resto, non era dei più appariscenti: dai capelli castani alla pelle bianchissima, dal fisico minuto fino all’abbigliamento curato ma senza insegne di Casa, era talmente “normale” da poter risultare quasi invisibile a chi, come lui, era attratto da qualsiasi cosa o persona che fosse fuori dall’ordinario.

“Tu non te ne andrai” replicò lei, con calma; il tono della voce, tuttavia, trasmetteva una tale nota di fermezza che Draco non seppe fronteggiare. Lei Appellò due sedie, fece sedere Draco su una mentre lei si accomodò su quella di fronte.

“Cosa c’è che non va?” le chiese lei, guardandolo dritto negli occhi con i suoi, calmi e castani, color cioccolato.

“Che cosa diavolo sei, un’aspirante Magipsicologa da strapazzo?” sbottò lui.

Lei non si scompose. “No. Ma capisco un’anima tormentata quando ne vedo una.”

“Fatti gli affari tuoi”.

“Con quanto è accaduto l’anno scorso molti di noi hanno perso la base sulla quale erano cresciuti: succede. L’importante è imparare dai propri errori, e riuscire a ripartire da zero”.

Il contatto visivo tra i due non s’era ancora interrotto. Draco non riusciva a capire come, ma sentiva che con lei poteva essere se stesso, lasciar cadere la maschera.

“Non so più chi sono. Dopo quel maggio… non sono mai riuscito a ritrovarmi. Sono cresciuto con un’unica verità: la magia, la purezza di sangue, la naturale superiorità dei maghi sui Babbani. Non ho mai avuto idee diverse, per il semplice fatto che non ne ho mai conosciute. E il mio futuro… mio padre l’aveva legato indissolubilmente alle sue idee, e usava me per ingraziarsi chi faceva comodo a lui. Ora non ho più radici, non ho più conoscenze, non ho più direzione, non ho più niente. Mi sento una barca alla deriva, e talvolta fatico a trovare un motivo per cui aprire gli occhi la mattina”.

Un lungo silenzio calò sui due, e ci volle un po’ prima che lei dicesse: “Sai, io ho un problema simile” e mostrò un braccialetto di metallo con attaccata una piastrina. Draco la riconobbe: la indossava chi soffriva di malattie inguaribili o maledizioni. “Nella mia famiglia il pensiero è simile a quello della tua: la superiorità dei maghi, la purezza di sangue. Eppure guardami: cosa mi rende migliore di tanti Babbani o maghi di ascendenze babbane? Non voglio che un pezzo di me si impossessi di me” Lo sguardo di lei si addolcì, e la sua mano sottile si posò sul ginocchio di lui. “Tu non sei un prolungamento di tuo padre, tu sei tu. Cerca la tua strada: certo, è faticoso trovare se stessi, ma se c’è qualcosa cui tieni, e ci tieni davvero, devi lottare con tutte le tue forze per raggiungerla. Se sei, come hai detto, una barca alla deriva, cerca un luogo dove gettare l’ancora: da lì, da quel punto fermo, potrai scrutare l’orizzonte e orientarti fino ad un porto sicuro. Tu ne hai la forza: devi solo volerlo”

Un suono lungo e perforante fece scoppiare la bolla tra i due. Non gli sembrava possibile che fosse passata già un’ora da quando aveva incontrato la ragazza.

“Mi sa che devo andare” disse lui, alzandosi dalla sedia. “Scusami se ti ho disturbato durante lo studio”

Le scrollò le spalle. “Non c’è problema: tanto Pozioni non la capirò mai”. Mise una mano nel borsone ed estrasse un Cioccalderone. “Dolcetto?”

Draco sorrise e accettò. La salutò con un cenno e partì alla volta della lezione successiva, ma giunto in fondo al corridoio si ricordò di una cosa e tornò indietro.

Aprì la porta col fiatone. La ragazza era ancora lì, esattamente dove l’aveva lasciata, sorridente.

“Scusami, sono un cretino, non ti ho neanche chiesto come ti chiami”

Il sorriso di lei si allargò. “Io mi chiamo Astoria. Tu?”

Lui rimase spiazzato. Possibile che non lo conoscesse? Ma, a ben pensarci, a volte non si conosceva neanche lui. Così rispose: “Draco”, senza cognome: se voleva trovare se stesso, era meglio cominciare dalla base.

“Ecco fatto, ma ora corri a lezione o i M.A.G.O. non li passi. Ci vediamo in giro, Draco”

“Oh… Okay, ci vediamo… Astoria”

Quella sera, mentre era solo nel suo dormitorio, provò a lanciare un Incanto Patronus pensando a quegli occhi e al Cioccalderone. E mentre sorrideva alla nube argentea, capì di aver individuato dove gettare l’ancora.

 

NdA: per essere un capitolo di questa raccolta, è infinito! Come già annunciato, Draco Malfoy per me è un personaggio difficile su cui lavorare, e c’ho impiegato un po’ per inquadrarlo prima e cercare di delinearlo poi - anche se non sono del tutto certa di essere riuscita nella seconda parte. Comunque in una vita come la sua, dove tutto è stato spazzato via con la Seconda Guerra Magica, ho pensato che fosse improbabile che un pensiero felice fosse legato all’infanzia. Mentre leggiucchiavo qua e là, ho trovato interessante il fatto che però lui abbia lottato anche contro i suoi - in particolare suo padre - per difendere il suo amore per Astoria. Quindi, quale appiglio migliore per “costruire” un pensiero felice? Il fatto inoltre che Astoria abbia su di sé questa maledizione crea un curioso parallelismo con Draco, che (secondo me) sente il Marchio Nero come un fardello, una macchia dalla quale non può liberarsi e con la quale è costretto a convivere.

Lo so che sembra impossibile che Astoria non sappia il suo nome (anche perché sono entrambi Purosangue, quindi è più che probabile che si fossero già incrociati, anche in ambito extra scolastico), ma ho immaginato che volesse vedere la sua risposta.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Helena Hufflepuff