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Autore: gigliofucsia    01/06/2018    2 recensioni
Io mi chiamo Eco Rondòn, è la prima volta che ti scrivo in tutti i vent'anni della mia vita e sono molto nervoso. Qualche mese fa non avrei potuto nemmeno provandoci. Vedi; è proprio di questo che vorrei scriverti. Vorrei confidarti cosa è cambiato in un mese. So che forse non mi crederai visto quanto è incredibile; ma so che non mi negherai la tua attenzione. Sono felice di parlare con te, o meglio, di scriverti in questo caso.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio cuore fece un sobbalzo assurdo. All'improvviso arrivarono ai miei sensi una serie di informazioni per cui era impossibile che fallissi. Pensavano di avermi preso in contropiede attaccandomi tutti insieme ma, parola mia, se non ero più nei guai quando non facevano alcun rumore. Adesso potevo sapere con certezza che ne avevo due dietro e uno davanti. Quello davanti aveva i passi più pesanti quindi doveva essere una persona forzuta. Gli altri due, sopratutto quello di destra era il più lento anche se era leggero, mentre quello di sinistra era il più veloce.

Non sapevo se erano armati ma ero sicuro che se lo fossero stati non avevano ancora tirato fuori le armi altrimenti li avrei sentiti di sicuro.

Quello di destra sarebbe venuto per primo, Immersi il retro del bastone nel suo stomaco. Lungo la stessa linea colpii il forzuto davanti a me. Non era “robusto” era “grasso”. Il suo buzzo prominente lo fece indietreggiare senza cadere perché sentì il gemito ma non il tonfo. Mentre potevo sentire quello dell'uomo veloce alle mie spalle.

Usai quell'intervallo di tempo in cui i due compagni erano occupati per girarmi e attaccare il più lento. Ruotai il bastone a mezza altezza. Sentì un respiro soffocato e non colpii niente. Era lento ma era agile. Colpì invece quello accanto a lui, l'impatto era molto più duro, l'avevo colpito alla testa, e quando cadde non sentii alcun fiato da lui. Evidentemente si stava rialzando quando lo colpii e adesso era svenuto.

Pochi istanti dopo sentì un rumore che non volevo sentire. Quel sibilo che ti arriva alle orecchie quando una persona estrae un arma tagliente da un fodero. Dalla lunghezza del suono potevo dedurne che era un pugnale, niente di più.

Sentì quello grasso avvicinarsi a me da dietro. Non potevo colpirlo perché altrimenti avrei dovuto dare le spalle al tipo col pugnale, il che avrebbe significato la possibilità per lui di saltarmi addosso e ricattarmi con la lama alla gola. Decisi di indietreggiare verso il muro di un masso. Erano due e io ero uno con le spalle al muro, ma almeno potevo avere la certezza che avrebbero attaccato da davanti.

– Allora? Cosa vogliamo fare cieco? Hai intenzione di darci quei soldi o no? –

Se l'avessi fatto c'era la possibilità che mi lasciassero andare, ma poteva darsi anche il contrario.

Mi misi in guardia, aspettando che attaccassero di nuovo.

– Io non vi darò un bel niente! – mormorai in tono duro – se pensate di prendermi in giro perché sono cieco avete sbagliato di grosso! – ormai lo avevo detto, e ne ero anche fiero.

– così sia allora! – ruggì il grassone.

Sentì l'agile farsi avanti. Si fermò a pochi decimetri da me. Lasciai che si avvicinasse. Sapevo che era questione di istanti prima che calasse il pugnale su di me. Scattai di diversi centimetri verso destra. Ma avevo fatto male i miei calcoli perché subito dopo udii uno strappo. La lama mi strisciò lungo il braccio, il bruciore come se del fuoco liquido avesse invaso la ferita per poi colare verso il gomito. Comunque sia era l'occasione giusta. Ruotai il bastone e lo colpii alla testa. Lo sentì crollare a terra come un sacco di riso e la lama tintinnare sull'acciottolato. Puntai subito il bastone contro il grassone ma lui non si mosse.

– v-va bene hai vinto! M-me ne vado!-- e così fece. Lo sentì correre via.

  
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