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Autore: la luna nera    01/06/2018    7 recensioni
In molti si chiedono se siamo soli nell'universo e molti sono quelli che si interrogano sull'origine dei cerchi nel grano. Melissa ed il gruppo dei suoi amici non fanno certo eccezione e quando un cerchio nel grano appare proprio in un terreno alla periferia della città, non possono farsi certo sfuggire l'occasione. A loro si unirà Orion, il nuovo fidanzato di Aurora, ragazzo alquanto strano e taciturno, a tal punto che sembra provenire da un altro mondo.
Chi c'è dietro a quel misterioso pittogramma? Qualcuno sta lanciando messaggi dal cielo?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Videro avvicinarsi un uomo dalla muscolatura robusta, passo fiero così come fiero era lo sguardo. Aveva un portamento militare, indossava un lungo gilè nero che gli arrivava fin sopra le ginocchia, anche gli altri abiti erano scuri e lo erano pure i suoi capelli, leggermente lunghi, raccolti in una coda.
Melissa guardò dapprima il ragazzo, poi l’uomo, riconoscendo in lui il padre di Orion. Questi, sciogliendo l’abbraccio con lei, gli si fece incontro. “E’ già ora?” Nella sua faccia non c’era un briciolo di felicità.
L’altro annuì in silenzio. “La vecchia nave spaziale è di nuovo operativa, ho controllato personalmente tutti i parametri di bordo e il carburante reperito ci porterà tranquillamente su Hilon in breve tempo.” Passò poi in rassegna tutti i presenti: vide lo sguardo spento di Melissa, Manuel a bocca aperta nel trovarsi finalmente faccia a faccia con un alieno al 100%, al suo fianco Teresa, anch’essa incredula; c’erano poi Simone e Noemi, Nico ed Eva, Giulio che per la prima volta non sapeva cosa dire ed infine Cierre al quale era caduta la sacca che portava sempre con sé, dentro la quale c’era il pallone ufficiale del Real Madrid.  “Chiedo scusa a voi tutti, giovani del Pianeta d’Acqua, per il disturbo causatovi dalla nostra situazione. Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per mio figlio. Vi auguro buona fortuna.” Si inchinò leggermente verso di loro in segno di profonda gratitudine. “Vi esorto nel mantenere il massimo riservo sull’esistenza di pianeti abitati nell’universo, qui ci sono dei personaggi particolarmente potenti e pericolosi che non gradiscono che la cosa diventi di dominio pubblico.”
Manuel si fece avanti. “Conti pure su di noi, signor….” Si rese conto di non sapere il nome del padre di Orion.
“Ireon.” Strinse la mano del ragazzo in modo amichevole.
“Senta, signor Ireon…. Per me è un onore che non ha eguali e stringerle la mano è il coronamento di un sogno, mi creda.”
“Lo credo bene!” Intervenne Giulio. “Ha i globuli rossi a forma di UFO!”
“Chiudi quella boccaccia!” Riportò l’attenzione sull’uomo. “Lo perdoni, lui è fatto così.” Attese un suo cenno. “Se c’è qualcosa che possiamo fare per aiutarvi, ne saremmo ben lieti.”
“E’ molto gentile da parte vostra, avete già fatto tantissimo per mio figlio e non voglio recarvi ulteriore disturbo.”
“Oh, non lo è affatto, mi creda.”
“Ah!” Giulio si intromise nella conversazione, cingendo in modo amichevole il collo di Manuel. “Io ho capito dove vuole arrivare il mio amico: vorrebbe accompagnare lei ed Orion sul vostro pianeta.”
Sobbalzarono entrambi per lo stupore: Giulio effettivamente aveva fatto centro, ma l’alieno non pareva propenso ad assecondare il suo desiderio. “No, non se ne parla proprio. E’ troppo pericoloso, noi torniamo a casa per combattere contro un tiranno assetato di potere, non per fare una gita di piacere.”
“Capisco perfettamente, le giuro che resteremo buoni buoni all’interno dell’astronave e non interferiremo in alcun modo.” Provò a fare gli occhi da cucciolo, benché non ne fosse troppo capace e non avesse idea dell’efficacia di tale espediente su un alieno.
“Padre, io credo sia possibile accontentarli.” Orion si mosse a favore degli amici. “Cosa ci costa?” Sorrise al pensiero di trascorrere ancora un po’ di tempo con Melissa. ”Penserò io a ricondurli qui una volta sistemata la situazione su Hilon. Se davvero sono il predestinato alla guida del pianeta, non mi sarà difficile farlo, non credete?”
Ireon non rispose, riflettendo con attenzione su quanto pronunciato dal figlio. “E sia.” Esordì poco dopo. “Ma devo avere la certezza della vostra discrezione.”
“Ha la mia parola.” Manuel gli strinse la mano. “Questo gesto per noi ha il valore di un giuramento solenne.”
“Una nostra vecchia navicella rimasta nascosta in un anfratto alle pendici di quel monte è stata riparata ed è ora nuovamente operativa, per cui raggiungere Hilon in breve tempo non sarà un problema.”
Gli occhi di Manuel si riempirono di stelle, credeva di sognare: stava per salire a bordo di una vera nave spaziale! E non solo! Stava per raggiungere un pianeta alieno, cosa che andava ben oltre le sue aspettative di appassionato del settore. “Ragazzi, mano ai cellulari. Inventiamo le scuse più assurde ai nostri vecchi perché non allertino l’esercito non vedendoci tornare a casa.” Fatto questo, erano davvero pronti per partire.
Si incamminarono tutti per raggiungere la montagna, Orion guidava la piccola spedizione con il padre da un lato e Melissa dall’altro, con lo sguardo fiero e determinato di chi sa di non poter fallire. Raggiunsero la meta dopo quasi un’ora di cammino e finalmente intravidero il mezzo di trasporto che di lì a poco li avrebbe portati fra le stelle: non era particolarmente grande e non aveva la classica forma dell’ufo dotato di cupolino con oblò rotondi, somigliava molto di più alle navette space shuttle usate in passato dalla Nasa. La fusoliera, di colore nero, presentava due piccole ali in prossimità della cabina di comando, più due molto più grandi nella parte retrostante. Delle finestrelle distribuite su entrambi i lati permettevano alla luce interna, già accesa, di illuminare debolmente l’area circostante, altre lucette rosse stavano sulle estremità delle ali ed un’antenna simile a quelle delle automobili, si allungava dalla metà sino alla fine del veicolo spaziale. In totale tutta la navicella raggiungeva forse i quindici metri e poggiava su quattro piccoli pistoni simili a razzi propulsori.
“Bene, questa è la navicella che ci condurrà su Hilon.” Ireon presentò il veicolo ai ragazzi, tutti meravigliati. “Siete sempre dell’avviso di voler venire?”
Si guardarono in faccia e, seppur intimoriti da quell’esperienza senza precedenti, non si tirarono indietro. “Siamo pronti.” Manuel si fece portavoce per tutti.
Salirono a bordo, Orion e suo padre si accomodarono alle postazioni di comando ed attesero che gli altri prendessero posto nei sedili del vano retrostante. “Allacciatevi le cinture di sicurezza, devo avvisarvi che la spinta di decollo è piuttosto violenta e sentirete lo stomaco al posto del cervello per alcuni minuti, poi, una volta fuori dall’orbita del vostro pianeta, tutto si stabilizzerà. Ci saranno altre turbolenze durante il volo, soprattutto in prossimità del Trypimarv spazio-temporale e la nostra velocità subirà una fortissima accelerazione nel momento in cui lo attraverseremo.”
“Che cosa attraverseremo?” Manuel chiese a Teresa delucidazioni, non aveva capito molto.
Orion si voltò verso di loro “Il Trypimarv è una sorta di passaggio dimensionale, ci permette di ridurre drasticamente le distanze abissali fra un sistema planetario e l’atro.” Poi rivolse un tenero sguardo a Melissa, seduta dietro di lui, prima di riportare l’attenzione sul padre.
“Ricordi come si pilotano le nostre navi?”
“Naturalmente.” Accese i motori al segnale del genitore, tutta la struttura vibrò leggermente. “Tutto regolare: i parametri segnalati dal pannello di comando non presentano anomalie.”
“Bene, ragazzi, si parte!” Non appena il Generale, ora in veste di Comandante, attivò la leva di decollo, i passeggeri si sentirono schiacciati ai sedili dall’eccezionale spinta che, andando contro la legge di gravità, sollevò dal suolo il veicolo spaziale in una nuvola di polvere. Sbirciando fuori dagli oblò, per quello che poterono vedere, i ragazzi compresero immediatamente di trovarsi molto, ma molto in alto: quella navicella era dotata di un propulsore potentissimo ed altrettanto veloce, un qualcosa insomma ben distante dalla tecnologia terrestre nota alla popolazione mondiale.
“Ma quanto cavolo deve andare avanti questo sbatacchiamento?! Non ne posso più!”
“Calma, Cierre, siamo quasi in orbita!” Orion era concentratissimo e teneva costantemente sotto controllo tutti i parametri relativi alla velocità, quota e tempo di viaggio.
“Ecco, ragazzi.” Il Generale si voltò verso i passeggeri che, finalmente, non erano più schiacciati ai sedili. “Voltatevi ed ammirate il vostro mondo da una posizione privilegiata.” Indicò fuori dall’oblò: la Terra era lì sotto, bella, meravigliosa eppure fragile e delicata con i suoi equilibri precari. Rimasero tutti a bocca aperta, tanto era lo stupore. Quell’immensa palla azzurrognola era la loro casa e si stava allontanando passo dopo passo, infatti ben presto poterono ammirare anche la Luna, con i suoi mari scuri e i suoi affascinanti quanto desolati crateri.
Giulio inavvertitamente si era sporto un po’ più del dovuto ed era scivolato via dalla cintura di sicurezza, prendendo a fluttuare in aria. “Oh..oh! Ma che storia è questa?!” Si ritrovò con la schiena poggiata sulla parte superiore del veicolo, incredulo e divertito allo stesso tempo.
“Mai sentito parlare dell’assenza di gravità?” Simone era divertito tanto quanto l’amico.
“Purtroppo non sono riuscito a ripristinare il generatore di gravità, non ho trovato nulla di utile a terra.” Spiegò Ireon. “Tutto quello che ho reperito è stato appena sufficiente per riparare il filtro della produzione di ossigeno, quello era indispensabile per la nostra sopravvivenza a bordo.”
“Wow, la vostra tecnologia è strabiliante.” Tornò a sedersi grazie all’aiuto di Nico e questa volta badò bene a starsene fermo e ben saldo alla poltroncina.
“Padre…” Orion richiamò l’attenzione del genitore. “Siamo pronti per attivare i razzi di ipervelocità, le batterie ad energia planetaria sono cariche.”
“Bene, procedi pure.” Si voltò di nuovo verso i passeggeri. “Assicuratevi che le cinture siano ben allacciate: fra pochi minuti saremo fuori dal vostro sistema planetario e ci troveremo in prossimità del Trypimarv spazio temporale. Nel giro di un’ora toccheremo il suolo di Hilon.”
Tutti si guardarono in faccia, eccitati e preoccupati: sembrava di vivere in un film di fantascienza, ben più coinvolgente di quelli in 3D, o 4D…. Insomma, quelli ultramoderni. Ma era tutto vero e presto avrebbero visto coi loro occhi un vero pianeta alieno.
Orion spinse il pulsante di accensione, i razzi brontolarono leggermente prima di espellere fuori tutta la loro potenza, a fronte della quale la navicelle subì una fortissima spinta che fece aderire completamente i ragazzi ai sedili. Era difficilissimo scorgere qualcosa fuori dagli oblò, c’era solo lo spazio nero ed infinito, non fu possibile vedere alcun pianeta né stelle o galassie, tale era la velocità.
“Siamo allineati con il Trypimarv!” Orion teneva saldamente i comandi, così come suo padre.
“Bene, avanti così!” Sentenziò l’altro. “Ragazzi, tenetevi forte!”
“Ancora?!” Cierre non ne poteva più.” Siamo sballottati più della Coppa del Mondo e della Champions messe assiemeeee!!!”
L’astronave si infilò nel passaggio spazio temporale, sfrecciando a velocità altissime. Teresa, Eva e Noemi tenevano gli occhi chiusi e tutte quante stringevano le mani rispettivamente di Manuel, Nico e Simone. Melissa non aveva mai spostato l’attenzione da Orion, era così sicuro delle sue azioni che, per quanto assurda fosse la situazione, si fidava ciecamente di lui e non aveva paura di quello che stavano vivendo. Cierre teneva stretto il suo pallone da calcio e Giulio aveva quasi conficcato le unghie dei braccioli della poltroncina su cui sedeva.
Tutto durò un quarto d’ora e quando uscirono dall’altra parte finalmente poterono vedere Hilon coi loro occhi.
“Ecco, ragazzi: vi presento Hilon.” Orion indicò un pianeta dai toni del grigio, del verde e del blu non troppo distante dalla loro posizione. “Quello laggiù è l’Astro.” Mostrò la grande stella in tutto simile al Sole che illuminava il suo mondo. “Quel piccolo corpo celeste dai colori spenti che orbita attorno ad Hilon è Somasur, per noi è la Madre Luce dell’oscurità.” Tutto sommato era bello tornare a casa. “Assieme ad Hilon ci sono altri sette pianeti che orbitano attorno all’Astro e…..”
“Attenzione!” Ireon interruppe bruscamente il discorso e virò bruscamente a destra mentre qualcosa era passato a poche decine di metri dal velivolo.
“Che diavolo succede adesso?!”
“Un razzo lanciato dalla base aerospaziale di Rodaristàmos! Credo che qualcuno non sia troppo felice del nostro ritorno!” Il Generale temeva che re Kipsoron avesse sorvegliato Iersys per tener d’occhio i suoi spostamenti. “Orion, togli il pilota automatico, passiamo ai comandi manuali! Dobbiamo assolutamente evitare altri razzi e toccare il suolo alla svelta! Se necessario, tenteremo un atterraggio di fortuna!”
“Eccone un altro!” Orion puntò verso il basso per poi spingere al massimo ed avvicinarsi ancora di più ad Hilon. “Stiamo per entrare nell’atmosfera di Hilon! Attivazione scudi termici!”
“Il computer rileva una piccola crepa sull’ala posteriore!” Comunicò il genitore. “Avvio una scansione per verificare la tenuta!”
“Porca puttana, se è profonda siamo fottuti!”
“Che?!” Giulio sobbalzò nell’udire quelle parole.
“Scansione positiva al 98%, dovremmo riuscire a toccare il suolo senza troppi danni!” Sentenziò il Generale, tuttavia quel rimanente 2% un briciolo di preoccupazione glielo dava. “Che Somasur ci assista….” Bisbigliò.
L’impatto con l’atmosfera fu molto forte e la navetta si circondò di un alone rossastro. Lo scudo termico resisteva piuttosto bene, la visuale non era delle migliori, tuttavia i due uomini ai comandi riuscivano a scorgere e schivare i razzi lanciati contro di loro, aiutati anche dal radar di bordo ancora in ottime condizioni. All’improvviso qualcosa di molto forte sollevò, posteriormente e di qualche metro, il veicolo dalla sua rotta facendolo virare in modo piuttosto pericoloso. Contemporaneamente una spia rossa si accese, segnalando un lieve danno. “Che succede?!”
“Accidenti a loro!” Sputò Ireon. “Ci stanno attaccando con gli aeromobili a puntamento laser!” Rifletté un istante, senza mai distogliere l’attenzione dal finestrino. “Non c’è più tempo, prepariamoci ad un atterraggio di fortuna! Reggetevi forte!”
La navetta perse quota rapidamente fino a trovarsi a sfiorare le cime degli arbusti della foresta di Dasos, ne sorvolò quasi la metà finendo per toccare il suolo in una radura non troppo lontana dal Lago Lymni. Come i motori si spensero, sia Orion che il padre tirarono un sospiro di sollievo.
“Ragazzi, niente di rotto?”
Tutti avevano il viso pallido di paura, pallido come uno che ha visto la morte in faccia. Cierri stringeva il suo pallone al pari di un figlio, Eva e Noemi a stento tenevano lo stomaco, giusto per evitare di rimettere, mentre gli altri tentavano di regolarizzare respiro e battito cardiaco. Orion si alzò e raggiunse Melissa, le accarezzò i capelli e lei, senza dire una sola parola, si gettò fra le sue braccia lasciandosi stringere.
La navicella spaziale era piuttosto malconcia, ma aveva fatto egregiamente il suo dovere: erano giunti su Hilon sani e salvi.








 


Buon venerdì a tutti!
L’estate si sta avvicinando e si sta avvicinando pure il finale della storia fra tre-quattro capitoli. Se tutto va bene, il prossimo dovrebbe arrivare a metà della prossima settimana.
Siamo dunque atterrati su Hilon, spero abbiate fatto un buon viaggio e che il “comitato di benvenuto” sia stato all’altezza della situazione. Ovviamente sto scherzando, è chiaro che Orion & C non sono i benvenuti da quelle parti, ad ogni modo hanno toccato il suolo ed ora inizia la caccia al nemico.

Grazie a tutti per il supporto sempre gradito e costante e chiedo scusa se ancora non ho risposto e/o letto le vostre storie.

Un abbraccio
La Luna Nera

  
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