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Autore: Ramabear    02/06/2018    1 recensioni
Una collezione di prompts katsudeku ricevuta per un ask meme. Ho pensato di raggrupparli tutti qui per condividerli così che sia più facile per me e per voi trovarli e leggerli!
Include: Roommate AU, Soulmate AU, Primo incontro, eccetera eccetera
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice: Oh merda, questo necessita di avvertimenti: vaghe menzioni di personaggi morti, lol oooops
Note traduttrice: Ho cominciato di nuovo a lavorare, ho appena finito il mio primo giorno. Sono K.O. Buon capitolo.

EDIT 06/06/2018: Mi sono dimenticata di dire che a questo prompt c'è un seguito, ovvero Reconnected, che è il prossimo lavoro che tradurremo essendo arrivato terzo nel sondaggio! Enjoy!
 
Ex si ritrovano dopo anni di silenzio
 


Accadde nel corridoio della Yūei, uno di quelli con le finestre che si allungavano imponenti dove gli studenti passavano spesso ma senza mai fermarsi a guardare fuori. Il panorama non era poi così bello- dava semplicemente sul cortile d’ingresso che conduceva al cancello, ma fu la vista di quel cortile da un’angolatura differente che fece fermare Izuku in quel punto. Si appoggiò all’intelaiatura della finestra, e guardò fuori mentre gli studenti si sbrigavano a lasciare l’edificio scolastico.

Erano emozionati, ovviamente, alcuni correvano e saltavano, altri camminavano sottobraccio mentre se ne andavano. La scuola aveva chiuso per una vacanza e Izuku era ben cosciente che quei ragazzi avrebbero sfruttato il tempo libero. Li aveva addirittura incoraggiati, perché sarebbero stati quattordicenni e quindicenni solo per un anno, e sarebbero stati così liberi solo per poco tempo. Alcuni di loro si sarebbero scontrati con il mondo adulto nel prossimo anno e mezzo- ma se le cose fossero andate come voleva lui, nessuno dei suoi studenti avrebbe visto quel mondo crudele se non una volta diplomanti e pronti ad affrontarlo.

Izuku captò dei passi sulle piastrelle del pavimento dietro di lui, ma erano talmente sicuri e cadenzati che non si voltò a guardare chi fosse. Suonavano come se il loro proprietario sapesse benissimo dove andare.
A quanto pareva, invece, non lo sapevano; erano solo veloci e sicuri di sé anche quando avevano perso la strada. Una mano si allungò e lo picchiettò sulla spalla. “Scusa.”

Izuku si congelò. Le braccia incrociate si premettero contro il suo petto così forte che per un secondo non riuscì a respirare. Si costrinse a prendere un profondo e doloroso respiro; poi, lentamente, si girò.

Katsuki lo riconobbe nell’istante in cui incrociarono lo sguardo. Tirò via la mano come se si fosse scottato e l’espressione leggermente irritata che indossava sempre- faccia scazzata, come la chiamavano anni fa- si trasformò in un’emozione che Izuku non riuscì a riconoscere immediatamente. In quel momento ebbe la risposta alla domanda che si poneva da tempo: per quanto tempo io e Katsuki dovremmo non vederci o parlarci per diventare di nuovo degli sconosciuti?

Non sarebbero mai diventati dei veri estranei, non dopo tutto quello che c’era fra di loro, ma in quel momento erano diventati quanto di più vicino a “sconosciuti” ci fosse per i loro standard. “Sì?” Chiese. “Cosa c’è?”

Sembrava che Katsuki avrebbe preferito ingoiare la sua stessa lingua piuttosto che parlare. Era un’espressione che Izuku conosceva bene. I suoi studenti l’avevano tutte le volte che avevano fatto una cavolata e non ne volevano parlare.

“Beh?” Chiese Izuku, cercando di essere il più paziente possibile. Poteva essere paziente, molto paziente. “Di cosa ha bisogno, Bakugou-san?”
Le sopracciglia di Katsuki si aggrottarono. “Che cazzo, non sapevo fossi tu.”

Il sorriso di Izuku rimase stampato sulle sue labbra. Poteva sorridere fino alla fine del mondo- aveva sorriso durante la fine del mondo. Più di una volta. Sorridere a Katsuki in quel momento era nulla. “Sono sicuro che siamo entrambi molto sopresi di rivederci qui. Credevo fosse andato… Dov’era? In America? Mi ricordo come l’avevano accolto a braccia aperte solo-“

“Smettila con le cazzate.” Lo schernì Katsuki. “Non lascerò che tu mi parli come se fossimo qualche tipo di fottuti conoscenti o merda simile.”
“Oh, davvero?” Chiese Izuku. “Dovremmo comportarci come estranei, quindi? Sono passati nove anni dall’ultima volta che ci siamo parlati. Ma immagino che cancelli i sei anni che abbiamo passato insieme come fidanzati e i, quanti erano, tredici anni prima in cui tu eri il mio bullo?” Inclinò la testa da un lato, il suo tono dolce, il suo sorriso ancora di più. L’espressione di Katsuki si era accartocciata così tanto che sembrava dolorosa.
“Che cazzo- Potresti solo- Smettila di parlare così!” Katsuki si passò una mano nei capelli. Erano abbastanza scarmigliati, quindi il gesto non cambiò molto. “Dio santo, sta andando molto peggio di come aveva detto Ochako.”
Izuku si chiese se quello era cosa si provava a essere un blocco di ghiaccio. A essere rinchiuso dentro un cristallo. Avrebbe potuto chiederlo a Shouto, ma… Beh. Non era più possibile.
Scusa?

L’espressione sul viso di Katsuki in quel momento la conosceva. Era la stessa che Ochako gli rivolgeva quando si salutavano alla sua porta d’ingresso, le mani sulle sue spalle mentre si tirava indietro da un abbraccio, “L’ultimo, lo giuro!” diceva sempre, ma non lo era mai. Era l’espressione di un amico preoccupato. Preoccupato per lui. Non c’era nulla di cui Katsuki dovesse preoccuparsi. “Izuku, possiamo parlare? Da qualche parte, non qui. In privato-“
“No.” Disse Izuku. Le parole gli uscirono fragili e affilate, schegge di vetro rotto che gli riempirono la gola. “No. Non voglio stare da solo con te.”
Katsuki sbatté gli occhi, preso in contropiede. Izuku era affascinato da quanto velocemente la sua conoscenza delle espressioni di Katsuki gli stesse tornando. Forse non erano per niente degli sconosciuti- non riuscivano nemmeno a fingere di esserlo! “Cosa? Cosa dovrebbe significare? Voglio solo parlare-“
“Non voglio parlare con te.” Non ce la faccio a parlare e basta con te. “Non c’è nulla che diresti che potrebbe interessarmi.” Ho bisogno di più di parole e basta. “Dovresti andare a casa.” Ti prego, vieni a casa con me. “Non ho bisogno di te.” Non posso stare da solo stanotte.

Katsuki fece quello che faceva sempre. Ignorò completamente quello che Izuku aveva detto e agì basandosi sul suo istinto e i suoi impulsi. Braccia forti si avvolsero intorno alle spalle di Izuku e lo strinsero in un abbraccio che gli fece perdere l’equilibrio. Izuku, temendo di cadere a causa della sua gamba ferita, si aggrappò a Katsuki con entrambe le mani.
Uno di loro stava tremando come una foglia al vento. Izuku era abbastanza sicuro di essere lui.

“Sei un dannato idiota. Prima All Might e poi tua madre.” Sussurrò Katsuki nel suo orecchio. Il suo respiro è caldo- caldo come il suo abbraccio. Izuku chiuse gli occhi e si rannicchiò contro la sua spalla. Si sentì come se si stesse sciogliendo, come se stesse sentendo qualcosa per la prima volta dopo settimane. “E poi la tua fottuta gamba e la tua carriera e me- merda, pure io. Ti ho fatto questo. E ora Shouto, cazzo- porca puttana, Izuku, smettila di aiutare gli altri e trova del tempo per aiutare te stesso.”

Izuku non riuscì a rispondere; i suoi respiri spezzati non gli lasciavano esalare nessuna parola sensata quindi non ci provò nemmeno. Si aggrappò a Katsuki e pianse e basta.

Katsuki lo strinse per tutto il tempo.
   
 
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